Gli esami degli homeschoolers
Pubblicato
1 anno fa
Michela Bellia
Mamma homeschooler
Considerazioni introduttive sull’accertamento annuale
Una delle questioni che più preoccupano le persone che stanno prendendo in considerazione la possibilità di fare homeschooling è quella relativa all'esame annuale previsto per gli studenti che non frequentano le istituzioni scolastiche.
Vediamo più da vicino di cosa si tratta in realtà.
Considerazioni introduttive sull’accertamento annuale
Il tema dell'esame annuale previsto per gli homeschoolers è particolarmente importante, poiché ci consente di fare delle riflessioni prettamente giuridiche e delle considerazioni di fatto che comunque passano attraverso il diritto costituzionale all’istruzione familiare personalizzata e la normativa sovranazionale che pone al centro i diritti dei bambini, in particolare quello di essere condotti verso la crescita con rispetto per la dignità e le caratteristiche di ciascuno.
Se si parte dalle affermazioni di fondo delle grandi leggi - come la nostra Costituzione - non vi dovrebbero essere dubbi sulla natura di questo accertamento annuale, ma le continue stesure normative (Decreti Legislativi piuttosto che Direttive Ministeriali o altro) non sono state sempre coerenti con i principi fondamentali, spesso hanno mirato solamente a imporre limiti e provvedimenti disciplinari, col risultato di creare confusione e contraddizioni.
Se i bambini e i ragazzi sono davvero tutti diversi - come ben descritto nelle indicazioni nazionali del 2012 - le modalità di valutazioni dovrebbero essere malleabili in ugual misura. Inoltre, la funzione dello Stato in tema educativo dovrebbe semplicemente essere quella di accertare che ci sia un percorso di crescita e di istruzione, e non quella di verificare quanto l’alunno ha imparato rispetto al programma (che peraltro non esiste più) o mettere l'accento sul confronto tra alunni più o meno meritevoli.
Personalmente ritengo che queste cose dovrebbero appartenere ormai ad un passato piuttosto lontano, ma, osservando quello che sta succedendo nelle scuole e partendo dalle direttive ministeriali (per fare soltanto un esempio, la questione delle prove INVALSI), noto che al contrario la direzione è sempre più marcata verso questo arcaico sistema educativo.
Tutto questo discorso ha molte conseguenze sul tema degli esami.
Prima di tutto, devo ammettere che non condivido la terminologia, anche se comunemente usata da tutti, compresi coloro che, non sapendo nulla di istruzione parentale, chiedono se "bisogna fare gli esami".
Questo termine andrebbe sostituto con "accertamento" oppure "vigilanza dello Stato sul diritto e obbligo di istruzione".
Sarebbe poi molto bello se le scuole fossero a disposizione delle famiglie per aiutarle secondo eventuali necessità didattiche.
Questo dovrebbe fare lo Stato: se davvero l'obiettivo che si pone è il benessere dei bambini, dovrebbe offrire aiuto e sostegno alle persone, più che porsi unicamente come ente addetto alla funzione di controllore.
Riassumendo, posso trovare pertinente un intervento statale su chi sceglie l’istruzione parentale, purché esso sia finalizzato all'accertamento dell'obbligo di istruzione e fornisca consigli sulla prosecuzione del lavoro, sempre però nel totale rispetto delle scelte della famiglia che si sta assumendo la piena responsabilità della crescita dei propri figli.
Alcuni appunti giuridici
Nella realtà accade invece che si ritenga obbligatorio un esame di fine anno, nella maggior parte dei casi realizzato sulla base dei programmi (che - ripeto - non dovrebbero nemmeno più esistere) ormai divenuti consuetudine nelle scuole, spesso senza tenere in considerazione il Piano Formativo personale stabilito dalla famiglia o dalla scuola parentale.
Questa rimane una grande lacuna, perché per mentalità ormai acquisita si dà per scontato che la scuola sia la sola depositaria del sapere e dell’educazione, quando invece rappresenta solamente una delle possibilità per adempiere all'obbligo di istruzione sancito dalla Costituzione (ne abbiamo parlato nell'articolo dal titolo Come mai oggi niente scuola?). Far passare questo concetto è uno degli obiettivi a cui mira il faticoso lavoro di tante famiglie in istruzione parentale e di tante scuole parentali che stanno portando alla luce diversi modelli educativi.
Per quanto riguarda la normativa, limito a darne qualche cenno, perché il lavoro di Laif (L'Associazione per l’Istruzione Famigliare) è più che accurato su tutte le questioni giuridiche, ma mi interessa porre l'accenno su alcuni principi per arrivare a comprendere quali sono le aspettative dello Stato sui bambini e ragazzi.
