Le scuole parentali
Pubblicato
1 anno fa
Michela Bellia
Mamma homeschooler
Cosa sono, perché nascono, differenze con l’istruzione parentale
Questo argomento è particolarmente importante, perché nel panorama generale della diffusione dell’homeschooling degli ultimi anni si rischia di generare confusione di identità tra due fenomeni fondamentalmente diversi, anche se possono essere integrati l’uno con l’altro.
Premessa doverosa alla trattazione di questo argomento è l’evoluzione storica degli ultimi 6/7 anni che vede grosso modo dal 2017 in poi un aumento della scelta di istruzione al di fuori dei contesti classici di scuola pubblica o comunque paritaria.
Come è noto la Legge Lorenzin impose un alto numero di vaccinazioni pediatriche a tappeto, ragion per cui molti bambini della scuola materna si trovarono a non poter più accedere alle loro strutture. Da questo disagio nacque una grossa opportunità di creare nuove realtà in cui venisse rispettato il diritto inalienabile di ciascun genitore riguardo la libertà costituzionale di accedere o no ad un trattamento sanitario.
Al di là della questione di merito sulla vaccinazione, il punto a cui desidero arrivare è che questo fenomeno ha iniziato ad "obbligare" un certo numero di persone a costruirsi da sé le proprie realtà di ritrovo tra bambini, senza più affidarsi a strutture precostituite.
Questo fu un passaggio decisamente importante per la storia dell’educazione, perché significa assumersi in toto la responsabilità educativa dei propri figli senza delegare allo Stato o ad altra struttura privata, e questo al di là del fatto che ci si occupi personalmente di loro o si chieda aiuto ad un’altra figura educativa.
Il fenomeno ha avuto un incremento decisivo però con l’avvento del periodo Covid, come è noto a tutti.
Prima di questi eventi la scelta dell’istruzione parentale era decisamente più di nicchia (pur se lo rimane ancora in un certo qual modo) ed era fondamentalmente una scelta di base di stile di vita, più che una opposizione alla scuola. Almeno fu così per noi quando optammo nel 2015 per la scelta dell’istruzione parentale.
Differenza tra istruzione parentale e scuola parentale
Mentre queste due scelte passano giuridicamente sotto lo stesso nome e subiscono lo stesso trattamento agli occhi dello Stato (cioè si fa annuale dichiarazione di istruzione parentale ed è previsto un accertamento annuale da parte delle Istituzioni), dal punto di vista della sostanza abbiamo due fenomeni di natura diversa.
L’istruzione parentale consiste nella scelta di mettere al centro la famiglia nella gestione della crescita dei propri ragazzi. Quindi un figlio non frequenta una scuola (di qualunque tipo) e la sua crescita, compreso l’apprendimento, vengono gestiti in famiglia con o senza l’intervento di figure educative esterne, a seconda delle scelte personali.
Questo non significa che il genitore debba sostituirsi alla figura dell’insegnante, mettendosi "in cattedra". In questo caso si parla di ruoli completamente diversi. Il genitore solitamente accompagna e affianca il proprio figlio nei processi di apprendimento, può dare stimoli a seconda delle sue predisposizioni e passioni, può sostenerlo nei processi spontanei (che nel caso di questa scelta sono numerosi e avvengono in qualunque contesto). Come abbiamo visto nell'articolo dal titolo Homeschooling e socializzazione, il ragazzo socializza "direttamente nel mondo", non solo in famiglia, ma con chiunque abbia a che fare con lui attraverso la vita sociale che decide di avere (incontri, attività sportive, approfondimenti culturali di qualunque genere, incontri tra famiglie, attività religiose e quant’altro). Il perno di questa scelta rimane dunque la famiglia (ne ho parlato anche qui e qui).
Nel caso della scuola parentale invece solitamente si costituisce un gruppo di famiglie attorno a degli insegnanti che formano una vera e propria scuola, magari piccola ma basata in qualche modo su alcune modalità tipiche di una scuola (i bambini frequentano ogni giorno, studiano suddivisi in base all’età, gli insegnanti dividono le lezioni per materie, eccetera).
