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Glicemia alta e diabete

Pubblicato 11 mesi fa

I consigli e le diete della dottoressa Missori, differenziate per biotipo, adatte per chi soffre di glicemia alta e diabete

Glicemia e insulina alte, così come il diabete di tipo 2 sono condizioni molto comuni oggi. Sebbene dipendano, in parte, dall’alimentazione errata e da uno stile di vita non equilibrato, si tratta di condizioni che possono essere modificate fino a completa guarigione. Se non trattate adeguatamente, intervenendo alla radice del problema, possono diventare croniche e creare altri disturbi di salute più gravi. 

Il problema però nasce quando ci si interroga su cosa mangiare in questi casi e quale tipo di alimentazione sia quello più adatto per bilanciare i valori degli zuccheri e dell’insulina nel sangue: nell’era in cui ormai tutti dispensano consigli alimentari, diventa davvero difficile raccapezzarsi.

Proprio per aiutare i suoi pazienti e tutti coloro che soffrono di tali patologie, la dottoressa Serena Missori, endocrinologa, insieme ad Alessandro Gelli, ha messo a punto un programma, un metodo terapeutico adatto a chi soffre di glicemia e insulina alte e diabete, che coinvolge alimentazione e stile di vita e basato sula tipizzazione morfologica.

Lo scopo della dottoressa è di stabilire delle linee guida chiare relative all’alimentazione e allo stile di vita, che permetta di limitare o eliminare gli alimenti che possono essere davvero dannosi, preferendo invece quelli che possono essere assunti in tranquillità.

Indice dei contenuti:

Non tutti i carboidrati vengono per nuocere

Filone di pane integrale con alcune fette su un tagliere di legno

Le principali cause di diabete di tipo 2 e glicemia da tenere in considerazione sono: 

  • alimentazione
  • stress, 
  • sedentarietà, 
  • familiarità, 
  • disbiosi intestinale, 
  • utilizzo di alcuni farmaci, 
  • infezioni ecc. 

Completamente diversa, invece, è la causa del diabete di tipo 1 che è autoimmunitaria, anche se negli ultimi tempi è sempre più chiaro il legame tra tale patologia e la disbiosi del microbiota e l’aumentata permeabilità intestinale, legate a loro volta a una errata alimentazione. 

L’abuso di carboidrati è uno dei fattori scatenanti il diabete di tipo 2: l’alimentazione ha, dunque, un ruolo importante nella gestione di questo problema di salute in tutti e due i tipi di diabete, ma soprattutto nei casi di diabete di tipo 2, dato che le linee guida per la sua gestione prevedono come primo approccio l’alimentazione, l’attività fisica e lo stile di vita. Solo se queste non dovessero essere sufficienti per riportare la persona allo stato di euglicemia si procede con la terapia farmacologica. Spiega la dottoressa Missori che: «Il diabete di tipo 2 è reversibile nelle fasi iniziali quando non sono presenti danni d’organo. In caso di danno d’organo conclamato se ne può bloccare la progressione, laddove è impossibile la reversione, mantenere uno stato euglicemico con la finalità di prevenire ulteriori danni».

Ma è proprio qui che i pareri sono spesso discordanti per quanto riguarda l’alimentazione più adatta da seguire. In generale, il carboidrato viene demonizzato e ritenuto responsabile dell’aumento degli zuccheri nel sangue. Secondo l’American Diabetes Association, la quantità totale di carboidrati in un pasto è il fattore determinante più importante della risposta glicemica post-prandiale, ovvero più carboidrati sono presenti in un pasto, più importante sarà la glicemia post-prandiale.

I carboidrati, però, non sono tutti uguali, come spiega la dottoressa Missori: «La qualità degli alimenti ricchi di carboidrati genera risposte glicemiche differenti. Per esempio, 30 g di zucchero fanno aumentare più velocemente e di più la glicemia rispetto a 60 g di pane ai cereali con la medesima quantità di carboidrati». 

Alla luce di ciò appare chiaro che la conta dei carboidrati indispensabile per la somministrazione dell’insulina nel diabete mellito di tipo 1 abbia molte limitazioni. Le stesse limitazioni che hanno le persone affette da diabete mellito di tipo 2 o iperinsulinemia a cui viene indicato di contare i carboidrati durante i pasti. Inoltre, tale metodo non tiene conto né della variabilità delle fonti di carboidrati, né dei macronutrienti associati e né tantomeno dei metodi di cottura e di conservazione che alterano il carico glicemico dell’alimento. «Ormai è chiaro che la risposta glicemica a un alimento può essere influenzata dall’assunzione simultanea di altri alimenti con un diverso profilo nutrizionale» continua la dottoressa Missori. 


