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Quali sono i veri maestri?

Pubblicato 3 anni fa

Leggi la prefazione del libro "Il Grande Sonno dei Risvegliati" di Daniel Odier

In tutte le epoche e in tutte le tradizioni spirituali, di tanto in tanto una voce fuori dal coro si leva per dire le cose come stanno, non per distinguersi, ma per mettere in luce il Grande Sonno dei risvegliati e porre fine all'illusione spirituale.

Oggi siamo sommersi dall'abbondanza di messaggi e di insegnanti. A breve ci sarà un maestro spirituale ogni tre abitanti e ciascuno, esperto di una mezza dozzina di vie, prometterà la liberazione. Ma la liberazione da cosa? Dalla dipendenza, dalla sofferenza, dalla solitudine? Certamente no.

Tutto è a nostra disposizione, ma la bulimia spirituale spinge a una comprensione artificiale che fa arenare la ricerca. Ossessionati dal tempo, ci inganniamo. Non è sufficiente acquistare un tamburo per diventare sciamani, sentire delle voci per comunicare con gli antichi maestri, sedersi in meditazione per perdere le proprie illusioni.

Siamo manipolati da pseudo saggi che vivono un risveglio da due soldi, incollato a un ego sovradimensionato. Questi illuminati fanno di tutto per farci scivolare in un sistema che lega mani e piedi. I giovani "guru-mannari" s'illuminano in tre stage estivi e lasciano il lavoro per insegnare troppo presto. Queste vecchie volpi sorvegliano il granaio e, per assicurarsi di non essere dimenticate, dispensano insegnamenti con parsimonia a individui più mediocri di loro. La maggioranza degli scellerati che insegna non fa altro che trasmettere il proprio smarrimento, per continuare a guadagnarsi da vivere e soddisfare le proprie ambizioni.

Dove si situa la menzogna? La gran parte di questi nuovi maestri non conosce lo stato di cui parla e anche chi lo conosce lo irrigidisce prima di poterlo restituire. Come diceva Lin-t'si: "È come mettere in bocca dei bocconi di merda per poi sputarli agli altri".

I religiosi non capiscono niente della vita sociale, né del desiderio, né della libertà e i tradizionalisti soffocano la tradizione trasmettendola. Quelli che insegnano non rivelano il segreto assoluto, o lo ignorano, oppure, ossessionati da un senso d'elite, pensano che pochi esseri meritino di ricevere l'insegnamento più profondo.

Questo segreto gelosamente custodito, trasmesso come tappa ultima dal tantra e dal ch'an, dei quali è l'essenza, si chiama Mahachinachara o "Grande Via Cinese". Mahachinachara non si fonda su un testo, ma se ne trovano tracce in una dozzina di agama (testi tantrici dove Shiva* offre gli insegnamenti a Shakti*) e di nigama (testi dove è Shakti a dare gli insegnamenti a Shiva), finora mai ancora tradotti nelle lingue occidentali e anche in una scintillante presentazione fatta dai grandi maestri del ch'an.

Ne ho conosciuto l'esistenza nel 1967, durante l'incontro a Kalimpong con uno yogin cinese erudita, Chien Ming Chen, autore di numerose opere, il quale in un solo pomeriggio di colloquio, introducendomi alla comunità spirituale del tantra e del ch'an fece un vero e proprio atto iconoclasta. Ne ho compreso l'essenza più tardi, quando Kalou Rinpoché mi trasmise la pratica tibetana di Mahàmudrà e, infine, ne ho ricevuto l'esposizione completa e la pratica dal mio maestro, la yoginì kashmira Lalita Devi, che univa le scuole Pratyabhijiìa e Spanda. In seguito, il cerchio si è chiuso e ha ritrovato la sua sorgente quando ricevetti da Thich Nhat Hann il nome di Ch'an Tue Tao, "Vera Via di Comprensione", e la trasmissione alla quarantatreesima generazione del lignaggio di Lin-t'si, che risale a Bodhidharma e passa attraverso i sublimi maestri Huang-po, Ma-t'sou, Seng-t'san, Pai Chang, Hui-neng e gli altri maestri del ch'an cinese.

