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Le soluzioni ai problemi più comuni che si incontrano quando si allatta

Pubblicato 3 anni fa

Noemi Zucchi
Consulente alla pari in Allattamento e Dottoressa in Comunicazione

Quando prevenire è senz'altro meglio che curare

Inutile nasconderlo: allattare al seno non è sempre facile come si potrebbe pensare.
Il percorso delle mamme che desiderano farlo è spesso disseminato di piccoli o grandi inconvenienti che le possono scoraggiare o farle sentire inadeguate. Il fatto di trovarsi impreparate ad affrontarli a volte purtroppo porta addirittura ad interrompere l’allattamento, per cui è fondamentale conoscerli e sapere che quasi sempre possono essere risolti

Indice dei contenuti:

Bassa produzione di latte

Prima di analizzare le cause dei disturbi più comuni, sgombriamo il campo da uno dei falsi miti più diffusi su questo argomento. Tutti probabilmente conosciamo almeno una donna (quasi sempre molte più di una!) che non ha potuto allattare perché qualcuno l’ha convinta che “non aveva abbastanza latte”. 

In realtà, le donne che davvero non sono in grado di produrre latte sono pochissime, in letteratura si parla di una percentuale che va dal 3 al 5% di quelle che hanno partorito, ma qualcuno ritiene che sia ancora più bassa. 

Le ragioni della ipogalattia (appunto la ridotta produzione di latte) possono essere diverse, ma sono tutte comunque legate a patologie specifiche molto rare, quali il mancato sviluppo del tessuto mammario, la carenza degli ormoni prodotti dall’ipofisi, la ritenzione della placenta, la sindrome di Sheenan, l’ipotiroidismo non diagnosticato (1).

In Italia, però, gli ultimi dati ufficiali che sono stati pubblicati ci dicono che solo il 41% dei bambini nati nel 2018 sono stati nutriti esclusivamente con latte materno per i primi 6 mesi di vita come raccomandato dall’Organizzazione Mondiale della Sanità e dall’Unicef (2), per cui siamo evidentemente molto lontani dal 95% che dovrebbe essere in grado di farlo.

E’ facile intuire come molto spesso, troppo spesso, l’allattamento venga interrotto (o non parta neppure) per problemi che non hanno nulla a che fare con patologie reali ma piuttosto con una sua gestione scorretta.
Naturalmente la colpa non è in alcun modo delle madri, che spesso si trovano da sole e senza sostegno: il problema è strutturale, nella nostra società, perché si è persa la conoscenza della fisiologia dell’allattamento e le donne non hanno alcuna rete d’aiuto quando si trovano alle prese con un neonato.

Chiarito questo aspetto, passiamo a vedere quali sono i fastidi con cui può succedere di avere a che fare quando si allatta.

Ragadi

Le ragadi sono lesioni più o meno profonde del capezzolo, spesso sanguinanti e molto, molto dolorose. Sono sempre dovute ad un attacco scorretto del bambino al seno.

Come già spiegato nell’articolo dedicato ai suggerimenti per iniziare in maniera efficace il tuo percorso di allattamento, se senti dolore quando il bambino succhia al seno significa che c’è qualcosa da sistemare nel modo in cui lo fa. 

Siccome ci hanno convinto che allattare possa – anzi, debba, all’inizio! – fare male, molte mamme decidono di sopportare questa sofferenza e finiscono per trovarsi con ragadi e dotti ostruiti.
E’ abbastanza comune avvertire un leggero fastidio nelle primissime poppate, ma non dovresti mai soffrire (pensi che la natura ci avrebbe dotato di un sistema per nutrire i nostri cuccioli che provoca dolore? Nessun mammifero sarebbe potuto sopravvivere fino ad oggi!).

Quando senti dolore, quindi, non devi sopportare stringendo i denti, ma devi staccare il bambino e riattaccarlo correttamente, eventualmente anche cambiando posizione e comunque assicurandoti che la sua bocca sia molto aperta e che contenga buona parte dell’areola e non si limiti a succhiare in punta.

Alla fine della poppata, il capezzolo dovrebbe risultare tondo, non schiacciato.

Attacco sbagliato VS attacco corretto

Se hai bisogno di aiuto, puoi rivolgerti ad un’ostetrica che abbia una formazione sull’allattamento, ad una doula, ad una consulente professionale in allattamento materno (3) oppure ad una consulente alla pari (4).