Quello che andrebbe diffuso e incoraggiato è la conoscenza di quali alimenti sono da preferire in queste condizioni e soprattutto conoscere gli abbinamenti di alimenti che si potenziano a vicenda se uniti in un pasto in modo da sfruttarne la sinergia.


Da evitare, invece, l’estremizzazione del cibo, come conferma la dottoressa: «L’estremizzazione delle ideologie alimentari può portare ad atteggiamenti preoccupanti e pericolosi per i non addetti ai lavori. In pratica, se in un’occasione sociale da mangiare c’è solo una certa tipologia di cibo per una serie di motivi che non dipendono dalla nostra persona, non si commette alcun peccato se ci si adatta. È quello che può succedere a un pranzo con i parenti, amici, aziendale ecc. Se ci adattiamo senza consumare ovviamente alimenti a cui siamo allergici o intolleranti e lo facciamo sporadicamente e non come stile di vita, non miniamo di certo la nostra salute e comunque, se per una volta non si consuma un pasto completo, non si fanno di certo danni metabolici. Quando vedo “promotori” della salute fare il proprio mestiere in modo rabbioso, concitato, austero, severo, ipersicuro, come se avessero la verità assoluta in mano, mi preoccupo molto per chi ascolterà e magari imboccherà quella strada credendo a promesse di facili successi come rapidi dimagrimenti e/o addirittura la salute assicurata».

Biotipo: non siamo tutti uguali

Le scelte alimentari, in caso di diabete e insulina alte, andrebbero fatte anche tenendo conto che ogni persona è a sé, motivo per cui le “ricette” preconfezionate e identiche non funzionano per tutti, nemmeno in medicina. Ciò di cui bisogna tenere conto è la persona e la sua tipologia morfologica, un concetto molto caro alla dottoressa Missori, su cui ha basato le proprie terapie. «La biotipologia non è medicina alternativa come pensano in molti ma semeiotica medica applicata in modo concreto. La semeiotica medica ti consente di studiare le caratteristiche fisiche delle persone e valutare i segni di eventuali patologie, dismetabolismo ecc. Viene insegnata a tutti i medici durante i primi anni di università ed è su questa che si basa l’esame obiettivo, ovvero la visita medica. Tutti i medici la conoscono e dovrebbero applicarla come primo step per la valutazione della persona. Non viene insegnata all’università a farmacisti, biologi, dietisti, che sono i primi talvolta a disconoscere la biotipologia ma che potrebbero invece incuriosirsi e studiarla per poter affrontare al meglio e in modo più completo il proprio lavoro».

Secondo la biotipologia esistono 4 diversi tipi di persone, o costituzioni, ognuno dei quali con caratteristiche fisiche e mentali ben definite:   

  • sanguigno: volto squadrato, ossatura robusta, muscolatura ben rappresentata, temperamento spesso irascibile, tendenza alla pressione arteriosa alta, se fuori forma addome globoso e duro;
  • bilioso: viso ovale, muscolatura tonica ben proporzionata e non esagerata, ossatura media, acutezza mentale, buon equilibrio psico-fisico, forza e resistenza;
  • linfatico: un po’ abbondante con le misure, l’adipe è molle e cadente, un bel doppio mento ed un addome a grembiule. Le caviglie sono sempre gonfie, i fianchi preponderanti, le vene delle gambe molto evidenti e si è molto pigri;
  • cerebrale: viso triangolare, cute sottile, occhi vividi e attenti, muscolatura asciutta ed esile, temperamento iperattivo e vigile. Tendenza all’ansia, alla tachicardia, all’agitazione ed all’insicurezza ma anche alla sindrome del primo della classe.

Ad ogni biotipo la sua colazione 

Piatto di toast con avocado, uova e rucola

L’alimentazione, dunque, dovrebbe essere adattata in base al proprio biotipo dominante. Di seguito ecco un esempio di colazione mediterranea bilanciato e sano integrato nel metodo Missori-Gelli adatta a chi soffre di diabete e ipeglicemia.

Per il bilioso

Schema: carboidrati complessi o frutta + (carboidrati semplici*) + grassi + proteine.

Esempio: pane + avocado con succo di limone e uova in camicia.

Per il cerebrale

Schema: carboidrati complessi + frutta o carboidrati semplici* + grassi + proteine.

Esempio: pane + ricotta + marmellata senza zucchero.

Per il sanguigno

Schema: carboidrati complessi o frutta + grassi + proteine.

Esempio: pancake con farina di grano saraceno e albumi con crema di mandorle e cioccolato fondente >85%.

