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I consigli per non far seccare il tuo orto (annaffiando poco)

Pubblicato 2 anni fa

Le accortezze che permettono di limitare molto le annaffiature, mantenere il terreno umido a lungo e garantire la sopravvivenza delle nostre coltivazioni 

L’orto ideale nasce dotato di una fonte naturale vicina oppure cresce su falde acquifere limitrofe, ricche e pulite. Ma l’ideale non è per tutti, purtroppo, e non tutti abbiamo il vantaggio di un corso d’acqua nei paraggi. Oppure, come accade ormai spesso, la fonte di acqua vicina resta in secca durante le estati torride a cui ci stiamo abituando. Nella disperazione del proprio orto in secca, alcuni fanno la cosa peggiore: impiegano l’acqua dell’acquedotto, una pratica anti-ecologica oltre che molto costosa. L’acqua degli acquedotti, non bastasse, è addizionata di clorammine che disturbano il naturale equilibrio di batteri aerobi e anaerobi nei terreni. Sempre meglio, quindi, utilizzare acque piovane raccolte oppure acque naturali da fonte o corso d’acqua dolce. Per raccogliere l’acqua piovana, a volte basta semplicemente deviare il pluviale di una grondaia in una o più taniche di raccolta. Quest’acqua piovana, se l’orto è di dimensioni ragguardevoli, si potrà distribuire più facilmente con un impianto a goccia, anche fai da te. Ci sono inoltre accortezze che permettono di limitare molto le annaffiature, mantenendo comunque il terreno umido a lungo o garantendo la sopravvivenza delle nostre coltivazioni. 

Indice dei contenuti:

Sotto le zolle secche

Gli apporti idrici alle piante in estate non devono essere necessariamente frequenti: spesso il terreno sotto il primo strato di terriccio è umido ed è sufficiente perché i vegetali prosperino. Il fatto che la zolla superficiale sia apparentemente secca, può non essere un sintomo di un’arsura profonda, magari è solo il sintomo dell’aver diserbato: qualche erba spontanea aiuta a mantenere l’umidità del terreno. Quando le annaffiature sono necessarie, invece, non devono essere mai troppo abbondanti e vanno pensate in proporzione allo stadio di sviluppo della pianta. Mai bagnarle a pioggia investendo le foglie con il getto d’acqua: è meglio versare l’acqua sul terreno, preferibilmente ad almeno 4-5 cm dal colletto della pianta. Da lì l’acqua arriverà da sola alle piante, grazie alla capillarità del terreno. Innaffiare direttamente sulle radici, al contrario, provoca uno shock termico che può anche arrestare la crescita. 

Il momento giusto per annaffiare

In genere è meglio annaffiare di sera, dopo il tramonto. Le piante vengono meno sollecitate e hanno tutta la notte per assorbire l’acqua. Invece, annaffiando al mattino presto, buona parte dell’acqua evaporerà con il sole. Annaffiare in mezzo alla giornata, invece, quando il sole è alto, non solo è uno spreco anti-ecologico ma provoca uno shock termico alle piante che ne soffriranno parecchio. 

Riciclare l’acqua

Spesso in cucina si spreca molta acqua che può invece essere riutilizzata per l’orto. L’acqua utilizzata per lavare frutta e verdura, per esempio, può essere raccolta in una bacinella e riutilizzata come acqua per annaffiare. A tal fine, si può predisporre una cisterna per l’acqua piovana nell’orto, dove si aggiungerà man mano anche l’acqua di risciacquo delle verdure e della frutta. Se invece si è impossibilitati all’uso della cisterna per ragioni di spazio, si può versare l’acqua in bidoni o negli annaffiatoi, per usarla successivamente.

Raccogliere l’acqua piovana

I romani usavano raccogliere l’acqua piovana in grosse vasche chiamate impluvium. Negli orti di campagna in Italia è sempre stata una prassi, ma si è persa nell’epoca del boom economico, quando l’acqua era abbondante e troppo spesso gratis. Per raccogliere l’acqua piovana, è sufficiente dotarsi di una cisterna da un centinaio di litri e dirigervi la terminazione di un pluviale oppure mantenerla con il coperchio aperto lasciandola riempire man mano con le piogge. Con piccoli accorgimenti, quali ad esempio un coperchio e un rubinetto a mezz’altezza della cisterna, si evita che l’acqua ristagni.

