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Resilienza Radicale

Pubblicato 4 anni fa

Leggi un estratto da "La Cura del Clima" di Jack Adam Weber

Ora la gente sceglie di non soffrire, ecco perché non si e fatto nulla per il cambiamento climatico.
Dott.ssa Jeanne Chory, The Salk Insdtute

"Sebbene molti non lo riconoscano o si preoccupino solo della lotta quotidiana per la sopravvivenza, le minacce più serie che gli esseri umani abbiano incontrato in 150.000 anni di evoluzione sono il riscaldamento globale e il cambiamento climatico", afferma l'attivista Ronnie Cummins.

Nel suo discorso di apertura della conferenza sul clima tenuta nel 2018 a Katowice, in Polonia, il segretario generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres ha definito il cambiamento climatico "la questione più importante che dobbiamo affrontare".

Dopo il 2017, anche le nuove generazioni considerano il cambiamento climatico il problema più grave del mondo odierno. Gli appartenenti alla generazione Z, i cosiddetti Climate Kids, tra cui gruppi di attivisti come Fridays for Future, Sunrise Movement, Youth vs. Apocalypse e Bay Area Earth Guardians, stanno urlando a squarciagola messaggi strazianti e realistici circa un futuro triste e una possibile estinzione.

Queste proteste sono le risposte razionali alle nuove allarmanti testimonianze degli scienziati del clima e ai più recenti eventi catastrofici (vedi Appendice I).

Ma preoccuparsi seriamente di questa crisi è un'attività ritenuta secondaria, alla quale solo pochi si dedicano concretamente. Sarebbe invece indispensabile che tutti ne discutessero, e ancora più importante che ne riconoscessero gli effetti.

È difficile pretendere che chi vive in attesa dello stipendio di fine mese o ha altri problemi seri si tormenti per la crisi climatica. Eppure, paradossalmente, promuovere l'attivismo potrebbe migliorare il nostro benessere personale, come nel caso di Greta Thunberg, la giovane candidata al Nobel per la pace 2019, che in questo modo ha sconfitto la sua depressione provocata dalla crisi del clima.

Forse temiamo le emozioni che certi argomenti sgradevoli possono suscitare - non avendo gruppi con cui condividere preoccupazioni e sentimenti - e preferiamo evitare i sacrifici che dovremmo accettare se prendessimo troppo a cuore il problema.

In realtà non facciamo abbastanza, e le discussioni sulla crisi del clima continuano a concentrarsi quasi esclusivamente su interventi da effettuare dall'esterno. Ma la soluzione richiede qualcosa di più profondo.


La nostra inerzia collettiva mi ha spinto a interrogarmi sui motivi per cui procediamo ostinatamente, quasi con indifferenza, verso il collasso e la nostra stessa fine.


Ho meditato per anni su questa domanda cercando un'eziologia radicale, ovvero la causa principale della nostra follia. Anche se stiamo affrontando i numerosi pregiudizi cognitivi a cui ci hanno abituato l'evoluzione e i condizionamenti culturali, non abbiamo ancora trovato il modo di responsabilizzarci e occuparci dell'ambiente naturale e della nostra stessa sopravvivenza.

Ci manca una strategia per interessarci sufficientemente, o addirittura per capire perché non ci preoccupiamo abbastanza (Risorse 2: "Gardner"). Non abbiamo ancora una linea guida capace di farci racimolare abbastanza risorse interiori (e per quelli meno fortunati, anche esterne), e rinunciare a molte cose superflue che appagano i nostri piaceri e incrementano le nostre impronte di carbonio, già gigantesche.

Nelle prossime pagine approfondiremo questi temi, imparando a:

  1. sopportare psico-spiritualmente e vivere bene malgrado la crisi climatica,
  2. diventare persone in grado di agire in modo saggio ed efficace,
  3. sfruttare gli effetti della crisi come opportunità per trasformare noi stessi e il mondo, e
  4. aumentare la nostra capacità di amore e connessione man mano che il caos climatico si aggrava.

Attuare questi cambiamenti sarebbe un gesto umile verso tutto ciò che finora abbiamo maltrattato. Potremmo trovare integrità e rinnovamento, permettendo al mondo di respirare meglio mentre il sole effimero della civiltà industriale volge rapidamente al tramonto.

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Indice dei contenuti:

Le relazioni del triangolo di resilienza

Attingendo informazioni dalla scienza del clima, dalla medicina olistica, dalla psicologia del profondo, dalle neuroscienze, dalla poetica romantica tradizionale e dall'ecologia, studieremo perché siamo giunti sull'orlo del precipizio. Impareremo ad affrontare questa pericolosa situazione nel modo più onesto, efficace e sincero possibile.

La crisi climatica è stata provocata dalle nostre azioni individuali e dalla corruzione dei governi e della società. Ma anche se siamo tutti responsabili, l'elite dirigenziale è particolarmente colpevole del disastro. La sua negligenza si manifesta sotto forma di corruzione omicida, disonestà, inquinamento sregolato, attività belliche e fondamentalismo interessato.

