Vai al contenuto principale Vai al footer

  +39 0547 346317
Assistenza dal Lunedì al Venerdì dalle 8 alle 12 e dalle 14 alle 18, Sabato dalle 8 alle 12

E se la magia finisse?

Pubblicato 2 anni fa

Elisabetta Vagliani
Dottoressa in scienze dell’Educazione, esperta nei processi di apprendimento

Leggere dopo gli otto anni

Se potessimo contare i blog che parlano di libri, che recensiscono, suggeriscono e promuovono la lettura a tutte le età potremmo certamente superare il centinaio. Riviste, pagine social, iniziative culturali, docenti, pedagogisti, educatori, genitori, tutti, ma proprio tutti conosciamo e sosteniamo i benefici della lettura, l’importanza dell’esposizione già dalla primissima infanzia all’ascolto, alla narrazione di fiabe, favole e racconti.

È sufficiente entrare in una libreria per accorgersi di quanto sia florido il panorama della letteratura per l’infanzia e di come l’albo illustrato sia uno tra i primi acquisti dei consumatori più giovani. Albo, forma di racconto senza età, contenitore di storie in cui le parole e le immagini sono in perpetuo rincorrersi, in un continuo, non sempre palese, gioco di sinergie. Lui, l’albo illustrato si è fatto largo nell’editoria, conquistando a pieno titolo il posto negli scaffali delle librerie per bambini e non solo. Quando fatto a regola d’arte, risulta un prodotto scelto, amato, letto e talvolta collezionato anche dagli adulti. Sarà per il formato inconsueto, per la brevità, per le illustrazioni ricercate, l’albo illustrato è entrato con determinazione non solo nelle librerie, ma anche nelle case e nelle classi della maggior parte dei bambini. E così, con la fierezza di un vero re affascina ogni giorno i lettori più giovani, tra i tre e gli otto anni. E poi cosa accade?

Indice dei contenuti:

Per colpa di chi?

Poi accade… la scuola!

Succede che si cresce e anche i genitori, gli educatori, i docenti e i bibliotecari più consapevoli e sensibili al tema privilegiano la lettura come esercizio e non più solo come piacere. Quel nido di parole, quella ricerca di contatto, quel tessere condiviso di trame ascoltate o lette, così vivido di piacere e completamente disinteressato, tende inesorabilmente verso altro: l’allenamento.

Il compito della lettura è uno degli obiettivi della scuola. Leggere in modo scorrevole, rispettando la punteggiatura e comprendendo il significato di ciò che si è letto corrisponde ad una delle finalità perseguite nell’arco dell’intero quinquennio della scuola primaria. A voce alta o silente, in stampato maiuscolo o minuscolo, l’importante è l’esercizio della lettura. A questo scopo l’editoria ha messo a disposizione di lettori più o meno esperti molteplici serie e collane divise per temi ed età.

Così, nemmeno tanto lentamente, la magia delle storie narrate a memoria, sussurrate dolcemente per accompagnare i bei sogni, le copertine cartonate, il fascino delle illustrazioni a doppia pagina svanisce, si perde. Si perde tra pagine piccole, fitte di parole in bianco e nero... La bellezza, la gratuità del leggere per scaldare le relazioni, per ritrovarsi nell’abbraccio narrativo, per condividere un momento speciale cede il passo alla meccanicità solitaria della lettura strumentale.

È sicuramente vero che il bambino, soprattutto nell’epoca della scuola primaria, attraversa il tempo della decifrazione dei segni, necessità di un lavoro di decodifica, di comprensione e scoperta della parola scritta, ma a quale prezzo? Spesso l’allenamento di questa abilità avviene a discapito delle storie.

Si offrono libri che permettono di padroneggiare la lettura autonoma, scritti appositamente per questo scopo, racconti brevi, eccessivamente semplici e spesso mediocri. Si considera il carattere con cui sono scritti, il numero di pagine, ma non la storia. Come se essa non contasse, come se non fosse la cosa più importante. Così i bambini si trovano tra le mani o peggio in fondo allo zaino, racconti scialbi, noiosi, storie di poche pagine che non valgono la pena di essere lette.

Bambini soli davanti alla parola stampata, intenti ad allenare un’abilità, ad esercitare appunto la capacità di traduzione dei segni in suoni. È facile immaginare l’attitudine di alcuni bambini ad abbandonare la lettura, ad interromperla per sottrarsi alla fatica che essa comporta. Se poi gli intrecci non risultano avvincenti, se il lessico è povero, se la storia non conquista il suo lettore, se non si rivela generosa nella trama, allora basterà poco per allontanare il lettore non ancora forte. Quando egli si cimenta in libricini e storielle privi di fascino, quando si addentra da solo in racconti che non dissetano la sua sete di scoperta, di meraviglia e mistero, allora non solo percepirà solamente la fatica della lettura, ma soprattutto tenderà ad allontanarla da sé.

Il percepito del bambino che non ha ancora perfettamente affinato la sua capacità di leggere, che sperimenta la lettura come pratica autonoma, sarà esclusivamente la fatica. Fatica necessaria che deve però poter essere ripagata con una storia di valore, non banale, in grado di soddisfare colui che legge, che sappia risuonare dentro al recondito di ognuno.

