Vivere in conflitto
Pubblicato
3 anni fa
Leggi un estratto di "So-stare nel Conflitto" libro di Laura Pirotta e MariaClaudia Perego
Nella nostra vita siamo abituaci a cercare certezze, punti di riferimento e sicurezza, ma, in un certo senso, possiamo considerarci degli illusi!
Se ci pensi bene: puoi programmare tutto ciò che desideri, ma la vita non rispetta quasi mai ciò che hai deciso o scelto, l'incertezza diviene così una compagna di viaggio con cui fare i conti tutte le mattine.
Sei abituato a vivere nell'incertezza consapevole? Come ti fa sentire questa domanda?
In fondo, molti dei messaggi che ci arrivano dal mondo esterno sono volti a farti percepire una realtà di certezza e solidità, anche se ormai, la scienza ci dice che non è così, la nostra vita è una miscela di volatilità, complessità e incertezza.
Sei disposto ad accettare l'incertezza come componente fisiologica della tua vita? Questo potrebbe avere un impatto di notevole rilevanza sul tuo modo di pensare, di vedere il mondo e di agire.
Se qualcuno, prima di oggi, te ne avesse già parlato o se tu avessi già letto qualcosa in merito, meglio per te, parti con un vantaggio. In ogni caso, se hai scelto di leggere questo libro forse è anche perché hai già deciso, in modo più o meno consapevole, che tante cose che ti hanno raccontato sulla tua vita, non corrispondono alla tua personale esperienza della realtà quotidiana.
Lo scorrere della vita si basa su due elementi fondamentali: il primo; lo abbiamo già accennato, è l'incertezza mentre il secondo è il cambiamento.
Ora ti poniamo un'altra domanda scomoda: qual è l'unica cosa "certa"" della nostra vita? La risposta è piuttosto scontata: la morte.
Il fatto che molti santi della tradizione cristiana siano rappresentati con un teschio vicino a loro ha un suo perché.
Vivere con la consapevolezza che la morte sia runico aspetto certo della vita cambia la nostra prospettiva, ci porta a vivere nel qui e ora. A contatto con il mistero della morte, la grandezza dell'essere mortali si rivela in tutto il suo splendore e molti degli affanni della quotidianità ci appaiono sotto un profilo differente: anche i conflitti.
Lasciar andare l'illusione di poter creare certezze nella vita e accettare la nostra impermanenza sono due strumenti potenti. Se ti stai chiedendo perché parlarne in un libro su benessere e conflitto, leggi le prossime pagine e lo scoprirai.
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Cos'è il conflitto?
Per iniziare questo percorso insieme a te ecco una nuova domanda: cosa vuol dire conflitto? Ognuno di noi potrebbe dare una risposta diversa a questa domanda. Cerchiamo comunque di dare una definizione utile per il nostro percorso insieme.
Il conflitto è una situazione con una componente oggettiva minima e una componente soggettiva altissima.
Nella nostra vita quotidiana affrontiamo con regolarità situazioni conflittuali e; spesso, lo facciamo quasi senza accorgercene; altre volte, invece, ne prendiamo consapevolezza ma non sappiamo come gestirlo.
La nostra società ci ha abituati a emarginare o evitare le situazioni conflittuali, etichettandole con accezioni in prevalenza negative, facendo così venir meno il loro potenziale trasformativo.
Il conflitto può apparire come il contrapporsi di due fazioni in apparenza non conciliabili. In realtà, è la crisi della relazione a essere il centro della situazione conflittuale poiché, quando manca la qualità della relazione, non riusciamo a trovare una soluzione in armonia.
Prima di proseguire con l'approfondimento di questi aspetti è importante chiarire due punti:
- il conflitto non è qualcosa di statico, ma è una dinamica:
- la qualità della relazione tra le parti è l'elemento centrale per la risoluzione delle situazioni conflittuali.
In molti hanno parlato e parlano di conflitto e citare ogni punto di vista ti annoierebbe di sicuro. Per questo, abbiamo scelto di partire da una frase della studiosa Jacqueline Morineau che descrive così il conflitto:
Il conflitto è ovunque, in noi stessi, innanzitutto, e inoltre nei nostri rapporti con gli altri. Cercare di collocarlo può forse aiutarci a riconoscerlo e a superarlo. Esso è una firma di rottura tra una condizione prestabilita, accettata, e una nuova situazione che vuole sostituire l'ordine che non esiste più o che non viene più riconosciuto, e che si è trasformato in disordine. Il passaggio da ordine a disordine provoca così ciò che noi chiamiamo conflitto. Esso si dà quando il confronto con la nuova situazione causa una sofferenza talmente grande da non poter essere sopportata.
