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Ripara i tuoi sogni con l'oro

Pubblicato 2 anni fa

Se vuoi riparare la tua vita, devi prima riparare i tuoi sogni. Come fare? Da dove partire? Come riscoprire la potenza dei sogni?

Quante volte ci sentiamo vittime di problemi e di un destino di fronte a cui sembriamo impotenti? È difficile comprendere e accettare il dolore, quando bussa alla nostra porta. Al contrario, è facile anestetizzare i sintomi del male con diversivi e palliativi. Finché quel dolore, apparentemente rimosso, ritorna puntuale, spesso più forte di prima. 

Eppure esiste una strada meno battuta. Quella della consapevolezza di sé, della bellezza, dell'amore, per la quale l'arte del kintsugi è di ispirazione ed esempio. 

Nella filosofia giapponese, infatti, il kintsugi è l'antichissima pratica che consiste nel riparare gli oggetti rotti con l'oro e può essere considerata, in senso lato, come l'abilità di trasformare le nostre ferite fisiche ed emotive in una eccezionale occasione di crescita e cambiamento. 


Una rivoluzione della coscienza non si fa dall'oggi al domani, come tutti i grandi progetti passa attraverso molteplici fallimenti. 


Stai per leggere un estratto dal libro

Indice dei contenuti:

Quando tornai in Italia, dopo l'esperienza in Sri Lanka, aprii con una socia un centro di yoga e meditazione a Bergamo, in Piazzetta San Bartolomeo.

La notte precedente all'inaugurazione sognai di essere in una stazione ferroviaria con la mia socia e il suo fidanzato. Arrivò un treno che non dovevamo prendere, ma loro vi salivano Io stesso, e io rimanevo sulla banchina a guardare il treno allontanarsi con un senso di cupezza nel cuore.

La mattina mi svegliai con la consapevolezza che la vita avrebbe operato su di me con una tale prodigalità che mi avrebbe di sicuro sbalordito e che non sarei riuscita a ritrovare la mia amica perché era partita con il treno. E così fu. Il fidanzato della mia socia, in stato di ebbrezza, ebbe un incidente stradale e morì. Lei, sopraffatta dal dolore, si rifiutò di continuare con me il lavoro al centro di yoga e mi lasciò sola con la montagna di debiti che avevamo contratto. Non riuscendo a gestire il centro da sola, dovetti chiuderlo, rimettendoci quello che avevamo investito.

Passai gli anni successivi in estrema difficoltà economica. Per ripianare i debiti mi misi a lavorare come insegnante di yoga nelle palestre. Di meditazione si parlava pochissimo in quegli anni. Fu un periodo molto difficile.

Ma la pratica dello yoga sciamanico mi dava forza e vigore per affrontare ogni singola giornata. Un caro amico che insegnava all'Università dell'Insubria ed era il direttore del master in Simbolica politica mi offrì di tenere alcune lezioni come docente a contratto, ma anche unendo le lezioni universitarie a quelle di yoga nelle palestre alla fine guadagnavo assai poco.

Oltre alle difficoltà economiche mi chiedevo come adempiere al lascito dei miei maestri e cioè come portare gli insegnamenti dello yoga sciamanico e della medicazione in Europa, facendo breccia in un mondo che non sembrava interessato a riceverli. Quando dovetti chiudere il centro a Bergamo provai una profonda frattura dell'anima, ma nello stesso tempo fui impressionata dalla potenza dei sogni.

Il mio sogno del treno mi faceva pensate che dentro di noi c'è qualcuno che sa già tutto ciò che deve accadere.


C'è qualcuno — nel mondo onirico, negli inferi, nel regno delle ombre dove la coscienza viaggia durante il sonno — che conosce ogni cosa, perché gli eventi che nello stato di veglia appartengono al futuro sono già accaduti.


Il fatto che avessi sognato qualcosa prima che si verificasse mi aiutò ad affrontare quel periodo così duro perché lo rendeva meno casuale e io non mi sentivo vittima, anzi, mi sembrava addirittura di avere contribuito al manifestarsi degli eventi, di esserne una sorta di co-creatrice.

Diversi anni dopo, Noburo Okuda Do mi insegnò a praticare il kake no kintsugi rei nei sogni, spargendo polvere d'oro.

Il Kintsugi nei sogni

Un particolare aspetto del kake no kintsugi rei consiste nel visitare un luogo speciale del mondo infero dove vi sono sogni che ci mettono in guardia dall'azione dell'Asura (ne parleremo tra poco) e dove è possibile aggiustare il vaso dell'anima che la mondanità tenta di rompere e, nel caso di perdita dell'anima, è persino possibile ritrovarla e recuperarla.

Per compiere questo viaggio è fondamentale essere degli abili artigiani del kintsugi.


Tutto ciò che accade nel nostro mondo di mezzo nello stato di veglia — anche le fratture o le perdite dell'anima — deve prima presentarsi nello stato di sogno.


Normalmente però gli individui non sono consapevoli dei sogni che fanno e, soprattutto, non sempre riescono a penetrare quel luogo del mondo infero dove si proiettano gli eventi che poi accadranno nello stato di veglia.

