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Inquinamento da plastica: perché fa male ad ambiente e salute

Pubblicato 1 anno fa

Romina Rossi
Giornalista e naturopata

Scopri come si formano i rifiuti di plastica in mare, da che materiali sono formati, che conseguenze può avere su fauna, ambiente e umani e come possiamo contrastare tale fenomeno

Che l’inquinamento di mari e ambienti sia dannoso non è una novità. Proprio per limitare questo fenomeno ancora troppo diffuso, Comuni e Paesi in Europa si sono impegnati negli ultimi anni nella raccolta differenziata dei nostri rifiuti e nel riciclo dei materiali. Eppure sappiamo che nonostante gli sforzi comuni l’inquinamento, soprattutto da plastica, rimane attuale e ancora un reale pericolo da affrontare

In occasione della Plastic Free July, la challenge globale che vuole sensibilizzare l’opinione pubblica sull’impatto dei rifiuti abbandonati nell’ambiente e nel mare e su come possiamo – nel nostro piccolo – contrastare questo fenomeno, e diventare più sostenibili, vediamo quali sono danni e rischi che la plastica può creare ad ambiente e persone.

E anche cosa possiamo fare di concreto per lasciare a figli e nipoti un pianeta più verde e senza plastica.

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Indice dei contenuti:

Inquinamento marino da plastica: da dove viene?

Ti impegni per la raccolta differenziata ogni giorno, fai attenzione a non disperdere rifiuti nell’ambiente e a non lasciare tracce del tuo passaggio quando sei in montagna, in campagna o al mare. 

Eppure, senti che l’inquinamento da plastica di mari e oceani è un problema ancora molto grave a cui sembra difficile porre una soluzione. E potresti esserti chiesto da dove arriva la plastica nei mari, dato che in Italia la raccolta differenziata e la gestione dei rifiuti è più o meno efficiente. 

Questo materiale, ottenuto da combustibile fossile e creato non più di un secolo fa, ha letteralmente rivoluzionato la nostra vita. Non solo perché ha permesso la costruzione di impianti e device salvavita e l’implementazione di nuove tecnologie, ma anche perché, purtroppo, ci ha abituati all’usa e getta di moltissimi prodotti: sai, ad esempio, che un sacchetto di plastica prima di finire nella spazzatura viene utilizzato, in media, 15 minuti?  Molti di questi prodotti, inoltre, potrebbero avere più di una seconda vita. Ti basta pensare a tutte le bottiglie di plastica che hanno sostituito il più durevole e sostenibile vetro, che può essere completamente riciclato e infinite volte.


Attualmente la produzione della plastica si aggira intorno ai 400 milioni di tonnellate ogni anno, pari al peso di tutti gli esseri umani sul pianeta (circa 8 miliardi). E quel che è peggio è che si prevede che tale produzione sia destinata ad aumentare. Solo il 9% di questa viene riciclata, mentre, a livello globale, più del 22% viene ancora raccolta in maniera scorretta.  


I Paesi che fanno più consumo di oggetti di plastica sono quelli più sviluppati economicamente, ma il sistema di raccolta, differenziazione e riciclaggio è più effettivo; nei Paesi meno sviluppati, per contro, si utilizza meno plastica che però viene smaltita in modo ancora scorretto o inadeguato. 

Sono i Paesi in via di sviluppo quelli che stanno aumentando il consumo della plastica e che non hanno ancora un sistema di riciclaggio adeguato.

Siamo esonerati, dunque, da questo problema dato che come Paese sviluppato stiamo facendo tutto il possibile per contrastare l’inquinamento da plastica? Purtroppo no, perché quello plastica è diventato un problema che ci riguarda tutti, nessuno escluso.

Se vuoi avere un'idea di che tipo di rifiuti si possono trovare sulle nostre spiagge e nei nostri mari, ti invito a seguire la pagina Instagram Archeoplastica, il progetto di Enzo Suma, in cui vengono pubblicati tutti i ritrovamenti dai palloni da calcio, a tubi di creme solari a tantissimi altri oggetti di uso comune) allo scopo di sensibilizzare su quanto ancora la plastica invade l'ecosistema del nostro Stivale.

