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Allestire il palcoscenico per l'amore e la compassione

Pubblicato 3 anni fa

Leggi un’anteprima del libro “L'Effetto Namasté" e scopri come esprimere l'amore universale attraverso i chakra

La nostra epoca è afflitta da violenze insensate, pregiudizi, atti di bullismo e manifestazioni di odio, tutti messi in scena sul palcoscenico del mondo.

Cosa è successo al modello di amore che tutte le tradizioni sapienziali tramandano come virtù suprema? È destinato solamente a quei pochi che hanno raggiunto le più nobili vette? Oppure potrebbe essere che il messaggio d'amore viene trasmesso con un sospiro troppo flebile di fronte a queste intense e chiassose minacce?

Anche se al momento potreste non trovarvi nel bel mezzo di una grave crisi, incoraggiare il vostro cuore ad aprirsi all'amore vi permetterà di essere pronti quando, in futuro, avrete bisogno di compiere un atto valoroso.

Con la sua offerta di amore e compassione, può l'effetto Namasté essere un valido strumento per affrontare questi tempi difficili? Può un tale effetto confortatore diffondersi tutto intomo a noi, senza che ce ne rendiamo conto?

La prossima volta che vi trovate in un negozio di alimentari, in una lavanderia, in una stazione di rifornimento... fate attenzione a chi appartiene la mano che si trova dall'altra parte del bancone, dietro il registratore di cassa o sulla pistola di erogazione della benzina. Potrebbe essere una mano che ha bisogno d'amore in quel preciso istante? Potrebbero quegli occhi essere i messaggeri del cuore che chiede un pizzico di gentilezza?

Attingete alla coscienza del vostro cuore per innescare il rilascio d'amore dal vostro al cuore altrui. Basta questa azione per influenzarci a vicenda e far si che l'effetto Namasté possa arricchire il mondo intero.


Namasté, quando sono nel luogo dell'amore e dell'unione e tu sei nel luogo dell'amore e dell'unione, siamo un tutt'uno, Namasté.


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Indice dei contenuti:

Amore, amore, amore, non c'è altro che amore

Si passa tanto tempo a filosofeggiare riguardo a cosa sia e a cosa significhi l'amore. Forse passiamo più tempo a parlare d'amore che ad amare. Diciamo di amare la terra, i nostri padri, madri, sorelle e fratelli. Amiamo i nostri figli, i nostri amici, i nostri animali domestici, e ci rimane abbastanza amore da arrivare ad amare persino le nostre automobili!

Ma allora cosa significa veramente amare qualcuno o qualcosa? L'amore è un qualcosa che si impara e che si insegna, proprio come la matematica, l'elettronica e la lettura? Oppure è una qualità innata che viene instillata alla nascita e che siamo destinati a condividere con gli altri?

Dentro ognuno di noi è presente un'eterna fonte d'amore e compassione. Nutrito dalle esperienze che aprono il cuore, l'amore sboccia e si libera, diventando disponibile in tutte le situazioni, per curarci e trasformarci.

Diveniamo esperti nel prenderci cura del nostro corpo. Passiamo molte ore della giornata a nutrirlo, curarlo e renderlo più attraente. Sappiamo che se il nostro corpo è ben nutrito, tonificato e libero da stress, avrà maggiori possibilità di rimanere in salute. È così che diamo amore al nostro corpo.

È altresì fondamentale imparare a essere consapevoli di come agisce e reagisce la nostra mente. Quando viene arricchita e raffinata tramite la lettura, l'istruzione e l'osservazione, possiamo utilizzare il potere e il potenziale che una mente acuta ci offre.

Mantenere il corpo e la mente vigili e ben sintonizzati ci è estremamente utile nelle situazioni presenti e future.

Ma quanti di noi sono veramente consapevoli del ruolo che i nostri cuori giocano nelle nostre vite? Siamo realmente in grado di capire ciò di cui hanno bisogno per sentirsi abbastanza sostenuti e protetti da aprirsi in piena libertà?

Forse durante i momenti di grande dolore oppure di grande gioia possiamo intravedere fugacemente lo scopo che hanno i nostri cuori nelle nostre vite. Ma è nei lunghi periodi che si alternano tra gli alti e i bassi della vita che possiamo attingere alla fonte illimitata dell'amore. Quelle preziose pause ci rivelano la nostra immensa capacità di amarci l'un l'altro. Ci ricordiamo che in ognuno di noi è presente la stessa essenza divina, e che la conoscenza ci eleva e ci sostiene quando l'equanimità è una qualità remota.

