Rinascere dopo un figlio
Pubblicato
1 anno fa
Iresha Totaro
Doula e operatrice olistica placentare
Le varie fasi di assestamento per la donna
Quando nasce un bambino/una bambina, nascono anche una madre ed un padre ed entrambi subiscono degli scossoni che si ripercuotono sul proprio essere e, di conseguenza, sul rapporto di coppia.
In particolar modo, la donna attraversa una serie di trasformazioni irreversibili e potenti che la portano a diventare un'altra persona, a non riconoscersi in quella che era e, dopo un iniziale momento di disorientamento, a sbocciare.
Inutile sottolineare quanto tutto questo possa destabilizzare chi le sta accanto e vive tale metamorfosi in qualità di testimone.
Il parto come rito iniziatico
Il parto, in qualsiasi modo avvenga, è per la donna un forte momento di passaggio archetipico, pregno di emozioni profonde e a tratti inenarrabili. In molte culture viene proprio considerato una sorta di portale energetico che permette alla donna di attraversare dimensioni sconosciute e familiari al tempo stesso: si pensi ai legami con il lignaggio femminile, all’orizzonte di senso collettivo collegato a tale evento e alla propria personale idea di maternità. Chi accompagna o sta accanto alla futura madre non può far altro che osservare in religioso silenzio, poiché la protagonista assoluta del parto altri non è che la donna: solo lei può partorire la sua creatura, solo lei sa come farlo.
Si pensi alla fatica di rimanere nelle contrazioni, alla capacità di modificare il respiro, a quanto si venga costrette a stare per un tempo davvero lungo nel qui ed ora, all’attitudine comunicativa e collaborativa con il proprio bebè: nell’arco di una manciata di ore vengono messe in campo risorse incredibili ed è anche questo a rendere il parto un evento straordinario ed unico nel suo genere.
Un corpo che cambia
Il corpo della donna impara a fare spazio dentro di sé: nell’arco dei nove mesi di gestazione gli organi interni si spostano e gradualmente avvengono una serie di modifiche fisiche ed ormonali importanti, senza le quali il feto non potrebbe essere accolto. E dopo aver nutrito, custodito e protetto, dopo aver lasciato che il proprio utero si espandesse per farsi casa del proprio bebè, da un giorno con l’altro alla donna viene richiesto di aprirsi per lasciar andare la sua creatura.
E se pensiamo anche solo per un istante a quanto sia faticoso per l’essere umano imparare a lasciare andare, possiamo riuscire a comprendere la difficoltà emotiva che si cela soprattutto nella fase espulsiva.
Immediatamente dopo la grande fatica del parto, la madre diventa il riferimento più grande ed importante per il suo piccolo/a: si fa nutrimento, si fa nuovamente dimora attraverso le sue braccia e si fonde con lui/lei in quella simbiosi che li accompagnerà per almeno altri nove mesi e che porterà la donna a non sentire più il suo corpo come unicamente suo.
Il capoparto
La prima mestruazione dopo il parto arriva in tempi diversi per ciascuna donna, ma segnala comunque che si è potenzialmente pronte per una nuova gravidanza, o meglio, che il corpo avrebbe le capacità ed i mezzi per sostenerla. Dal punto di vista energetico, questo sangue segnala un primo ritorno della donna che rientra nella ciclicità e che inizia così a risentirsi allineata ai ritmi del suo femminile e delle fasi lunari. Molte donne che non hanno mai portato l’attenzione a questi aspetti e che non hanno mai vissuto le mestruazioni con valore, spesso iniziano a sentire un richiamo verso gli aspetti più sacri e profondi della ciclicità: probabilmente ci sono figli che arrivano anche con l’intento di portare un risveglio in questo ambito.
Quando arriva la vera rinascita?
Si dice che ci possano volere anche due anni perché la donna riesca a rinascere, a sentirsi tornata in sé, pur avendo perso molte caratteristiche della sé di prima.
Due anni sono un tempo molto lungo e durante questo tempo la sensazione di disorientamento può essere davvero intensa e destabilizzante, sia per chi la vive in prima persona, sia per chi ne è spettatore; inoltre durante tutto questo tempo, in seguito alla grande apertura energetica che ha segnato il parto, la donna può vivere le emozioni in maniera decisamente amplificata, quasi come se si trovasse costantemente in fase premestruale, dove la sensibilità è accentuata.
C’è però un momento in cui la donna ‘torna’ e si sente come se fosse finalmente atterrata.
Nuovamente stabile, forte, ma rinnovata, con un nuovo sentire.
La donna che si concede il tempo per rielaborare quello che ha vissuto e che si legittima la rinascita, può cambiare gusti, abbigliamento, profumo, persino attitudini, obiettivi di vita e interessi in ambito personale e professionale. La donna che è sensibile e attenta a tutto questo potrebbe rendersi conto che il parto le ha donato dei poteri o che ha amplificato la sensibilità che già aveva: il sesto senso, la capacità di sapere e di sentire con la pancia, l’intuito e tanto altro ancora.
E il partner?
Se la donna si sente persa e priva di quella che era la sua identità, possiamo immaginare come si possa sentire a sua volta il suo compagno che perde improvvisamente dei riferimenti certi rispetto a modalità comportamentali e relazionali: è normale che i figli portino dei grossi mutamenti nella coppia, così come è normale che facciano riemergere prepotentemente i propri irrisolti.
Ecco perché sarebbe opportuno aspettare di essere tornate prima di mettersi davvero in discussione o di mettere in dubbio la relazione con il partner, ecco perché è così importante dedicare dei momenti alla coppia per riscoprirsi e per ritrovarsi: se è vero che nulla in natura è statico, ma soggetto a cambiamento, è altrettanto vero che il cambiamento può portare una ventata di aria fresca mista al desiderio di mettersi in discussione e di costruire insieme qualcosa di meraviglioso.
A volte per costruire nuovi piani al proprio edificio si deve demolire qualcosa o ripartire dalle fondamenta, ma quel che conta è la volontà di affrontare tutto questo insieme alla propria persona, perché scegliersi rimane una possibilità e soprattutto un’azione quotidiana.
Come affrontare tutto questo?
Il dialogo ed il confronto rimangono sempre i migliori strumenti evolutivi, in quanto permettono di non sentirsi soli o diversi o addirittura strani nel proprio sentire e nelle proprie esperienze. E qualora non ci si trovi circondati da nessuno in grado di accogliere e sostenere il nostro carico, si può pensare di farsi accompagnare da qualcuno che abbia un bagaglio culturale, formativo ed esperienziale in grado di fare un pezzetto di strada al nostro fianco, con competenza ed empatia.
I figli ci cambiano, ci stravolgono, ci fanno da specchio in maniera profonda, ci fanno abbracciare l’importanza e la preziosità dell’esistenza; ci permettono di cogliere occasioni che senza di loro non avremmo forse mai neanche visto, ma più di ogni altra cosa, ci danno l’opportunità di lavorare su noi stessi come non avevamo mai fatto prima.
Cogliere questa opportunità può rivelarsi il nostro biglietto della lotteria.
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