Le statistiche dicono anche che di questi 400 milioni di tonnellate di rifiuti di plastica, fra i 19 e i 23 milioni di tonnellate si disperdono negli ambienti, mentre circa 8 milioni di tonnellate finiscono nelle acque intorno al mondo ogni anno. Puoi immaginare di che montagna di rifiuti stiamo parlando? E ora immagina di fare un salto in avanti nel tempo e di essere già nel 2040 e sapere che tali rifiuti sono triplicati: non è proprio una bella prospettiva per il futuro, non trovi? 

Due tipi di rifiuti in mare

Un 20% di rifiuti plastici presenti nel mare proviene dai rifiuti della pesca industriale. Le attrezzature da pesca - reti e altri oggetti - perse o gettate in acqua hanno maggiori probabilità di accumularsi in mare aperto perché vengono gettate lontano dalle coste. E possono restarvi per secoli, dato che sono materiali progettati per durare in acqua a lungo

Poi ci sono i rifiuti di plastica di uso quotidiano, rappresentati da: 

  • sacchetti, 
  • bottiglie, 
  • rasoi, 
  • involucri alimentari, 
  • confezioni di materiale tecnologico. 

Persona con conchiglie in una mano e rifiuti di plastica in un'altra, inquinamento del mare

Come ci finiscono i nostri rifiuti in mare? 

Durante le piogge e altri fenomeni piovosi, la spazzatura abbandonata nell’ambiente viene trascinata nei fiumi e nei corsi d’acqua e da qui portata fino al mare. Non tutta la plastica però: una parte affonda nel letto del fiume o rimane bloccata lungo il suo corso.

La plastica PET, PVC e PS una volta arrivata al mare si deposita sul fondale perché ha una scarsa galleggiabilità. Quella che invece galleggia, in materiale PE e PP, tende a finire a riva, dove può “arenarsi” o finire nuovamente in mare spinta dalle onde, in un gioco senza soluzione.

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Isole di plastica 

La plastica che nuota in mari e oceani tende ad accumularsi formando degli agglomerati di dimensioni enormi. Questo fenomeno avviene soprattutto nelle acque subtropicali, grazie alla presenza di enormi correnti circolari che favoriscono l’accumulo della plastica galleggiante che non riesce più a disgregarsi.

Questo fenomeno in inglese prende il nome di garbage patch, da noi è conosciuto come “isola di plastica”. Attualmente ci sono 7 isole di plastica nei nostri 5 oceani: la più longeva e più grande è la Great Pacific Garbage Patch, che si è formata circa 60 anni fa, e che si trova fra le Hawaii e la California, nell’Oceano Pacifico. 


Si stima che la Great Pacific Garbage Patch sia grande 3 volte la Francia. 


Le altre isole di plastica sono: 

  • Sargassi, 
  • Artic, 
  • Indian Ocean, 
  • South Atlantic, 
  • North Atlantic, 
  • South Pacific.

Nell’immaginario comune, tali isole appaiono come solide isole galleggianti formate da plastica, in realtà, hanno più la consistenza di una zuppa. Nella sola Great Pacific, che è l’isola di plastica finora più studiata, si stima che vi siano raggruppati circa 100 milioni di tonnellate di plastica, circa 160 pezzi di plastica per ogni abitante del pianeta

Questi rifiuti hanno dimensioni più o meno grandi: circa l’8% è costituto da microplastiche, mentre il 95% è di macro-plastiche (di dimensioni più grandi di 0,5 mm) che però si frammentano costantemente in pezzi più piccoli, che tendono a disperdersi nell’acqua circostante.

Micro- e nano-plastiche

Microplastiche sulla mano di una persona, inquinamento da plastica di spiagge e mari

Di tutti i materiali creati dall’uomo la plastica è quella più resistente. Ci vogliono infatti centinaia di anni prima che si degradi e non lo fa mai del tutto, dato che tende a disintegrarsi in pezzi più o meno piccoli, continuando ad inquinare l'ambiente in cui si depositano.