Entriamo a far parte di questo mondo con il cuore aperto e pieno di amore. Con gli occhi spalancati, accettiamo gli altri come aspetti del sé divino. Accogliendo tutti dentro il nostro cuore, sorridiamo alla vita.

È difficile resistere alla purezza e all'amorevolezza di un neonato. Il loro modo innocente di amare ci rammenta la purezza dei nostri stessi cuori.

Man mano che le nostre visioni del mondo e le nostre capacità mentali si sviluppano, i nostri cuori sembrano voler interpretare un ruolo di secondo piano di fronte al chiacchiericcio mentale che esige di essere al centro del palcoscenico. Man mano che passa il tempo impariamo ad analizzare, discernere e discriminare. Poco dopo, il ricordo dell'unità inerente nei nostri cuori viene avvolto e celato dalle nostre menti giudicanti. La speranza dell'unità diventa una visione del passato.

Perché diveniamo cosi avari con quell'amore? Cosa ci spinge a mantenere celata questa preziosa gemma? È forse possibile che la paura, l'ansia, la diffidenza o persino la rabbia possano diventare parte della nostra natura più dell'amore? L'innocenza dell'amore appartiene solo all'infanzia? Perché siamo così impegnati a erigere muri per proteggere i nostri cuori? Nel tentativo di tenere l'amore al loro interno, non facciamo altro che tenerlo FUORI!

Sembriamo aver paura di condividere l'amore contenuto nei nostri cuori. Ma perché? Potrebbe quell'amore avere il potere di sanare i conflitti tra amici, parenti, governi, paesi e la Maci-e Terra? Potrebbe essere che sanare un conflitto sia semplice come amare gli altri e riconoscere che siamo un tutt'uno?


Namasté, quando sono nel luogo dell'amore e dell'unione e tu sei nel luogo dell'amore e dell'unione, siamo un tutt'uno, Namasté.


L'amore può essere impersonale?

La maggior parte delle volte, il modo in cui agiamo e parliamo di amore rivela che la nostra espressione d'amore è condizionata.

"I miei vicini hanno innalzato un'alta staccionata attorno al loro giardino e lasciano sempre i sacchi dell'immondizia fuori di notte; perché mai dovrei sprecare il mio amore con persone del genere?". "Mio padre non mi dà il permesso di andare in motocicletta; per questo non riesco ad amarlo appieno". E così via.

Ci lamentiamo di quanto veniamo trattati ingiustamente e preferiamo tenere nascosto il bene più prezioso che abbiamo a disposizione, il nostro amore.

Quale dovrebbe essere l'occasione giusta per dare libero sfogo al nostro amore e alla nostra compassione per gli altri? Quando ci troviamo ad affrontare situazioni critiche - inondazioni, uragani, lunghi black-out, o persino attacchi terroristici al nostro paese - noi esseri umani abbiamo la tendenza ad aggrapparci gli uni agli altri in cerca di aiuto e supporto, mettendo da parte tutte le eventuali diversità che ci differenziano e ci tengono distanti. I nostri cuori, pieni di compassione, si concedono agli altri, superando i pregiudizi, le simpatie e le antipatie, ed è cosi che sperimentiamo l'amore universale.

Altre volte, invece, lo stesso amore e calore umano sembra essere conservato nel profondo del nostro cuore, e rimane lì dormiente in attesa di una crisi prima di risvegliarsi e sbocciare.

Dopo i tragici eventi dell'11 settembre 2001, molti genitori si sentirono smarriti e perplessi su cosa dire ai loro figli piccoli. Se avessero malignato sulle azioni di pochi criminali, le menti e i cuori impressionabili dei loro figli sarebbero sempre stati ostili nei confronti dei gruppi da loro criticati?

Chiedendo consiglio a un saggio moderno, il pastore Fred Rogers, venne rivelata loro la chiave per quietare un cuore in pezzi. "Dite loro di osservare i soccorritori". In questo modo, si sarebbero sentiti ispirati. Osservare persone proprio come noi, che prestano soccorso ad altre persone bisognose, ci eleva. Sublimando i propri pregiudizi e sentimenti di paura e rabbia, per offrire amore e compassione a tutti, indipendentemente dal loro livello di competenza, è stato un comportamento che ha meritato le lodi da tutto il mondo.

