Un nuovo mondo
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4 anni fa
Leggi un estratto da "La Lezione della Farfalla" di Daniel Lumera e Immaculata De Vivo per scoprire un nuovo benessere
Ci sono periodi di grande cambiamento in cui si aprono delle finestre evolutive per ognuno di noi. Questi spiragli sono delle possibilità.
L’essere umano ha la tendenza a cambiare profondamente e a maturare nuove e più profonde consapevolezze solo quando è sottoposto a eventi di forte impatto come una malattia, una crisi, un lutto, guerre, pandemie e intense esperienze considerate negative. Tutte queste cose, come vedremo, si rivelano essere invece acceleratori evolutivi.
Tuttavia il cambiamento non accade in un determinato momento, come potrebbe sembrare, ma è una costante. La natura stessa dell’esistenza.
Non si tratta dunque di gestirlo ma di prendere consapevolezza del fatto che siamo immersi in esso costantemente. Possiamo imparare a rimanere presenti e svegli in questo flusso mantenendo il cuore aperto.
Esistono infatti delle forze inclusive che, se comprese, ci permettono di essere più adatti a vivere le trasformazioni. Quali sono?
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Vi è mai capitato di desiderare ardentemente il bene degli altri, il benessere collettivo, di provare un sincero e autentico desiderio per il bene e la felicità di tutti: esseri umani, animali e piante? Un desiderio di questo tipo ha un impatto positivo enorme sulla nostra biologia e salute. È una medicina naturale per la longevità. Ed è uno dei motivi per cui le persone capaci di questo sentire sono più adatte a far sopravvivere la nostra specie sul nostro pianeta.
Non sono i più forti (in termini di prevaricazione fisica, mentale, economica sull’altro), ma i più inclusivi, empatici e gentili a essere i candidati migliori alle necessità evolutive della specie umana.
La scienza ci spiega che il paradigma antropocentrico basato sull’individualismo, sulla competizione e sulla performance non è la strategia vincente che abbiamo creduto.
Alla lunga la selezione naturale favorisce gli individui che sviluppano valori inclusivi come gentilezza, empatia, compassione, perdono, gratitudine, con un più alto livello di consapevolezza dell’interconnessione e interdipendenza come principi regolatori della vita.
Dal tuo benessere e dalla tua salute dipendono la mia salute e il mio benessere; dal mio benessere e dalla mia salute dipendono la tua salute e il tuo benessere. Seguendo questo principio di interdipendenza, che come vedremo è ampiamente sostenuto da inconfutabili dati scientifici, acquisisce forza concreta l’idea che prenderci cura dell’altro corrisponda a prenderci cura di noi stessi.
Le ricerche scientifiche mostrano che non solo occuparsi della felicità e del benessere altrui è il miglior investimento che possiamo fare per la nostra salute, ma anche che non occuparsene (avere un atteggiamento egoistico, discriminatorio e non inclusivo) o addirittura ostacolarlo ha un impatto negativo sulla qualità della nostra vita.
Basti pensare che chi vive in comunità con alti livelli di pregiudizio razziale, a prescindere dal fatto che il pregiudizio sia agito o subìto, ha maggiori probabilità di morire in giovane età e presenta un’aspettativa di vita inferiore rispetto alle persone che vivono in luoghi più tolleranti. Questo a prescindere dall’etnia, dal livello di povertà o di violenza nella comunità.
Ma non solo, perché le evidenze scientifiche attuali indicano anche che un ambiente in cui è presente il pregiudizio razziale è correlato all’insorgenza di malattie e disturbi come alterazioni delle esperienze prenatali, dei circuiti neurali emotivi subcorticali, della regolazione delle emozioni, dell’aspetto cognitivo, oltre alla comparsa di stati affettivi negativi derivanti da schemi cognitivi razzisti.
