Sfilate e diktat moda: must have o must be?
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2 anni fa
Cosa ci può insegnare la moda
Settembre è il mese delle "Settimane della Moda".
Si inizia con la Fashion Week newyorkese che ha aperto i battenti il 9 settembre per proseguire fino al 14.
In gran corsa arriva Londra, dal 16 al 20 su carta, ma con molte sfilate annullate o posticipate per la scomparsa della Regina Elisabetta. Grande grandissima perdita di un’iconica sovrana che in fatto di stile si è sempre distinta per personalità ed estetica.
Poi è stata la volta di Milano, la nostra Milano, capitale della moda e dell’eccellenza italiana, dal 20 al 26 settembre.
E poi via di seguito con Parigi dal 26 settembre al 4 di ottobre.
Sfilate, eventi, installazioni, cocktail, party. Modelle, attori, celebrities provenienti da tutto il mondo sono riuscite a presenziare ai molti appuntamenti, questa volta senza troppe limitazioni o ristrettezze di presenze e distanziamenti vari.
Come già accadeva in passato le città sono state invase da addetti ai lavori, modelle, giornalisti, staff e partecipanti, che hanno cavalcato l’onda tra una sfilata e l’altra non sempre facendo attenzione alla sostenibilità e ai mezzi utilizzati.
Su questo argomento molto è ancora da fare e decidere, sembra effettivamente che, negli ultimi anni, poco sia cambiato su questo verso.
Sostenibilità come filosofia di vita
Perché se è vero che molti brand stanno viaggiando eticamente verso un futuro di attenzione alla sostenibilità e di rispetto, non sempre quanto gira intorno allo stesso brand lo è.
Così ci si ritrova a partecipare a sfilate di brand presentati come sostenibili, ma che dietro le quinte non pagano quanto dovuto chi lavora per loro, oppure realizzano collezioni o capsule con tessuti e lavorazioni attente all’etica e al rispetto dell’ambiente, ma poi compiono altre azioni in parallelo che significano tutt’altro.
È davvero molto complesso essere coerente su tutta la linea quando parliamo di consapevolezza nella moda, ma non solo.
Sicuramente il condividere informazioni e cultura a riguardo crea dei consum-attori più in grado di rispondere, più respons-abili dunque, a tutte quelle che sono le numerosissime proposte che ci offre oggigiorno lo sfavillante mondo della moda.
Must have or must be?
Avere o essere, mi viene spontanea la domanda di ispirazione shakespeariana.
Siamo quello che abbiamo o lo siamo a prescindere?
La bellezza delle nuove tendenze e di molti brand di ricerca è comunicare messaggi che vanno oltre alla lunghezza della manica o all’altezza della vita.
È bellezza stessa dare dei riferimenti culturali e artistici, che fanno capire che il vestito in sé è solo un veicolo di un contenuto molto più profondo.
Un esempio molto molto lampante è la sfilata di Gucci, tutta giocata sulla gemellitudine, la sorellanza, l’armonia degli opposti, l’unione degli opposti stessi e dei simili tra loro. Un messaggio di vicinanza, di apertura, di solidarietà, di accoglienza. Che può spaziare a 360 gradi in ogni ambito. Un messaggio che va ben oltre al vestire, che prende piega e si annida nel profondo della società e delle sue credenze e pregiudizi. Dando poi una nota di concretezza positiva.
In questo può piacere o non piacere, l’abbinamento dei look, la scelta dei colori e degli accessori ma non si può non essere colpiti dal messaggio.
Questo è uno dei motivi per cui io amo la moda, che dimostra così di non scegliere solo l'avere ma l'essere, prepotentemente essere.
Avere una visione della realtà, saperla comunicare, avere dei valori, condividerli e renderne consapevoli anche gli altri: è essere creatori di un disegno artistico, che rappresenta una storia che può diventare vera. Trasmettere emozioni e contrasti, fare ragionare, discutere e interrogarsi.
Siamo quello che scegliamo
Questa non voleva essere una rassegna dello stilista famoso o del designer emergente, non voleva essere una cronaca di quanto accaduto. Su ciò ci sono fior fiori di giornalisti che lo sanno fare benissimo e che si possono trovare su molti giornali fisici o online.
Questo mio discorso voleva mettere un punto su quanto la direzione della moda possa essere modificata in base alle nostre scelte, alla nostra filosofia di vita, al valore che diamo a ciò che compriamo e, soprattutto, a ciò che siamo.
Le tendenze, i diktat, stanno lì non per farsi seguire ad occhi chiusi, ma per avere un confronto costruttivo e sano, che ci può fare crescere come persone e come società. Come tutte le forme d’arte parlano al cuore e allo spirito, passando attraverso al nostro pensiero che si può fare forte e chiaro se scegliamo di essere.
Perché oggi più che mai abbiamo bisogno di visione e di orizzonti da guardare per prefissarci mete e ideali ai quali, non solo dobbiamo aspirare, ma lavorare per costruirli forti e capaci per gli anni a venire.
Perché siamo responsabili di ciò che lasciamo in eredità. Ai nostri figli e al nostro pianeta. Oggi più che mai.
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