Come sarebbe il nostro mondo se ci rendessimo conto che abbiamo bisogno di esprimere amore tanto quanto ne abbiamo di respirare?

Immaginiamo che, a ogni nostra inspirazione, un amore non filtrato si riversi dentro di noi fino a saziare ogni cellula. E immaginiamo, a ogni espirazione, di inviare l'amore dai nostri cuori al mondo intero.

Per colpa del nostro desiderio di funzionare efficacemente e in maniera indipendente dagli altri, e di destare il nostro spirito di competizione, ci siamo allontanati dalla nostra natura divina, dagli altri esseri umani e dalla Madre Terra. Quando siamo capaci di aprirci all'amore stesso, diveniamo consapevoli del bisogno di guarigione. L'amore ha il potere di riportarci alla completezza.


Namasté, quando sono nel luogo dell'amore e dell'unione e tu sei nel luogo dell'amore e dell'unione, siamo un tutt'uno, Namasté.


Siamo un tutt'uno?

Siamo un tutt'uno. Questa è una frase meravigliosa che viene spesso usata per indicare unità e fratellanza, e rivela una grande verità.

Eppure, quando la leggiamo con attenzione, non ne cogliamo la contraddittorietà innata? Il verbo essere è coniugato alla prima persona plurale, "noi", e il plurale è una categoria grammaticale che si oppone al singolare. La parola "uno" indica una singola unità, e non una pluralità di cose. Allora come possiamo affermare che "siamo un tutt'uno"?

Per scoprire questa grande verità, dobbiamo volgere lo sguardo oltre la grammatica, e individuare quel luogo di verità che si trova nelle profondità dei nostri cuori, un luogo che produce risonanza coi luoghi degli altri, per quanto possiamo apparire separati da loro, per quanto possiamo sentirci diversi da loro. Una volta individuato quel luogo, potremo abbracciare la verità che NOI, due o più individui, possiamo effettivamente essere un tutt'UNO.

Significati simbolici nella cultura globale

La parola e il gesto, Namasté, esprimono rispetto verso tutti coloro che incontriamo. È un saluto tipico dell'India, dello Sri Lanka, del Nepal e della maggior parte dei paesi del sudest asiatico, onorato dagli indù, dai sikh, dai giaini e dai buddhisti. Namasté è un'espressione utilizzata nella vita di ogni giorno, un'affermazione di unità spirituale che riconosce la divinità condivisa e presente dentro ciascuno di noi.

La posizione delle mani (mudra) nel Namasté ricorda quella a mani giunte della preghiera. È un gesto ricco di pathos che viene eseguito allineando le cinque dita della mano destra con quelle della mano sinistra. Simbolicamente, il gesto di unione dei palmi delle mani esprime unità.

In molte tradizioni, a ogni mano sono associati diversi significati e compiti. Spesso la mano destra incarna le qualità maschili della ragione e dell'intelletto, e riceve il potere dal sole. Al contrario, la mano sinistra incarna le qualità femminili dell'intuito e dell'emotività, e riceve il potere dalla luna.

Unendole assieme, la persona che offre il Namasté si eleva al di sopra delle differenze che la distinguono dagli altri, e identifica se stessa con l'aspetto spirituale della persona che sta salutando. Questo gesto cosi modesto emette un'aura di amore, rispetto e unione. È la più semplice delle espressioni e viene accettata come forma di saluto diretto dal cuore, che è contraccambiata nello stesso modo.

Il Namasté può essere accompagnato o meno da un'espressione vocale. Quando uniamo assieme le nostre mani in un gesto di unione di fronte al centro del cuore, agiamo, viviamo e sperimentiamo l'intero mondo come amore.

Un passo falso

A volte, nel tentativo di tener fede alle nostre piccole differenze culturali, rimaniamo scioccati quando vediamo che coloro che le conoscono meno di noi fanno errori di comportamento.

Quando feci il mio primo viaggio in India, non conoscevo la tradizione indiana di mangiare con una mano. Durante quel viaggio mi venne detto che era una necessità culturale utilizzare solamente la mano destra per farlo, visto che nella tradizione indiana ogni mano ha i suoi compiti designati.

