Ciao ciao, ciuccio!
Pubblicato
12 giorni fa
Giorgia Cozza
Giornalista esperta in gravidanza, allattamento al seno, psicologia e salute della mamma e del bambino
Scopri come e quando togliere il ciuccio senza metodi bruschi e traumi
Per molti bimbi il ciuccio è un buon amico, un alleato che li aiuta a consolarsi e a tranquillizzarsi, da quando sono molto piccoli. Ma come procedere quando, secondo i genitori, è arrivato il momento di ridurne l’utilizzo fino a non usarlo più?
In passato spesso venivano consigliati metodi bruschi, che non tenevano conto delle emozioni dei più piccoli. Vediamo invece come gestire questa tappa della crescita senza “forzature”, ma aiutando il bambino a trovare altri rituali, coccole e consuetudini, che sostituiscano il conforto offerto dal ciuccio.
Quando togliere il ciuccio?
Qual è il momento giusto per togliere il ciuccio? Come accade quasi sempre parlando di bambini, nuovi traguardi e tappe di crescita, non c’è una scadenza precisa, uguale per tutti, una data entro la quale si debba tassativamente dire addio al ciuccio.
Possiamo però segnalare che le indicazioni fornite dagli esperti suggeriscono di ridurne l’utilizzo fino ad abbandonarlo del tutto tra il secondo e il terzo compleanno. Questo in generale per non rischiare, soprattutto in caso di un uso quotidiano molto intenso, che si verifichino malocclusioni e/o di interferire con lo sviluppo delle arcate dentarie.
Un ciuccio tenuto spesso in bocca potrebbe, inoltre, intralciare anche lo sviluppo del linguaggio, rendendo difficoltosa la corretta articolazione delle parole. In alcuni bambini, infine, l’uso prolungato del ciuccio, così come quello del biberon, potrebbe favorire l’insorgenza di otiti.
Attenzione, si parla di aumento del rischio, non si intende che tutti i bambini che usano il ciuccio dopo i due o tre anni andranno incontro a qualche problema. Lo sottolineo affinché i genitori non vivano con preoccupazione o con un senso di urgenza il percorso che porterà il bimbo ad abbandonare il ciuccio: ansie e tensioni vengono percepite anche dal piccolo e rischiano di rendere tutto più faticoso. Quando ci si prepara ad affrontare qualche cambiamento, la fretta non è mai una buona alleata.
Come togliere il ciuccio: metodi bruschi, meglio di no
Fino a qualche anno fa era facile che ai genitori venisse consigliato di togliere il ciuccio da un giorno all’altro, ricorrendo a metodi talvolta molto bruschi come tagliare il ciuccio con le forbici rendendolo inutilizzabile o buttarlo nel bidone della spazzatura davanti agli occhi del bambino.
Ora si preferisce evitare di intervenire in modo così drastico perché per il bimbo il ciuccio è un amico, è un oggetto a cui nel tempo si è affezionato e a cui associa sensazioni positive. Proviamo a metterci nei suoi panni: cosa proveremmo se ci costringessero a rinunciare da un giorno all’altro a qualche abitudine a cui teniamo molto? O se gettassero nei rifiuti qualcosa che ci appartiene, o un oggetto che ci è caro?
Ricordiamo che la suzione non nutritiva nei primissimi anni di vita rappresenta un bisogno vero e proprio: grazie all’ecografia abbiamo scoperto che i bimbi ciucciano il pollice quando sono ancora nel grembo della mamma.
Nei primi mesi dopo la nascita la crescita e la sopravvivenza stessa del bebè sono legate all’atto di succhiare e quando, verso il quarto-quinto mese, il bimbo inizia a scoprire il mondo, la bocca è uno strumento fondamentale per conoscere quanto lo circonda. Le terminazioni nervose di labbra, lingua e palato offrono molte informazioni a proposito del gusto, ma anche della consistenza e delle caratteristiche di ogni oggetto.
Ben presto, poi, per molti bambini il ciuccio diventa un alleato per tranquillizzarsi e per addormentarsi.
Parola d’ordine: gradualità
Ma come fare allora, se i genitori ritengono sia arrivato il momento di ridurne l’utilizzo o di togliere del tutto il ciuccio? Il suggerimento è di procedere con gradualità. Dato che il ciuccio ha una valenza anche affettiva per il bimbo, conviene non accelerare i tempi e restare sintonizzati sulle sue reazioni.
E se il bimbo utilizza il ciuccio molto spesso? Da dove cominciamo? Individuiamo dei momenti della giornata e/o delle attività in cui invitare il bimbo a posare il ciuccio. Ad esempio:
- mentre stiamo giocando con lui, spieghiamo che il succhiotto non gli serve e, che anzi, potrà giocare meglio senza;
- quando stiamo chiacchierando, segnaliamo che se tiene il ciuccio in bocca, non riusciamo a capire bene quello che ci dice;
- durante i pasti la bocca dovrà essere libera, ma anche mentre si fa una bella corsa, mentre si gioca ai saltelli o quando si esce per andare al parco giochi.
Un passo alla volta, riduciamo le occasioni in cui il ciuccio viene utilizzato, lasciando per ultime le situazioni in cui il bisogno è più intenso (in genere quando si addormenta).
Anche la scelta del momento è importante: se il bimbo sta già affrontando dei cambiamenti, meglio evitare di aggiungere ulteriori fatiche emotive. Un bimbo che ha iniziato da poco (o sta per iniziare) il nido o la scuola dell’infanzia, così come un bimbo che sta imparando a conoscere la baby sitter o si sta abituando a trascorrere parte della sua giornata con i nonni perché la mamma ha ripreso il lavoro, potrebbe avere un bisogno un po’ più intenso del suo ciuccio per consolarsi e affrontare la nostalgia.
Se il bimbo è in difficoltà quando si toglie il ciuccio
E se il bimbo è in difficoltà? Se nonostante la gradualità abbiamo l’impressione che cerchi il ciuccio ancora più spesso di prima? Potrebbe essere una fase in cui il bisogno di suzione per consolarsi è molto forte. Potrebbe non aver ancora trovato altre modalità per tranquilizzarsi e rilassarsi. In questo ultimo caso l’aiuto del genitore è fondamentale, possiamo proporre o potenziare altre modalità: coccole, abbracci, lettura di storie e qualunque altra attività risulti efficace per il bimbo.
In ogni caso è importante accogliere le emozioni del bambino, senza mai sminuire il suo vissuto. Sottolineiamo che cambiare abitudini è impegnativo per tutti, è normale fare fatica, per questo non c’è fretta.
E se qualcuno nella cerchia di parenti o amici dovesse prenderlo in giro (“Così grande e hai ancora il ciuccio?”, “Ma non ti vergogni?”), non permettiamo che il nostro bimbo venga mortificato, interveniamo con un sorriso spiegando che “ci stiamo lavorando”.
Piano piano, un passo alla volta, tutti i bambini abbandonano il ciuccio e con l’aiuto di mamma e papà trovano altri modi per affrontare lo stress e la stanchezza.
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