Spiare i sogni è trasgredire le leggi della mente, ma lo sciamano yamabushi lo fa perché è alla base dell'arte di aggiustare i sogni con l'oro.

Ripara i tuoi sogni e riparerai la tua vita

«Se vuoi riparare la tua vita», mi disse Noburo «devi prima riparare i tuoi sogni».

In quel luogo del mondo onirico, dove si proiettano i sogni del futuro e dove puoi aggiustare le cose, esiste il dolore e l'inconsapevolezza te lo fa vivere sotto forma di incubi. Mentre la consapevolezza dei sogni fa sì che iI dolore ti renda capace di amare le piccole cose e renda le parole inutili.

Nel luogo del mondo infero dove Avatar e Asura si combattono e si proiettano i sogni sul futuro, luce e buio schizzano vibrando senza mediazioni, gli esami escono dall'oscurità ricadendo immagine dopo immagine uno sull'altro, assecondando una logica interna notturna e bellissima.

Chi ci può dire che i sogni, quando non sono immagini del passato, siano premonizioni di un destino già scritto e precostituito?

Potrebbe anche essere che quei sogni siano il frutto di processi evocativi. Creazioni ex novo della nostra mente, provenienti dal vuoto dell'infinito, che hanno l'obiettivo di disunire il futuro che vogliamo.

In questo senso, anche i sogni di eventi non ancora accaduti possono riparare ferite, così come quando sogniamo il passato.


In ogni caso, se possiamo riparare un sogno, possiamo guarire le ferite della vita. Spiare i sogni per aggiustare il futuro con l'oro è un dono bellissimo. 


Come pacificare sogni più o meno legati al passato?

Se il nostro passato ci porta a sognare un sogno angosciante, si pacifica il sogno ascoltandone l'emozione di angoscia, liberando l'emozione da ogni definizione di bene e di male e facendone una pura esperienza di energia, di forza, di poesia.

Si dice al contenuto del sogno: «Ti benedico, ti ringrazio, ti perdono, ti amo, ho fede in te!»

E portando al di là del bene e del male le sue immagini, si pacifica il sogno, pacificando il passato a cui inconsciamente si riferisce, anche se questo passato non è coscientemente riconducibile al sogno. 

Come pacificare sogni più o meno inconsciamente legati al futuro? 

Si evoca il sogno al mattino e le emozioni principali che esso ha portato con sé. Si esprime chiaramente la nostra intenzione riguardo al futuro e si chiede alle emozioni del sogno — che sono dèi, dee, numi, spiriti – di aiutarci a realizzare la nostra intenzione.

Se le emozioni ci appaiono negative, vanno pacificate portandole al di là del bene e del male e vivendole come pure forze.

Non temere la morte

Per scendere consapevolmente nel mondo onirico è necessario non temere la morte. Il sonno infatti, è una piccola morte e viaggiare nei sogni è viaggiare nel mondo infero.

Si supera la paura della morte quando si realizza che l'amore, il sacro, il darsi, sono forze presenti ovunque in natura e il loro simbolo estremo è la morte.


L'esistenza si conclude con la morte; esistere è esistere per la morte, perché è esistere per l'amore.


Rimane l'istinto della sopravvivenza, che serve a dare potenza al sacrum facere, alla capacità di darsi, di offrirsi, ma la paura della morte, che è dietro ogni incertezza, ogni mancanza di fede e di entusiasmo, si può superare. 

Allora si impara a viaggiare intenzionalmente nei sogni e a ripararli con l'oro della consapevolezza.

Allo stesso modo in cui il saggio non cerca una vita senza problemi e senza dolore, ma una vita con problemi belli e un bel dolore, ugualmente non aspira a fuggire la morte, piuttosto aspira a una bella morte, che sia espressione dell'amore in nome del quale egli è vissuto.

Ogni cosa, infatti, in questo universo è polare: è costituito da due forze di segno opposto.

L'amore, in quanto energia del darsi, è necessariamente contrastato – come ogni forza in questo universo – dà una resistenza. Nel buddhismo la forza che sospinge l'amore e sostiene l'evoluzione è talora definita Avatar, la resistenza è detta Asura (che significa "nemico dei Sura" cioè dei Deva, ovvero degli dèi). 

Uno degli Asura più noti del buddhismo è Māra.

Chi è Māra e cosa rappresenta?

Māra esprime la brutta morte, che è la morte dell'amore e la perdita dell'anima. Māra è la Asura che ha tentato Gautama Buddha, cercando di distoglierlo dal raggiungere il risveglio dell'ignoranza.

Māra è colui che cerca di distrarre gli umani dal cammino di libertà e amore, rendendo la vita mondana seducente e cambiando i veri valori degli oggetti, facendoli apparire come reali, mentre sono solo immagini, apparizioni, confondendo le menti degli individui che nella loro ricerca del bene, finiscono per produrre il male.

Māra è il simbolo stesso della morte spirituale, rappresenta l'ignoranza che ostacola il risveglio. 

Per approfondire, continua a leggere:


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Recensioni dei clienti

Elisabetta T.

Recensione del 21/08/2023

Valutazione: 5 / 5

Data di acquisto: 21/08/2023

Questo articolo è davvero affascinante e interessantissimo; sicuramente l’argomento merita di essere approfondito con la lettura del libro.

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