Allattamento al seno. 10 consigli per cominciare al meglio
Pubblicato
11 mesi fa
Noemi Zucchi
Consulente alla pari in Allattamento e Dottoressa in Comunicazione
I primi giorni di vita del tuo bambino sono decisivi per avviare l’allattamento in modo che sia efficace e duraturo.
Conosci i comportamenti da tenere per cominciare col piede giusto?
Tieni il tuo bambino a contatto pelle a pelle
Immediatamente dopo il parto sarebbe importante che il neonato potesse essere messo a contatto pelle a pelle con la mamma. I benefici di questa pratica, soprattutto se applicata precocemente e con continuità, sono ormai ampiamente riconosciuti. Sappiamo che, appena nato, se messo sul corpo della mamma, un bambino è in grado di “arrampicarsi” fino al seno e cominciare a succhiare autonomamente (fenomeno chiamato breast crowl).
Lo scenario ideale è quello per cui entro 2 ore dal parto il bambino si attacchi al seno e possa fin da subito nutrirsi col colostro, talmente prezioso da essere definito “oro liquido”.
Per tutta una serie di ragioni indipendenti dalla volontà dei genitori, non è sempre possibile che questo accada. In questo caso, è importante che appena possibile si recuperi questo tempo e che la mamma e il neonato possano stare a stretto contatto.
Anche una volta che sono trascorse le prime ore di vita del bambino, per l’avvio e la prosecuzione dell’allattamento è molto importante che madre e bimbo stiano pelle a pelle più a lungo possibile, anche per tante ore al giorno.
Per questo una delle posizioni più utili per l’allattamento nelle prime settimane è quella reclinata (definita tecnicamente biological nurturing), in cui la mamma è semisdraiata comodamente sulla schiena, con collo, spalle e braccia sorrette da cuscini, mentre il bambino è steso su di lei a pancia in giù, in modo da poter arrivare come preferisce al seno. Questa posizione può essere mantenuta per un tempo anche molto lungo e consente ad entrambi di riposare.
Cura l’attacco e assicurati di non avere dolore al seno
Spesso si pensa che l’allattamento al seno all’inizio provochi dolore. Non è vero: l’attacco non deve MAI creare sofferenza, nemmeno all’inizio.
La mamma può avvertire un leggero fastidio nei primi minuti delle prime poppate, ma non dovrebbe arrivare ad avere male. Se c’è dolore, l’attacco non è corretto e va sistemato.
Quando si appresta ad allattare, la mamma può sfiorare le labbra del bambino col capezzolo per fargliele aprire: nel momento in cui saranno spalancate – e solo allora – può fargli scivolare in bocca il seno puntando il capezzolo verso l’alto, e non verso la gola come spesso si è portate a fare.
La bocca del bambino deve essere molto aperta, in modo da poter contenere un’abbondante porzione di seno e non solo la punta del capezzolo. Il labbro superiore non deve essere piegato sotto il seno, ma aperto a coprire buona parte dell’areola, quello inferiore deve essere girato verso il basso.
Quando il bambino ha finito di poppare, il capezzolo dovrebbe uscire dalla sua bocca tondo, non schiacciato assumendo la forma tipica della punta di un rossetto, altrimenti significa che è stato compresso con la lingua o con il palato.
Soprattutto se avverti fastidio o hai notato la comparsa di ragadi (nei primissimi giorni può succedere anche se si sta attenti all’attacco), il seno andrebbe tenuto scoperto o comunque coperto solo da una maglia di cotone.
Creme e unguenti creati appositamente per il trattamento delle ragadi possono essere utili, ma spesso presentano lo svantaggio di dover essere rimossi prima che il bambino si attacchi.
Soprattutto se non hai ferite evidenti, per far cicatrizzare il tessuto, è sufficiente tenere il seno all’aria, magari facendo asciugare sul capezzolo una goccia del tuo latte, che fra le sue preziose peculiarità ha quelle di essere antibatterico e cicatrizzante.
Reggiseni stretti, con ferretti, imbottiture o cuciture rigide andrebbero del tutto evitati perché possono contribuire a creare ingorghi o ostruire dotti.
Dimentica l’orologio
L’idea che i bambini debbano avere degli orari per mangiare e che debba passare un certo numero di ore fra una poppata e l’altra sono legati all’abitudine radicata negli ultimi decenni di riferirsi innanzitutto all’allattamento con latte formulato, che effettivamente richiede uno sforzo superiore per essere digerito.
Il neonato nasce con l’istinto di succhiare al seno e, poiché la produzione di latte si modula sulla base della sua richiesta, è assolutamente fondamentale che possa nutrirsi tutte le volte che vuole, nei primissimi giorni anche ogni ora (sia di giorno che di notte).
Quanto più il seno viene stimolato, tanto prima sarà in grado di produrre la quantità di latte necessaria al bambino. Non è tanto importante che stia attaccato per ore, quanto che si attacchi spesso.
Lo stomaco di un neonato è piccolissimo, e considerando che la digestione del latte materno è praticamente istantanea, è facile comprendere che abbia bisogno di nutrirsi molto spesso.