In caso si siano già create ragadi, appena viene corretto l’attacco, smetteranno di fare male e guariranno gradualmente, anche se probabilmente continueranno per un po’ ad aprirsi e sanguinare nel caso in cui fossero già molto profonde.
Il capezzolo, se il bambino è posizionato bene, arriva nella sua gola, non viene schiacciato, quindi le ferite non dovrebbero provocare dolore. Il sollievo è immediato.

Per aiutarti nella guarigione delle ragadi, puoi utilizzare una crema studiata appositamente, oppure applicare per qualche ora al giorno dei dischetti d’argento (senza esagerare perché anche quelli permettono il ristagno del latte e la creazione di un ambiente favorevole alla proliferazione dei batteri).

Se le ferite sono superficiali, può essere sufficiente tenere il seno all’aria, magari facendo asciugare sul capezzolo una goccia del tuo latte, che ha proprietà cicatrizzanti e antinfiammatorie. E’ però fondamentale che l’attacco venga corretto, altrimenti non guariranno e anzi peggioreranno.

Dotto ostruito

L’attacco scorretto è in genere la causa anche dell’ostruzione di un dotto lattifero, uno dei condotti che consentono al latte prodotto dalle ghiandole mammarie di arrivare al capezzolo.
Poiché il bambino non succhia in maniera efficace, il seno non viene drenato bene, e questa situazione può provocare l’occlusione di uno o più dotti.

Il dotto ostruito si riconosce perché spesso al tatto si percepisce una sorta di nodulo sottopelle. La zona intorno ad esso in genere è arrossata, a volte gonfia, calda e dolorante, poiché, nel giro di poco tempo, intorno ad un dotto ostruito si crea un’infiammazione che può anche portare ad un innalzamento della temperatura corporea.

Anche in questo caso, la prima cosa da fare è assicurarsi ad ogni poppata che il bambino si attacchi correttamente (vedi il paragrafo precedente), ma anche di non indossare reggiseni con ferretti o cuciture troppo rigide che possono costringere una zona del seno.

Inoltre dovresti:

  • allattare frequentemente, in modo da drenare meglio possibile il seno.
    Se le pause fra una poppata e l’altra sono lunghe (ad esempio perché il bambino dorme a lungo e non vuoi svegliarlo) puoi usare la spremitura manuale o aiutarti con un tiralatte;
  • prima della poppata, ma anche mentre il bambino succhia, massaggiare la zona dolente per far defluire meglio il latte (stessa cosa se decidi di spremerlo a mano o tirarlo meccanicamente);
  • se la zona è infiammata, dopo la poppata applicare un impacco freddo, a meno che non ti dia fastidio;
  • riposare il più possibile. Come accade per tutti gli stati infiammatori, anche in questo caso il tuo corpo ti sta comunicando che necessita di riposo. Con un bimbo piccino può risultare quasi impossibile, ma è importante che invece ti sforzi di farlo, magari quando lui stesso dorme.

Se il dotto è ostruito nel suo punto finale, cioè nel “forellino” da cui esce il latte, si parla di “poro lattifero ostruito”: in questo caso noterai una piccola vescicola piena di latte sul capezzolo.
Per liberare il dotto, puoi ammorbidire la pelle del seno bagnandola con acqua calda (anche facendo una doccia, eventualmente) e sfregando la bollicina bianca con una garza bagnata con poco olio d’oliva. Se la bollicina persiste, è meglio rivolgersi ad un operatore sanitario per la sua rimozione. In genere, però, scoppia: in questo caso, attaccando subito il bambino al seno, il latte defluisce e l’ostruzione viene risolta.

Nel giro di 24/48 ore da quando hai cominciato a trattare il dotto, la situazione deve migliorare visibilmente, anche se la soluzione definitiva del problema potrebbe richiedere ancora alcuni giorni, soprattutto se era già presente un’infiammazione estesa.

Se non si interviene tempestivamente, il dotto ostruito può sfociare in una mastite.

Mastite

Quando un’area del seno diventa molto tesa, gonfia, arrossata, calda e molto dolente, tanto da provocare un innalzamento della temperatura corporea molto significativa (con febbre superiore ai 38,5 gradi), si parla di mastite.

Si tratta di un’infiammazione che normalmente interessa un solo seno, provocata da un mancato svuotamento dei dotti lattiferi e dal successivo ristagno di liquidi.
Se vi è una proliferazione di batteri, si può creare una vera e propria infezione, per la quale però serve una diagnosi medica precisa. In questo caso, sempre ovviamente su prescrizione di un medico, può essere necessario assumere antibiotici o addirittura - nella peggiore delle ipotesi - fare un’incisione per drenare la zona dal pus che si crea.

