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Yoga, social e pandemia

Pubblicato 4 anni fa

Intervista a Riccardo Cavallini alias Hedera__Yoga, insegnante di Yoga

Riccardo Cavallini, meglio conosciuto come Hedera__Yoga (su Instagram) è Insegnante Yoga RYT - 250 e condivide la sua passione per questa meravigliosa disciplina sui social.

In questa intervista Riccardo ci racconta il suo viaggio alla scoperta dello Yoga, l'approccio coi social, i consigli per praticare da casa e come evolvere nello yoga.

Riccardo è preparato, puntuale e appassionato, vi conquisterà!
 
 

Indice dei contenuti:

I social hanno avuto il merito di far conoscere ancora di più lo Yoga e di permettere a molte persone di avvicinarsi a questa antica e meravigliosa disciplina, ma hanno anche causato una sorta di vetrina e spettacolarizzazione della pratica, cosa ne pensi?

Quando mi sono avvicinato alla pratica, è successo proprio grazie ad alcuni video trovati su YouTube: ricordo di aver visto Laruga Glaser ripresa da Alessandro Sigismondi e aver pensato “voglio riuscirci anche io” e così ho iniziato a studiare la prima serie di Ashtanga Yoga con il supporto di video e piattaforme dedicate.

E’ stata una scoperta incredibile, ero elettrizzato. Lentamente ho iniziato a guardare oltre all’apparenza del mio corpo: la meraviglia era nel scoprire una potenzialità sopita che iniziava a risvegliarsi.

Mi alzavo alle 6 di mattina per praticare su un tappetino che scivolava da tutte le parti, mi informavo moltissimo e cercavo di praticare nel modo più sicuro possibile documentandomi anche sugli aspetti più tecnici riguardanti l’anatomia, la biomeccanica, gli allineamenti (tutti aspetti che ho approfondito circa tre anni dopo durante un Teacher Training).

Inizialmente guardavo con diffidenza gli altri stili, ma con la frequenza delle lezioni all’interno di uno studio di yoga ho abbandonato queste convinzioni piuttosto rigide e ho iniziato a sperimentare e ad apprezzare altri approcci e stili che continuo a praticare e ad integrare nella mia pratica personale e di insegnamento. 

Ma, tornando ai miei primissimi passi nella pratica, all’epoca (era il 2016), non avevo ancora idea di quanto i social potessero essere un mezzo così potente di esposizione del mondo dello yoga. Quando ho iniziato ad utilizzare Instagram come diario di bordo del mio viaggio nella pratica ho scoperto che mondo si apre digitando #yoga, ci sono talmente tanti contenuti che  diventa quasi difficile orientarsi nelle migliaia di foto di posizioni che appaiono sullo schermo.

Certamente l’immediatezza di fruizione che contraddistingue questo social ha ricoperto un ruolo trainante nella diffusione della cultura del wellness e ha consentito a tantissime persone di familiarizzare con la disciplina dello yoga, ma questa esposizione massiva può contribuire al misunderstaning che vede lo yoga assumere la connotazione di un allenamento puramente fisico in cui si assumono posizioni a volte al limite del contorsionismo, indossando un certo outfit, su un determinato tappetino.

Purtroppo, a volte, il contenuto ha più a che fare con l’estetica che con altro. Quello che è il sostrato culturale, filosofico passa in secondo piano e allo stesso modo gli aspetti più profondi della pratica faticano a trovare un’espressione immediata

Riccardo Cavallini yoga

Cosa possono fare insegnanti e influencer in merito?

Questo discorso può sembrare una contraddizione da chi, come me, usa moltissimo il canale social, tuttavia quando ho iniziato a postare foto della mia pratica non avevo props, tappetini particolari o quello che può essere definito un abbigliamento yoga. Tutto questo è arrivato perché funzionale alla mia pratica, non all’estetica delle foto da pubblicare e questo vale sicuramente per molti e molte altre.

L’intenzione che mi ha mosso non è stata quella di accalappiare followers, ma di condividere quella che per me era stata una scoperta.

Credo che sia fondamentale ricordare a chi ci segue da dove siamo partiti, quale scintilla ci ha mosso quando abbiamo iniziato, così come è necessario ricordare che chiudere una posa non è l’obiettivo e, perché no, ogni tanto mostrare anche quello c’è dietro: tanti tentativi e a volte tante ... cadute!

