Macrobiotica e libertà
Pubblicato
7 anni fa
Dealma Franceschetti
Foodblogger, autrice, insegnante di cucina e consulente macrobiotica
Come interpretare correttamente la filosofia macrobiotica per liberarsi da schemi, modelli e guru
La macrobiotica è una filosofia di vita e di interpretazione dell’universo.
Spesso viene mal interpretata, considerandola una dieta o una semplice lista di ingredienti.
"Se uso il riso integrale al posto di quello brillato sono macrobiotico."; "La carne non è macrobiotica"; "Se uso il miso sono macrobiotico."
Nulla di più sbagliato. "Macrobiotica" è l’applicazione di principi universali alla propria vita e quindi anche all’alimentazione. E’ un approccio globale all’essere umano e al suo rapporto con il mondo in cui vive. E può diventare un prezioso strumento di consapevolezza e di apprendimento.
Qual’è lo scopo della macrobiotica?
La felicità! La realizzazione dell’essere umano e del suo potenziale e persino la libertà.
Il fine ultimo della macrobiotica è il raggiungimento della libertà alimentare.
Cosa significa libertà alimentare?
Non certo mangiare in modo caotico e casuale o seguendo le voglie del momento o le proposte pubblicitarie.
Significa arrivare ad un punto del proprio cammino, dopo un lungo percorso di consapevolezza, di ricerca e di sperimentazione, dove ci liberiamo di tutte le sovrastrutture, di tutti i modelli, i libri, gli insegnanti e i “guru” e ascoltiamo solo noi stessi e il nostro corpo.
All’interno della filosofia macrobiotica si parla di 7 livelli di consapevolezza alimentare.
Si parte dal primo detto “alimentazione meccanica”, dove si soddisfa semplicemente la fame senza preoccuparsi di cosa si mangia, fino all’ultimo livello, quello chiamato “alimentazione libera”, un’alimentazione consapevole che permette di scegliere il cibo in armonia con l’ordine dell’universo.
Secondo Michio Kushi, uno dei più importanti esponenti della macrobiotica, l’alimentazione libera consiste nell’adattarsi liberamente e consapevolmente al proprio ambiente. Questo livello di consapevolezza richiede flessibilità, senso critico, conoscenza, intuito.
Quindi la libertà alimentare è una libertà guidata dalla consapevolezza e dalla conoscenza di sé e dell’ordine universale.
La macrobiotica è libertà
Se applichiamo la macrobiotica attraverso il modello “proibito/permesso”, non stiamo applicando la filosofia macrobiotica vera e propria.
La macrobiotica non esclude nessun cibo a priori, ma invita a diventare consapevoli dell’effetto dei singoli alimenti sul corpo, sulla mente, sulle emozioni e sullo spirito.
La consapevolezza ci permetterà di fare le scelte migliori per la nostra salute, ma anche per la nostra felicità.
La bussola Yin-Yang
La macrobiotica ci mette a disposizione uno strumento molto efficace per imparare a scegliere con consapevolezza. Si tratta della “bussola” dello Yin e dello Yang, un modo per capire il cibo da un punto di vista energetico, ricollocandoci all’interno delle “regole” universali presenti in natura.
Nonostante il nostro impressionante sviluppo tecnologico, rimaniamo ancora degli animali assoggettati alle regole della natura e quando le trasgrediamo troppo spesso, la natura ci presenta il conto attraverso sintomi e a volte malattie.
Un esempio? Utilizzare regolarmente la verdura non di stagione. Questo è un modo per non rispettare le regole della natura e introdurre nel corpo alimenti dalle energie squilibranti.
Ma conoscere queste “regole” di natura non significa doverle seguire sempre e in modo rigido. Sta ad ognuno di noi iniziare un percorso di consapevolezza e di conoscenza del proprio corpo, per capire quanto possiamo permetterci di trasgredire oppure no.
Nessuno può dirlo da fuori, sarà il nostro corpo a guidarci in questa scoperta.
Il corpo non mente e sa tutto
Chi meglio del nostro corpo sa di cosa abbiamo bisogno? Cosa ci fa bene e cosa ci fa male?
La realtà empirica vale più di ogni teoria e di ogni maestro.
L’unica guida affidabile, infallibile e insindacabile è il nostro stesso corpo. Sta a noi imparare ad ascoltarlo.
Come si fa ad ascoltare il corpo?
1) Pulizia. E’ importante ripulire l’alimentazione dai cibi industriali e molto raffinati, ma anche dall’abuso di cibo animale, di alcol, di zucchero e di caffè. In questo modo la nostra capacità di ascolto si affinerà. Non solo, spesso ciò che avvertiamo all’inizio sono le voglie, meccanismi di compensazione degli eccessi e dell’intossicazione. Ecco perché è importante “pulire”.
2) Ascoltare le sensazioni e l’intuito. A volte abbiamo la sensazione che un cibo non ci farà bene ancora prima di mangiarlo, ma tendiamo a “mettere a tacere” queste sensazioni per soddisfare la gola. E’ importante provare ad ascoltare queste sensazioni e sperimentare.
3) Imparare ad associare eventuali sintomi ai cibi consumati.
La responsabilità della nostra salute
La tendenza a delegare la responsabilità della nostra salute, ma anche la fatica del percorso di ricerca e consapevolezza, è tipicamente umana, ma sta a noi, ad un certo punto del nostro percorso, vincerla e assumerci in prima persona la responsabilità della nostra salute (non significa non andare dal dottore però! Il buon senso va sempre usato!).
Quando ci troviamo di fronte al cambiamento alimentare è molto rassicurante avere una guida, ma non dobbiamo trasformarlo in un “guru”, portatore di verità assolute.
All’inizio del percorso è normale farsi aiutare e guidare (usando sempre il buon senso!) ed è essenziale studiare, leggere, imparare, ascoltare chi ha iniziato il cammino prima di noi.
Ma ad un certo punto del “viaggio” è necessario camminare con le proprie gambe.
Diventare “dipendenti” da un maestro non è mai costruttivo, perché non ci aiuta crescere. Arriva un momento in cui l’unica strada evolutiva è quella che percorriamo da soli, rimettendo tutto in discussione, provando, sbagliando, cadendo e rialzandoci.
E durante la fase iniziale, quella in cui ci affidiamo a qualcuno, che sia un libro, una teoria, un maestro, ricordiamoci che qualsiasi via di consapevolezza che non stimoli il pensiero libero, l’auto critica e la libertà di scelta, non è una buona via.
Per concludere
In circa 13 anni di macrobiotica ho imparato che è meglio diventare non macrobiotici, ma consapevoli.
Ogni volta che ci appiccichiamo addosso un’etichetta (macrobiotico, vegano, crudista, onnivoro, ecc.), ci chiudiamo da soli in una gabbia. Ci mettiamo i paraocchi, scivolando spesso nella falsa credenza di avere la verità in tasca, di essere nel giusto.
Tutto questo è fortemente limitante e ci impedisce di crescere e di imparare qualcosa di diverso dal modello che abbiamo abbracciato.
E’ meglio utilizzare la macrobiotica (e qualsiasi altro modello alimentare), come uno strumento di conoscenza e di consapevolezza, ma rimanendo sé stessi e ricordandosi che siamo tutti diversi e che ognuno di noi è chiamato a cercare la propria strada.