Anche in questo caso, comunque, è possibile continuare ad allattare. Una mastite non dovrebbe mai causare l’interruzione di un allattamento.

Per evitare di trovarsi in presenza di un’infezione, è importantissimo intervenire prima possibile, in modo che la situazione non degeneri.
Le azioni che si possono mettere in atto non sono molto diverse da quelle che abbiamo già visto nel paragrafo precedente dedicato al dotto ostruito:

  • attacca frequentemente il bambino al seno, in modo che il latte non possa accumularsi nei dotti.
    Se le poppate sono diradate (ad esempio perché il bambino dorme a lungo e non vuoi svegliarlo) puoi pensare di svuotare il seno manualmente o con l’aiuto di un tiralatte;
  • prima e durante la poppata, massaggia la zona interessata per far defluire meglio il latte;
  • dopo aver allattato, applica un impacco freddo per ridurre l’infiammazione;
  • se hai le ragadi, attraverso le quali possono entrare batteri, assicurati di avere sempre le mani molto pulite quando tocchi il seno, lascia le ferite scoperte per la maggior parte del tempo ed evita di applicare dischetti che fanno ristagnare il latte e creano un ambiente favorevole all’infezione;
  • riposa. Concedere al corpo di rallentare il ritmo e ritemprarsi è assolutamente necessario, in questo caso; fa parte del processo di guarigione. Puoi tenere il tuo bambino vicino a te e dormire quando lo fa lui.

Ingorgo

Quando il latte ristagna negli alveoli e nei dotti, ad esempio perché le poppate sono troppo distanziate, può accadere che entrambi i seni diventino gonfi e dolenti e che la temperatura corporea della madre si alzi un pochino (in questo caso non dovrebbe superare i 37,5/38 gradi). 

Il bambino fa fatica ad attaccarsi perché la pelle dell’areola è molto tesa, rendendo ancora più difficile la risoluzione del problema. Attenuare questa tensione diventa quindi una priorità.

Stando stesa sulla schiena, in modo da facilitare l’accumulo dei liquidi verso il torace, puoi premere con le dita sull’areola, intorno ai capezzoli, per alcuni minuti. Appena terminata questa operazione, fai attaccare il bambino, magari dopo aver estratto manualmente un po’ di latte per ammorbidire ulteriormente la zona dell’areola.

Massaggio coi polpastrelli dell'areola infiammata

Dopo la poppata applica un impacco freddo per contrastare l’infiammazione dei tessuti.

Alcune mamme confondono la montata lattea per un ingorgo: in realtà, se il bambino viene attaccato ogni volta che ne manifesta il desiderio e per tutto il tempo che desidera, la montata lattea non dovrebbe portare i seni ad ingorgarsi, anche se effettivamente possono apparire più pesanti e pieni (ma non dovrebbero diventare dolenti e rossi, né provocare febbre).

Candida

Se senti fitte molto dolorose durante le poppate, ma anche a distanza da esse, e sei certa che l’attacco del bambino sia corretto, potresti avere un’infezione da fungo, la cosiddetta “candida” o “mughetto”.

La diagnosi per questa micosi non è semplicissima da fare perché i sintomi possono essere vaghi: l’areola potrebbe essere color salmone (difficile da riconoscere se è naturalmente scura), potresti soffrire di candida vaginale e il bambino potrebbe avere delle macchioline bianche persistenti in bocca che però non provocano dolore.
La diagnosi va effettuata da un medico, che provvederà anche a prescriverti la relativa terapia.

Molto spesso capita che venga scambiato per candida il vasospasmo dovuto ad un attacco scorretto, poiché le fitte provocate da questo disturbo sono molto simili a quelle dovute al fungo.

Vasospasmo

Se il bambino, poppando, comprime con la lingua il seno contro il palato, l’afflusso del sangue al capezzolo viene interrotto. Quando si stacca, il capezzolo esce dalla sua bocca di colore bianco e con la forma schiacciata tipica della punta di un rossetto nuovo. Non appena il sangue può fluire, torna rosso, ma la madre avverte fitte molto intense e pungenti.

Come abbiamo visto per le ragadi e il dotto ostruito, è prioritario fare sì che il bambino si attacchi bene, ma in questo caso è possibile alleviare un pochino il dolore applicando qualcosa di caldo sul seno non appena il bambino si stacca. Senza complicare troppo le cose, basta tenere una pezza di stoffa a portata di mano, scaldarla contro il proprio corpo mentre si allatta e applicarla sul capezzolo appena si finisce, in modo da rendere più graduale lo sbalzo di temperatura e meno “violento” l’afflusso di sangue.

