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La lavagna della tua vita

Pubblicato 3 anni fa

Leggi un’anteprima del libro “La Quinta Frase” di Joe Vitale

Prima di analizzare nel dettaglio l'ho'oponopono, vorrei partire dal concetto della lavagna della tua vita. È un'immagine ispirata che mi è arrivata dopo il lavoro fatto con il dottor Hew Len e la mia personale pratica dell'ho'o-ponopono.

Il dottor Len usava la frase "essere a zero", che ha dato il titolo al mio secondo libro sull'ho'oponopono, At Zero. E con a-zero, lui intendeva quello stato in cui non si hanno ricordi che interferiscono con il momento presente e si può quindi ricevere l'ispirazione da ciò che chiamava Divinità. A zero ci sono zero distrazioni, zero credenze. Zero dati, diceva lui.

La parola dati si riferisce al bagaglio della mente, alle sue storie, al suo significato, alle sue credenze: al tuo schema mentale. Quando la pratica dell'ho'oponopono rimuove i dati, puoi arrivare a uno stato di purezza, a ciò che altre culture chiamano illuminazione o satori.

Il dottor Hew Len e io abbiamo chiamato questo livello zero limits. Quando sei a zero non hai nessun limite, perché i limiti sono creati dall'uomo, sono costrutti mentali.

Mentre acquisivo maggiore familiarità con lo stato a-zero, a volte raggiungendolo in meditazione o praticando l'ho'oponopono, mi è venuta in mente l'immagine di una lavagna. Quando scrivi su una lavagna, puoi anche cancellare.

Ho sentito che questa immagine veniva dall'ispirazione. Non la stavo chiedendo io, non stavo facendo qualcosa per averla, ma un giorno mi è venuta l'idea che la pratica dell'ho'oponopono fosse come usare una lavagna. Tutte le nostre credenze sono scritte sulla lavagna, eppure la lavagna è lì, dietro di esse: quando le cancelli, rimane la lavagna pulita. È come essere a zero: rimuovi tutto dalla lavagna ed eccoti li, nel nulla. Quel nulla è in realtà molto, molto di qualcosa e quel qualcosa è ciò che definiamo Divinità. Noi lo chiamiamo zero.

Anni fa ho tenuto un discorso sull'ho'oponopono al Transformational Leadership Council. Avevo una lavagna. Ho chiesto a tutti: "Ditemi qual è la vostra tecnica preferita per ottenere ciò che desiderate, per liberarvi di qualcosa, per rimettervi in salute o per raggiungere i vostri obiettivi". Abbiamo passato un quarto d'ora ascoltando tutti e poi ho detto: "Scrivetela sulla lavagna". Quando abbiamo finito, la lavagna non si vedeva più. Ho detto: "Cosa è successo alla lavagna?".

Tutte quelle tecniche, per quanto benefiche siano in certi momenti, in realtà ci impediscono di sperimentare la Divinità. Poi, mentre parlavo, ho iniziato a cancellare tutto ciò che mi avevano detto e, alla fine, c'era di nuovo la lavagna.

Dalla lavagna puoi ricevere l'ispirazione, puoi anche inviare una richiesta direttamente allo stato a-zero, che è come parlare con Dio.

Una volta, durante un seminario qualcuno ha detto: "La lavagna è un po' come la lavagna magica per i bambini". Come forse sai, la lavagna magica è un giocattolo. Ruotando delle manopole puoi fare degli schizzi e disegnare con linee e forme ogni tipo di oggetto strano. Ma poi prendi la lavagna, la giri e la scuoti ed è tutto cancellato. Questo è il metodo della lavagna magica. E l'ho'oponopono è una lavagna magica, la lavagna che viene dal Divino.

In effetti si potrebbe dire che questa lavagna riflette il modo in cui pensiamo di essere.

Le persone si classificano da sole: "Sono conservatore", "sono progressista", "sono cattolico", "sono ebreo", "sono estroverso", "sono introverso". Gran parte di ciò che vediamo di noi stessi è data dai segni sulla lavagna, non dalla lavagna stessa.

E per di più, quei segni sono opera prevalentemente di altre persone. Gli psicologi dicono che gran parte della percezione che hai di te stesso è stata programmata e si è radicata in te quando avevi sei o sette anni. A quell'età non sai ancora cosa succede nel mondo. Non hai la percezione della tua vita interiore o del tuo coinvolgimento con altre persone o con il pianeta, ma hai già tratto delle conclusioni su te stesso. Ti sei etichettato, soprattutto perché altre persone ti hanno dato delle etichette e tu le hai accolte.

Trenta o quarant'anni dopo, ti guardi e dici: "Io sono questo qui. Ma da dove viene? Di certo non da me. E stato scaricato nella mia memoria da genitori, nonni, zii e zie e da molti altri mentre stavo crescendo". Per molti versi, anche questi dati sono un'illusione. Sono reali nella misura in cui li accetti e continui a ripeterli, ma puoi lasciarli andare.

Il formatore motivazionale Tony Robbins racconta una storia interessante su uno schizofrenico che con una personalità ha dei disturbi e con un'altra ha dei talenti. Ma con un'ulteriore personalità non ha né quei disturbi né quei talenti: ne ha altri ancora. Qual è la persona reale?

Poi c'è il famoso caso della donna nota come Sybil, che aveva sedici identità diverse. Quando si parla di personalità, inizi a chiederti cosa sia reale. Gran parte, se non tutto, non lo è.

