Verdure fermentate contro il COVID-19?
Pubblicato
4 anni fa
Flavio Sacco
Biologo, fermentatore, autore e divulgatore
Un recente lavoro scientifico solleva il problema della scarsa prevenzione attraverso l’alimentazione
Informare e divulgare richiede tempo
Viviamo periodi in cui è molto difficile avere una visione ampia e consapevole di quello che succede ed essere informati. Si tratta spesso e volentieri di informazioni veloci, “di consumo”, diffuse principalmente attraverso i mass media che ci portano ad avere una visione molto limitata e parziale del tutto.
Per questo motivo, ho iniziato a divulgare le informazioni a cui attingo mentre mi informo autonomamente. Dico “divulgare” perché cerco sempre di rendere fruibili informazioni relative ad articoli scientifici spesso difficili da leggere e anche da trovare, e perché cerco di non dare mai un’interpretazione di parte a quello che scrivo, o almeno mi limito a qualche riflessione. Qui ho l’occasione di “divulgare” un articolo che avrei voluto vedere divulgato nella maggior parte dei canali di comunicazione, anche se ammetto di essere di parte vista la mia passione per gli alimenti fermentati!
N.B.: Riporto di seguito quello che viene descritto nell’articolo cercando di dare una visione più oggettiva possibile ed evitando di trattare argomenti che esulano dall’articolo stesso.
I riferimenti
L’articolo di cui parlo è: “Cabbage and fermented vegetables: From death rate heterogeneity in countries to candidates for mitigation strategies of severe COVID‐19”, pubblicato a inizio agosto. Più o meno la traduzione sarebbe: “Cavolo e verdure fermentate: dall’eterogeneità dei tassi di mortalità nei differenti Paesi a candidati per strategie di mitigazione di COVID-19”. Riportando sul web il titolo preciso dell’articolo non avrete difficoltà nel trovarlo e scaricarlo.
La prima domanda da farsi è: l’articolo è affidabile? Senza noiosi approfondimenti vi dico di sì. E’ stato pubblicato su una rivista scientifica molto importante “Allergy: European Journal of Allergy and Clinical Immunology” ed è il lavoro congiunto di 17 Istituti di ricerca di diversi Paesi.
Dall’osservazione all’ipotesi
L’articolo inizia analizzando vari dati sulla mortalità da COVID-19 e trova delle discrepanze nei tassi fra vari Paesi ed aree geografiche. Pur essendoci tantissime variabili in gioco, è improbabile che queste differenze derivino semplicemente dalle diverse modalità di raccogliere i dati.
Da qui, parte un’ipotesi: testare statisticamente se la bassa mortalità è in qualche modo collegata a qualche fattore comportamentale, fra cui viene individuata l’alimentazione e in particolare gli alimenti fermentati.
Gli autori mettono in relazione il consumo medio pro-capite dei differenti alimenti fermentati e i tassi di mortalità e rilevano una correlazione significativa sia fra cavolo che verdure fermentate e tassi di mortalità.
In particolare viene rilevata una diminuzione del tasso di mortalità del 35,4% per ogni grammo in più di verdure fermentate consumate al giorno, sulla media nazionale.
Facendo un esempio teorico (molto forzato), se mediamente in quel Paese si passa da 100 a 101gr di verdure fermentate consumate al giorno a persona, il tasso di mortalità potrebbe scendere di un terzo.
L’incremento totale non è poco: prendendo come esempio l’Italia, che ha 60 milioni di abitanti, significherebbe che con un incremento medio di 1gr a persona, verrebbero consumate 60 tonnellate di verdure fermentate in più al giorno. Evidentemente deve esserci una cultura diffusa degli alimenti fermentati per avere questi consumi.
Altri parametri interessanti che hanno un effetto sul tasso di mortalità sono il consumo di cavolo cappuccio e la lunghezza della filiera alimentare. Più cavolo cappuccio si consuma e più è corta la filiera in quella popolazione, minore sarà il tasso di mortalità. I cibi che stra-processati che seguono una filiera molto lunga non sembrano aiutare…
In questo schema preso dall’articolo, l’autore riporta le variabili relative alla dieta che influenzerebbero il tasso di mortalità. Si vede che, a parità di tutte le altre misure, riducono la mortalità, in ordine di importanza: filiera alimentare corta, dieta mediterranea, consumo di cavolo cappuccio e verdure fermentate.
Cosa potrebbero avere di così efficace le verdure fermentate?
Nello studio, dopo aver individuato nelle verdure fermentate una variabile che influenza il tasso di mortalità, si cerca di comprenderne le motivazioni. Principalmente si imputa ai microrganismi presenti nelle verdure fermentate e alla composizione di alcune verdure stesse (e.g. cavolo cappuccio e cetriolo) di avere un effetto significativo sulla produzione di antiossidanti. Gli antiossidanti, a loro volta, sarebbero un potente alleato contro l’infezione.
Oltre a questo, le verdure fermentate vengono anche legate alla salute del nostro microbiota intestinale, da cui dipende l’insorgenza di molte malattie croniche. Non è mistero che chi soffre di queste malattie sia più a rischio.
Quindi qualcosa si potrebbe fare in più nel quotidiano?
L’articolo non ci racconta di una formula magica che risolverà tutti i nostri problemi in un batter d’occhio. Piuttosto, usa il caso studio delle verdure fermentate per raccontare un problema culturale diffuso nel mondo occidentale. Ovvero, si fa poco o nulla per prevenire le malattie, per rimanere in salute, soprattutto lavorando sull’alimentazione.
Inoltre, questo articolo sottolinea come non vengano praticamente mai intraprese delle azioni “massive” per promuovere un’alimentazione sana.
Lo vediamo anche noi nel nostro quotidiano, tutte le soluzioni promosse sia dagli Organi Istituzionali che quelli di comunicazione non sono di certo focalizzate sul cibo. Possibile che si parli ancora così poco di quanto è importante l’alimentazione nella prevenzione?
Certo, non mi aspetto che domani il Ministro della Salute vada in televisione a reti unificate a dire di mangiare verdure fermentate (ma poi perché non dovrebbe visto questo studio?), però qualche accenno in più anche sui mass media mi piacerebbe vederlo.
Il motivo di tanta disattenzione verso una forma di prevenzione tanto efficace quanto semplice da implementare non lo conosco, ma per fortuna esistono siti come questo che ospitano un’informazioni più ampia e danno sicuramente una mano. Sul sito trovate articoli per preparavi a casa verdure fermentate, potrebbe essere l’occasione giusta per iniziare.
Vorrei solo aggiungere che questo articolo non è contro qualcosa o qualcuno, ma è pro la diffusione di un’alimentazione sana che vale esattamente quanto il resto.
Buone verdure fermentate!
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