Halloween: una tradizione antica legata ai cicli della natura
Pubblicato
2 anni fa
Noemi Zucchi
Consulente alla pari in Allattamento e Dottoressa in Comunicazione
Perché la festa che spopola fra i bambini non piace a tanti adulti (ma per ragioni sbagliate)
Negli ultimi anni ha preso piede fra i bambini (ma non solo!) l'abitudine di festeggiare Halloween.
Il 31 di ottobre tante case vengono addobbate con zucche intagliate e le strade dei paesi vengono prese d'assalto da orde di mostri, zombie, vampiri in cerca di dolcetti, ma anche ovviamente pronti a sferrare qualche attacco scherzoso.
C'è chi dietro a queste consuetudini vede solamente uno dei tanti eventi commerciali diffusi più che altro per ragioni di marketing, chi ci vede addirittura un rituale legato al maligno.
Non di rado nascono polemiche fra chi ritiene che si tratti di una festa pagana estranea alle nostre tradizioni e chi invece intende festeggiarla magari senza conoscerne davvero le origini.
Ma cosa si cela davvero dietro a questa tradizione? Siamo certi che si possa ridurla ad una "moda americana" copiata dagli europei?
Alle origini
In realtà, le origini di questa festa vanno ricercate in Europa, in particolare in Irlanda, dove, già diversi secoli prima della venuta di Cristo, risiedeva la popolazione dei Celti.
Per chi vive a contatto con la natura e dipende completamente dai suoi cicli, come era per le popolazioni antiche, il susseguirsi delle stagioni non ha un mero significato organizzativo: da esso dipendeva la vita, letteralmente.
I Celti erano dediti all’agricoltura, ma soprattutto alla pastorizia, e i loro ritmi erano dettati da quelli del bestiame che allevavano.
Alla fine della stagione estiva, i pastori riportavano a valle le loro greggi, uccidevano i capi necessari al sostentamento durante i mesi più freddi, raccoglievano i frutti dell’ultimo raccolto: si preparavano, insomma, all’arrivo di un lungo e rigido inverno, durante il quale le attività umane venivano ridotte quasi a zero.
Questo momento era segnato da rituali durante i quali si ringraziavano gli Dei per la loro generosità e si cercava di propiziare la loro benevolenza in vista della stagione fredda.
Capodanno
Si trattava di un momento così importante per la comunità da rappresentare il passaggio al nuovo anno: per i Celti l’anno non cominciava il primo gennaio, infatti, ma appunto il primo di novembre, che corrispondeva quindi al Capodanno.
Nella notte del 31 ottobre, durante quello che veniva chiamato Samhain (che significa “fine dell’estate”) le persone si radunavano nei boschi e sulle colline per la cerimonia dell’accensione del fuoco, ritenuto sacro, e per compiere sacrifici animali. Facendosi luce con lanterne costruite intagliando cipolle e mettendo al loro interno le braci provenienti dai falò, tornavano poi nei villaggi, vestiti con maschere grottesche e con le pelli degli animali uccisi per spaventare gli spiriti dei defunti risvegliati durante quella notte.
Il culto dei morti
La morte, infatti, era il tema principale di questa festa, in sintonia con ciò che stava accadendo alla natura: durante l’inverno la vita sembra tacere, è messa in pausa, mentre si rinnova sottoterra, dove tradizionalmente, tra l’altro, riposano i morti.
I Celti credevano che durante Samhain, in un momento in cui si era sospesi fra il vecchio anno e quello nuovo, il velo che divide la terra dei vivi con quella dei morti si assottigliasse, i due regni entrassero in comunicazione e gli spiriti dei morti potessero unirsi al mondo dei viventi.
La cristianizzazione delle feste tradizionali
Nel I secolo dC, la Gran Bretagna venne conquistata dai romani; qualche tempo dopo, sotto l’impero di Costantino, il Cristianesimo venne introdotto nelle isole britanniche e arrivò inevitabilmente a scontrarsi con le tradizioni e le credenze locali.
La festa di Samhain, coi suoi rituali e i suoi significati profondamente radicati nelle popolazioni di quelle terre, non poteva semplicemente essere cancellata e dimenticata.
Come spesso accadde, venne fatta propria dalla nuova religione, che ovviamente portava però con sé valori diversi e ne stravolse in qualche modo il senso: nel VII secolo si scelse di spostare al primo di novembre la celebrazione di Ognissanti, che in precedenza era invece prevista per il 13 maggio. Più tardi, poco prima dell’anno 1000, si decise che il giorno seguente, il 2 novembre, dovesse essere commemorato con un’Eucarestia offerta al Signore, “pro requie omnium defunctorum”. Nacque così la festa religiosa dedicata ai defunti così come noi oggi la conosciamo.
Al di là dell’oceano
Verso la metà del XIX secolo, l’Irlanda fu investita da una terribile carestia, per sfuggire alla quale molte persone decisero di tentar fortuna negli Stati Uniti; lì gli isolani crearono una forte comunità che naturalmente volle mantenere usi e costumi della patria.
Fu così che oltre oceano si cominciò a celebrare Halloween, il cui nome deriva dalla forma contratta di “All Hallows’ Eve”. “Hallow” è la parola arcaica inglese che significa “santo” e “eve” significa “vigilia”: la vigilia di tutti i Santi, quindi.
L’usanza, come ben sappiamo, si è poi diffusa in tutto il Nord America perdendo in gran parte i suoi significati religiosi e rituali.
E’ interessante notare come El Dia de Los Muertos che si festeggia in Messico nei primi giorni di novembre in memoria dei defunti abbia origini completamente diverse, precolombiane.
Da una parte all’altra dell’oceano, quindi, secoli e secoli or sono, Celti e Maya avevano scelto lo stesso periodo dell’anno per compiere rituali in cui il mondo dei vivi e quello dei morti entravano in contatto.
Immagine di una ofrenda, un altare che le famiglie messicane allestiscono in occasione del Dia De Los Muertos con le foto dei propri defunti e le offerte destinate ai loro spiriti.
Oggi
A qualcuno probabilmente continuerà a non piacere questa festa, considerandola una emanazione della commerciale Halloween più che un ricordo dei rituali del passato che hanno a che fare con la terra e i suoi cicli, ma conoscerne le origini serve sicuramente a viverla con maggiore consapevolezza e a intravedere qualcosa di più profondo dentro le zucche illuminate - ricordo delle cipolle intagliate con le braci del Fuoco Sacro - o dietro le maschere dei mostri che a breve invaderanno le strade delle nostre città.