Le radiazioni solari, la forza del vento e delle correnti e altri fattori naturali provocano la degradazione della plastica in particelle anche piccolissime che distinguiamo in: 

  • macroplastiche: quando sono più grandi di 0,5 mm, 
  • microplastiche: per i pezzi più piccoli di 5 mm, 
  • nanoplastiche: per i pezzi più piccoli di 100 nm, cioè nanometri (dove 1 nm corrisponde a un milionesimo di millimetro).

Ormai le microplastiche sono state trovate ovunque: sulla vetta del Monte Everest, nel deserto del Dasht-e-Lut in Iran e persino nella Fossa delle Marianne. E quel che è peggio è che le microplastiche si trovano anche dentro al nostro organismo, come vedremo più avanti in questo articolo.

Inquinamento da plastica: i danni per mare e ambiente 

Foca sulla spiaggia con una rete da pesca attorcigliata al corrpo

Sebbene spesso non siano visibili all’occhio umano, come nel caso delle nanoplastiche, queste hanno un forte impatto sull’ambiente di terra e di acqua. 

La fauna marina è quella che più di tutte risente dei danni dell’inquinamento della plastica in mari e oceani. Si calcola che oltre 800 specie marine siano state danneggiate dai rifiuti in mare.  

Le plastiche vengono infatti ingerite dagli animali: pesci, tartarughe marine, uccelli e mammiferi, come delfini e balene scambiano i nostri rifiuti plastici per cibo. Nel solo Oceano Pacifico del Nord si stima che i pesci ingeriscano ogni anno fra le 12.000 e le 24.000 tonnellate di plastica. 

Ingerendoli però possono soffocare, se la plastica è troppo grande, o morire di fame quando ne mangiano troppa, perché non essendo digeribile, il loro stomaco non riesce a espellerla e hanno la sensazione di avere la pancia piena e di essersi nutriti. 

La plastica provoca inoltre lesioni interne ed esterne, o amputazioni di arti, che riducono la capacità di nuotare e volare. 


Le tartarughe spesso rimangono impigliate nei rifiuti di plastica: non solo reti da pesca, corde, ma persino oggetti di plastica, come tavolini o buste di plastica. Questi si impigliano nelle pinne, nel collo o altre parti del loro corpo, provocando la morte per soffocamento o impossibilità di nuotare. 


Anche i mammiferi, come leoni marini o foche, subiscono lo stesso triste destino. La seconda causa di morte della foca monaca del Mediterraneo (Monachus monachus) specie in via di estinzione, avviene a causa del materiale plastico che rimane impigliato intorno al corpo di questo mammifero.  

La foca monaca hawaiana, anch’essa in via di estinzione, è messa ancora di più in pericolo a causa della presenza della plastica anche nelle aree protette in cui le femmine fanno nascere e crescono i cuccioli.

Allo stesso modo, la riproduzione delle tartarughe di mare sulle coste è messa in pericolo proprio per la presenza invasiva della plastica. Si stima, inoltre, che metà delle tartarughe marine in tutto il mondo abbia ingerito plastica, confusa per cibo.

La plastica galleggiante, inoltre, trasporta specie aliene invasive, una delle principali cause di perdita di biodiversità e di estinzione delle specie e di moria dei coralli.

L'inquinamento da plastica può anche far filtrare nel terreno sostanze chimiche cancerogene (come quelle contenute in alcuni prodotti in plastica o rivestimenti ignifughi). Queste sostanze possono finire nelle falde acquifere o nei fiumi, interessando le persone e gli ecosistemi. Con le piogge, tali materiali che si trovano sospesi nell’aria (rappresentano il 4% delle particelle presenti nell’aria), possono cadere a terra e aumentare l’inquinamento del suolo.

Ma non è finita qui: ecco di seguito quale impatto ha la plastica sulla nostra salute, dai neonati fino agli anziani.

Inquinamento da plastica: i rischi per la salute 

Noi, come esseri umani, non siamo esclusi dai danni che la plastica può causare. Questo materiale è stato da tempo messo in relazione con i danni alla salute, non solo quando diventa rifiuto.

