Ansia e attacchi di panico: può causarli il dolore fisico?
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3 anni fa
Leggi un estratto del libro "Vago - Il Mio Nervo Più Importante" di Stanley Rosenberg
Fin dagli albori della psichiatria alla fine del XIX secolo, una grande attenzione stata rivolta ai disturbi d'ansia.
L'ansia occasionale è una parte normale della vita. Possiamo sentirci ansiosi quando dobbiamo affrontare un problema sul lavoro, prima di sostenere un esame o quando dobbiamo prendere una decisione importante.
Ma i disturbi d'ansia implicano di una semplice preoccupazione o paura temporanee.
Per alcuni di noi l'ansia può diventare eccessiva, e anche se magari ce ne rendiamo conto, potremmo a avere difficoltà a controllarla; quindi, l'ansia può influire negativamente sulla nostra vita di tutti i giorni.
In una persona che soffre di un disturbo d'ansia, l'ansia non sparisce e nel tempo può peggiorare. Emozioni e sensazioni possono interferire con le attività quotidiane come il rendimento sul lavoro, i doveri scolastici e le relazioni.
I sondaggi attuali rilevano che, negli Stati Uniti, alcune forme di disturbi d'ansia colpiscono il 18 per cento della popolazione in un tipico arco di tempo di dodici mesi; nel corso della vita, il 30 per cento sperimenterà qualche disturbo d'ansia.
La paura
Ciò che chiamiamo "paura" è un processo psicologico che coinvolge l'attivazione del sistema nervoso di fronte a una situazione minacciosa. La paura può immobilizzarci (attraverso l'attività dorsovagale) o mobilitarci per combattere o fuggire (attraverso l'attività della catena del simpatico).
Tra i sintomi fisici possono esserci i seguenti:
- Battito cardiaco accelerato (tachicardia)
- Respiro affannoso
- Rilascio di alti livelli di ormoni dello stress
- Rossori del volto
- Difficoltà a parlare
- Sudorazione dei palmi delle mani, delle piante dei piedi e delle ascelle.
L'ansia
In termini di sintomi fisici, l'ansia è simile alla paura. Tuttavia, l'ansia non necessariamente si manifesta in risposta a una situazione reale. Qualcosa può farci ricordare un evento accaduto in passato, oppure potremmo proiettare la nostra immaginazione su un evento che potrebbe verificarsi in futuro. In entrambi i casi, la minaccia non si sta presentando ora.
Ciononostante, questo stato emozionale è reale, ed esiste nel corpo nel momento presente.
Quando siamo ansiosi scopriamo di non riuscire a scacciare le preoccupazioni dalla nostra mente.
Se un'altra persona ci dice che non c'è nulla di cui preoccuparsi, non ci sentiamo rassicurati; anzi, talvolta ciò può irritarci ancora di più, e potremmo reagire commentando: «Stai dicendo che le mie sensazioni non sono reali?».
Attacchi di panico
Gli attacchi di panico sono brevi esperienze di intenso terrore e apprensione. Insorgono brutalmente, e di solito raggiungono il picco massimo in meno di dieci minuti, sebbene la sensazione di disagio possa perdurare anche per parecchie ore.
A volte la causa specifica di un attacco di panico non è evidente. In altri casi possiamo invece riscontrare che è stato scatenato da fattori generici quali lo stress, la paura o persino troppa attività fisica.
Le persone che hanno un attacco di panico mostrano segnali riconoscibili di paura. I loro sintomi fisici includono tremori, brividi, confusione, vertigini, nausea e respirazione e difficoltosa. Hanno un aspetto stanco e provato, sono pallide e sudano molto sui palmi delle mani, sulle piante dei piedi e sotto le ascelle.
Il loro sudore ha un odore caratteristico. I cani e altri mammiferi reagiscono immediatamente agli odori che il corpo emana a seconda dei diversi stati emotivi. Anche le persone reagiscono istintivamente all'"odore della paura" in un altro individuo, anche se costui o costei potrebbe non rendersene conto.
Molte persone cercano di camuffare i segnali olfattivi della paura e dell'ansia utilizzando profumi, deodoranti o talco per i piedi. Comunque sia, quando si incontra qualcuno è difficile celare una mano fredda e appiccicaticcia e una stretta di mano fiacca.
