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Un metodo israeliano per curare i sintomi del Parkinson e riconquistare una buona salute

Pubblicato 6 anni fa

Leggi la prefazione di Marieta Anca-Herschkovitsch al libro "Parkinson" di Alex Kerten e David Brinn

Ho incontrato Alex Kerten grazie ai miei pazienti. Mi occupavo dei malati di Parkinson nell'ambito di una borsa di studio che avevo ottenuto al Parkinson's and Movement presso l'Ichilov Hospital di Tel Aviv nel 2000, sotto la guida del dottor Nir Giladi, un'autorità mondiale nel campo dei disturbi del movimento.

Alcune delle persone che seguivo mi avevano informata del fatto che stavano partecipando a incontri in una struttura che veniva definita “clinica giro-cinetica”, gestita da Alex. Non avevo idea di cosa fosse.

Allora, molti esponenti dell'establishment medico consideravano la fisioterapia, o qualsiasi altro trattamento basato sul movimento, un lavoro da ciarlatani o, quando andava bene, nient'altro che un placebo. Si confidava poco sull'utilità della terapia fondata sul movimento.

Ma poi, sempre più pazienti iniziarono a spiegarmi che il trattamento giro-cinetico stava modificando ciò che provavano e io ne constatavo il miglioramento con i miei stessi occhi, così decisi di andare a vedere di persona di cosa stavano parlando.

Fissai un appuntamento e andai alla clinica, incontrai Alex e gli parlai, chiedendogli se potevo osservare ciò che faceva. Assistetti alle sue sessioni con i clienti e vidi io stessa come integrava il movimento, la musica e la fisiologia del comportamento. Rimasi molto impressionata e istintivamente realizzai subito che quello era l'approccio giusto e un passo avanti formidabile per i malati di Parkinson.

È stato provato scientificamente che il movimento e la musica aprono nuovi percorsi nelle reti neurali, le rendono più funzionali e ne favoriscono un miglior funzionamento. Alex, uno dei pionieri in questo campo, ha reso proprio quel concetto e ha creato qualcosa di straordinariamente originale e meravigliosamente efficace.

Gli proposi di realizzare un programma pilota per verificare quell'efficacia e, così, individuammo 12 nuovi clienti dei quali constatammo dapprima le generali condizioni fisiche e psicologiche. Seguirono il programma di Alex per 3 mesi e furono sottoposti a un ulteriore checkup.

Dal punto di vista soggettivo e basandosi sull'aspetto esteriore, c'era stato un generale miglioramento nelle condizioni dei soggetti. Ma anche dal punto di vista oggettivo, dalle valutazioni scientifiche da me condotte sui loro stati fisico e psicologico, emergevano miglioramenti significativi.

Nelle mie conclusioni scrissi: «Il metodo giro-cinetico appare efficace sulla generale capacità motoria e sui disturbi dell'umore dei pazienti con Parkinson. Riesce anche ad alleviare i disturbi respiratori e gastrointestinali e migliora la consapevolezza che i soggetti hanno della malattia. Le modalità combinate del metodo giro-cinetico garantiscono un'efficacia maggiore nelle fasi precoci della malattia e permettono di prevenire successive complicazioni».

Inoltre, scoprimmo pure che nei pazienti diminuiva la dipendenza dai farmaci. In molti casi, fare attività fisica per un'ora permetteva di ottenere gli stessi risultati prodotti dall'assunzione delle medicine.

Questi soggetti entravano in una condizione “on”, periodo nel quale i sintomi sono in qualche modo sotto controllo (infatti c'era un effetto immediato), e riuscivano a mantenerla. Erano in grado di evitare una dose di farmaci, fatto di per sé assai significativo.

I malati di Parkinson possono diventare ossessivi riguardo ai farmaci, a volte aspettano solo di poter assumere la dose successiva. Ma, nel nostro caso, arrivavano ad affermare intenzionalmente: «Non ne ho bisogno». Fu una rivelazione.

La particolarità unica di Alex risiede nella maniera in cui aiuta i suoi clienti a modificare l'approccio psicologico alla malattia.

Dopo aver visto innumerevoli persone malate di Parkinson, Alex ha realizzato che questi pazienti non hanno semplicemente problemi con il movimento. Il movimento non è una cosa a sé stante; funziona se è in connessione con il cervello. La psicologia di una persona, il suo umore, i pensieri e il livello di ansia hanno un'enorme influenza su questa condizione.

Quindi, Alex ha compreso che, nel momento in cui si arriva ad avere un'influenza sulla mente, ecco che a sua volta essa può influenzare il modo in cui il corpo si comporta e ciò permette a corpo e mente di collaborare insieme. Ha compreso che esiste una connessione tra ciò che pensiamo, ciò che proviamo e come il nostro corpo agisce.

La consapevolezza è un elemento molto importante. Nella medicina moderna tendiamo a ignorarla o l'abbiamo dimenticata.

Ci sottoponiamo a una radiografia dietro l'altra e a un esame dopo l'altro, e in questa prassi l'essere umano viene dimenticato in qualche punto lì in mezzo. Prestiamo attenzione ai problemi del corpo, a una mano o a una gamba, ma non vediamo l'intero quadro.

Alex invece garantisce quell'integrazione vitale di mente e corpo e si relaziona ad ogni persona come a un individuo; per questo riesce ad aiutare il cliente a comprendere che la sua malattia non è «la fine del mondo», ma che, come dice Alex stesso, ogni individuo è «una persona sana con il morbo di Parkinson».

Potete essere persone sane anche senza una gamba o magari con il diabete. E potete esserlo con il Parkinson! È un concetto molto, molto importante che ho imparato da Alex e lo ripeto sempre ai miei pazienti.

Negli ultimi 10 anni non c'è stata una sola conferenza sui disturbi motori che non abbia previsto sessioni su musica e movimento, fisioterapia, integrazione di movimento e ritmo. L'accordo è unanime: non si può più trattare il Parkinson, e tutti i disturbi neurologici, solo con i farmaci e senza il movimento.

Io credo nel lavoro che Alex sta facendo e nel suo approccio ai clienti come persone sane che hanno il Parkinson.

Il suo trattamento non è privo di costi, eppure le persone fanno uno sforzo, arrivano da svariate zone di Israele e da ogni dove nel mondo. Non è facile per molti di loro, ma evidentemente ne vale la pena, perché è qualcosa che funziona e che li fa sentire meglio. A garantire la qualità sta il fatto che se non avesse risultati positivi, le persone non affronterebbero il sacrificio di arrivare da ogni parte per sottoporsi al trattamento.

Da quando conosco Alex, sono stati sviluppati molti altri metodi alternativi basati sul movimento per il trattamento del Parkinson, ma nessuno ha avuto un così ampio successo.

Marieta Anca-Herschkovitsch, neurologa responsabile della Movement Disorder Clinic presso l'Edith Wolfson Medical Center di Holon, Israele


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