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Conosci le esigenze del tuo corpo?

Pubblicato 4 anni fa

Scopri l'allenamento dolce per viso e corpo che consente di raggiungere un benessere duraturo, un corretto equilibrio psicofisico e un aspetto tonico e giovane negli anni.

Sappiamo tutto sul cibo e sul vino. Sappiamo se scegliere il biologico o no, la filiera lunga o corta, il chilometro zero o diecimila.

Abbiamo superato l’unico riferimento al consumo di calorie per dare importanza alla combinazione dei cibi e al momento in cui li assumiamo. Sappiamo che possono cambiare il loro apporto nutritivo a seconda del tipo di cottura e dei modi e tempi di conservazione; sappiamo addirittura quale impatto può avere sulla popolazione di un Paese povero o su un ecosistema naturale l’improvvisa moda di consumare una carne, un frutto o un cereale.

Siamo informati su che cosa fa bene a noi e all’ambiente e che cosa ci fa male e possiamo scegliere consapevolmente che cosa mangiare.

Come mai non è lo stesso per il movimento, l’esercizio fisico e lo sport?

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Perché spesso preferiamo ricorrere solo a farmaci e integratori piuttosto che usare consapevolmente anche l’attività fisica, pur essendo proprio gli studi scientifici a metterla in primo piano in associazione alla longevità e a inserirla nelle strategie per prevenire e curare le malattie mortali più diffuse nel mondo occidentale?

Come mai regna tanta confusione, tra luoghi comuni e credenze superate da innumerevoli evidenze scientifiche sull’argomento?

Come mai si vedono nelle palestre persone che fanno esercizi assurdi, movimenti dannosi e nessuno li corregge? E perché accettiamo di andare in palestra anche se continuiamo a faticare a vuoto da anni, senza ottenere i risultati sperati, finendo per convincerci che per noi non ci sia niente da fare?

È come se non ci fosse una base sicura su cui fare riferimento, nemmeno per molti degli addetti ai lavori. E se non sappiamo valutare che cosa sia bene per noi, impariamo a non credere nelle nostre possibilità.


Il corpo ha un potenziale enorme di cambiamento, ma noi siamo convinti che a una certa età possa andare solo verso il peggioramento, secondo tappe ben precise.


Confidiamo molto poco nella possibilità di recuperare la forma che avevamo da giovani e in ogni caso immaginiamo fatiche immani, tempi lunghi, sacrifici. Siamo convinti che sia normale avere la pancia dopo i quarant’anni (o dopo il matrimonio!), che da vecchi si cali di statura, che dopo la gravidanza si perda il punto vita, che non ci sia rimedio al mal di schiena e che si debba rinunciare a tante cose che si facevano prima.

Non parliamo poi della menopausa, che fa scatenare l’inferno delle previsioni più terribili di cui l’osteoporosi è solo un emblema.

In condizioni non patologiche il corpo sano si trasforma – io dico “si deforma” – solo ed esclusivamente se non gli diamo il movimento di cui ha bisogno.

Il come, quanto, quando fanno una grande differenza tra successo/beneficio e insuccesso/danno vero e proprio, che si manifesterà nel tempo. Quindi fare movimento è una cosa seria e all’inizio serve una guida per acquisire le basi, capire come renderlo salutare e per diventare il prima possibile autonomi, in modo da poter fare anche da soli.

Si tratta di un processo di apprendimento, di ricevere un’educazione fisica che resterà nostra per tutta la vita.

Frequenteremo sempre le palestre e i centri sportivi, ma sapremo gestire il nostro corpo in modo da non danneggiarlo, anche se non ci sarà l’occhio di un istruttore attento a sorvegliarci.

Negli adulti, escludendo i possibili infortuni, i danni da usura per sforzi e sovraccarichi non adeguati si manifestano in tempi lunghi, quindi per esempio nessuno riconosce il nesso tra un’artrosi cervicale o una patologia discale ed esercizi sbagliati fatti in palestra per anni.

Anche un diciottenne, se sottopone la sua colonna a una sollecitazione completamente sbagliata, può arrivare a comprometterla e il danno purtroppo è per sempre.

Una nota dolente sono gli anziani, categoria fragile e molto, troppo trascurata dal punto di vista motorio, per i quali invece il movimento attivo volontario è fondamentale per mantenere vive autostima e capacità di autodeterminazione, oltre all’autonomia fisica.

Se stare fermi e affidarsi solo ai farmaci può essere, per gli anziani, una strada di non ritorno, farli muovere è una questione comunque delicata.

Non ci si può permettere di sbagliare: il danno di un errore si manifesta nell’immediato e può avere conseguenze gravi. Per questo non basta avere un titolo di specializzazione, ma serve tanta esperienza sul campo, ed è il motivo per cui spesso a loro sono destinate solo blande attività ricreative e ludiche, generalmente poco risolutive.

Nell’anziano e nelle sue possibilità di recupero non scommette mai nessuno, eppure l’esperienza dice il contrario.

Quando c’è la forza di volontà, i margini di miglioramento sono sorprendenti, anche dopo eventi particolarmente traumatici. Ma la fragilità dell’anziano fa sì che, se non si interviene in tempo, con le modalità adeguate, tutto può precipitare e si crea un invalido “a tavolino” dove prima c’era una semplice carenza o una perdita di autonomia recuperabile.