Talvolta l'ansia e gli attacchi di panico possono essere affrontati efficacemente con esercizi o tecniche manuali che aiutino a farci uscire da uno stato dorsovagale o di attivazione del sistema nervoso simpatico per portarci in uno stato di coinvolgimento sociale.
La goccia che fa traboccare il vaso
A volte utilizziamo il detto "la goccia che fa traboccare il vaso". Se una persona ansiosa esegue regolarmente l'esercizio base può riuscire a minimizzare la frequenza e l'intensità di un attacco d'ansia o di panico e, in certi casi, persino a prevenirli.
Eseguire l'esercizio con costanza è come ridurre la quantità d'acqua in quel vaso, in modo che possa contenere molte più gocce senza traboccare.
È anche importante essere consapevoli del fatto che l'ansia può essere un effetto collaterale di un farmaco, oppure indicare un problema correlato all'abuso di sostanze, dal momento che farmaci e droghe alterano lo stato del sistema nervoso autonomo.
Un caso di studio: ansia e attacchi di panico
Avevo una paziente che soffriva di ansia e attacchi di panico che le impedivano di realizzare il suo desiderio di avere un bambino. La donna inoltre avvertiva dolore al lato destro dell'addome.
L'ansia era iniziata quindici anni prima, quando la donna aveva 18 anni ed era stata sottoposta a un intervento chirurgico per la rimozione della valvola ileocecale. I problemi a carico della valvola ileocecale possono essere debilitanti, e spesso si manifestano con coliti, dolori addominali, dolore inguinale, gonfiore, odore corporeo sgradevole, gas, distensione addominale e problemi respiratori come l'asma e la broncopneumopatia.
La valvola ileocecale controlla il flusso del chimo dall'intestino tenue all'intestino crasso. Il chimo è una massa viscosa e semifluida costituita dal cibo parzialmente digerito e dalle secrezioni che si formano nello stomaco e nell'intestino tenue durante la digestione.
Normalmente, per la maggior parte del tempo la valvola rimane chiusa, e si apre soltanto per brevi periodi per consentire il passaggio del chimo. Quando il chimo raggiunge l'intestino crasso, l'acqua in eccesso viene assorbita dal corpo, e le restanti fibre, insieme ad altri residui, vengono compattate, trasformate in feci ed eliminate.
I problemi insorgono quando la valvola ileocecale non si apre adeguatamente ma anche quando rimane aperta troppo a lungo, permettendo al chimo proveniente dall'intestino tenue di spostarsi liberamente nell'intestino crasso, oppure di compiere il percorso a ritroso, dall'intestino crasso all'intestino tenue.
Oltre ai sintomi correlati all'ansia, di tanto in tanto questa paziente aveva dei brevi periodi di dolore intenso sul lato destro dell'addome (dov'è situata la valvola ileocecale o, nel suo caso, dov'era prima dell'operazione). Il suo medico aveva preso molto sul serio quei dolori fisici e voleva assicurarsi che l'intervento chirurgico fosse andato a buon fine. Sottoposero la donna a varie risonanze magnetiche e due laparascopie, e dai risultati tutto sembrava a posto. Non trovarono nulla che potesse spiegare i dolori di cui ella soffriva.
Quando per prima cosa le chiesi come mai si era sottoposta a quell'intervento, lei mi rispose che era stato per via del dolore. Eppure, anni dopo l'operazione, la donna soffriva ancora di dolori nella stessa area. E nonostante il disagio e la sofferenza psicologica che ella provava, il chirurgo non aveva mostrato alcun interesse per i suoi sintomi ansiosi, anche se questi erano comparsi poco tempo dopo l'operazione.
Inoltre, nessun medico aveva mai valutato la funzionalità del suo sistema nervoso autonomo. Il ramo dorsale del nervo vago innerva la maggior parte degli organi preposti alla digestione, compresi l'intestino tenue, la valvola ileocecale e i due tratti dell'intestino crasso noti come colon ascendente e colon trasverso.
A propria volta, il ramo dorsovagale riceve input sensoriali dagli organi stessi ed esercita il controllo motorio sulle loro funzioni.