Dati alla mano, il punto appare chiaro: nutrire sentimenti razzisti in una società multiculturale causa stress quotidiano; questo tipo di stress può portare a problemi cronici come cancro, ipertensione e diabete di tipo 2 ed è originato dai pregiudizi, perché le persone con atteggiamenti positivi nei confronti di persone di altre etnie hanno risposto alle interazioni interrazziali in modo positivo, sano e adattivo senza alcun effetto collaterale.
Il passaggio dall’io al noi non è più solo una questione etica, morale, psicologica, sociale, politica e spirituale, ma anche un imperativo biologico.
Dalla comprensione delle forze e dei processi inclusivi, pilastri della trasformazione individuale, relazionale e sociale, dipenderanno le sorti del pianeta e dell’essere umano.
È una questione evolutiva legata allo sviluppo e all’espansione della coscienza umana, ma anche alla sopravvivenza della specie e all’equilibrio dell’intero ecosistema naturale.
La nostra mente è dotata di straordinaria intelligenza e potere creativo, ma di fatto spesso abbiamo usato questi doni per sfruttare e distruggere l’ambiente circostante.
La maggior parte di noi e dei nostri leader ha lo stesso atteggiamento dei bruchi: stadi larvali che divorano incessantemente le risorse naturali, nutrendosi e accumulando tutto ciò che incontrano senza misura. Radiamo al suolo foreste, prosciughiamo fiumi, siamo causa di estinzione per molte specie di flora e fauna selvatica, alteriamo il clima e degradiamo il pianeta ogni giorno di più.
L’agente inquinante più pericoloso e potente del pianeta è proprio la mente umana, governata da pensieri egoistici, dominata dalla cupidigia, inconsapevole del delicato equilibrio naturale e dell’intima interconnessione e interdipendenza tra tutte le forme di vita e l’ambiente. Il livello più importante di interrelazione che dobbiamo consapevolizzare è quello tra ambiente interiore e ambiente esterno.
È necessaria una mente ecologica che ci permetta di prenderci cura di entrambi in maniera armonica, ricordandoci che siamo farfalle e la terra è la nostra crisalide.
Ed è proprio la farfalla la forma vivente che meglio rappresenta l’idea di trasformazione, col suo percorso di fasi concatenate progressivamente verso il fine ultimo esistenziale: il volo libero nella vita. Un volo al servizio del benessere di tutto l’ecosistema: si tratta infatti di un impollinatore importantissimo per l’armonia dell’ambiente naturale.
Le farfalle, così come l’uomo e le piante, hanno in sé sin dall’origine, in potenziale, tutto ciò che diverranno nel corso dell’esistenza.
Sono quattro le fasi di trasformazione che attraversano: uovo, bruco, crisalide, farfalla.
Quando l’uovo si schiude inizia lo stadio larvale del bruco, che divora tutto ciò che trova sul suo cammino per avere l’energia sufficiente a compiere quattro o cinque mute (cambi di pelle). Una volta raggiunta la maturità, si fissa a un ramo o a una foglia e tesse il bozzolo di seta trasformandosi in crisalide.
Crisalide viene dal greco chrusos, che significa oro, ed è uno stadio praticamente statico: non può muoversi e deve aspettare circa due settimane per potersi aprire. Il bruco si isola, si ferma, si racchiude in se stesso per trasmutare radicalmente.
Proprio come accade a noi nei periodi di grande trasformazione individuale, o collettiva: emerge una tendenza naturale a rallentare il ritmo della vita lavorativa e sociale, a staccare completamente e ritirarci in noi stessi per elaborare, esplorare e creare nuovi stati di coscienza, nuove consapevolezze e identità, nuovi orizzonti esistenziali.
Ma è anche la natura a costringerci, in determinati periodi, a fermarci, a rallentare, ad ascoltare… per poter cambiare ed evolvere, sviluppando le caratteristiche necessarie alla sopravvivenza.
Quella della crisalide è sicuramente la trasformazione più radicale, perché da insetto strisciante il bruco diviene un essere volante pieno di grazia: nella farfalla si manifesta e fiorisce la forma più evoluta.
