Vai al contenuto principale Vai al footer

  +39 0547 346317
Assistenza dal Lunedì al Venerdì dalle 8 alle 12 e dalle 14 alle 18, Sabato dalle 8 alle 12

Qual è l’impatto sulla salute della moda mordi e fuggi (fast fashion)?

Articolo sponsorizzato

Pubblicato 1 anno fa

Abiti e tessuti sintetici, microplastiche e inquinamento ambientale: la moda fa ammalare?

La salute è data dalla somma di tante cose che compiamo ogni giorno: e se fra queste ci fosse anche il tipo di abiti e di tessuti che indossiamo e che abbiamo nelle nostre case? Cosa comporta lo stare a contatto con materiali sintetici che rilasciano microplastiche non solo nell’acqua ma anche nell’aria che respiriamo e ingeriamo? La Plastic Soup Foundation ha tentato di fare il punto per chiarire quali possono essere i rischi della dilagante tendenza a utilizzare tessuti sintetici, analizzando i dati degli studi condotti in tutto il mondo e mettendo in guardia sui possibili effetti collaterali sulla salute. 

Indice dei contenuti:

Un mondo di microplastica

Se avete la fortuna di avere in casa lenzuoli, asciugamani e abiti delle vostre nonne, vi sarete resi conto che, nonostante l’uso e i lavaggi, resistono al passare del tempo. Quello del tessile è infatti uno dei settori più antichi a cui l’uomo si è dedicato, con la creazione di abiti e tessuti per la casa naturali e duraturi. Negli ultimi 20-30 anni, però, qualcosa si è modificato, sebbene il settore sia ancora in continua crescita ed espansione: solo nel 2000 sono stati prodotti 50 miliardi di nuovi capi d’abbigliamento; cifra raddoppiata a quasi 20 anni di distanza. Ogni anno vengono prodotti globalmente 100 miliardi di nuovi capi d’abbigliamento che corrispondono a quasi 14 capi per ogni persona sul pianeta1. 

Ad essere stato sensibilmente modificato – e in negativo – è il ciclo di vita e di utilizzo dei tessuti più usati oggi, che è diminuito del 50% rispetto a 15 anni fa, costringendo il consumatore medio ad acquistare il 60% in più di capi d’abbigliamento all’anno. La fast fashion, o moda “mordi e fuggi” ha fatto sì che possiamo acquistare più abiti a prezzi più bassi ma di qualità inferiore. I materiali e le fibre naturali – cotone, lino, pelli animali, canapa ecc. – sono stati soppiantati da materiali sintetici, più veloci da lavare, resistenti alle macchie e senza necessità di essere stirati: ormai oltre i due terzi dei materiali utilizzati dalle aziende di abbigliamento e tessili di tutto il mondo sono fatti con materiali sintetici (poliestere, nylon, acrilico). Fra questi, la fibra più utilizzata è il poliestere, che nel 2020 vantava un volume di produzione di 57 milioni di tonnellate (coprendo il 52% del mercato globale delle fibre), contro un 5% di poliammide o nylon. Si prevede che entro il 2030 la domanda globale di fibre raggiungerà le 135 milioni di tonnellate annue, con oltre il 75% costituito da materiali sintetici2. 

A parte un ciclo di utilizzo molto più breve, le fibre sintetiche sono responsabili dell’immissione nell’aria e nei mari di microplastiche, che comportano seri problemi legati:

  • all’inquinamento ambientale. La produzione massiccia di tessuti sintetici a basso costo è causa dell’inquinamento ambientale dell’acqua — che viene contaminata tramite il rilascio di sostanze chimiche tossiche, sia durante la fase di produzione sia nei lavaggi casalinghi — dell’emissione di gas serra, dell’inquinamento del suolo e del degrado delle foreste pluviali; 
  • alla nostra salute. Le fibre di microplastica possono essere respirate, ingerite e inalate, con conseguenze sulla salute di adulti e bambini. 

Quando questi capi vengono realizzati, utilizzati o lavati rilasciano fibre microplastiche nell’aria che respiriamo e si depositano nell’acqua e nel cibo che beviamo e mangiamo: ogni anno, nove milioni di tonnellate di plastica finiscono nell’oceano; la loro presenza è talmente diffusa da avere contaminato persino il Polo Nord3.

