Psicologia della mappa
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4 anni fa
Leggi un estratto da "Gli Angeli Maestri" di Igor Sibaldi e approfondisci l'Albero della Vita
Un po' mi dispiaceva che la mia mente fosse destinata a non capire più di tanto.
«È così» diceva l'Intagliatore. «Il massimo che puoi fare è dirle cosa non capirà, descriverglielo in varie approssimazioni. E guarderemo come non capisce.»
Neanche se trovo un linguaggio a cui la mia mente è abituata? Se si parla di Dei e di Angeli, rimarrà sempre qualcosa che le sfugge, perché io non sono religioso. Non si può tentare con il linguaggio della psicologia, che alla mia mente piace?
«Prova pure.»
Scrissi qualche libro, in questo tentativo, e riuscii a fabbricare la seguente descrizione psicologica della mappa.
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In psicologia si parla di due aree principali: la mente e la psiche. Ultimamente le si confonde, perché si sottovaluta la seconda: si tende a usare il termine "psiche" come sinonimo di attività mentale. Invece con "psiche", fin dai tempi di Eraclito (V secolo a.C, quando la psicologia si chiamava ancora filosofia), si intende un'area diversa dalla mente, e molto più grande: i limiti della psiche non riusciresti a trovare, per quanto tu vada percorrendo ogni via (Eraclito, fr. 45).
I religiosi la chiamano "anima", e potrebbe anche andare, dato che anima è la traduzione latina, letterale, del greco psykhé: ma le religioni sciupano il concetto di anima infilandolo in certi loro contenitori moralistici (l'anima originariamente candida che viene macchiata dai peccati ecc.) e lo riducono a un equivalente di coscienza, che è solo una funzione della mente, e non una vastità che la supera.
Gli psicologi che più amo distinguono invece tra le funzioni della mente e le funzioni della Psiche - meglio usare la maiuscola, a scanso di equivoci.
Dalla mente dipende, per esempio, il tempo come lo intendiamo di solito, cioè suddiviso in passato, presente e futuro: la mente ha una visuale limitata, e appunto perciò ha un presente, che è quel poco che vede, e un passato, che è ciò che riesce a vedere solo nel ricordo, e un futuro, che è ciò che non vede ancora.
La Psiche vede molto di più (è la teoria di Pierre Janet, il mio psicologo preferito, e di Eugène Minkowski), sopporta malvolentieri il nostro piccolo presente mentale, vi interferisce con le intuizioni e con i déjà-vu, e intanto spazia in un suo "adesso" che include molto passato e molto futuro, e che da qualche parte può sconfinare nell'eternità.
Freud non la pensava così, Jung sì. Freud era convinto che la mente cosciente fosse il punto più alto della Psiche, e che ciò che nella Psiche non è mente fosse un torbido groviglio di elementi spiacevolmente primitivi, pericolosi e caotici.
Jung non negava questa parte oscura, ma ipotizzava che la Psiche contenesse straordinarie facoltà e un'enorme quantità di informazioni, le une e le altre inaccessibili alla mente se non in maniere imprevedibili: nei sogni, nell'arte o in intuizioni geniali. Jung chiamava l'insieme di queste funzioni extramentali il "Sé", inteso come ciò che un individuo è davvero.
In questo, le teorie junghiane si avvicinano a ciò che la Qabbalah spiega dei rapporti tra le nove sfere superiori della mappa e la decima sfera: la nostra mente è una piccola parte del Sé, e ne è provenuta, proprio come gli umani provengono dall'Albero della Vita e ne sono l'ultima propaggine.
Dunque - pensavo - l'Albero della Vita è un antico schema complessivo della Psiche: la decima sfera, l'ultima in basso, è la mente cosciente, le nove sfere superiori sono fasi, campi di forze della Psiche superconscia, e i corridoi che collegano le sfere rappresentano dinamiche del Sé, che la psicologia non ha ancora studiato.
Diventa anche una cosmologia non perché ricostruisca le leggi fisiche della formazione dell'Universo, ma perché permette di prevedere cosa capiremo dell'Universo stesso quando la nostra mente cosciente, evolvendosi, avrà cominciato a usare le funzioni della Psiche superiore: quando cioè, direbbe un neuropsicologo, il nostro cervello avrà attivato strutture neuronali più estese - e allora magari si scoprirà che le nove sfere superiori dell'Albero della Vita sono anche una mappa di quelle strutture neuronali più ampie.