Per il linfatico

Schema: carboidrati complessi o frutta + grassi + proteine.

Esempio: uova strapazzate con burro chiarificato + frutta fresca e mix di frutta oleosa.

*Solo se necessari e per far fronte a un grande sforzo fisico ma comunque sempre frenati dai grassi.

4 consigli per chi soffre di glicemia e diabete

Oltre alla scelta degli alimenti possono essere adottate strategie in cucina – come parte di uno stile di vita più bilanciato – che permettono di ridurre l’assorbimento degli zuccheri durante il pasto o di diminuire l’indice glicemico di un alimento. Ecco cosa consiglia la dottoressa Missori. 

1. Cuoci al dente

Cuoci pasta, riso o altri cibi amidacei al dente. Se non ti piacciono o ti sfugge la cottura, una volta cotti freddali sotto l’acqua corrente e poi saltali in padella con l’olio.

2. Cucina o compra, refrigera, riscalda-tosta

Cucina riso, cereali, pseudocereali, pasta, legumi, patate e poi lasciali raffreddare e conservali in frigorifero per 1 giorno (sino a 5 giorni) e consumarli freddi o riscaldati (130 °C) per consentire la formazione di amido resistente. 

Fai o compra il pane, taglialo, congelalo, scongelalo e poi tostalo per aumentare la formazione di amido resistente. 

In alternativa va bene anche tostarlo da fresco e congelarlo e scongelarlo anche se la formazione di amido resistente è inferiore.

3. Cambia l’ordine delle portate

Mangia nel seguente ordine: verdure, proteine e carboidrati per ridurre l’assorbimento degli zuccheri, avere maggiore sazietà e minor rialzo della glicemia e dell’insulina.

4. Rispetta i ritmi circadiani

Tieni una finestra di digiuno di almeno 12 ore tra la cena e la colazione. Quando non è possibile, posticipa, compatibilmente con la tua biotipologia, la colazione. Cerca di cenare entro le ore 20:00 e se non è possibile limita la quantità di cibo, soprattutto di carboidrati.

Anche il sonno influisce sulla glicemia

Donna che dorme nel letto da sola

Capita molte volte di vedere valori di glicemia a digiuno elevati dopo una notte insonne o disturbata. Questo perché i disturbi del sonno diventano un fattore di stress con secrezione abnorme di ormoni che di notte dovrebbero essere secreti minimamente, come l’adrenalina e il cortisolo, ma che aumentano invece quando si hanno risvegli, irrequietezza, insonnia, o si fanno lavori notturni.


Il sonno cronicamente inadeguato è associato a un aumentato rischio di malattie cardiometaboliche.


I meccanismi coinvolti sono poco compresi ma comportano cambiamenti nella sensibilità all’insulina, anche all’interno del tessuto adiposo. La mancanza di sonno può compromettere sia la sensibilità all’insulina, sia la capacità di utilizzare i grassi e quindi anche i valori di glicemia. Nell’ottica del ripristino della salute, dunque, in caso di iperinsulinemia, iperglicemia, steatosi epatica, curare il sonno diventa fondamentale.

Inoltre, è anche stato accertato che l’assunzione di caffè al mattino per tentare di compensare la stanchezza dovuta a carenza di sonno può peggiorare la tolleranza al glucosio con aumento della glicemia. Il caffè si comporta da fattore stimolante e quindi come fonte di stress, tanto che dopo una notte con sonno interrotto e difficoltosa può favorire anch’esso l’aumento della glicemia. 

Se vuoi approfondire di più cosa mangiare in caso di glicemia e diabete, ti consigliamo il libro della dottoressa Missori: 

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Ultimi commenti su Glicemia alta e diabete

Recensioni dei clienti

Baristo T.

Recensione del 14/10/2024

Valutazione: 5 / 5

Data di acquisto: 14/10/2024

Non essendo un problema da poco è molto importante saper cucinare per chi soffre di glicemia alta e diabete. Per quanto riguarda le costituzioni come sempre non rientro in una ma tutte perché qualche particolare è di una o dell'altra, infondo sono un tridosha non per niente. Grazie per tutte le spiegazioni.

Gilia M.

Recensione del 11/10/2024

Valutazione: 5 / 5

Data di acquisto: 11/10/2024

Articolo estremamente utili per chi soffre di glicemia alta e diabete, ma non solo. Chi ha figli o amici che ne soffrono e vuole imparare a cucinare per loro è importante seguire molti accorgimenti esaminati uno a uno dalla dottoressa Rossi in questo articolo ma approfonditi nei libri pubblicati molto interessanti della dottoressa Missori .

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