Rendere i contenuti più reali, mostrare quello che si nasconde dietro ad una foto, a mio parere, aiuta noi ad abbandonare un’idea e una ricerca di perfezione e fa sentire chi approccia la pratica un po’ meno intimidito. La fiducia in se stessi e nelle proprie capacità è un campo minato e credo sia giusto interrogarci sul messaggio che veicoliamo, sulla rappresentazione della pratica che emerge dai nostri contenuti.

Mi capita spesso di ricevere messaggi in cui mi dicono:

  • vorrei fare yoga, ma non sono flessibile
  • vorrei fare quello che fai tu, ma non ci riuscirei mai
  • vorrei proprio provare, ma sono un pezzo di legno

Questo è indicativo della percezione che si crea attorno alla pratica degli asana. Quello che cerco di comunicare  è che quello che mostro è solo una parte della mia pratica e che tutti e tutte possono intraprendere questo viaggio:


non esistono prerequisiti fisici o morali per srotolare il tappetino!


Come veicolare i messaggi in modo consapevole?

Consapevolezza fa rima con autenticità? Mi piace pensarlo.

Mettere in campo noi stessi con le nostre contraddizioni, paure, piccoli e grandi tormenti del quotidiano, ma anche gioie e vittorie, accorcia le distanze e ci rende riconoscibili nel senso più empatico del termine.

Partire da noi, senza voler essere qualcosa che non siamo. Cercare di trasmettere la nostra verità, quello che abbiamo imparato e sperimentato nel nostro percorso.

Questo credo sia un buon punto di partenza per trasmettere un messaggio consapevole e autentico; dire “Hey, vedi questa posizione? Sono rimasto in equilibrio una frazione di secondo, ma grazie al frame del video sembra tenuta perfettamente. Non credere a tutto quello che vedi”. 

Uscire da quell’aura un po’ mistica che a volte ci viene attribuita e riportare tutto a un piano più concreto in cui gli altri si   riconoscono, non trovo niente di male nell’esplicitare che una determinata posizione non mi piace o che mi sono dovuto trascinare sul tappetino quando avrei preferito poltrire a letto davanti a una serie tv.

Riccardo hedera__yoga

Possiamo pubblicare contenuti per coinvolgere, informare attingendo anche dal nostro percorso di formazione che può trovare varie modalità di espressione: la foto di una posizione può essere il supporto per una spiegazione più dettagliata della posa stessa (con riferimenti ad anatomia, allineamenti, aspetti energetici etc) o può essere, come vedo fare da praticanti e insegnanti più o meno conosciuti, un’occasione per far conoscere argomenti strettamente connessi alla pratica come la mitologia e la filosofia, la meditazione, le tecniche di respirazione per citarne alcuni.


In questo modo si esce da quell’equazione per cui lo yoga equivale ad una performance.


Molti in questo periodo si sono avvicinati allo yoga grazie alle pratiche online, è possibile praticare solo da autodidatta?

Qualcuno ha detto che non esiste un praticante di yoga autodidatta, in quanto chi si approccia alla pratica, anche se lo fa in autonomia, fa sempre riferimento ad una fonte che sia un video, un libro, un sito dedicato. 

Per molto tempo mi sono definito un autodidatta, ma mi trovo d’accordo con questa affermazione: c’è sempre una guida fisica o virtuale. Durante la pandemia ci si è resi conto di quanto la salute fisica, mentale e spirituale siano fondamentali e per nulla scontate e la diffusione delle lezioni online ha permesso a tantissime persone di fronteggiare gli stati d’animo negativi derivati da questa situazione pesantissima.

Credo sia stata una grande possibilità, una fortuna nella tragedia, per chi ha deciso di avvicinarsi a questa disciplina, per chi già praticava e ha potuto studiare con diversi insegnanti da tutte le parti del mondo e per gli insegnanti stessi che hanno continuato a insegnare a vecchi e nuovi studenti. 

