La chiusura del parto
Pubblicato
1 anno fa
Iresha Totaro
Doula e operatrice olistica placentare
Un accompagnamento rituale per la rielaborazione
È curioso come, pur essendo abituati al pensiero di celebrare le chiusure e pur dedicando rituali e festeggiamenti importanti ad eventi significativi quali il compleanno, la fine della scuola, la laurea e molto altro ancora, di fronte ad un evento iniziatico e potente come il parto, si sia persa questa tradizione.
Festeggiamo la fine delle vacanze estive con cene importanti, la fine dell’anno con fuochi d’artificio e non ci soffermiamo nemmeno un momento per portare l’attenzione a qualcosa che per la donna segna un vero e proprio punto di non ritorno.
Ma se è vero che la preparazione, la gestazione ed il parto stesso sono momenti topici, lo è altrettanto tutto quello che arriva dopo, a partire da quella finestra sacra di quaranta giorni durante la quale la neo mamma andrebbe protetta, coccolata, nutrita.
Cosa significa “chiudere” e perché è importante?
Chiudere è un atto simbolico, tanto razionale quanto emotivo: significa mettere un punto. E quando si mette un punto si è portati a guardarsi indietro per rielaborare ciò che è stato, per fare una sorta di bilancio tra aspettative e realtà, per comprendere se ci sono degli insegnamenti da portare a casa e che possano essere utili per una futura esperienza.
Mettere un punto ci permette di voltare pagina con un respiro rinnovato e nuove consapevolezze.
Alcuni parti purtroppo si trasformano in eventi traumatici e permettersi di ricostruire gli eventi e di posizionarli nella propria biografia può essere di aiuto per fare pace con essi: ovviamente in caso di evento molto traumatico (lutto) è fondamentale l’accompagnamento di un professionista che possa sostenere l’intero nucleo familiare.
Quando sarebbe meglio chiudere il parto?
In alcune tradizioni e culture la chiusura del parto viene fatta subito dopo il puerperio, ma come sempre non esistono regole predefinite se non quelle date dal proprio sentire e dalla propria esperienza: a volte è necessario un tempo molto più lungo. Ci sono donne che sentono l’esigenza di fare un rituale dopo il capoparto (le prime mestruazioni dopo il parto), altre che preferiscono aspettare che il loro bebè abbia almeno un anno, altre ancora ne sentono l’esigenza solo quando avvertono il desiderio di una nuova maternità.
Solitamente chi accompagna le famiglie nell’esperienza della nascita riesce ad intuire quando si sta avvicinando il giorno più propenso, ma poiché la chiusura è un momento energeticamente molto potente, al pari del blessing-way, sarebbe opportuno non apprestarsi a celebrarla fino a quando non c’è stata una rielaborazione degli eventi e fino a quando la donna non si sente davvero pronta, poiché altrimenti si rischierebbe di custodire dentro di lei emozioni e parole che invece avrebbero bisogno di essere lasciate andare.
Come fare pace con ciò che è stato?
La maggior parte delle donne non ha voglia di raccontare il proprio parto a ridosso dell’evento ed è giusto così: ci vuole tempo per comprendere ciò che è stato, a volte per accettarlo. Molto spesso il parto vissuto non è quello che si era immaginato, sognato, sperato: in alcune occasioni è una piacevole sorpresa, in altre una delusione.
Ricostruire gli eventi con l’accompagnamento di una figura professionale e con il proprio compagno diventa uno strumento valido per portare alla luce frammenti dimenticati e per sciogliere alcuni nodi; questa ricostruzione può essere fatta per iscritto, con una qualsiasi forma artistica che si ritiene affine al proprio essere o con la creazione di una collana del parto grazie alla quale ogni singola perla andrà a rappresentare le varie fasi attraversate. La collana si farà testimone e narratrice concreta di un racconto unico al mondo; e quanto sarà bello un giorno poterla donare a nostro figlio/nostra figlia o utilizzarla per rispondere alla sua domanda su come è venuto/a al mondo?
I nostri figli, nostri più grandi Maestri, ci sorprendono dal giorno del loro arrivo manifestandoci il modo in cui desiderano arrivare: comprenderlo ci offre un'interessante chiave di lettura sul loro temperamento e ci permette di vedere le cose da altre prospettive.
Chi può occuparsi della chiusura e come avviene?
Come per il blessing-way e per tutti i momenti in cui la donna ha necessità di una coralità che la sostenga, nel momento della chiusura si può chiedere la partecipazione di tutte le sorelle (di sangue e non) appartenenti al suo cerchio: in questo caso una facilitatrice, la doula, l’ostetrica che ha seguito il parto, coordina l’evento in modo che ci sia una parte concordata con la neo mamma ed una di sorprese e di doni concordate con le sue sorelle. Si parla come sempre di doni simbolici e di momenti di condivisione: una pianta per la rinascita, oggetti che rimandino all’atto di chiudere come chiavi, nastri e tutto quello che il cuore e l’intuito di ciascuna partecipante suggerisce.
In alternativa o a completamento di questa occasione dedicata ci si può prendere un tempo per sé con la propria doula o con l’ostetrica per una chiusura con il rebozo che è una sorta di imbozzolamento in una serie di teli particolari che hanno il potere di proteggere e di ricomporre la donna.
La chiusura del ventre con il rebozo effettuata da un'operatrice esperta
Cosa accade dopo?
Come ogni rituale che restituisce valore e significato ad un episodio significativo della propria vita, così anche la chiusura del parto permette alla donna di sentirsi pronta per ripartire, per scoprire la nuova sé che è nata dopo aver dato alla luce il suo cucciolo.
Avendo celebrato anche la propria nascita come madre, come donna nuova e rinnovata, la neo mamma troverà più semplice rimettersi al centro e prendere in mano la propria vita, in ascolto di un sentire diverso, di desideri e progetti che forse non pensava avrebbe mai potuto avere.
Il parto ed i nostri figli portano grandi doni e grandi poteri e darci la possibilità di scoprirli ci farà sentire ancora più allineate alla nostra missione di vita e al nostro cammino evolutivo.
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