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Preferenza individuale circadiana: sei un gufo o un'allodola?

Pubblicato 5 anni fa

Leggi un estratto da "Un Tempo per ogni Cosa" di Roberto Manfredini

Credo che tutti noi "sentiamo" di avere dei momenti della giornata in cui diamo il massimo, pronti a spostare le montagne, e altri in cui sì e no riusciamo a spostare noi stessi.

C'è chi inizia a sentirsi in piena forma la sera, e la notte non andrebbe mai a letto. Il vero tiratardi. Ma la mattina, come disturba la luce del giorno che filtra dalle tapparelle! La sveglia suona, l'ufficio reclama, ma senza un doppio caffè subito e una buona dose in flebo almeno nelle prime due ore, non se ne parla neppure.

Altri invece schizzano fuori dal letto anche prima delle sei del mattino, sembrano tarantolati, già immediatamente iperattivi (ma a quell'ora, uffa, né il giornalaio né il bar hanno ancora aperto..). Allora via a rispondere alle mail (che per trovarle a quell'ora forse arrivano dagli Stati Uniti o dal Giappone). Ma la sera, non si può dire che siano persone di grande compagnia... poco dopo cena, e abbondantemente prima del programma serale, la palpebra è già abbassata. Stop. Game over.

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Ci sono voluti due scienziati della seconda metà degli anni Settanta, Jim Horne e Olov Ostberg, inglese il primo, svedese il secondo, a dare un tocco di scienza a quello che sembrava semplicemente un'attitudine individuale. Essi idearono un semplice questionario di auto-valutazione basato su 19 quesiti, ciascuno con un punteggio, denominato Morningness-Eveningness Questionnaire (MEQ), grazie al quale la somma del punteggio finale consentiva di identificare cinque categorie di individui:

  • sicuramente o moderatamente "serali" (Evening-type o E-type);
  • intermedi (I-type);
    moderatamente o sicuramente "mattutini" (Morning type o M-type).

Non è chiaro chi abbia per primo pensato di facilitare sia la pronuncia sia, soprattutto, la comprensione di questi termini, riassumendo le categorie in quelle ormai famose di "gufo" owl e "allodola" lark, grazie alle ben note caratteristiche di questi due uccelli. E, se può sembrare, a prima vista, una ovvietà quotidiana di importanza relativa, sono invece almeno ottanta i geni che contribuiscono a questa preferenza circadiana individuale, definita anche semplicemente "cronotipo".

Il fatto è che l'uomo, a differenza degli animali che sono tenuti a regolare le proprie attività in base a stimoli di natura ambientale, è molto più complesso e oltre ai fattori genetici, biologici e ambientali, deve tenere conto anche di fattori comportamentali e sociali.

Grossolanamente, a livello di popolazione generale, si può dire che i cronotipi rispettino una distribuzione secondo una curva gaussiana, dove la grande maggioranza ricade nella categoria intermedia (magari con una propensione verso l'uno o l'altro degli estremi), e "gufi" e "allodole" sono compresi in circa il 20-30%.

Va detto subito che il cronotipo non è affatto fisso e immutabile, ma varia per esempio con l'età (i giovani tendono a essere più "gufi", gli anziani più "allodola"). Inoltre, tutta una serie di fattori, sia ambientali (inteso anche in senso logistico, per esempio se un luogo è più o meno illuminato) sia sociali (attività lavorativa, esigenze di famiglia ecc.) giocano un ruolo importante nel definire o modificare un cronotipo.

Tratteremo ancora nei prossimi capitoli l'argomento del cronotipo, sia "naturale" sia "indotto", e delle possibili implicazioni anche nel campo della salute.

Se vi siete incuriositi, magari prendetevi una pausa in cui approfittare del test di Horne-Ostberg, a cui mi sono solo preso la libertà di modificare e modernizzare un poco i termini delle domande, e consentirvi di calcolare il vostro cronotipo individuale.

Ricordo che il MEQ rappresenta uno strumento scientificamente validato, e tuttora molto usato nei vari ambiti di ricerca. Recentemente sono stati messi a punto anche test genetici, grazie ai quali da un semplice prelievo di sangue, si può riconoscere e determinare una certa sequenza di geni "orologio", e caratterizzare un individuo.

A mio modesto parere, mentre per scopo di ricerca e studio questo certamente rappresenta un importante passo avanti, l'utilizzo generale a livello di popolazione è sia prematuro sia potenzialmente negativo, ove diventasse fonte di speculazione a fini economici, senza ancora una definita utilità specifica.


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