Anche la durata della poppata non deve avere tempi prestabiliti: ci sono bambini che mangiano molto velocemente, altri che impiegano più tempo, per cui non ha senso stabilire a priori per quanti minuti debbano poppare.
Tendenzialmente nei mesi la suzione diventa più efficace e impiegano sempre meno tempo a nutrirsi, ma anche in questo caso ciascuno ha i suoi ritmi e non esistono regole valide per tutti.
Ricorda che, fra l’altro, un neonato non chiede il seno solo per mangiare, ma anche per farsi coccolare, per avere sollievo, e che tutto questo corrisponde a suoi bisogni specifici: assecondarli non significa affatto viziarli.
Dimentica la bilancia
Purtroppo anche le tabelle di crescita che vengono consultate da molti operatori sanitari che indirettamente si occupano di allattamento (come i pediatri) fanno riferimento agli aumenti di peso che ci si aspetta da un bambino allattato con latte artificiale, per cui le aspettative spesso vengono disattese e tanti genitori sono molto angosciati da questo. Facilmente la mamma si sente incapace di provvedere al suo bambino, se fin dai primi controlli viene messa in discussione la sua competenza nell’alimentarlo.
È invece importante tenere sempre a mente che il tuo bambino non è un numero che deve rientrare in una tabella o un grafico, ma un individuo assolutamente unico, che ha caratteristiche uniche e che crescerà secondo una curva unica, la sua.
Giusto per avere punti di riferimento ufficiali e autorevoli, secondo le più aggiornate indicazioni dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, un bambino allattato al seno dovrebbe crescere da 170 a 330 g alla settimana per i primi 2 mesi, da 110 a 220 g dai 2 ai 4 mesi, da 70 a 140 g fra i 4 e i 6, da 40 a 110 g dai 6 ai 12.
L’ampia forbice fra i pesi ritenuti normali serve proprio a preservare le attese differenze individuali, per cui un bambino che nasce di 3,2 kg ad un mese potrebbe pesare 4,5 kg come 3,8 e sarebbe comunque considerato sano.
Ovviamente fare dei controlli distanziati nel tempo è legittimo, ma senza farsi ossessionare dai numeri.
Nei primissimi tempi, fra l’altro, è molto difficile ottenere indicazioni precise e significative del peso di un neonato, in primis perché cala fisiologicamente e ricomincia a salire solamente dopo 3-5 giorni dalla nascita, ma anche perché la variazione che verrebbe registrata sarebbe minima (parliamo di pochi grammi al giorno), tanto più che si tende ad usare bilance diverse (ad esempio quella dell’ospedale, poi quella del pediatra alla prima visita, poi eventualmente una che si ha in casa) e fare confronti diventa impossibile.
Il consiglio relativo alla “doppia pesata”, che ancora troppe mamme ricevono – quello che prevede che si pesi un bambino prima e dopo ciascuna poppata per calcolare la quantità di latte ingerita – non ha senso alla luce delle scoperte scientifiche più aggiornate (oltre che del buon senso), in quanto a priori non è nota la quantità di latte che serve ad un neonato per crescere correttamente, ma anche perché doverlo pesare continuamente, magari svegliandolo, crea nella madre uno stato di ansia che è controproducente alla stessa produzione di latte.
Ovviamente nel caso in cui un bambino sia nato pre-termine, sottopeso o con determinate patologie, sarà il neonatologo stesso a dare indicazioni diverse alla madre e probabilmente occorrerà monitorare maggiormente alcuni parametri, fra cui il peso.
Se invece parliamo di un bambino nato a termine, normopeso e senza problematiche particolari, la sua osservazione fornisce elementi decisamente più significativi rispetto all’ago della bilancia.
Controlla i pannolini
Il primo giorno di vita il bambino deve bagnare di pipì almeno un pannolino nell’arco delle 24 ore, a 2 giorni 2 pannolini, a 3 giorni 3 e così via fino a 6, dopo di che, fino a che verrà allattato esclusivamente al seno, rimarranno 6 al giorno (qualcuno in più se si usano pannolini di stoffa che richiedono cambi più frequenti).
Un neonato dovrebbe anche espellere feci quotidianamente: nelle prime 24/48 ore viene prodotto il meconio, una sostanza di colore scuro costituita da tutto ciò che il feto ha ingerito nel corso della sua vita intrauterina (liquido amniotico, muco, bile). Successivamente il colore e la consistenza delle feci cambiano completamente, diventano più chiare e morbide.
Un bambino allattato al seno può scaricare anche ad ogni poppata, oppure non evacuare per diversi giorni, e rientrerebbe comunque nella normalità.
Per questo motivo si preferisce dare l’indicazione relativa ai pannolini bagnati di pipì che invece non possono mancare.
Evita ciucci e biberon per almeno 40 giorni
Come già accennato, i bambini nascono con l’istinto di succhiare, visto che devono stimolare il seno della mamma a produrre latte. Per loro, però, si tratta di un’azione che richiede tanta energia e può essere molto stancante, soprattutto per quelli che nascono pre-termine, hanno un peso tendente al basso o sono sonnolenti. Può quindi succedere che un neonato a cui viene offerto il ciuccio si addormenti senza aver mangiato, con il duplice effetto negativo di non aver ingerito il cibo necessario per la sua crescita e non aver stimolato la produzione del latte nella madre.