L’acqua migliore con la fitodepurazione

Questo tipo di trattamento delle acque sfrutta la capacità auto-depurativa degli ambienti acquatici, dove si sviluppano spontaneamente piante-filtro, come la canna palustre, che innescano processi di degradazione batterica ed antibiosi, in grado di depurare l’acqua. Avendo a disposizione molto spazio o nell’ottica di un progetto di permacultura di buone dimensioni, la fitodepurazione è il sistema migliore e più naturale di depurazione delle acque reflue. Utilizza le piante come filtri biologici a supporto di microorganismi in grado di ridurre le eventuali sostanze inquinanti presenti nell’acqua. 

L’acqua filtrata con fitodepurazione è ottima per irrigare l’orto: è infatti un’acqua particolarmente pulita e ricca di nutrienti, un vero toccasana per il nostro orto. Chi dispone di questi impianti può constatare facilmente la differenza rispetto alle piante innaffiate solo con acqua dell’acquedotto. 

Scegliere sementi e piante adatte al proprio microclima

Scegliendo di coltivare piante adatte al proprio clima, già adattate e resistenti nell’equilibrio locale, si riduce al minimo la perdita dei raccolti a causa del caldo. Quando si progetta un orto, è meglio studiare prima il terreno e il microclima, le condizioni locali, le ore di luce in inverno e in estate, le temperature massime e minime nei vari periodi, al fine di coltivare le varietà più adatte alla propria zona. Spesso anche le specie più adatte. 

In genere è meglio orientarsi sulle varietà più antiche – che sono ben stabilizzate, più resistenti alle malattie e ai parassiti e più rustiche – e locali, più adatte al clima locale. 

Indicati sono anche gli ortaggi a ciclo lento o tardivo, cioè cultivar che si sviluppano in un arco di tempo più lungo rispetto alla varietà normale. Hanno il vantaggio di essere molto resistenti e di dare in genere un quantitativo di prodotto superiore alla varietà normale. Gli ortaggi a ciclo tardivo sono utili anche in caso non si possa irrigare di frequente o si seguano le indicazioni per il risparmio idrico: sono infatti più resistenti alla siccità

Pacciamare: paglia, fieno, cippato e BRF

La pacciamatura più classica di un orto naturale è una copertura in paglia. La paglia trattiene il calore ma lascia passare acqua e umidità. Ha il grande vantaggio di essere leggera e non appesantire il terreno. Inoltre limita molto la crescita delle infestanti, riducendo il nostro lavoro.

Oltre alla paglia, possono essere usati anche altri materiali, come un misto di paglia e cortecce o solo del cippato (cortecce e avanzi di legno triturati grossolanamente) o il metodo BRF, Bois Rameaux Fragmentés, che impiega un cippato autoprodotto di pezzetti di legno. 


Ultimi commenti su I consigli per non far seccare il tuo orto (annaffiando poco)

Recensioni dei clienti

Gilia M.

Recensione del 06/08/2025

Valutazione: 5 / 5

Data di acquisto: 06/08/2025

Consigli ottimi che trovo sempre più utili di anno in anno con questo caldo che monta da estate a estate sempre di più. Oltre a una buona pacciamatura ho adottato i gocciolatoi e raccolgo tutta l'acqua possibile piovana.

Baristo T.

Recensione del 24/07/2025

Valutazione: 5 / 5

Data di acquisto: 24/07/2025

Tutti consigli ottimi per non sprecare acqua, soprattutto come usarla al meglio e come raccoglierla quando è possibile e quella piovana è ottima. Grazie per tutte le spiegazioni.

Lia M.

Recensione del 21/02/2025

Valutazione: 5 / 5

Data di acquisto: 21/02/2025

Da quando ho iniziato a raccogliere l'acqua piovana ho risparmiato tanto, perché il mio orto ha bisogno di una certa quantità d'acqua. Ho trovato questi consigli davvero utili

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