Diedi inizio al mio trattamento valutando innanzitutto lo stato del sistema nervoso della paziente, osservando il retro della gola mentre ella pronunciava ah-ah-ah. L'ugola si spostò di lato (indicando una disfunzione del ramo ventrovagale faringeo, descritto nel Capitolo 4). Effettuai anche il test della pressione stretta (vedi Capitolo 5) per controllare il livello di tensione nei due lati dei muscoli trapezi.
C'era una chiara differenza, tra il lato destro e il lato sinistro. Il mio primo obiettivo era riportare il sistema nervoso autonomo della donna a uno stato ventrovagale.
Le spiegai come eseguire l'esercizio base. Uno degli aspetti meravigliosi di questo esercizio è che i pazienti possono eseguirlo da soli.
Mi ci vollero meno di due minuti per insegnare alla paziente come eseguire l'esercizio base, e meno di due minuti perché lei lo imparasse.
Dopo che ebbe eseguito l'esercizio, la donna stava già molto meglio e disse che non si sentiva più ansiosa.
Anche la tensione unilaterale nel suo muscolo trapezio si era rilassata; quando premetti sui due muscoli, la tensione risultava simile su entrambi i lati. Per essere doppiamente sicuro che si fosse verificato il cambiamento desiderato, esaminai nuovamente la gola della donna e vidi che l'ugola ora si sollevava simmetricamente su entrambi i lati. Per rilasciare le tensioni nella valvola ileocecale praticai anche una tecnica osteopatica di massaggio viscerale, che di solito elimina immediatamente il dolore.
Il chirurgo della paziente aveva dato per scontato che l'operazione avesse avuto successo, relativamente alla limitata finalità di rimozione della valvola ileocecale.
Finché la paziente non ebbe consultato me, tuttavia, nessuno aveva considerato la possibilità che l'intervento fosse stato per lei un'esperienza traumatica che aveva lasciato il suo sistema nervoso autonomo in uno stato di attività dorsovagale.
Con un trattamento appropriato, la paziente compì la transizione da uno stato d'ansia debilitante all'auspicabile stato di coinvolgimento sociale. Le feci notare che aveva compiuto quel cambiamento positivo completamente da sola, e le dissi che in futuro, se si fosse sentita nuovamente ansiosa, avrebbe sempre potuto ricorrere all'esercizio.
Poi le chiesi di pensare alle difficoltà che in passato la sua ansia aveva scatenato. Semplicemente pensare alla mia domanda la mandò in crisi, in un altro stato d'ansia. La donna perse il sorriso e trattenne il respiro, e la pelle del suo volto divenne pallida. Quindi le chiesi di ripetere l'esercizio base, e ancora una volta ella mi disse che si sentiva meglio.
Appariva più rilassata, con un bel colorito, e il respiro era più profondo. Mi disse anche di aver sentito il cambiamento dallo stato ansioso alla calma.
Quando le chiesi nuovamente di pensare ai problemi che l'ansia le aveva causato, la donna riuscì a rimanere calma, e disse che pensava di potercela fare a gestire da sola i suoi stati ansiosi, in futuro.
Valutai ancora una volta il suo sistema nervoso autonomo e scoprii che la paziente era ancora in uno stato di attività ventrovagale. Non sentiva alcun dolore. Questi miglioramenti avvennero in un'unica seduta.
La paziente pensò fosse un miracolo, dopo tutto il dolore e tutta l'ansia di cui aveva sofferto prima del trattamento con me. Dal canto mio, nonostante fossi lusingato delle sue parole, pensai fosse un peccato che il chirurgo non avesse mai esaminato il suo sistema nervoso autonomo e che non conoscesse il massaggio viscerale.
Un anno e mezzo dopo ricevetti una e-mail da questa donna. Mi ringraziava per il trattamento e disse che non aveva più sofferto d'ansia. Le consigliai di venire da me per un'altra seduta, in modo da rilasciare ogni tensione che poteva essere rimasta nel tessuto cicatriziale; infatti, il suo miglioramento a lungo termine dipendeva non soltanto dall'incrementare l'efficienza del nervo vago ma anche dal rilasciare il trauma trattenuto localmente nel tessuto cicatriziale.
Il dolore fisico può causare ansia. Un'operazione chirurgica, anche se scelta consapevolmente, è pur sempre un assalto all'integrità del corpo e, come ogni trauma, può lasciare il segno.