Ogni lettore, anche quello meno disinvolto, deve poter leggere letteratura di qualità, trame complesse in grado di traghettarlo in luoghi inesplorati, racconti scritti con sapienza in cui le parole sono scelte con cura, storie che appagano l’immaginazione. Tutti, anche il lettore più giovane, ha diritto di leggere una storia ben scritta, anche semplice, in grado di mantenere qualità e consistenza sino alla fine.

Quale narrativa scegliere?

Occorre perciò prendere il largo dal porto sicuro delle letture rassicuranti e orientare la bussola narrativa verso storie ben architettate, le cui strutture siano in equilibrio, lo stile della scrittura sia pulito, il lessico articolato e il contenuto non scontato. Racconti in cui i meccanismi narratologici non siano pigri, ma vivaci e frizzanti.

Le scelte dei docenti, dei genitori e di tutti coloro che accompagnano i bambini deve convergere verso le storie! Non badiamo al numero delle pagine, alla presenza o meno di figure, alla serie. Semplicemente riavviciniamoci alle parole, non cediamo all’eccessiva semplificazione, al consueto, all’espressione tanto abusata "a misura di".

Educhiamo l’orecchio a scegliere le storie, non i libri. Consideriamo la possibilità di esplorare l’imprevisto, restituiamo ai bambini il coraggio di misurarsi con i grandi classici, con le storie scevre di stereotipi. Quelle che ci accompagnano in un viaggio verso l’immaginario archetipico, quelle che prima di abitare i libri vivevano nella memoria del narratore o nel genio dell’autore.

Insomma, quando il tempo della narrativa è maturo, quando l’apprendimento della lettura è avviato, ponderiamo la possibilità di selezionare doverosamente il contenuto, discernendo il valore, la densità e la ricchezza narrativa; scegliamo prosa articolata, lessico accurato e ricercato, ricerchiamo la costruzione sofisticata dei periodi (che insegna a costruire il pensiero), consegniamo nelle mani dei bambini storie potenti e complessivamente armoniche. Tentiamo una scommessa sul fascino della storia, su quanto possa rapire il lettore, incantarlo e stupirlo. Soprassediamo sul numero delle pagine, sull’età indicata in copertina e sul colore della serie.

Ritrovare l’incanto

Mamma che legge con sua figlia su un prato

Se nonostante tutto provassimo ancora diffidenza, se un centinaio di pagine ci sembrassero troppo, allora… Leggiamo con loro! Procediamo assieme avanzando lentamente. Ritroviamo il tempo della quiete, quel momento speciale, serale o diurno, per leggere ai nostri figli. Inoltriamoci con loro nella storia, conduciamoli per mano al momento saliente del racconto e proprio lì nel bel mezzo del climax, al punto di massima tensione narrativa, sul più bello appunto, chiediamo loro di leggere anche solo poche righe. Riappropriamoci dell’abitudine ad usare un bel segnalibro per ritrovare il segno il giorno successivo. Proseguiamo così fino a quando i bambini non si avvicineranno da soli alle storie, senza timori, ma con cuore impavido e sete di conoscere l’ignoto, di scoprire l’infinito universo narrativo.

Pian piano la paura della carta stampata, la fatica generata da una prosa elaborata e complessa lascerà il posto al desiderio di scoperta, al piacere, alla gioia di una buona storia, alla necessità di lasciarsi incantare.

Non smettiamo di provocare la magia. Continuiamo a leggere per e con i nostri figli, a narrare la fiaba del cuore, ad entrare assieme, mano nella mano, nell’antica foresta delle storie. Storie belle, racconti pregevoli che ci nutrono, che ci permettono di coltivare l’immaginario.

Qualche suggerimento per libri dedicati ai bimbi più grandicelli...


Ultimi commenti su E se la magia finisse?

Recensioni dei clienti

Baristo T.

Recensione del 26/11/2024

Valutazione: 5 / 5

Data di acquisto: 26/11/2024

Fin quando leggono, per me, va più che bene basta che non finiscano il resto della giornata davanti a uno schermo. Certo che a scuola ci sono dettami vecchi per non dire obsoleti e invogliare i ragazzi a letture di qualità non passa nemmeno per la testa i molti maestri, alla maggior parte interessa seguire il loro percorso didattico e stop. Se invece i libri di testo scolastico, soprattutto nei primi anni, fossero interessanti e fatti come un albo, accompagnerebbero i ragazzi nella crescita graduale alla lettura e forse si avrebbero meno problemi, risultato: la magia non finirebbe. Grazie per tutte le spiegazioni.

Lia M.

Recensione del 08/11/2024

Valutazione: 5 / 5

Data di acquisto: 08/11/2024

La lettura dovrebbe essere prima di tutto piacere, sempre nei confronti di quella lettura al di fuori della scuola. Ovviamente non piacerà a tutti, ma è importante, quindi bisogna trovare i giusti modi di educare a questa sana abitudine

Altri articoli che ti potrebbero interessare

Ciao ciao, ciuccio!

Pubblicato 10 giorni fa. 0 visualizzazioni. 1 commenti.

Fiori di Bach: un valido aiuto per le mamme in gravidanza

Pubblicato 6 mesi fa. 5604 visualizzazioni. 4 commenti.

Giochi da fare in casa in inverno (per bambini da 0 a 99 anni)

Pubblicato 9 mesi fa. 391 visualizzazioni. 3 commenti.