Si tratta dunque di due stili di vita differenti, il secondo dei quali assomiglia per forza di cose più alla scuola classicamente intesa, modalità alla quale si appoggiano tendenzialmente la maggior parte delle famiglie che in questi anni stanno uscendo dalle scuole per mancata condivisione di determinati valori. Ho notato che le famiglie uscite dalla scuola in particolare nel periodo Covid hanno cercato immediatamente un’altra scuola, che ne mantenesse la struttura fondamentale tuttavia senza imposizioni troppo rigide dal punto di vista ad esempio sanitario. Ragion per cui si stanno ora diffondendo le creazioni di scuole parentali. Ma dentro a questa categoria, a sua volta, ci sono ancora differenze anche sostanziali tra una scuola e l’altra.
Tanti tipi di scuole parentali
Personalmente mi sto affacciando al mondo delle scuole parentali soltanto negli ultimi due anni, mentre prima la nostra esperienza è stata prettamente di istruzione parentale in senso stretto.
Bisogna dire che statisticamente esiste un grande fermento intorno a questo fenomeno, in quanto oltre ai principali eventi storici di cui parlavo prima in questi ultimi due anni si sta sentendo sempre più la necessità di creare realtà parentali autonome.
Ciò avviene perché le scuole classiche offrono insegnamenti basati su grandi principi stabiliti a livello ministeriale se non addirittura sovranazionale e questo rischia a lungo andare di uniformare troppo l’educazione, laddove gli insegnanti sono tutti diversi, hanno ognuno la propria "personalità educativa" e il proprio bagaglio da condividere. Per non parlare dei bambini, sappiamo quanto siano diversi l’uno dall’altro per cui sempre meno si possono "raggruppare in macrocategorie".
La necessità di personalizzazione (principio peraltro lungamente trattato nelle Indicazioni Nazionali del 2012 e successive integrazioni) impone di dare agli insegnanti una maggiore libertà educativa e ai bambini un maggiore riconoscimento di chi sono, delle strutturazioni più familiari e magari classi meno numerose, nelle quali poter meglio interfacciarsi e relazionarsi.
Da ciò si può notare che esistono scuole parentali molto basate sul lavoro esperienziale (stare molto all’aperto, costruire, imparare sperimentando e così via), scuole ispirate a grandi educatori come Maria Montessori o Rudolf Steiner, scuole improntante su nuove filosofie e metodologie di apprendimento, scuole più classicamente improntate come replica di una scuola statale, però a livello privato, e così infinite casistiche a seconda di chi da vita a queste realtà.
Attualmente la regione Veneto vanta la maggior concentrazione di scuole parentali, circa il 40% delle realtà esistenti in tutta Italia.
La scuola parentale per me
Devo ammettere che ci sto lavorando, sono in piena fase creativa a questo proposito. Ho due figlie con personalità completamente diverse, e la minore necessita per sua natura di una strutturazione più simile alla tipologia della scuola parentale. Ma quale scuola?
Il mio punto di vista e la mia esperienza di madre homeschooler mi portano a vedere come nuova educazione una realtà in cui le componenti adulte (insegnanti e genitori) interagiscono profondamente in piena trasparenza, senza la prevalenza di una sull’altra.
Una base fondamentale tuttavia rimane che la gestione educativa rimane in capo a chi si occupa fattivamente dell’educazione, cioè gli insegnanti. Ciononostante tutti sono chiamati a contribuire consapevolmente alla gestione dell’identità stessa della realtà che vivono, costruendola giorno per giorno e arricchendola con le peculiarità e possibilità di ciascuno. Da un'impostazione di questo tipo nasce fiducia reciproca totale, cosa che può portare col tempo ad una gestione snella e solida di ciò che sta venendo al mondo.
Dal punto di vista gestionale mi sento portatrice di un tipo di realtà flessibile, cioè che colga gli aspetti positivi di entrambe le tipologie che abbiamo visto (istruzione parentale e scuola parentale) organizzando ad esempio una struttura che non contempli forzatamente la presenza di insegnanti per tutta la settimana e che implichi una forma educativa che tenda piano piano a rendere autonomi gli studenti nella gestione stessa dell’apprendimento.
Nella mia esperienza personale ho visto che non solo questo è possibile, ma porta frutti insperatamente belli e duraturi di maturità di un ragazzo, che lasciato crescere nel rispetto della sua identità acquisisce man mano una grande autonomia nella gestione del proprio studio, continuando ad amare l’apprendimento, i libri e mantenendo la mente aperta verso nuove conoscenze. Una gran bella soddisfazione!
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