Nelle nostre case non va affatto meglio, dato che si ritiene che qui le microplastiche possono arrivare a una concentrazione del 30%. Diventano visibili, ad esempio, quando un raggio di luce si riflette sulle particelle e nell’aria vediamo “volare” corpuscoli minuscoli, che vengono rilasciati da vestiti, tendaggi e mobili.  

Se da tempo sappiamo degli effetti negativi di questi tessuti sulla salute ambientale, più difficile è stabilire quali sono gli effetti sulla salute umana, sebbene i  primi allarmi, inascoltati e sottovalutati, sulle conseguenze che queste fibre sintetiche e volatili possano avere sono stati lanciati oltre 20 anni fa. Nel rapporto “The State of Global Air”, l’Health Effects Institute (un’organizzazione americana di ricerca indipendente) sostiene che «L’inquinamento dell’aria, composto da particelle ambientali di dimensioni inferiori a 2,5 micron, ozono e inquinamento domestico dell’aria, è un fattore di rischio sempre più importante che contribuisce alla morte e alla disabilità in tutto il mondo. Nel 2019, l’inquinamento dell’aria si è classificato al 4° posto tra i principali fattori di rischio di mortalità a livello globale, causando quasi 6,75 milioni di morti premature e la perdita di 213 milioni di anni di vita sana»4.

Cosa succede quando veniamo a contatto con le microplastiche

Il livello di tossicità e gli effetti delle fibre microplastiche sugli esseri umani dipendono dal quantitativo (espresso sia in numero di particelle che in peso), dalla lunghezza e dal diametro, dal tasso di deposito, dalla durata delle fibre e dalla funzionalità del sistema immunitario umano (misurato attraverso il grado di infiammazione causato). 

Il modo più comune di venire a contatto con tali sostanze è attraverso l’inalazione. Una volta inalate, le fibre sintetiche possono penetrare fin nei polmoni e causare infiammazione cronica: la presenza di microplastiche nell’organismo attiva i macrofagi, le cellule responsabili dell’eliminazione di microrganismi indesiderati. Tali cellule, che sono specializzate nell’eliminazione di virus e batteri, non dispongono degli strumenti per poter degradare le particelle di plastica: la loro permanenza innesca una infiammazione che rischia di diventare cronica5. L’infiammazione cronica di basso grado è ormai ritenuta la principale causa di malattie come cancro, malattie cardiache, asma e diabete. Oltre a ciò, tali fibre possono potenzialmente “contaminare” anche altri organi, come fegato, cuore, reni, cervello e persino il feto nel grembo durante la gravidanza.

L’inalazione avviene sia quando siamo all’aperto che all’interno di case e uffici: nonostante sia ancora difficile stabilire quante microplastiche effettivamente l’uomo inali e ingerisca e non ci sia un dato massimo oltre il quale tale dato diventa rischioso per la salute, secondo la Plastic Soup Foundation un uomo in media potrebbe potenzialmente inalare fino a 272 micro- e nano-plastiche al giorno. La stessa Fondazione ritiene verosimile che i bambini sotto l’anno di età inalino il doppio delle fibre sintetiche e ne ingeriscano dodici volte di più rispetto agli adulti, data la loro abitudine di portarsi le mani alla bocca. 

Quando vengono ingerite (il 15% del cibo che mangiamo contiene microplastiche)6 tali sostanze causano infiammazione intestinale, stress ossidativo, aumento della permeabilità della mucosa intestinale, alterazione della flora batterica intestinale o microbiota, e altri disturbi che indeboliscono la funzionalità intestinale. Proprio la connessione fra infiammazione intestinale, come nel caso del morbo di Crohn e di colite ulcerosa, e microplastiche (nylon) è forse quella più acclarata: uno studio ha esaminato alcuni pazienti affetti da malattia infiammatoria cronica intestinale (IBD) in relazione all’esposizione alle nanoparticelle di plastica attraverso alimenti, lavoro e stile di vita7. Di tutti i tipi di nanoparticelle di plastica presenti nelle feci dei pazienti oltre un terzo era costituito da fibre, e i pazienti con un’alta esposizione alla polvere avevano concentrazioni significativamente più elevate di fibre nelle feci. Gli studiosi hanno riscontrato che le concentrazioni di nanoparticelle di plastica nelle feci erano correlate alla gravità delle due forme più comuni di IBD (morbo di Crohn e rettocolite ulcerosa). Le fibre di nylon erano il secondo tipo di fibra più presente, probabilmente provenienti da tessuti sintetici. Gli autori dello studio ritengono che il deposito di fibre nell’aria potrebbe contribuire alla loro ingestione, favorendo l’accumulo nel tratto gastrointestinale.

