La curcuma fa male?
Pubblicato
5 anni fa
Romina Rossi
Giornalista e naturopata
Rachele Giorgetti
Esperta di cucina naturale, macrobiotica e alimentazione in campo sportivo
Le proprietà, i benefici e i possibili effetti collaterali della spezia d'oro
Avrete seguito le vicende di qualche mese fa relativa agli integratori di curcuma ritirata dal mercato da parte del Ministero della Salute. Il livello di attenzione verso questo fatto è stato, giustamente, alto, poiché quando c’è di mezzo la salute è sempre bene essere informati e sapere se ci sono eventuali effetti collaterali.
Molte persone però si sono convinte che la curcuma fa male, a prescindere. In questo articolo cerchiamo di fare il punto e di capire quando dev’essere evitata e quando invece può essere assunta.
La notizia che ha destato scalpore durante l’estate è stato il ritiro da parte del Ministero della Salute di alcune forniture di curcuma in seguito a oltre 20 casi di epatite colecastica acuta, riconducibile al consumo di questa spezia.
La colestasi è una malattia che interessa il fegato e che si manifesta con la riduzione o l’arresto del flusso della bile e genera ittero, prurito generalizzato, feci chiare e difficoltà digestive.
Inizialmente si è pensato a una partita di curcuma mal conservata o contaminata da una sostanza tossica. Le indagini svolte dal personale medico ha messo in evidenza che la causa non era negli integratori in sé, poiché questi non contenevano sostanze tossiche. Quindi a cosa si deve la comparsa dell’epatite nelle persone che facevano uso di questi integratori?
Secondo le ricerche le cause sono sostanzialmente tre:
- una sensibilità individuale verso i componenti della curcuma,
- la presenza di alterazioni della funzionalità epato-biliare,
- possibili interazioni con altri farmaci.
Questo d’altra parte, conferma gli studi che erano stati condotti ad esempio negli Stati Uniti, secondo i quali l’assunzione di curcuma e curcumina può interagire con l’assunzione di alcuni farmaci e può peggiorare le condizioni in quelle persone che hanno già problemi epatici.
Una piccola percentuale di chi utilizza la curcuma in maniera abituale, soprattutto over 60, riporta problemi al fegato, probabilmente, spiegano gli esperti, dovuto alla interazione della curcumina con altri farmaci.
La spezia d’oro dovrebbe quindi essere assunta, in questi casi, sotto stretto controllo medico.
Ma allora la curcuma è sicura o no? E se si stanno assumendo farmaci bisogna evitare di assumere l’integratore?
In generale, l’integratore di curcuma è considerato sicuro, ma se avete problemi al fegato e state assumendo farmaci, meglio evitare.
Se non ci sono problemi, la curcuma ha talmente tante proprietà benefiche, che sarebbe un peccato dovervi rinunciare.
La curcuma preferita dai nostri clienti
Le proprietà della curcuma
Dal punto di vista alimentare, la polvere di curcuma è molto diffusa nella cucina occidentale, uno dei simboli per eccellenza di alimentazione sana e naturale.
Questa polvere, di color giallo vivo e dal sapore molto intenso, vanta tantissime proprietà antinfiammatorie, immunostimolanti e antiossidanti. Il suo rizoma, infatti, combatte le malattie infiammatorie croniche a carico dell’intestino e delle articolazioni e riequilibria l’apparato digerente disintossicando in profondità stomaco, fegato e intestino.
La curcumina, il principio attivo di questa spezia (responsabile anche del colore), è un fantastico antiossidante che sembrerebbe migliorare la resistenza insulinica: ecco perché è spesso consigliata in caso di diabete, intolleranza al glucosio, sindrome metabolica o in presenza di alti livelli di zuccheri, trigliceridi e colesterolo nel sangue.
Non ci dimentichiamo, inoltre, che la curcumina contrasta la depressione perché aumenta i livelli di serotonina e dopamina, i due neurotrasmettitori che regolano l’umore.
La sua azione antibatterica e antinfiammatoria la rende invece utile in caso di gastrite, bruciore di stomaco, cistite e candidosi.
Assumere integratori in sicurezza
Spesso si pensa che un integratore, poiché è naturale, sia un prodotto sicuro e che non abbia effetti collaterali.
Se da un lato è vero, perché non contenendo principi attivi (quindi solo alcune sostanze della pianta, che vengono poi lavorate chimicamente) come i farmaci, ma tutto il fitocomplesso, non creano effetti collaterali, è anche vero che molte piante possono interferire con alcuni farmaci o patologie già in atto.
La filosofia del “tanto è un integratore, non fa niente” non è sempre vera e, anche gli integratori andrebbero assunti con qualche precauzione:
- una delle domande che ci sentiamo fare più spesso dai clienti è se un integratore si possa assumere “per sempre”. Il modo più corretto di assumere i rimedi naturali è a cicli di qualche mese, a meno che non siano prescritti per un tempo più lungo da un medico. Alcuni integratori possono essere assunti anche più volte durante l’anno, ma in generale è bene fare delle pause fra un’assunzione e l’altra;
- se si stanno assumendo farmaci o si hanno malattie in corso, è bene chiedere il parere del proprio medico, in modo che possa chiarire se ci possono essere interazioni o meno. Lo stesso consiglio vale per le donne in gravidanza e che stanno allattando, in modo da avere la certezza che non ci siano effetti collaterali né per la mamma né per il bambino;
- non abbondate con le dosi: non è vero che più è, più fa effetto, rischiate solo che il sovradossaggio crei problemi di salute;
- gli integratori vanno abbinati a uno stile di vita sano ed equilibrato: è importante che siano affiancati a un’alimentazione variata e corretta e a dell’attività fisica. Se si soffre di colesterolo, l’integratore diventa inutile se si continuano a mangiare alimenti che contribuiscono ad accumulare grasso cattivo e a non fare un po’ di attività fisica.
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