Come per sigillare tutto questo, scoprii che il maestro Yuan-t'chao, un eremita cinese contemporaneo, afferma che "il tantra è il coronamento dello zen".

T'an-lin, discepolo di Bodhidharma, nella sua Discussione sommaria delle quattro pratiche d'accesso alla Via, fa una rivelazione indiretta che sembra donare sostanza all'affermazione di Chien Ming Chen, secondo il quale il primo patriarca del ch'an era anche un maestro tantrico: "Bodhidharma", scrive T'an-lin, "aveva chiarito le dottrine buddhiche e non buddhiche". Quale dottrina più vicina al ch'an se non il tantra avrebbe potuto chiarire?

Infine, molto recentemente, ho scoperto che il grande maestro laico del ch'an cinese contemporaneo, Nan Huai-chin, aveva passato molti anni a fianco di un maestro tantrico dal quale ricevette la trasmissione.

Come vedremo in questa esposizione di Mahachinachara*, finora rimasta segreta, il tantra e il ch'an condividono l'essenziale: il riconoscimento della natura fondamentalmente libera e immacolata di ogni essere, e la negazione di tutto ciò che si aggiunge a questa verità fondamentale per trasformarla in via progressiva.

Ritengo quindi che ci sia un abuso, una grave responsabilità degli insegnanti spirituali che distribuiscono, con più o meno allegria, un'evidenza innata per mascherarla in rivelazione progressiva, sorgente di potere e di benefici.

Che differenza c'è, mi direte, tra gli abusi spirituali e gli abusi di cui siamo vittime nella vita di tutti i giorni? In entrambi i casi tutto è fatto per creare la dipendenza, controllare, vendere. La sola differenza sta nel fatto che non ci aspettiamo da un burocrate che a un certo punto la smetta di complicarci la vita, mentre sul maestro spirituale proiettiamo un sogno di perfezione che finirà per soffocarlo.

Intrappolati nell'ammirazione senza sfumature dei discepoli, questi insegnanti si rifugiano dietro l'istituzione della "santa follia" che riconosce ai maestri il diritto alla follia autentica e offre loro l'assemblea dei discepoli a mo' di camicia di forza; diventano così alcolizzati, pedofili, violenti, mitomani, deliranti oppure sprofondano nella malinconia per non aver potuto risvegliare nessuno alla coscienza assoluta, al punto da chiedersi se avessero davvero capito di cosa si trattasse.

Tra l'altro, sovente, questi eccessi restano segreti, conosciuti soltanto da una piccola cerchia di intimi, fino a quando non esplode uno scandalo e, anche dopo questi avvenimenti, i discepoli continuano a giustificare i deragliamenti del maestro o fanno finta di non vederli. Ma rassicuratevi, i censori evolvono nello stesso universo di corruzione assoluta.

Tutto serve in questo mondo di riciclati: le sette e i maestri pazzi, e gli scandali che ci vengono dati in pasto arrivano al momento opportuno per nascondere un malessere generale e più profondo. Mentre si è occupati con la caccia alle streghe, la superficie nasconde lo strato sottostante.

Vi sembra disfattista? Esagerato? Malgrado tutto, si contano un certo numero di "paparini" relativamente onesti, che distillano un insegnamento noioso, formalista, sessista, tradizionale, vagamente creativo, dove gli orpelli delle grandi correnti mistiche sono riformattati a uso dei nostri contemporanei. Insieme al Prozac, aiutano i discepoli a non farsi fuori e a cullarsi nella dolce illusione di seguire una via spirituale autentica. Ma chi non ne segue una oggigiorno?

Il mio banchiere è "gurdjieffiano" e danza da un ufficio all'altro, la mia postina buddhista si è licenziata per rifugiarsi nella Terra Pura, il mio libraio rivisita il suo moribondo cattolicesimo romano all'estremo dell'ortodossia, sorridendo del fatto che i parlamentari russi abbiano recentemente classificato la Chiesa Cattolica alla stregua di una setta e che il loro presidente abbia poi dovuto ritrattare dopo l'intervento del presidente Clinton e del papa. Gli edonisti sono tantrici; i precisini, zenisti in abito nero; gli intellettuali, shivaiti; gli emarginati ci danno dentro con lo sciamanesimo e i funghetti allucinogeni; i rigorosi sono sufi; i timidi riscoprono Eraclito ed Empedocle d'Agrigento.