L'Albero-mappa può davvero assomigliare a un cervello: ha due settori di dimensioni equivalenti, come gli emisferi cerebrali.
Con grande piacere scoprii che questa idea era già stata formulata in uno dei libri duecenteschi sull'Albero della Vita (è sempre una festa trovare qualcuno che la pensa come te, meglio ancora se è vissuto secoli fa): anche l'autore del Sa'rey 'Orah, Yósef Gikatilla, cercava di far capire qualcosa di più alla sua mente, e a tale scopo psicologizzava (diremmo oggi) la mappa.
Secondo la tradizione ebraica, l'uomo ha tre livelli psichici: nefes è il livello istintuale, in cui si agitano i nostri conflitti; ruah è il livello morale, da cui traiamo le direttive per vivere secondo giustizia; e nesamah è il livello spirituale, un superiore intelletto che può intuire il volere divino.
Non tutti gli individui raggiungono il secondo e il terzo livello, la mente di molti non va oltre il nefes, e Gikatilla sosteneva che la mappa può essere loro d'aiuto: la decima sfera, diceva, corrisponde a nefes, la sesta sfera corrisponde a mah, e la terza sfera corrisponde a nesamah (sempre contando le sfere dall'alto).
Altra buona notizia per me: a partire dal sedicesimo secolo, l'illustre scuola cabbalistica di Safed, in Galilea, sviluppò la teoria del 'adam qadmón, cioè dell' "uomo originario", la struttura del quale era sovrapponibile punto per punto all'Albero della Vita.
Qui la mappatura della Psiche è ancora più accurata, utilizza tutte le sfere dell'Albero: i cabbalisti galilei dovevano essere grandi psicologi, nonché psicosomatologi. E anche qui si era trattato di un mietere e riseminare, dato che di quell'uomo gigante parlava già Giovanni Battista: in mezzo a voi sta colui che voi non conoscete, colui che viene dopo di me, e io non sono degno di sciogliergli il legaccio di un sandalo (Giovanni 1,26-27).
Anche Giovanni Battista precorreva Jung: quello che qui il Battista chiama "io" è la mente, che non arriva a sciogliere una stringa del sandalo di "colui che viene dopo", che corrisponderebbe al Sé junghiano: la mente non gli arriva alla caviglia, proprio come la decima sfera non arriva alla caviglia di 'adam qadmón.
Ne parlavo con i Miei.
Queste cose la mia mente le capisce. Una mappatura della Psiche. Un'apertura di prospettive per la mente. Non va bene?
«Mah» diceva il Fiume. «In linea di massima può andare, tanto per dare alla mente un'idea di cosa faremo in quei territori. Ma attento a non cadere in certe illusioni che hai appena descritto.»
Quali illusioni?
«Gikatilla non riesce proprio a staccarsi dall'idea della risalita: crede che la mente si arrampichi sui rami dell'Albero per raggiungere livelli superiori di se stessa. Nefes, ruah e nesamah sono ancora funzioni della mente: di tutte e tre la tua mente può dire: "Sono mie! Ci sono sempre io, là!" e lo direbbe senza muoversi di un passo, ma credendo di arrivare in alto, di diventare più grande.»
La mente non può proprio diventare più grande?
«No. Perché dovrebbe? Ha tante cose da fare lì dov'è, nel suo posticino. Organizzare le giornate, guidare, parcheggiare, vedere che ore sono, pagare alla cassa del supermercato. Lasciala lì, al sicuro. Piuttosto, i cabbalisti galilei hanno capito un'altra cosa importante, un punto chiave: che la mappa riguarda soltanto la Psiche umana. Questo è il pivi prezioso significato del 'adam qadmón.»
Vuoi dire che un gatto avrebbe disegnato la mappa diversamente?
«Un gatto, un giglio o qualsiasi altro vivente. La mappa è umana, è fatta da voi, per voi, e rappresenta i cieli e l'Universo solo come potete conoscerli voi. Il che è molto, ma anche poco. A un gatto non servirebbe, e nemmeno a un giglio: in ogni punto della mappa vedrebbero comunque voi.»
Cioè nella mappa vedrebbero le nostre dimensioni superiori, la nostra grandezza che la mente non sa raggiungere?
«Grandezza? Perché grandezza?»
L'Albero della Vita non è più grande di noi?
«Ma proprio no. Perché qualcosa di superiore deve essere per forza più grande?»
Allora perché nella mappa le sfere superiori sono più in alto?
«Chi ti ha detto che la si debba tenere verticale?»
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