In Russia ero sullo stesso palco con il formatore Joe Dispenza. Joe fa un grande lavoro insegnando che devi spezzare l'abitudine di essere te stesso. In effetti, questo è il titolo di uno dei suoi libri: Break the Habit of Being Yourself (Trad. it. Cambia l'abitudine di essere te stesso).

Ma come si fa? La prima condizione è capire che non sei quello che pensi di essere. Una volta che lo capisci, puoi lavorare con la seconda: chi vorresti essere?

L'ho'oponopono funziona in tutti questi diversi campi. È un antico sistema hawaiano che si è evoluto nel corso degli anni, anche se all'inizio non era il tipo di ho'oponopono che pratichiamo oggi.

La prima versione, che è ancora in circolazione, era una tecnica di risoluzione dei problemi del gruppo, solitamente messa in atto per una tribù o una famiglia. Era condotta da un anziano, una figura paterna o uno psicologo che ascoltava il problema e poi chiedeva a tutte le persone coinvolte di pentirsi, di dire i loro "mi dispiace" e "ti prego perdonami".

La versione dell'ho'oponopono di cui sto parlando proviene da Morrnah Simeona (1913-1992), che era una kahuna, una sciamana hawaiana, ed era considerata illuminata. Fu l'insegnante del dottor Hew Len. Riceveva l'ispirazione dalla Divinità: continuava ad andare alla lavagna, ad andare a zero, e così poteva ricevere informazioni.

Nel 1980, Morrnah annunciò al mondo: "Non avete bisogno di tutte quelle persone, perché voi siete quelle persone. Sono tutte un riflesso di voi stessi. In un certo senso sono parti di voi. Potete fare quella tecnica di gruppo dentro di voi parlando con la Divinità e ripetendo ti amo, mi dispiace, ti prego perdonami, grazie."

Qualcuno potrebbe chiedersi se abbiamo davvero il potere di spazzare via ciò che si spaccia per noi stessi e di scrivere alla lavagna ciò che desideriamo. È davvero così semplice? Che dire delle questioni legate ai nostri geni, sui quali non abbiamo alcun controllo?

Certe persone dicono: "Ho un patrimonio genetico di intelligenza" oppure: "Ho ereditato geneticamente questa malattia". Possono pensare che alcune realtà immutabili della loro vita siano state scritte sulla loro lavagna. Molti ci credono. In effetti questa è la chiave: credere. È vero finché ci credi.

In precedenza tutti credevano che fosse ovvio: se hai dei geni che vanno in una certa direzione, ci andrai anche tu, perché non puoi cambiarli.

Oggi gli scienziati stanno tornando sui loro passi. Sostenuti da prove concrete, affermano che non sei limitato dai tuoi geni, non sei costretto a vivere in modo predestinato. Biologi come Bruce Lipton dichiarano che non è affatto così: non sei limitato dai tuoi geni. In realtà accendi e spegni i tuoi geni a seconda del tuo stato di coscienza. Altri esperti, come il dottor Joe Dispenza, dicono la stessa cosa. Tu hai dei geni che sono, praticamente, in attesa di ordini.

Questi nuovi scienziati hanno esaminato la storia delle persone che si sono ammalate di cancro. Spesso si scopre che i pazienti hanno vissuto esperienze traumatiche.

Alcuni scienziati considerano la malattia come un tentativo di risolvere un conflitto: è successo qualcosa che la persona non è stata in grado di superare. Dentro di lei si verifica un conflitto mentale e quindi arriva a una sorta di disperazione. Il corpo, sentendo questa oscurità, attiva le cellule, che a loro volta attivano il cancro. Analogamente, quelle cellule puoi disattivarle.

Quando il dottor Joe Dispenza insegna alle persone a entrare in uno stato di gratitudine, in uno stato d'amore, accade proprio questo. In buona sostanza, vai alla Sorgente, alla sorgente della vita. Se ci vai mentalmente, spiritualmente ed emotivamente, puoi sperimentare l'amore e accendere la tua natura curativa.

Ricordo di avere pensato tempo fa: esiste davvero qualcosa di impossibile? Esiste davvero qualcosa che non possiamo fare? Non sono riuscito a farmi venire in mente nulla. Possiamo pensare che una cosa sia impossibile, ma proprio adesso qualcuno ci sta lavorando o ha già dimostrato che invece è possibile.

Ci sono persone che lavorano sui viaggi nel tempo. Alcuni scienziati stanno dicendo: "Abbiamo fatto questi esperimenti. Siamo stati in grado di andare avanti o indietro temporalmente solo per due secondi, ma due secondi sono l'inizio per dimostrare che il viaggio nel tempo è possibile".

Una volta ho scritto un post riguardante il mio libro Anything Is Possible. Qualcuno ha risposto facendo lo spiritoso: "E la rigenerazione degli arti, allora?".

All'inizio ho pensato: "Ma perché non insegui qualche tuo sogno? Perché devi fare un esempio estremo solo per litigare con me?". Ma poi ho concluso: "Magari ha ragione". Allora ho fatto alcune ricerche e ho scoperto che gli scienziati in realtà stanno già rigenerando gli arti degli esseri umani.

La scienza stessa sta dimostrando che non siamo rinchiusi in un destino che non possiamo cambiare. E l'ho'oponopono ci rimette sul posto di guida, o almeno del passeggero, ovvero della co-creazione. Da lì, dalla lavagna, dallo stato a-zero, dove non ci sono limiti, puoi avere, fare o essere tutto quello che vuoi.

Dopo avere letto questo, forse ti stai chiedendo come si possa acquisire la consapevolezza della lavagna e iniziare a sfruttare quotidianamente queste possibilità.

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