Sebbene non sia ancora possibile stabilire quanti di questi rifiuti ingeriamo nel corso della nostra vita, si cominciano a pubblicare studi e analisi sull’impatto che tale materiale può avere sulla salute umana. Si mette in evidenza, inoltre, di quanto poco ancora ci rendiamo conto dei rischi effettivi che questo materiale può avere sia come prodotto che come rifiuto. 

I danni della plastica 

Il primo dato da tenere in considerazione è il materiale con cui la plastica viene creata: non è un materiale unico ma una complessa combinazione di sostanze chimiche (fra cui anche gli additivi) alcune delle quali anche tossiche. Possono essere utilizzate fino a 10.000 sostanze diverse per creare la plastica. 

Molte di queste sostanze chimiche aggiunte (circa 2000) sono altamente tossiche. Includono sostanze cancerogene, neurotossiche e interferenti endocrini come ftalati, bisfenoli, sostanze per e polifluoroalchiliche (PFAS), ritardanti di fiamma bromurati e ritardanti di fiamma organofosfati. Sono componenti integrali della plastica e sono responsabili di molti dei danni che tale materiale provoca alla salute umana e all'ambiente.


Durante l'uso e lo smaltimento la plastica rilascia alcune delle sostanze chimiche tossiche, inclusi additivi e monomeri. 


Gli studi di biomonitoraggio eseguiti negli Stati Uniti e portati avanti dalla Commissione Minderoo-Monaco per sondare la relazione fra plastica e salute umana ha documentato che l'intera popolazione esaminata è esposta a tali sostanze chimiche

Gli additivi plastici interrompono la funzione endocrina e aumentano il rischio di:

  • nascite premature, 
  • disturbi dello sviluppo neurologico, 
  • difetti riproduttivi congeniti maschili, 
  • infertilità, 
  • obesità, 
  • malattie cardiovascolari, 
  • malattie renali e tumori.

I danni delle micro e nano plastiche

In secondo luogo va tenuto presente che è difficile al momento avere dati certi e reali dovuti alla difficoltà di studiare gli effetti delle nanoplastiche. Tuttavia gli scienziati da tempo hanno lanciato allarmi e dubbi al riguardo.


Mangiamo, beviamo e respiriamo microplastiche, nano-plastiche e i loro additivi - e i loro dannosi additivi chimici - ogni singolo giorno.


Due studi separati e recenti hanno messo in evidenza che le nanoplastiche si trovano: 

  • nei polmoni: nell'analisi condotta nel Regno Unito nei tessuti polmonari - prelevati da persone viventi - e analizzati al microscopio sono state trovate 39 diverse particelle di plastica. Sono per lo più concentrate aree più profonde del tratto respiratorio e dei polmoni, rischiando di creare seri danni alle vie respiratorie, 
  • nel sangue: una seconda analisi condotta su 22 donatori di sangue anonimi, ha messo in evidenza che l’80% di essi aveva nel sangue tracce microscopiche di PET e altre materie plastiche. I ricercatori hanno quantificato la presenza di 1,6 microgrammi di plastica per ogni litro di sangue.

Ma come finisce la plastica nel nostro organismo? Rischiamo di ingerire le micro- e le nano-plastiche quando portiamo il pesce sulla nostra tavola. Allo stesso modo, poiché si tratta di materiale microscopico, può essere inalato e respirato senza che ce ne rendiamo conto.  

Gli studi effettuati finora hanno messo in evidenza che una volta ingerite dall’uomo le nanoplastiche possono attraversare e raggiungere la barriera intestinale, i polmoni, la barriera emato-cefalica, e persino la placenta in cui cresce il bambino

Proprio nelle donne incinta la presenza di inquinamento da micro- e nano-plastica causa la modifica nei geni responsabili della produzione del metabolismo ormonale. 

In gravidanza l'esposizione alle microplastiche è collegata a maggiori rischi di:

  • nascita prematura, 
  • mortalità infantile, 
  • nascita sottopeso, 
  • difetti congeniti degli organi riproduttivi, 
  • disturbi dello sviluppo neurologico,
  • ridotta crescita polmonare, 
  • cancro infantile. 