Con i video e le app la difficoltà è mantenere la motivazione costante; al contrario la lezione online con l’insegnante che saluta all’inizio e alla fine, corregge, sprona durante la lezione fa sentire partecipi in prima persona e questo coinvolgimento diretto è una forte motivazione a ritornare a lezione, anche se davanti ad uno schermo. 

riccardo hedera__yoga

Quello che manca in questo caso è sicuramente l’energia e la connessione che si crea con il gruppo durante una lezione in studio, ma credo che dopo quest’esperienza molti valuteranno l’idea di mantenere una modalità “ibrida” che dal mio punto di vista funziona per gli studenti, perché possono organizzarsi, ottimizzare i tempi e praticare online con insegnanti da ogni parte del mondo, e per gli insegnanti  perché possono raggiungere gli allievi più lontani e sfruttare l’occhio della videocamera per correggere in modo più accurato. 

Da insegnante ho trovato inoltre l’esperienza delle lezioni online molto utile per esercitare e affinare tutte le abilità legate al cueing verbale

Cosa consigli a chi pratica da solo a casa?

A chi pratica da solo a casa mi sento di dare questi consigli molto semplici, ma secondo me efficaci:

  1. Scegliere lo Spazio: designare uno spazio dedicato alla pratica e allestirlo.
  2. Scegliere il Tempo: scegliere i giorni ed orari in cui si intende praticare, potete anche segnarveli sull’agenda, sul calendario, sul tablet dove annotate anche gli altri impegni della giornata se pensate che vi possa aiutare a mantenere l’impegno. In questo modo la pratica diventerà una parte integrante della vostra giornata, un’abitudine consolidata che non avrete più bisogno di spuntare dai mille impegni. A proposito di impegni: siate aperti agli imprevisti, allo stravolgimento e al riadattamento dei vostri piani.
  3. Se praticate da soli ascoltate sempre il vostro corpo, se un giorno la pratica consiste solo nei saluti al sole... va benissimo. Fate quello che il corpo vi richiede senza giudizi o sensi di colpa.
  4. Riposate! So che soprattutto all’inizio si vorrebbe praticare tutti i giorni e più volte al giorno, ma così come decidete i giorni di pratica, fate lo stesso con i giorni di riposo. Date al corpo il tempo di rigenerarsi. 

A chi si avvicina alla pratica per la prima volta online rivolgo lo stesso consiglio che do a chi cerca una scuola di yoga: provare. Spulciate tra le lezioni delle scuole online, provate vari stili e praticate con il maggior numero di insegnanti, siate curiosi e date possibilità anche a quegli stili che vi sembrano lontani da voi...


E quando ne avrete la possibilità raggiungete i vostri insegnanti dal vivo!


Per evolvere nella pratica è necessario di praticare dal vivo in uno studio?

Tradizionalmente si praticava sotto la guida di un Maestro, quindi possiamo dire che questo tipo di relazione è parte integrante della pratica e del percorso yogico. 

Basandomi sulla mia esperienza personale posso affermare che uno sguardo esterno è necessario per farci progredire e per manifestare quello che ai nostri occhi ancora è velato.

Quando ho iniziato a frequentare le lezioni in studio ho corretto abitudini sbagliate assunte nel tempo e ho scoperto davvero un mondo nuovo: affidarmi alla guida degli insegnanti mi ha aiutato ad attenuare la paura del confronto con gli altri e ad accettare con più serenità i momenti in cui sbaglio; ho capito che nessuno mi chiede di essere perfetto e che certi standard esistono solo nella mia mente.

Adesso salgo sul tappetino con curiosità e più indulgenza verso me stesso. Provo ad osservare cosa mi riserva la pratica cercando di lasciar andare tutti quei giudizi e criticismi che spesso fanno da lente di ingrandimento. Ogni volta è un’esperienza diversa e alterno giorni in cui torno a quella pratica silenziosa e solitaria ad altri in cui stacco i pensieri e mi lascio guidare per scardinare quegli automatismi che si instaurano e che, come dice una mia insegnante, ci fanno praticare col pilota automatico. 

riccardo hedera__yoga


Ultimo commento su Yoga, social e pandemia

Recensioni dei clienti

Lia M.

Recensione del 17/03/2025

Valutazione: 5 / 5

Data di acquisto: 17/03/2025

Un'intervista molto dettagliata e che tocca temi dello yoga che nessuno valuta. Da una parte è proprio grazie ai social che ci si decide a praticarlo, dall'altra, alcuni, lo hanno un po' "spettacolarizzato" troppo. Nulla però che rovini tale profonda disciplina

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