La mano destra serve a mangiare, a offrire oggetti (commestibili o meno) agli altri, e a svolgere altri compiti "puliti". I compiti assegnati alla mano sinistra, invece, sono meno invitanti, essendo la mano designata alla pulitura delle aree del corpo considerate "sporche" (anche dopo essere andati alla toilette). È facile comprendere in che modo l'igiene di base diventi parte integrante di tale differenza culturale.

Il mio più grande passo falso lo feci mentre cercavo di mangiare un chapati (pane schiacciato tipico della cucina indiana). Potendo utilizzare solamente la mano destra, non ero in grado di spezzarlo in pezzi più piccoli. Dopo essermi guardata attorno per vedere se qualcuno mi stesse osservando, sollevai la mano sinistra da sotto il tavolo e la usai per aiutare la destra a spezzare il pane. Una volta spezzato, la riportai discretamente sotto il tavolo.

Sentendomi sollevata per aver portato a termine con successo quel gesto proibito, udii un rumoroso "gulp" da parte dei miei ospiti. Col viso paonazzo per l'imbarazzo, mi scusai e chiesi conferma: "Per favore ditemi se ricordo bene. Solo la mano destra è la mano pulita che viene usata per svolgere i compiti più nobili, mentre la sinistra è relegata a quelli sporchi. È vero?". Loro annuirono con la testa.

"Per favore scusatemi". Unendo i palmi di fronte al petto in un gesto di unità, pronunciai Namasté. Nessuno di noi mancò di cogliere l'umore sottile insito nel mio atto, visto che eravamo tutti consapevoli che per compiere quel gesto entrambe le mani vengono sollevate e unite assieme.


Namasté, quando sono nel luogo dell'amore e dell'unione e tu sei nel luogo dell'amore e dell'unione, siamo un tutt'uno, Namasté.


In tempi recenti, praticanti yoga e insegnanti spirituali di tutto il mondo hanno abbracciato il termine Namasté.

Il suo saluto simbolico contrasta con quello usato in Occidente, dove l'offerta e la stretta della mano rievoca i giorni in cui le persone dovevano essere rassicurate che chi si trovavano di fronte non era armato. Il saluto militare deriva dal gesto compiuto dagli antichi cavalieri in armatura che sollevavano la visiera dell'elmo per mostrare i loro occhi in segno di fiducia, se non sempre di amicizia.

Il tradizionale inchino praticato in Giappone espone il collo allo sconosciuto nella speranza che tale gesto venga ripagato con l'amicizia, e che la testa rimanga attaccata al collo che viene esposto.

Forma di saluto un tempo riservata solamente ai parenti e agli amici più stretti, l'abbraccio, in tutte le sue svariate forme, viene praticato da sempre più persone sia in Occidente che in Oriente. Il mio abbraccio preferito è quello che si compie piegando il corpo verso destra, in modo da consentire ai cuori di avvicinarsi e battere all'unisono. La sensazione di formicolio generata durante l'abbraccio può essere durevole, e basta un semplice ricordo per provarla di nuovo.

Durante un esperimento scientifico, una singola cellula cardiaca venne rimossa dal cuore di una persona. Come se incarnasse l'intero cuore, continuò a battere da sola, emettendo il suono "blip-blop". Da un'altra persona venne rimossa un'altra cellula che, continuando a battere, emise il suono "blooop-blip". Nell'ambiente controllato di un laboratorio, ognuna di queste cellule venne inserita in una singola capsula di Petri. Continuarono entrambe a battere come prima: "blip-blop" e "blooop-blip".

Le due capsule vennero avvicinate tra di loro, e una cellula venne spostata con grande attenzione nella capsula dell'altra. Nel momento preciso in cui le due cellule, appartenenti a due persone diverse, entrarono in contatto, smisero di battere. Nell'attimo successivo, ricominciarono a battere all'unisono seguendo un ritmo completamente diverso: "Bliiip-blooop. Bliiip-blooop". Da quel momento in poi le due cellule danzarono allo stesso ritmo.

Così, come i membri di un'orchestra ben armonizzata, quando i nostri cuori entrano in contatto, battono come se fossero un unico cuore.

Namasté riconosce il fatto che il dualismo esista da millenni, e che nel tempo abbia causato divisioni, conflitti e persino violenze. L'effetto Namasté rivela un metodo per unire due forze opposte, generando così uno stato di unione. Il gesto riconosce l'uguaglianza in tutti quanti, e onora la sacralità inerente a tutti gli esseri.

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