Le esposizioni nei primi anni di vita alle sostanze chimiche associate alla plastica aumentano anche il rischio di molteplici malattie non trasmissibili più avanti nella vita.  

Da adulti non siamo più “tutelati”, dato che, secondo un rapporto della Plastic Soup Foundation, ad oggi è certo che l’ingestione di queste nano-plastiche è messo in relazione con: 

  • morte cellulare (cito-tossicità), 
  • reazioni allergiche e iperstimolazione del sistema immunitario, 
  • danni alla membrana cellulare,
  • stress ossidativo che provoca invecchiamento e morte precoce delle cellule. 

La American Lung Association ha da tempo messo in evidenza che  respirare tali particelle può favorire danni ai polmoni, ma ancora nemmeno in questo caso è chiaro quali potrebbero essere le conseguenze sul lungo periodo. Ciò che è certo è che nei pazienti affetti da cancro e malattie polmonari croniche negli ultimi anni sono state trovate particelle di plastica, durante le analisi dei loro campioni analizzati. 


La plastica, in conclusione è ritenuta responsabile di malattie, menomazioni e morte prematura in tutte le fasi della vita.


Le ripercussioni maggiori, tuttavia, interessano le fasce più fragili della società, come bambini e persone a basso reddito. 

Poiché è un problema che riguarda e tocca tutti, noi di Macrolibrarsi.it abbiamo deciso di aderire alla challenge mondiale Plastic Free July

Bambini che tengono in mano un mappamondo, concetto di salvaguardia del pianeta

Come puoi partecipare alla Plastic Free July

Siamo sicuri che ti impegni già parecchio per salvaguardare l’ambiente, ma in queste settimane ti proporremo degli spunti, esempi e suggerimenti per ridurre ulteriormente il consumo di plastica, che si può trovare davvero dappertutto. 

Cercheremo di darti consigli anche per ridurre la plastica laddove sembra impossibile da eliminare. Seguici sul blog e sui nostri canali social per non perderti tutte le dritte.

E se hai suggerimenti e consigli, scrivili nei commenti, saremo felici di leggerti!

Inoltre, se vuoi testare le tue conoscenze sui danni che la plastica può favorire, fai il quiz che trovi qui sotto! Per te c'è un simpatico omaggio...

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Alcuni articoli con suggerimenti per ridurre la presenza di plastica nella tua vita quotidiana che potrebbero interessarti:

Alcuni libri, per adulti e bambini, che possono aiutarti ad approfondire l'argomento dell'inquinamento da plastica

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Ultimi commenti su Inquinamento da plastica: perché fa male ad ambiente e salute

Recensioni dei clienti

Gilia M.

Recensione del 09/12/2024

Valutazione: 5 / 5

Data di acquisto: 09/12/2024

Dati alla mano oramai si sa che le microplastiche sono addirittura nell'acqua potabile. E' diventata una vera piaga ma tanto sta anche all'educazione della gente e non solo a chi deve pulire o smaltire, anche se purtroppo dietro al mondo dei rifiuti ci sono diversi giri d'affari e non tutti leciti.

Baristo T.

Recensione del 07/07/2024

Valutazione: 5 / 5

Data di acquisto: 07/07/2024

Prima di tutto un grazie enorme alla dottoressa Rossi che come sempre spiga tutto dettagliatamente e con coscienza. Il fatto che al giorno d'oggi la gente ancora non abbia capito dove diavolo buttare i propri rifiuti mi schifa tanto quanto vedere gente che ancora butta le cicche fuori dall'automobile in corsa. E' inutile dire che l'essere umano faccia schifo perché dati alla mano siamo una piaga o meglio un parassita per questo povero pianeta, ma la maleducazione, il menefreghismo anche solo delle belle famigliole che in vacanza gettano rifiuti in giro senza insegnare ai propri figli come comportarsi è una vergogna totale! Perché diciamocelo, da dove e chi la butta la plastica che troviamo in spiaggia? Per non parlare di tutto il resto, come le isole di plastica che per fortuna molte società no profit stanno ripulendo!

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