Quanto agli altri, imbottiti di sciocchezze televisive, pensano che se il loro vicino non ha la tv, mangia bio e fa yoga, appartiene sicuramente a una setta. Solo James Bond può tirarci fuori dalle grinfie di questi demoni. Se la televisione non ci fa il lavaggio del cervello, allora, per fare il lavoro, servono dei sostituti assetati di potere!

Ma chi parla della grande pulizia, quella che si fa al di fuori della dipendenza, dello sgomento, della paura, contando unicamente su se stessi? Evidentemente è impossibile costruire un impero con questi presupposti.

Di sicuro, esistono alcuni esseri, ma sono difficili da trovare ed è arduo seguirli perché non promettono niente, non si sostituiscono ai terapeuti, non insistono perché si vada ad ascoltarli, non trasmettono niente di palpabile, non spengono la nostra libertà innata e non risolvono alcun problema al posto nostro.

Vogliamo lasciare la società per un mondo idilliaco: loro ci rimettono nella metro. Vogliamo sottometterci: ci cacciano. Ci attendiamo una visione romantica della vita: parlano soltanto della realtà più banale. Vogliamo accedere a dei rituali segreti: ci dicono di esaminare la nostra respirazione, il nostro movimento, la nostra confusione. Cerchiamo gli insegnamenti ultimi: loro ci parlano della vita quotidiana.

Questi individui sono fluidi, aperti, semplici e diretti, non si trovano mai dove ci si aspetta che siano.

Alcuni, attraverso i secoli e i millenni, mi sono così vicini che sento risuonare le loro voci, scuotere dove serve, infrangere il sogno mediocre degli ideali spirituali, semplicemente per amore della verità e non una verità che si oppone a un'altra, ma una verità che ingloba la totalità.

Viviamo in un'epoca in cui domina lo spinto da bottegai. I piccoli maestri formano dei gruppetti dove l'approvazione e l'elogio girano in un circuito chiuso. Queste "famiglie" stanno bene, ma voi per niente. Gli affari sono buoni. Le lobby dei risvegliati si pavoneggiano e accumulano stage su stage. Tutti tacciono, perché si suppone che non ci sia niente di più violento dei risvegliati, se qualcuno osa toccare il business sacro.

Io prendo le parti di coloro che cercano e dubito di quelli che hanno trovato, dal momento che sono morti. Non c'è niente di più vivo della quiete, niente di più bello, per questo si smette di cercare all'esterno del Sé. Come dicono i mafiosi prima dell'esecuzione: "Niente di personale".

All'aspirante, pronto ad affrontare la sua solitudine assoluta e a realizzare che non c'è niente da aspettarsi dagli altri - qualora, questi altri, fossero illuminati, certificati e conformi - offro questo bouquet iconoclasta, dove i più bei fiori del tantra e del ch'an si schiudono attraverso i testi di esseri realmente liberati, per mostrarci semplicemente che noi siamo ciò che cerchiamo, e che un cammino diretto permette di ritornare a se stessi.

In questo modo, non faccio altro che testimoniare la mia stessa libertà, incoraggiandovi a rimettere in questione i maestri che mancano di humour, che dubitano della capacità delle donne, che servono dei pasti tradizionali riscaldati al microonde, che sono depositari di segreti distillati con il conta-gocce, che propongono l'obbedienza, che risolvono i problemi, che hanno le ricette magiche dell'illuminazione, che possono farvi acquisire dei poteri o accedere a degli stati modificati di coscienza, che possono farvi dialogare con dei poveri spiriti morti, che liberano grazie al dogma, alla regola e alla tradizione, che vi fanno credere che siate un essere inferiore o un essere superiore. Ritornate alla realtà!

Regalate questo libro al vostro guru, a coloro che seguono una via spirituale e a quelli che pensano che facciate parte di una setta. Il silenzio, l'agitazione o lo scherno dovrebbero indicare che siete sulla buona strada. Per terminare questa prefazione, vorrei citare il Buddha: "Dubitate di tutto, soprattutto di ciò che sto per dirvi".

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