Se soffri della Sindrome di Raynaud, un fenomeno per cui i vasi sanguigni periferici si contraggono in reazione a stimoli esterni (come un brusco passaggio dal caldo al freddo) provocando una riduzione del flusso sanguigno nelle estremità corporee (5), è probabile che allattando tu avverta queste fitte.
Anche in questo caso, sarà comunque utile controllare l’attacco, ma dovrai stare particolarmente attenta ad evitare di allattare in luoghi freddi per ridurre al limite gli sbalzi di temperatura.

 

Per approfondire puoi leggere...

Note Bibliografiche

1 Per approfondire questi temi puoi consultare:
Riordan J, Wanbach K, Breastfeeding and human lactation, Jones & Bartlett, 2015
Lawrence & Lawrence, Breastfeeding - a guide for the medical profession. Elsevier Mosby, 2010
IBFAN Italia, Cosa significa agalattia?

2 Unicef, 10 cose da sapere sull'allattamento.

3 La consulente professionale in allattamento materno è una professionista “specializzata nella gestione clinica dell’allattamento al seno e della lattazione umana”. 
Trattandosi di una figura riconosciuta a livello internazionale, normalmente ci si riferisce ad essa con la dicitura IBCLC, acronimo per International Board Certified Lactation Consultant.
In Italia puoi contattare quella più vicina a te tramite il sito della loro associazione

4 Le consulenti alla pari sono mamme con esperienza di allattamento che hanno ricevuto una formazione secondo le indicazioni OMS/UNICEF e che aiutano - appunto “alla pari” - altre mamme nel loro percorso di allattamento. Molte di loro fanno parte di associazioni che forniscono gratuitamente il loro sostegno.
Trovi l’elenco dei gruppi italiani sul sito del Mami, Movimento Allattamento Materno Italiano.

5 Per un approfondimento su questa condizione clinica puoi consultare questa pagina


Ultimi commenti su Le soluzioni ai problemi più comuni che si incontrano quando si allatta

Recensioni dei clienti

Baristo T.

Recensione del 28/12/2024

Valutazione: 3 / 5

Data di acquisto: 28/12/2024

Credo che le statistiche sulle donne che producono poco latte siano da rivedere tutte. Io conosco ben 15 ragazze, più giovani di me di 20 anni che non hanno potuto allattare e non hanno nessuna patologia. Credo ci sia ben altro dietro questo fatto e di sicuro non sono problemi congeniti o malattie gravi da ridurre al 3 o 5% delle statistiche. È qualcosa in atto, esattamente come il riscaldamento globale, qualcosa da non prendere sottogamba che pian pianino sta minando la società se non addirittura l'esistenza degli esseri umani nel lungo periodo. Molto validi invece gli altri rimedi per piccoli inconvenienti tipici dell'allattamento.

Laura P.

Recensione del 19/02/2024

Valutazione: 4 / 5

Data di acquisto: 19/02/2024

Dato che nel claimer si parlava di situazioni da tiralatte, speravo si accennasse al mio caso, in cui la tetta preferita è in breve diventata enorme a scapito dell'altra. Nonostante avessi notato la crescente differenza, LLL, Ostetrica, IBLC e Osteopata interpretate in sequenza mi dicono che va bene così, e nonostante abbia provato fai da te con il tiralatte non sono riuscita a risolvere, probabilmente perché passati già troppi mesi. È però ancora imbarazzante e disagevole, e continuerà ad esserlo dato che vorrei allattare a lungo. E su questo argomento non trovo aiuto o risorse.

Alessandra S.

Recensione del 19/02/2024

Valutazione: 1 / 5

Data di acquisto: 19/02/2024

Sono d'accordo con l'utente Irene, alla quale va tutta la mia solidarietà. Se mi arrivano altre stupidaggini del genere mi cancello subito dalla newsletter.

Irene M.

Recensione del 19/02/2024

Valutazione: 1 / 5

Data di acquisto: 19/02/2024

Salve, ho letto l'articolo e non il libro, purtroppo faccio parte di quel 5 % o meno di donne che non avevano abbastanza latte. Non avevo alcuna patologia e desideravo allattare piú di ogni altra cosa. Ho messo in atto ogni strategia elencata, ma mi sono arresa quando mi hanno detto che mia figlia stava morendo di fame. Inoltre non accettava un allattamento misto con biberon e seno. Ho dovuto rinunciare per il suo bene e questo articolo non fa altro che farmi sentire inadeguata e diversa. Le cose non sono sempre così semplici e scientifiche come si vuole far credere

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