Secondo la Costituzione, all’articolo 33 "E’ previsto un esame di stato per l’ammissione ai vari ordini e gradi di scuole o per la conclusione di essi e per l’abilitazione all’esercizio professionale".
Da ciò si potrebbe dedurre che l’esame di passaggio alla classe successiva dovrebbe essere previsto solamente per chi, al termine di un periodo in homeschooling, intende reintegrarsi in una scuola oppure come momento conclusivo di un percorso.
Anche una normativa del 2001 specifica che si è tenuti a sostenere esami "ai fini del rientro nell’istituzione scolastica o al termine dell’obbligo di istruzione". E qui si fa anche riferimento all’esame di licenza media.
Dal 2017 in poi sono stati emessi documenti normativi che sono entrati maggiormente nello specifico, e spesso sono stati tesi a limitare le richieste in materia di esami, ad esempio nel decreto legislativo 62 si parla di "esame di idoneità per il passaggio alla classe successiva".
Un Decreto Ministeriale del 2021 dice chiaramente: "Gli alunni in istruzione parentale sostengono annualmente l’esame di idoneità per il passaggio alla classe successiva, presso una istituzione scolastica statale o paritaria, ai fini della verifica dell’assolvimento dell’obbligo di istruzione."
Si possono fare molte considerazioni sulla base di queste poche normative citate, ad esempio si potrebbe dedurre che il passaggio alla classe successiva potrebbe avere senso e riguardare chi intende reintegrarsi in una scuola, oppure si potrebbe sottolineare che un DM non ha forza di legge, e dunque non dovrebbe scavalcare un Decreto Legislativo o addirittura la Costituzione.
Al di là di questi "ragionamenti giuridici", la direzione statale appare chiara: limitare progressivamente la personalizzazione dei percorsi educativi.
Se facciamo riferimento alla questione della prova INVALSI prevista alla scuola secondaria, ad esempio, che era nata per valutare il livello della scuola e dunque doveva essere anonima e facoltativa, vediamo che invece allo stato attuale è diventata obbligatoria per accedere all’esame di licenza media e non è affatto anonima, anzi vengono richieste molte informazioni personali anche sulle famiglie dei ragazzi.
Il PDE, ovvero il Progetto Didattico Educativo
Il principio fondamentale di personalizzazione (come anche da Indicazioni Nazionali del 2012 e successive integrazioni) dà alle famiglie in istruzione parentale la possibilità di sfruttare appieno la risorsa prevista dallo stesso DM del 2021 visto sopra in materia di richiesta di esame:
"I genitori degli alunni o coloro che esercitano la responsabilità genitoriale presentano, entro il 30 aprile di ciascun anno, la richiesta di sostenere l’esame di idoneità al dirigente dell’istituzione scolastica statale o paritaria prescelta, unitamente al progetto didattico-educativo seguito nel corso dell’anno. L’istituzione scolastica accerta l’acquisizione degli obiettivi in coerenza con le Indicazioni nazionali per il curricolo".
Questo strumento, introdotto per il primo ciclo di istruzione, permette di stabilire un dialogo sull’effettivo piano formativo personale, sul percorso al di là del classico "programma". Io l’ho sempre predisposto, anche prima che fosse previsto esplicitamente dalla normativa, perché quando mia figlia, ancora all’età della primaria, doveva sostenere l’accertamento annuale, potesse presentarsi come era nella sua identità, nel suo percorso, comprensivo di successi e limiti - così come è in un normale divenire delle cose - e perché sono sempre stata sinceramente interessata al confronto con la scuola come aiuto alla co-educazione (sia nel poter apprezzare il percorso di mia figlia sia nell’impartire eventuali suggerimenti costruttivi).
I miei piani educativi hanno sempre avuto un'introduzione dove specificavo chi è mia figlia, quali sono la sua natura, il suo temperamento, le sue caratteristiche, le sue evoluzioni rispetto all’anno precedente, cosa osservavo nel percorso di homeschooling, alla ricerca di un sincero scambio coeducativo. Soltanto dopo queste considerazioni informavo su cosa aveva potuto apprendere, sulle sue preferenze e predisposizioni, sulle esperienze di vita che sono pure apprendimento, oppure allegavo documenti, foto, file a testimonianza del percorso fatto.
Ritengo che se continuiamo a lavorare sulla genuinità dell’intento educativo per i nostri figli possiamo portare davvero a una società basata su principi diversi da quello di dover dimostrare qualcosa, o essere per forza migliori degli altri, ma piuttosto sulla semplicità di essere individui diversi e unici, e in virtù di questo dare il proprio vero significativo contributo a migliorare noi se stessi e il mondo.
Per approfondire il tema dell'homeschooling puoi leggere i miei articoli oppure...