Il conflitto è, quindi, fisiologico nelle interazioni umane. Tutto dipende da come vivi queste situazioni, se impari ad aprirti a una visione dinamica, positiva e funzionale del conflitto, potrai trarne un beneficio inatteso e sorprendente.
Dalla citazione di J. Morineau emergono tre elementi:
- una fase precedente detta "condizione prestabilita" priva di per sé di accezione negativa o positiva;
- una nuova "situazione" non accettata;
- la fase intermedia tra le due di "rottura"' che viene chiamata conflitto.
È il cambiamento connaturato nell'essere umano che ha nella sua natura intrinseca la radice primaria del conflitto.
Possiamo allora arrivare a dire che, quando il cambiamento è accettato e voluto da tutti i soggetti coinvolti, il passaggio attraverso la fase di disordine è gestito con consapevolezza e comprensione e permette l'espressione delle complessità coinvolte: quando invece il cambiamento non è condiviso, o è addirittura negato, la fase di disordine non solo porta alla divergenza ma anche alla contrapposizione e sfocia in quello che chiamiamo conflitto.
Vogliamo allora accompagnarti nel mondo complesso del cambiamento, per mostrarti come il conflitto gestito o trasformato possa divenire una risorsa laddove un nuovo ordine, se condiviso, supporta il benessere di tutti i soggetti coinvolti.
Il cambiamento è l'unica certezza delle nostre vite
II cambiamento, con tutti i suoi rischi, è la legge dell'esistenza.
R. Kennedy
Il cambiamento è una parte di noi. Il nostro corpo cambia ogni istante della nostra vita: negarlo o opporre resistenza ci crea sofferenza. Eppure lo facciamo; ti sei mai chiesto come mai?
Potremmo definire l'essere umano contemporaneo come un "cercatore di certezze" mentre le parole di J. Morineau ci danno una chiara indicazione del fatto che quando si parla di una dinamica di cambiamento si parte da una condizione prestabilita, nota, conosciuta e già esplorata e ci si muove verso qualcosa di ignoto, sconosciuto e tutto da esplorare.
Ecco che nella perfezione del nostro essere umano, si risveglia un'emozione: la paura che ci porta a una condizione di stallo ostativa del processo dinamico del cambiamento.
Quante volte hai provato quest'emozione di fronte a un cambiamento inaspettato? Ciò che ci è sconosciuto o di cui non abbiamo esperienza desta in noi paura.
Quando siamo di fronte a situazioni di resistenze al cambiamento o negazione del cambiamento, dobbiamo essere consapevoli che la paura domina quella reazione.
Se prendiamo in considerazione la Teoria del Cambiamento sviluppata da P. Watzlavàck. J.H. Weakland e R. Fisch nel loro libro Change, possiamo analizzare la stessa situazione di stallo da un altro punto di vista.
Gli autori, infatti, si chiedono quali comportamenti di fronte a un cambiamento siano errati e li riassumono in tre categorie:
- bisognerebbe agire ma non si agisce (negazione del problema);
- si agisce quando non si dovrebbe;
- si agisce al livello sbagliato.
Nella categorizzazione fatta da questi autori, viene messo in luce un elemento che ci può essere di grande aiuto e che ci riporta al discorso iniziale: è come tu scegli di agire che fa la differenza nella nascita, gestione e trasformazione di una situazione conflittuale.
Ci troviamo, quindi, di fronte a un quadro quasi paradossale. La dinamica del cambiamento viene osteggiata, contrastata o bloccata e questo provoca il sorgere di una sorta di spin-off: la dinamica conflittuale.
I tre sistemi
Quando prendiamo in considerazione una dinamica conflittuale è sempre e comunque necessario lavorare su tre sistemi.
Abbiamo già visto come il conflitto sia concepibile come una dinamica e non come un elemento statico, allo stesso modo possiamo divertirci a lavorare sulla situazione conflittuale sezionandola e prendendo in considerazione tre sistemi: centrale, interno ed esterno.
- Il sistema centrale ovvero il cuore del conflitto: io contro di te.
- Il sistema interno, ovvero il vissuto interiore: come le parti vivono la dinamica.
- Il sistema esterno, ovvero l'impatto che il conflitto ha al di fuori della relazione specifica tra i configgenti.
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