Slow is beautiful
Pubblicato
4 anni fa
La progettazione in permacultura dell’ecovillaggio Corricelli
Quando si prende consapevolezza di cosa significa passare da un suolo da sottobosco a un suolo da orto o agricolo, senza creare traumi a quello che abbiamo sotto i piedi, si comincia a progettare la lentezza: anni e anni di taglio delle radici (senza estirpare), seminare, piantare, pacciamare per creare e accumulare materia organica.
Qui parliamo di lentezza, sia per quanto riguarda l’approccio alla natura – e cioè il posto occupato dall’essere umano nel suo ecosistema, nel nostro caso il bosco – sia per quanto riguarda le nostre scelte tecnologiche, che possono prevedere l’uso del nostro corpo oppure escluderlo quasi del tutto.
Scelte energetiche, consumismo e metodo del consenso
Vivendo nel bosco si comincia a intuire che questo habitat non sia solo un luogo estrattivo di energie o di contemplazione, ma un luogo che ci chiede di ribaltare la consueta direzione progettuale in permacultura e di partire quindi dalla zona 5 (quella più lontana all’insediamento umano, lasciata allo stato naturale) per arrivare alla zona 0 (quella vicina dell’insediamento), per dirla nel linguaggio permaculturale.
La nostra scelta tecnologica è sempre stata quella di ridurre al massimo l’impiego delle energie non-rinnovabili. Ciò comporta inevitabilmente l’aumento di quella muscolare e di conseguenza il bisogno di incrementare il numero di residenti della nostra comunità, che oggi conta 8 abitanti. Allo stesso tempo richiede di ridurre al massimo i bisogni indotti, che saccheggiano il pianeta e i suoi abitanti. Si tratta di conseguenze che incidono sui processi decisionali della nostra comunità – abbiamo scelto uno dei metodi più lenti tra i metodi decisionali non-gerarchici, il metodo del consenso (come trasmesso da Bea Briggs) – e spesso le nostre decisioni sono dettate dal luogo e dai suoi bisogni, e non dai nostri desideri personali.
Allo stesso tempo, il nostro statuto prevede di prendersi cura della felicità dei membri, e adottiamo il metodo della comunicazione non violenta di Marshall Rosenberg per aiutarci a comprendere i bisogni fondamentali alla base dei nostri disagi e trovare una modalità accettabile per tutti per soddisfarli. Certo, i conflitti ci sono, e li viviamo come il tempo bello e quello brutto, cercando di restare in buona salute. Alcuni elementi sono di grande aiuto: una forte motivazione per vivere insieme, la pazienza e il buon senso.
Tecnologia e bosco: possono convivere?
La deriva verso i bisogni indotti c’è anche in un contesto come il nostro, ed è dovuta al bagaglio culturale, al contesto territoriale e alla pressione sempre più distruttrice della burocrazia e della politica. Un esempio è lo smantellamento del corpo forestale e l’intento di trasformare questo territorio in un parco giochi con l’etichetta del turismo ambientale, conforme al “sistema tecnico” (come inteso da Jacques Ellul e Bruno Latour).
Ci siamo cascati anche noi. Cosa ha fatto saltare la lentezza? La nostra scelta di agire nella legalità. Abbiamo dovuto seguire i ritmi burocratici, che in città appaiono lenti, ma nel bosco diventano rapidi, e siamo passati dall’autocostruzione alle imprese edili, con l’obbligo di utilizzare un gran numero di figure professionali specializzate, necessarie per poter agire nella legalità. Oggi il borgo di Corricelli è alimentato da un sistema energetico ad isola caratterizzato da una forte complessità tecnologica, condotta da remoto, dove gli interventi tecnici in parte devono essere gestiti dall’esterno, via web.
Sì, siamo entrati in zona “comfort”! Accanto a questa nuova dimensione, che offre piacevoli agi agli abitanti, per fortuna è rimasta anche l’impronta iniziale del progetto: il bosco quasi del tutto intatto, intervallato dai nostri interventi di trasformazione in bosco alimentare, e le “costruzioni temporanee”, capanne in legno, paglia e argilla nelle quali alcuni di noi continuano a vivere. Come anche la struttura senza pareti nel bosco, che da sempre ospita corsi e incontri. Questo ci permette di mantenere e di offrire più punti di vista.
Sicuramente abbiamo progettato sistemi piuttosto “casalinghi”. Ma anche così, nel nostro piccolo, è stato un processo che, sia nel progettare che nell’agire, ha richiesto tanta energia, dovuta alla necessità continua di gestire situazioni di emergenza – nel senso di “emergente” secondo la teoria dei sistemi – create da sistemi auto-organizzati che ci inglobano (umano-comunità-bosco-società).
Tanta fatica, certo, ma con dei bei risultati, tra cui: lo sviluppo di una spiccata resilienza e un gruppo soddisfatto dalla propria vita.
Breve storia di Corricelli
Il progetto dell’ecovillaggio in permacultura di Corricelli inizia nel 2003 ed è anche noto con il nome dell’associazione Basilico, ideatrice del progetto. Da molti anni, numerosi soci di Basilico contribuiscono alla ristrutturazione e alle attività di Corricelli. Si tratta di un piccolo borgo ristrutturato in parte, in un ambiente boschivo circondato da terreni agricoli abbandonati. Il progetto si fonda e si sviluppa sull’autocostruzione, la progettazione in Permacultura, l’Agricoltura Sinergica, la Comunicazione Empatica, la Mindfulness e la Biodanza. Nel 2019 Corricelli si è costituito in Aps.