Da parte nostra abbiamo ceduto all'apatia, alla negazione e alla paura di ribellarci e rifiutare le lusinghe manipolative della società, anziché "rinunciare" e vivere in modo più semplice.

Il lato positivo è che le recenti manifestazioni in favore del clima e i movimenti di protesta stanno iniziando a richiamare l'attenzione del pubblico. Detto questo, cito di seguito tre delle principali cause per cui abbiamo devastato il pianeta e continuiamo a farlo.

1. La prima, e anche la più importante, è la nostra paura e l'incapacità di lasciarci modificare dal dolore emotivo, passato e presente, compresi i traumi più o meno grandi. Questa dinamica si traduce nella locuzione gli individui feriti feriscono gli altri (compresa la Terra), e viene discussa a fondo nella Terza Parte del libro. La crisi climatica è stata avviata e viene perpetuata dalle nostre emozioni collettive e irrisolte, in particolare dal desiderio di compiangerci. L'elaborazione psicologica profonda, che io chiamo anche processo di morte e rinascita, aiuta a recuperare vitalità dalle perdite e dalle vecchie ferite per interrompere questo ciclo improduttivo di distruzione e morte.

2. La seconda causa è l'allontanamento dall'ambiente naturale nel quale ci siamo evoluti per millenni. Un argomento che approfondiremo nella Quarta Parte.

3. L'ultima causa è la perdita del senso di comunità forte e compatto che abbiamo condiviso per tutta la nostra storia prima che venisse eroso dall'attuale individualismo. Questa dinamica viene esaminata a fondo nella Quinta Parte.


Queste tre cause - il rapporto con se stessi, con la natura e con i nostri simili — rappresentano i tre principali tipi di relazione, le relazioni del nostro "triangolo di resilienza".


Ignorare questi rapporti è la causa principale della crisi climatica. Prendere le distanze da una qualsiasi delle tre relazioni genera seri danni.

In altre parole, la loro unione conferisce vigore mentre la desistenza da due o più è foriera di catastrofe. L'atrofizzarsi di questi rapporti è alla base dell'apatia, della guerra, del capitalismo vorace, della sovrappopolazione, della cattiva alimentazione, degli stili di vita negativi, della pigrizia, dell'irresponsabilità, della psicopatia antisociale, del fondamentalismo religioso, dell'analfabetismo scientifico e dell'eccesso di inquinamento; tutte dinamiche che possiamo far risalire alla nostra fallimentare amministrazione del pianeta.

Sebbene derivino da fratture relazionali nascoste, questi sintomi perpetuano ed esacerbano le nostre cattive abitudini, provocando ulteriori danni alle relazioni del nostro triangolo di resilienza, con un conseguente degrado esponenziale.

Per esempio, l'avidità e il consumismo derivano spesso da una vita interiore impoverita, ma indulgere nell'avidità e nel consumismo depaupera ulteriormente la vita interiore. Molti studi supportano questa ipotesi e dimostrano che agganciare l'autostima al successo finanziario impedisce il soddisfacimento di bisogni psicologici quali il significato e lo scopo, la fiducia e le relazioni intime. Tutti elementi appaganti e in grado di creare una felicità sostenibile. 

Al contrario, rivitalizzando queste relazioni essenziali si crea un triangolo di resilienza. E sono proprio le relazioni del nostro triangolo di resilienza a determinare lo sviluppo delle tre cause principali del cambiamento climatico.

Queste relazioni, se trascurate, sono i motivi sottesi dell'origine e del perpetuarsi del cambiamento climatico. Invece, se vengono coltivate, sono il migliore strumento a nostra disposizione per affrontare il caos del clima e, nel caso di relazioni solide e stabili, un'arma formidabile per mitigare in modo radicale i suoi danni.

In conclusione, dobbiamo imparare a prendere le distanze dalle varie espressioni della malattia relazionale e soprattutto ripristinare le relazioni principali del nostro triangolo di resilienza.

Non propongo questa strategia come una panacea per tutti i sintomi della crisi, sia interiore che esterna, ma piuttosto come un modo per dotarci di moderazione e di risorse sufficienti a rinnovare noi stessi e il mondo, dando avvio a una spirale rivolta verso l'alto anziché discendente. Qualsiasi progresso in questa direzione sarà significativo.

Iniziazione climatica

Per curare uno squilibrio radicale sono necessari rimedi radicali. Se non esistono soluzioni praticabili possiamo almeno abbracciare un'integrità totale, mantenendo una giusta tensione tra opposti per continuare a proteggere e salvaguardare l'amore per la vita.

Il modo migliore che conosco è dare il benvenuto a quella che definisco "spiritualità del cuore squarciato" — vale a dire un atteggiamento onesto nei confronti della Terra, che abbracci sia l'oscurità che la luce.

Si tratta di mettere in pratica ciò che Léonard Cohen chiama "la crepa da cui filtra la luce". Nella cultura occidentale moderna, che adora la stabilità e la continuità produttiva, una ferita così lacerante - pur nell'interesse generale - non è facile da sopportare. 