Se si aspetta troppo subentra il crollo psicologico, che diventa impedimento assoluto per il percorso fisico. Purtroppo agli anziani si dice troppo spesso che non si può fare di più e che alla loro età si devono accontentare, inducendoli così a lasciarsi andare.

Oltre l’aspetto umano ed etico, dobbiamo considerare le conseguenze sociali di queste scelte, con il peso dell’accudimento a carico delle famiglie, soprattutto delle donne, e i costi dell’assistenza sanitaria per l’intera società.

Mi è rimasto impresso il commento, a questo proposito, di un’amica straniera: «Come mai nel vostro Paese ci sono così tanti anziani con il bastone? Non insegnate loro di nuovo a camminare?».

Servirebbe più attenzione per distinguere chi davvero non può evitare il supporto e chi invece può recuperare, ma con l’età anziana non si va tanto per il sottile ed è più facile tirare conclusioni affrettate.


Ecco, tutti un domani saremo quegli anziani ed è oggi che possiamo cambiare la nostra prospettiva e decidere come vogliamo invecchiare, come attivarci per tenere alto il nostro benessere psicofisico e per preservarci il più possibile, anche dai pregiudizi sull’età.


A proposito di pregiudizi sull’età, desidero tornare sul tema delle donne in menopausa. Come gli anziani, sono a mio parere un’altra categoria “a rischio”, resa fragile dall’opinione corrente.

Per tutta la vita le donne si sentono raccontare solo le brutte evenienze che capiteranno una volta giunte a quel punto del percorso biologico: ingrasserai e ti gonfierai come un pallone, suderai continuamente in preda alle vampate di calore, avvizzirai per la mancanza di estrogeni e la pelle secca sarà ovunque, e quando si dice ovunque è per sorvolare dettagli delicati.

Direi che ansia e insonnia non si sa più se siano conseguenza della menopausa o del terrorismo che le aleggia intorno. Dopo anni di lavaggio del cervello in senso negativo, ci vuole una bella forza e una grande personalità per non farsi abbattere o condizionare.

Ma chi l’ha deciso? Chi l’ha detto? Ci sono tanti esempi che smentiscono questo preconcetto, perché non vengono enfatizzati? Perché la visione positiva delle cose è sempre quella che fa più fatica a emergere?

Qui non si vuole sostenere che lo scorrere del tempo e i cambiamenti che lo accompagnano non si manifestino nel corpo, ma che il condizionamento esterno eccessivamente negativo, per non dire spaventevole, sicuramente concorre a favorire le evenienze più sgradevoli, in preda a una suggestione tanto deprimente, mentre in realtà le cose possono andare in modo molto diverso.

Al “terrorismo” sarebbe preferibile un’educazione alla salute, del corpo e della mente, che incoraggi a ripristinare le condizioni fisiche ottimali, se sono state perse, possibilmente prima di entrare in questa fase biologica di cambiamento naturale e mantenere poi nel tempo il focus sulle diverse necessità del corpo.


Nessuna cosa, per quanto grave, ci spaventa tanto se possiamo intravedere delle soluzioni e le soluzioni ci sono sempre.


Solo in epoca recente la menopausa ha assunto una connotazione tanto negativa e socialmente penalizzante, finendo per sembrare quasi una malattia da trattare con i relativi farmaci.

Se esistono donne che superano il passaggio senza particolare disagio significa che non è la menopausa in sé a determinare tanto sconvolgimento, ma il sommarsi di diversi fattori concomitanti e soggettivi, probabilmente preesistenti.

Se il fisico non funziona bene tutto ha un impatto più negativo ma, se abbiamo un buono stato di salute, le condizioni e le prestazioni fisiche subiscono cambiamenti molto contenuti e, dopo una fase di assestamento, il corpo trova un nuovo equilibrio.

Il dato di fatto su cui contare è, per donne e uomini, l’esistenza di un potenziale enorme del corpo verso il miglioramento in positivo, a qualsiasi età, perché se non stiamo dando regolarmente al corpo quel movimento di cui ha bisogno, cominciare a farlo cambia completamente il paradigma.

Non si dovrebbe aspettare troppo, perché quando certi danni sono conclamati e la volontà si è affievolita tutto appare e diventa realmente più difficile.

Se è possibile da anziani perché non farlo prima, quando attingere alle risorse è di gran lunga più facile e ci si può garantire un futuro di qualità molto diversa?


Comincia oggi a prenderti cura del tuo corpo in un modo semplice e accessibile.


Il programma di allenamento che viene illustrato in questo libro è rivolto principalmente a individui sani, ma è adattato attraverso progressioni graduali e avvertenze specifiche e quindi può essere fruibile anche in caso di disturbi più diffusi e meno gravi, come il mal di schiena, i dolori cervicali, in generale l’artrosi, la ritenzione idrica, ma anche l’ansia, l’insonnia lieve e tutto quanto si può correlare alla sedentarietà; in questi casi eventualmente stralciando alcuni contenuti e rigorosamente solo, con il parere favorevole del medico curante.


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