Le tettarelle dei biberon, invece, possono interferire con l’allattamento in quanto, prevedendo un attacco molto diverso rispetto a quello al seno, possono abituare il bambino a succhiare senza aprire bene la bocca e senza dover fare alcuno "sforzo", con la possibile conseguenza di reiterare questo comportamento nel momento in cui vengono attaccati al seno.
Per questo, anche quando sia necessario fare integrazioni con latte tirato o formulato, è sempre preferibile usare altri sistemi per l’alimentazione, come la siringa senza ago, il cucchiaino o il bicchierino.
Mangia in maniera equilibrata
Molto spesso le mamme si chiedono cosa possono mangiare durante l’allattamento e se esistono cibi da evitare.
A dispetto delle tante credenze popolari che si sono diffuse su quest’argomento e che qualcuno sicuramente ti avrà propinato, in realtà non esistono alimenti sconsigliati o che devi eliminare dalla tua dieta.
È vero che il cibo ingerito dalla madre determina in una certa misura il sapore del suo latte, così come già aromatizzava il liquido amniotico che il bambino ingeriva mentre era nell’utero, ma questo non rappresenta affatto un problema per lui, anzi lo abitua fin da subito ai gusti tipici della cucina di casa, anche se questi dovessero comprendere spezie, cipolla, aglio, cavoli, broccoli o qualsiasi cibo dovessero averti detto di evitare.
Vanno invece limitati caffè e alcolici: caffeina e alcol passano dal sangue al latte, e naturalmente si tratta di sostanze che il neonato non è in grado di metabolizzare e che quindi possono diventare molto nocive per lui.
In generale è senz’altro opportuno che la mamma abbia un’alimentazione equilibrata e varia, in modo da rimanere in salute.
Riposa quando riposa il tuo bambino
Siccome i neonati non hanno ritmi di sonno fissi e prevedibili (e, nel caso ti stessi illudendo del contrario, moltissimi di loro non li avranno per ancora molto tempo), è importante che tu riesca a riposarti quando anche il tuo bambino si riposa, indipendentemente dall’orario.
Dormendo vicino al tuo bambino, i vostri cicli di sonno tenderanno a regolarsi l'uno sulla base dell'altro, per cui, se decidi di assecondare questa naturale pulsione a dormire vicino a lui, scoprirai di riuscire a farlo ad orari impensabili e per un tempo probabilmente limitato ma comunque necessario per recuperare le energie.
Anche per assicurarti che la tua produzione di latte sia ottimale, il riposo è assolutamente fondamentale. Così come per risolvere i piccoli problemi che possono verificarsi (ingorghi, dotti ostruiti). Non sottovalutare mai, soprattutto in questa fase così particolare della tua vita, l’effetto che un sonnellino può avere sulla tua salute.
Anche per questo, la posizione semisdraiata che ti consente di stare comoda anche per ore, allattare e riposare è assolutamente da prediligere nella fase del tuo puerpuerio.
Fatti aiutare nelle faccende domestiche
Nei primi giorni di vita del tuo bambino, difficilmente potrai delegare tutte le attività legate alla sua cura, ma rimangono tante mansioni per cui puoi farti aiutare e che in questo momento non dovrebbero in ogni caso essere una priorità per te.
Non ci crederai, ma anche la suocera più antipatica può diventare un alleato prezioso (se riesci a distrarla dalla sua principale occupazione che consisterà probabilmente nel criticarti e spiegarti come dovresti accudire tuo figlio).
I piatti e i pavimenti possono rimanere sporchi, i panni possono rimanere stropicciati, per un po’ si può mangiare cibo confezionato o da asporto (ancora meglio se sei riuscita preventivamente a riempire il freezer con alimenti già pronti), ma il tuo bambino non può fare a meno di te e tu non puoi fare a meno di riposare.
Se hai qualcuno che si può occupare di tutto il resto, delega (le superdonne esistono solo nei fumetti e nei film... e spesso sono pure antipatiche).
Osserva il tuo bambino e comincia a conoscerlo
La fase del puerpuerio è una fase delicatissima, in cui è necessario riprendersi – non solo fisicamente – dal parto, in cui gli ormoni giocano un ruolo importante e ci fanno vivere sensazioni insolite e spesso inattese. E’ finalmente nato il tuo bambino, ma sei nata anche tu come madre, ed è una cosa alla quale difficilmente si può essere preparate, anche se hai seguito mille corsi pre-parto e sei la donna più organizzata del mondo.
Prenditi tempo per osservare il tuo bambino, impararne a riconoscere i segnali. Avete appena cominciato un viaggio insieme che sarà lunghissimo, e bellissimo, entusiasmante, e faticoso, emozionante, probabilmente l’esperienza più importante che potrai mai fare. Soprattutto, rallenta.
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Bibliografia
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