Questo ciclo esistenziale è un simbolo potente del principio di trasformazione e cambiamento presente in tutte le cose. Ed è esattamente di una metamorfosi che abbiamo bisogno, per passare dallo stadio biologico e mentale dell’accumulo a quello del dono, dello scambio, del flusso.
L’affascinante percorso che il bruco intraprende per liberarsi delle sue vecchie sembianze e rinascere sotto forma di farfalla ben si adatta al percorso evolutivo umano. Fare la “muta” abbandonando la vecchia pelle per rinascere a nuova vita e saper volare è un processo che viene attivato spesso da grandi cambiamenti e trasformazioni, a volte dolorose, quando non comprese attraverso una prospettiva consapevole.
Il maestro cinese Lao Tzu disse: «Ciò che per il bruco è la fine del mondo, il mondo la chiama farfalla».
Questa può essere una chiave utile anche per i lockdown dovuti alla pandemia: viverli come crisalidi trasformative consentirebbe di mettere a frutto quel tempo e quello spazio. Entrare dentro se stessi per potersi manifestare rinnovati.
Riusciremo a essere farfalle prima di estinguerci?
Normalmente la vita di una farfalla è abbastanza breve, varia da 5/7 giorni fino a raggiungere anche 9 o 10 mesi. In questo tempo che le è concesso si ciba del nettare dei fiori (o di liquidi che trasudano dalla frutta) favorendo l’impollinazione, a vantaggio di tutto l’ecosistema. Il suo prendere è un dare.
La sua vita è un esempio perfetto di come il bene individuale si integri e coincida con il bene comune: il fine ultimo, secondo civiltà antiche come quella ateniese e filosofi come Tommaso d’Aquino. Le libertà e necessità del singolo si conciliano armoniosamente con il benessere collettivo.
La farfalla è un essere sociale che si adatta a qualsiasi tipo di situazione, interscambia costantemente informazioni e relazioni con diverse specie e regni. La sua vita è all’insegna dell’interconnessione, di quel “noi” che approfondiremo bene in questo viaggio.
Anche nelle quattro macrofasi della vita umana (bambino, adolescente, adulto, anziano), avvengono radicali cambiamenti: biologici, fisici, emotivi, mentali ed esistenziali.
Manca all’appello solo la trasformazione della nostra coscienza, che a volte ha bisogno di grandi mutamenti epocali, o di nuove consapevolezze, per poter evolvere e spiegare le ali, per sintonizzarsi con le leggi, i ritmi e l’armonia della natura e realizzare il progetto umano che è scritto in ciascuno di noi sin dalla nascita.
Fino a oggi l’essere umano ha attuato su larga scala la strategia del bruco, accumulando incessantemente e divorando letteralmente le risorse intorno e dentro di sé. I periodi storici caratterizzati da grandi sfide, come ora la pandemia e il cambiamento climatico, spingono sempre più individui verso l’opportunità di una metamorfosi radicale.
Questo libro è dedicato proprio a tale tema: le nuove consapevolezze necessarie al cambiamento individuale, sociale, ambientale e globale che stiamo vivendo e le strategie, gli strumenti pratici per acquisire i nuovi paradigmi funzionali all’evoluzione. Percorreremo insieme un viaggio per accedere alla consapevolezza necessaria alla nostra trasformazione.
Il nuovo mondo inizia qui, da un diverso livello di coscienza.
Viviamo in un tempo in cui scienza e spiritualità iniziano a usare la prima persona plurale, il noi. L’unione tra scienza moderna e antiche tradizioni sapienziali, tra via della ragione e via del cuore (dove la scienza ha un cuore e la spiritualità un cervello), ci permette una maggiore comprensione dei processi inclusivi, motori di una profonda trasformazione evolutiva e di nuove frontiere del benessere.
Da questo incontro di saperi nascono un percorso e un metodo unici e trasversali: sette consapevolezze che cambiano la vita, sette insegnamenti per un nuovo mondo, una via pragmatica per il benessere quotidiano, la felicità e la longevità.