Se fai il bravo ti do un premio!
Pubblicato
1 anno fa
Angela Mezzolani
Dottoressa in Psicologia dell'Età Evolutiva
Il rinforzo positivo nell'educazione
"Se fai il bravo ti do un premio!" Quante volte abbiamo sentito pronunciare questa frase? Quante volte abbiamo ceduto alla tentazione di promettere qualcosa al bambino o alla bambina per ottenere quello che volevamo noi?
"Se fai il bravo ti compro il gioco"
"Se finisci tutto quello che hai nel piatto, ti do una caramella"
"Se stai seduto a tavola composto ti do un cioccolatino"
"Se fai tutti i compiti ti porto a mangiare un gelato"
Sono tutti esempi di rinforzo positivo.
Che cos'è il rinforzo positivo? E che cosa accade esattamente quando utilizziamo il rinforzo positivo, in particolare il premio? Vediamolo insieme.
Che cosa è il rinforzo positivo?
Il rinforzo positivo è un concetto della psicologia comportamentale.
Si tratta di un elemento che serve a rafforzare un determinato tipo di comportamento.
Secondo Skinner, il rinforzo positivo è "qualunque cosa possa contribuire al ripetersi di un comportamento auspicabile". Ovvero, un determinato comportamento viene rafforzato o aumentato attraverso la consegna di uno stimolo positivo o una ricompensa (premio) dopo che il comportamento si è verificato.
Questo aumenta la probabilità che il comportamento desiderato si ripeta anche in futuro.
Il rinforzo positivo viene utilizzato anche nell'addestramento di diverse specie di animali (delfini, cavalli, cani, pappagalli, ecc.)
Per esempio viene dato un biscotto al cane ogni volta che si siede quando noi glielo chiediamo. In questo modo utilizziamo il rinforzo positivo per incoraggiare il cane a sedersi al nostro comando.
Conseguenze dell'utilizzo del rinforzo positivo nell'educazione
L'utilizzo del rinforzo positivo o premio, in ambito educativo, ha praticamente lo stesso effetto dell'utilizzo del rinforzo positivo nell'addestramento di animali. Utilizzando il rinforzo positivo noi addestriamo i bambini manipolando il loro comportamento al nostro volere.
Quando promettiamo un premio a un bambino o a una bambina, a condizione che lui lo lei esegua qualcosa che noi gli stiamo chiedendo di fare, in realtà lo stiamo manipolando. Stiamo influenzando il suo comportamento.
Il bambino o la bambina è spinto a fare qualcosa al fine di ottenere la ricompensa.
Stiamo spingendo il bambino o la bambina a fare qualcosa che fa piacere a noi o che noi riteniamo giusto.
In altre parole, creiamo un sistema relazionale in cui il bambino o la bambina comprende che se soddisfa le nostre richieste, riceverà una ricompensa.
"Se fai questo che fa piacere a me, allora io ti do qualcosa che piace a te."
Quello che accade è che il bambino o la bambina inizierà a reprimere le proprie necessità e, lentamente, si distaccherà totalmente dal proprio sentire interiore, iniziando a fare le cose solo per ottenere la ricompensa.
La sua motivazione nel fare le cose sarà spostata da una motivazione interna (intrinseca) a una motivazione esterna (estrinseca) ovvero il premio.
Educare senza premi
L'utilizzo dei premi può facilmente trasformarsi in un circolo vizioso dal quale sarà difficile uscire.
Avremo bisogno di utilizzare premi sempre più ambiti per ottenere dal bambino o dalla bambina quello che desideriamo.
Attraverso l'utilizzo dei premi spostiamo la loro motivazione nel fare le cose verso un incentivo esterno, rappresentato, appunto, dai premi.
Di conseguenza non ci sarà, da parte del bambino o della bambina, una vera e propria consapevolezza del motivo per cui è importante compiere o non compiere una determinata azione.
Per far sì che i bambini possano mantenere una motivazione intrinseca è fondamentale instaurare una relazione basata sull'ascolto reciproco.
Il primo passo consiste nel riconoscere, nominare e legittimare i bisogni e le necessità del bambino o della bambina.
Riconoscere al bambino, per esempio, che può non avere voglia di fare una determinata cosa e che questo è assolutamente legittimo.
Successivamente, è importante condividere e spiegare a loro le nostre motivazioni, cercando una collaborazione attiva.
Più riusciamo a stabilire una connessione autentica con i bambini o le bambine, maggiore sarà la comprensione reciproca e la disposizione alla collaborazione.
Questo tipo di approccio promuove la costruzione di relazioni più solide e significative con i nostri figli.
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