Prasadam: quando il cibo diventa Cibo
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3 anni fa
“La teoria degli alimenti è di grande importanza etica e politica. I cibi si trasformano in sangue, il sangue in cuore e cervello; in materia di pensieri e di sentimenti. L’alimento umano è il fondamento della cultura e del sentimento. Se volete far migliore il popolo, dategli un’alimentazione migliore.”
Queste righe sono state scritte dal filosofo tedesco del XIX secolo Ludwig Feuerbach nel suo libro e ormai celeberrimo tormentone: “L’uomo è ciò che mangia”. E raramente motto fu più reale, concreto e utile per la nostra quotidianità e il nostro ben-essere e ben-vivere.
Tutti noi mangiamo. I più fortunati lo fanno più volte al giorno.
Tutti sappiamo che il cibo entra dalla bocca ed esce dal… da dove esce, ma non tutti dedicano la dovuta attenzione a quello che succede nel mezzo, tra entrata ed uscita. E in mezzo c’è il corpo, il cibo passa attraverso il corpo, sosta nel corpo ed è energia vitale per il corpo.
Ancora troppe persone danno più importanza a come alimentano la propria automobile rispetto al loro corpo e alla loro mente.
Una mente sana è una mente nutrita da pensieri ed emozioni positive e in armonia tra loro.
Cerchiamo ora di capire come fornire la migliore energia possibile al nostro corpo, il mezzo che ci permette di muoverci sul pianeta Terra.
Mi sento di dire che nel 2021 più o meno tutti quanti sanno che esiste una particolare qualità di cibo denominato cibo spazzatura (o all’inglese junk food), ma ancora troppo pochi sono a conoscenza di quanto sia realmente dannosa per il nostro corpo (e anche per la nostra mente) questo tipo di alimentazione.
La cosa da tener sempre bene presente è che le grandi industrie alimentari sono in primo luogo delle industrie appunto, il cui scopo principale è il profitto. Non certo il benessere dei clienti.
Se questa affermazione può sembrarti troppo forte ti consiglio l’acquisto e la lettura del libro di Michael Moss: “Grassi, dolci, salati: come l’industria alimentare ci ha ingannato per anni. E come continua a farlo”.
In questo illuminante testo ricco di interviste ad ex dirigenti del settore, ricercatori, medici e specialisti vari, viene raccontato soprattutto di come le grosse compagnie alimentari cerchino di fatto di inserire nei loro preparati la maggior quantità possibile di zuccheri, di grassi e di sale. E questo viene fatto per due ragioni: la prima è che costano poco-pochissimo e la seconda è che creano dipendenza. E ne sono perfettamente consci. Si, hai letto bene!
Per fare tutto questo investono milioni di dollari in ricerca, non degli ingredienti qualitativamente migliori, ma nella ricerca della combinazione che sia più satura possibile di sale, zucchero e grassi, prima di risultare nauseante. Il gusto gradevole è poi dato quasi esclusivamente da insaporitori che l’unica aria e l’unica luce che hanno visto è quella del laboratorio dove sono stati sviluppati.
Un’altra parte interessante è quando si racconta di come nelle linee di prodotti “alla frutta”, “integrali”, “biologiche”, “made in Italy”, “artigianali” etc… venga inserita esattamente la quantità minima degli ingredienti salutari, e tanto pubblicizzati sulla confezione, per essere considerate tali. Molto utile sapere che spesse volte quella percentuale è del’1% o anche meno.
E il tutto a norma di legge, ovviamente.
“Avere un sistema immunitario efficiente è fondamentale per difenderci dalle malattie e dalle infezioni. Questo vale sempre, ma ancora di più in un periodo di emergenza sanitaria come quella che stiamo vivendo. La più importante difesa che abbiamo contro l’ingresso dei virus è il nostro sistema immunitario. È noto che la nutrizione svolge un ruolo essenziale nello sviluppo e mantenimento del sistema immunitario. Da un lato, le carenze nutrizionali possono compromettere la risposta immunitaria e rendere la persona maggiormente esposta alle infezioni. Dall’altro, un buono stato nutrizionale può prevenire la comparsa di malattie (non solo infettive) e l’immunodepressione”.
Queste importanti parole, che confermano quanto ipotizzato Feuerbach, ce le dice la dottoressa Claudia Delpiano, dietista e biologa nutrizionista del Centro per i disturbi alimentari del Policlinico San Pietro di Bergamo.
Io aggiungo che l’alimentazione da preferire è un’alimentazione ricca e varia in frutta, verdura, cibo fresco, cibo biologico e naturalmente non violento, quindi senza animali morti nel piatto.
I Veda, gli antichi testi indiani, ci parlano anche di come alimentare e mantenere in salute il nostro corpo: “Le anime nobili, che praticano la meditazione e le altre discipline dello Yoga, che sono attente a tutti gli esseri e che proteggono tutti gli animali, sono quelle che hanno davvero intenzioni serie verso le pratiche spirituali”.
Non solamente non uccidendo animali, ma nemmeno mangiandoli: “Chi mangia gli animali non può provare piacere nel messaggio della verità assoluta” (verità assoluta=percezione della realtà per quella che è).
In questo caso consiglio il libro di Steven Rosen: “Il vegetarianesimo e le religioni del mondo”.
Atto altrettanto importante, che viene subito dopo aver scelto un cibo di qualità, è come e da chi questo viene preparato.
A tal proposito Beppe Bigazzi aveva modificato la frase di Feuerbach, rendendola: ‘l’uomo è ciò che compra, cucina e mangia.’
Anche di questo viene fatta menzione nei Veda, tant’è che, piuttosto curiosamente per noi nati in Occidente, anticamente l’unica persona autorizzata a cucinare il cibo era la persona spiritualmente più elevata presente in casa. Solo lui e nessun altro.
Questo avviene ancora, sia a casa mia (Opelmo [il gatto] e le galline che vivono con me, sono poco collaborativi in tal senso), che in alcuni ashram in India e nei luoghi particolarmente illuminati.
Il preparare il cibo deve essere considerato come un atto sacro e non come un compito di ripiego o di poco conto.
Le persone spiritualmente elevate sono in grado di trasmettere la loro energia positiva al cibo e di aiutarci a trasformare quell’alimento in preziosa fonte di energia vitale!
L’intenzione fa sempre e comunque la differenza: il cibo preparato con amore lo riconosci subito!
Quindi, mentre cucini pensa per chi stai cucinando, pensa al quel contadino che con amore ha accudito quella cipolla o al cuoco che con amore ha assemblato quei ravioletti all’aglio orsino, maneggia con cura ogni ingrediente, magari vibra dei mantra e tutto quell’amore e quella devozione verranno avvertiti dai commensali attenti, ad ogni singolo boccone.
In sanscrito, il cibo preparato in questo modo prende il nome di prasadam.
E quando cucini per te solo, ancora meglio: hai una meravigliosa opportunità! Cucina con gioia, prepara una bella tavola curata e prenditi il giusto tempo per il pasto. Pensa a te stesso e rendi ogni pasto con te un’occasione speciale per celebrarti, per coccolarti e per amarti!
Fuori e dentro, il viaggio continua
namaste
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