Carenza di calcio e alimentazione veg: sfatiamo il mito
Pubblicato
6 anni fa
Francesca Più
Esperta in alimentazione a base vegetale, integrale e crudista e autrice
Leggende metropolitane dicono che i vegan sono carenti di calcio: scopriamo insieme quali sono le fonti vegetali di calcio e perché sono preferibili alle fonti animali (latte e formaggi)
Il calcio, minerale importantissimo per il nostro corpo e la nostra salute, è sempre stato abbinato ad una alimentazione ricca di latticini, in particolare quelli derivati dalle mucche. Difatti, una delle frasi che ci sentiamo pronunciare maggiormente quando siamo bambini è proprio questa: “Bevi il latte, così ti crescono le ossa forti!”.
Di rimando, una alimentazione a base vegetale è comunemente “etichettata” come una dieta povera di calcio, e deficitiaria quindi nel provvedere ad una salute ottimale delle nostre ossa e denti.
Il “dubbio” nasce dal fatto - inopinabile del resto – che nel latte vaccino ci sia un quantitativo di calcio superiore, e non di poco, a quello del latte umano, ed a quello presente nelle fonti vegetali.
A mio parere, già dopo avere letto questa frase si possono analizzare alcune perplessità, che vertono sul fattore principale che non mi stancherò mai di condividere: quantità è quindi sinonimo di qualità? Davvero un latte che proviene da un animale, e non della nostra specie, può essere considerato ideale per l’essere umano?
Cominciamo ad analizzare la situazione, punto per punto.
In questo articolo parliamo di
La specie-specificità
Ogni animale – ed ogni essere vivente al di fuori di questo regno – ha delle peculiarità particolari proprie della specie di origine. In queste particolarità, ovviamente, sono comprese anche quelle nutrizionali. Difatti, la composizione ideale dei nutrienti varia da specie in specie... e l’essere umano non fa eccezione a questa “regola biologica”.
La quantità di macronutrienti come proteine, grassi, carboidrati, ma anche di vitamine, minerali, fibre e micronutrienti in genere di un essere umano non è assolutamente paragonabile a quella di un leone, di un maiale, o di una mucca... a maggior ragione se si parla di latte materno, che è il cibo di elezione per il neonato: pensate che quantità mastodontica di nutrienti deve avere un latte di mucca che deve crescere un vitello, il quale in tutta probabilità arriverebbe tranquillamente da adulto – se potesse vivere - alla tonnellata di peso.
Parlando specificatamente del calcio, la sua quantità presente nel latte di ogni specie cresce in modo proporzionale alla velocità di crescita del lattante, e nel latte più usato dall’essere umano adulto – ovvero, quello di mucca – il quantitativo di calcio è circa 4 volte superiore a quello di una mamma umana poiché il vitello cresce 4 volte più velocemente: più la specie cresce rapidamente, più il fabbisogno di calcio e proteine aumentano per sostenere al meglio la crescita del neonato. E l’essere umano, in realtà, necessita di ben poco calcio giornaliero: la quantità si aggira circa sui 300 milligrammi al giorno.
Se si supera questa “soglia” di integrazione cosa accade? Non si pone la giusta attenzione, infatti, sull’eccessivo quantitativo di nutrienti, e sul relativo comportamento che il nostro corpo attua per gestirlo.
L’eccesso di calcio
Per quanto sia fondamentale che il nostro introito di calcio sia adeguato e sufficiente al sostenere le nostre ossa e la nostra salute generale, è altresì importantissimo ribadire – di nuovo. – il concetto “Quantità non è sinonimo di qualità”.
Sorpassati i “famosi” 300 mg al giorno, il calcio non arreca più benefici al nostro corpo... anzi! Un eccesso di questo minerale crea una “rivolta” negli organi interni: quelli emuntori cercano di eliminarlo in ogni modo; la tiroide li dirige per espellerlo dai tubuli renali, mentre l’intestino ne limita l’assorbimento in circolo... questa mobilitazione di massa avviene per evitare che l’eccesso di calcio che è stato riversato nel sangue vada a depositarsi sui tessuti vascolari, articolazioni, muscoli ed organi interni creando calcificazioni.
Inoltre, le fonti date dai derivati animali ricchissime di calcio sono anche assai ricche di proteine (vi ricordate la questione di specie-specificità del punto precedente?), ed anche qui, lo ripeto a mantra, la quantità non ha nulla a che vedere con la qualità di salute.
Un eccesso proteico demineralizza il nostro corpo, consumando sali minerali in modo massivo prelevati proprio dalle nostre ossa, mettendo in luce una vera e propria incongruenza su ciò che è stato il messaggio più utilizzato dalle campagne di prevenzione all’osteoporosi: più consumiamo latte di mucca, più rischiamo di indebolire le nostre ossa.
Per approfondire puoi leggere
Dove si trova il calcio: le fonti vegetali
Il calcio si trova in considerevoli quantità nel regno vegetale, in modo specifico in:
- semi oleosi (in particolare sesamo e la crema di sesamo, ovvero la tahina, una vera e propria bomba integrativa di calcio),
- alghe,
- frutta a guscio,
- verdure a foglia verde scuro, cavoli (anche – e soprattutto – nelle loro foglie, ad esempio le foglie di rapa),
- erbe aromatiche – in particolare quelle secche,
- cannella,
- tarassaco,
- fichi secchi.
Consumando in modo quotidiano questi alimenti, ci assicureremo una dose ottimale di calcio, perfettamente gestibile dal nostro corpo.
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Come assimilare al meglio il calcio
Non tutti sanno che per assimilare e trasportare al meglio il calcio è necessaria la vitamina D (per saperne di più potete leggere questo articolo).
Controllate quindi i vostri livelli di vitamina D, esponetevi il sole al più possibile (anche di inverno!) e, se avete comprovate carenze o insufficienze gravi, optate per un integratore di vitamina D3 al 100% naturale e vegetale, solitamente a base di licheni.
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