È stato anche ipotizzato che dal tratto gastrointestinale tali particelle possano entrare nel circolo sanguigno e raggiungere altri tessuti, come la placenta o anche il cervello, provocando altre infiammazioni e patologie.

Al momento non è possibile quantificare quali e quanti danni il contatto con le fibre sintetiche e le microplastiche possano causare sulla salute umana, a causa delle difficoltà metodologiche di rilevamento, della mancanza di dati di monitoraggio, della complessità delle esposizioni e dell’elevata eterogeneità delle microplastiche prodotte dalle fibre sintetiche. Difficile, per tanto, anche rispondere alla domanda se la moda faccia ammalare e in che misura. Visto tale scenario, gli allarmi lanciati da anni e da più parti dal mondo medico e scientifico e i risultati – seppur parziali e incompleti – raccolti finora, dovrebbe prevalere il buon senso: meglio comprare qualche abito in meno, di materiale naturale, più durevole e sano piuttosto che rinnovare il guardaroba ogni mese, con tessuti che non sono salutari né per noi né per l’ambiente. 

 

NOTE

1. Remy, N., E. Speelman, and S. Swartz Style that’s sustainable: A new fast-fashion formula. 2016.

2. Denny, J., 2022. Cellulosic Fibers: A World of Opportunity. Market Watch Blog.

3. https://www.ilsole24ore.com/art/allarme-microfibre-mari-quelle-poliestere-hanno-raggiunto-anche-polo-nord-AD8hzUDB

4. Do Clothes Make Us Sick? Fashion, Fibers and Human Health. Amsterdam; Plastic Soup Foundation; 2022.

5. https://www.sciencedirect.com/science/article/pii/S0160412022005530?via%3Dihub

6. https://www.issalute.it/index.php/la-salute-dalla-a-alla-z-menu/m/microplastiche#presenza-ambientale-delle-microplastiche-e-esposizione-umana

7. Yan, Z., Y. Liu, T. Zhang, F. Zhang, H. Ren, and Y. Zhang, 2022. Analysis of Microplastics in Human Feces Reveals a Correlation between Fecal Microplastics and Inflammatory Bowel Disease Status. Environmental Science & Technology. 56(1): p. 414.


Ultimi commenti su Qual è l’impatto sulla salute della moda mordi e fuggi (fast fashion)?

Recensioni dei clienti

Gilia M.

Recensione del 01/08/2025

Valutazione: 5 / 5

Data di acquisto: 01/08/2025

Trovo che la nascita di questi negozietti da poco con roba da poco e che vale veramente meno di poco sia un insulto alla natura e un degrado umano su tutti i fronti. E' vero che non tutte le tasche sono uguali, ma anche vero che se si evitasse di comprare cretinate ogni volta che non si sa cosa fare si potrebbe investire su vestiti veri invece che di pura plastica.

Baristo T.

Recensione del 09/07/2025

Valutazione: 5 / 5

Data di acquisto: 09/07/2025

I vestiti di plastica sarebbero da debellare tanto più oggi che si riescono ad ottenere capi naturali per situazioni estreme come sport subacquei, tute spaziali e per temperature bassissime. Il problema è sempre il costo, fin quando ci saranno capi a pochi euro anche se di "plasticone" la gente continuerà a comprarli. Grazie per tutte le osservazioni.

Lia M.

Recensione del 22/01/2025

Valutazione: 5 / 5

Data di acquisto: 22/01/2025

Una lettura molto interessante, con dettagli sull'impatto per quanto riguarda la salute. La moda fast fashion purtroppo è ancora difficile da sradicare

Altri articoli che ti potrebbero interessare

Cotone: è davvero sostenibile?

Pubblicato 1 anno fa. 488 visualizzazioni. 5 commenti.

Vesti sostenibile: intervista all'esperta Silvia Moroni

Pubblicato 1 anno fa. 144 visualizzazioni. 4 commenti.

Sai chi ha fatto i tuoi vestiti?

Pubblicato 1 anno fa. 176 visualizzazioni. 4 commenti.