La "crepa climatica" non è una semplice ferita bensì un invito a calarci in zone profonde dove altrimenti non ci avventureremmo, ma dove può avvenire la guarigione completa. A questo proposito il cambiamento climatico ci sfida ad accettare un'iniziazione totale.

Dato che la nostra cultura ha quasi dimenticato il valore dell'iniziazione potremmo non riconoscere l'importanza — e tanto meno possedere il buon senso e comprendere la saggezza - di accogliere la benevolenza di Madre Natura quando si presenta sotto mentite spoglie. È arrivata l'ora di impegnarsi in uno sforzo supremo per la realizzazione di un futuro vivibile.

Attraverso questa porta spalancata sui nostri cuori possiamo curare le ferite più profonde e ripristinare un senso di rispetto reciproco e per l'ambiente naturale. È la grande opportunità che la crisi del clima ci offre mentre ci lacera il cuore. A nostra volta, possiamo ricambiare con l'attenzione scaturita dalla ritrovata integrità.

Non dobbiamo aspettare che sia il cambiamento climatico a risvegliarci, né l'abbiamo mai fatto.

Possiamo calarci nel crogiolo, anziché voltare le spalle quando i nostri cuori sono straziati da una morte o da altre perdite. Rifiutando dolore e sofferenza, come molti fanno da sempre, ci scolleghiamo e creiamo frammentazione nel mondo. Ma il caos climatico ci pone un ultimatum che non possiamo ignorare. Se non affronteremo questa sofferenza nascosta e le cause che la provocano, saremo destinati a soccombere.

Costruire integrità

I triangoli sono le strutture geometriche più stabili e robuste. Ciascun lato si affida agli altri per supporto, creando una forza maggiore della somma delle parti.

In realtà, poiché ogni relazione del nostro triangolo di resilienza è multidimensionale, ciascuna costituisce un triangolo a sé stante. Riunendoli, si forma una piramide la cui base è il terreno comune condiviso per tutta la vita.

Costruire un triangolo di resilienza favorisce integrazione. L'integrazione crea integrità. L'integrità genera umiltà, attenzione e rigenerazione consapevole, coraggio e azioni di buon senso. Esaminiamo uno degli aspetti del nostro triangolo di resilienza: la guarigione attraverso le ferite affettive profonde.


Accettare questo tipo di sofferenza richiede (e crea) coraggio, perché aiuta a liberare vitalità e interesse, e di conseguenza maggiore integrità e una vita interiore più ricca.


La nuova integrità ci consente di individuare (consapevolezza) ciò che non è sostenibile, e di procedere con più leggerezza (azione sensata). Questo processo facilita la decrescita (meno bisogni) ed è sinonimo di una vita rigenerativa (meno rifiuti ed emissioni, più fertilità e prosperità).

Ritrovare consapevolezza, vitalità e interesse induce a compiere azioni più coraggiose in favore del clima. Individuare e affrontare ciò che è ferito genera un rinnovamento a tutti i livelli, perché la natura stessa ci forgia attraverso il ciclo di morte e rinascita. Questa sequenza creativa è ben rappresentata dal simbolo Yin-Yang, uno dei compagni metaforici costanti del nostro percorso di guarigione del clima.

La pozione magica per sviluppare integrità — ciò che io definisco diventare medicina per i nostri tempi - produce i suoi effetti in molti modi. Non è sufficiente essere vicini alla natura, né svolgere esclusivamente elaborazione interiore o connettersi intimamente alla propria comunità. Solo combinando assieme queste tre azioni sarà possibile costruire un triangolo ben solido.

Se a prima vista non vi sorride l'idea di accettare impegni emotivi potrete comunque allentare le vostre difese, cambiare prospettive, e/o trovare un supporto di cui non sapevate di aver bisogno, uscendo più spesso a contatto con la natura e collaborando in modo autentico con i nostri simili.

Inoltre, agire per un bene superiore può modificare il nostro modo di pensare e di sentire. Il problema è che spesso occorre un grande lavoro interiore per acquisire l'integrità sufficiente a liberarsi dal dolore e collaborare con gli altri in una cultura egocentrica come la nostra. Tuttavia, agire in modo sconsiderato può rivelarsi pericoloso, anche se a prima vista o nel breve termine sembra piacevole (tema trattato nel Capitolo 8 nella sezione riguardante il sacro consenso).

In ogni caso, operare a vantaggio dei valori rigenerativi è di per sé un impegno sufficiente nell'ottica generale della guarigione del clima.

Ho conosciuto molti naturalisti che rispettano l'ambiente ma non riescono a fare altrettanto con gli esseri umani, né a comunicare efficacemente tra loro.

Vi invito a esaminare a fondo queste considerazioni e, se alcune vi sembreranno valide, a muovere i primi passi verso la resilienza radicale. Qualunque sia la vostra risposta potremo iniziare insieme ad allontanare il paradigma della disastrosa dipendenza dai piaceri e dalla distruzione inconscia.

Ve ne prego, abbandonate la follia dello status quo e affrontate il problema insieme a me e ai tanti altri che non riescono più a ignorare il nostro dolore e le nostre giuste rivendicazioni.

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