La placenta
Pubblicato
1 anno fa
Iresha Totaro
Doula e operatrice olistica placentare
L’organo che ci accompagna dalla gestazione alla nascita come angelo custode che ci protegge e che si prende cura di noi
Ci sono immagini che fanno parte del nostro inconscio collettivo in maniera così potente da accomunare culture diverse e spesso diametralmente opposte. Immagini che hanno caratteristiche ben precise e che suscitano nel nostro essere più profondo sentimenti simili: l’angelo custode è una di queste. Che venga immaginato come Angelo o come animale guida o come presenza protettiva, ha la peculiarità di non essere visibile, ma di poter essere percepito, anche se in maniera del tutto irrazionale e inspiegabile.
Eppure, in realtà esiste un’entità che accompagna il nostro passaggio sulla Terra, dall’utero alla nostra nascita e con il quale stabiliamo un legame tanto forte da sentirne la mancanza in età adulta: si tratta della placenta.
Cos’è la placenta?
La placenta è un organo molto importante che si forma nelle prime settimane di gestazione: accompagna e fa compagnia al bebè per nove mesi e sostituisce il lavoro di molti dei suoi organi durante la gravidanza.
Attaccata all’utero della mamma e collegata al bebè tramite il cordone ombelicale, la placenta protegge, custodisce, nutre silenziosamente, ma in maniera importante il nostro bambino o la nostra bambina fino al parto e anche oltre: possiamo considerarla a tutti gli effetti sua sorella, anche perché ha la stessa formazione genetica del feto, e infatti il secondamento è proprio un secondo parto con il quale la diamo alla luce.
Immaginiamo dunque questa presenza accanto al nostro piccolo o alla nostra piccola e pensiamo al suo ruolo: non potrebbe ricordarci a tutti gli effetti un angelo custode?
La nascita Lotus
Questo pensiero ci fa comprendere come possa essere recepito l’allontanamento da una presenza tanto speciale: il clampaggio del cordone ombelicale.
Tanti di noi vivono portandosi dentro un’eco di nostalgia, come se percepissero una mancanza: se pensiamo a tutto quello che fa la placenta per noi e alla connessione fisica e spirituale che abbiamo con essa, forse iniziamo a capire che effettivamente siamo stati allontanati da una sorta di sorella senza aver avuto modo di salutarla. Alcune famiglie decidono di non recidere il cordone ombelicale (il clampaggio ritardato permette al bebè di assumere tutto il sangue che il cordone contiene) e di mantenere la placenta attaccata al proprio bebè fino a quando egli o ella non decide di staccarsi in maniera naturale: questo tipo di scelta può essere fatta se si partorisce in casa (con una gravidanza fisiologica ovviamente) e comporta la cura e la conservazione della placenta per diversi giorni, pertanto è sempre bene affidarsi alla propria ostetrica o a una doula; infatti la placenta è comunque un organo con un rischio biologico e va maneggiata in sicurezza.
La nascita Lotus porta a vivere una separazione meno traumatica e repentina dalla placenta e, al di là dei benefici fisiologici porta un messaggio fondamentale: è stato concesso il giusto tempo per salutarsi, per vivere questa prima separazione in maniera naturale e serena.
Al tempo stesso anche la famiglia può avere modo di ringraziare e onorare questo organo incredibile.
Di chi è la placenta?
La placenta appartiene alla madre, al bambino, a tutta la famiglia e porta con sé una serie di informazioni preziosissime: poterla almeno guardare o fotografare dopo averla partorita dovrebbe essere naturale. Inoltre, compilando gli appositi moduli che può fornire la struttura ospedaliera o chi accompagna la donna nel percorso della gravidanza, si può portare a casa propria, seguendo la normativa vigente e una serie di regole fondamentali per il trasporto, la conservazione e lo smaltimento.
Cosa racconta la placenta?
La placenta racconta la storia della gravidanza e del parto, dei propri antenati, del mondo degli spiriti, di eventuali fratelli o sorelle che potrebbero arrivare e tanto altro ancora: chi effettua una lettura ne offre la propria interpretazione in maniera rispettosa e mai assolutistica. Farsi fare una lettura può aiutare a comprendere molte caratteristiche del proprio bebè, ma soprattutto supportare la rielaborazione del parto e il complesso percorso di genitorialità che inizia quando si scopre di essere in attesa (se non prima!) e che non ha mai fine.
La placenta può dare informazioni rispetto alla missione che il nostro bebè è arrivato a compiere su questa Terra, rispetto agli insegnamenti e alle conoscenze che ci porta; può dire se il bambino è stato desiderato o se è arrivato in maniera inaspettata e, a seconda di come si è posizionata nell’utero, può narrare la storia della relazione tra i genitori al momento del concepimento.
Come si fa a leggere una placenta?
Per leggere una placenta è necessario avere una foto chiara dell’organo. L’operatore o l'operatrice la analizzerà dividendola in settori e, interpreterà una serie di elementi quali linee, macchie, inserzione cordonale e tanto altro ancora. Spesso andando a ingrandire le sezioni ci si accorge di immagini chiari e perfettamente leggibili che richiamano un animale e che può essere considerato l’animale guida del nostro piccolo o della nostra piccola. Se, in aggiunta alla foto della placenta si conosce anche la sua nascita, il modo in cui si era posizionata, il modo in cui è avvenuto il distacco dal bebè, si hanno tanti altri elementi utili ai fini di una lettura più completa ed esaustiva.
In che modo si può onorare la propria placenta?
Come in tutti i momenti da celebrare, ciascuno ha la piena libertà di scegliere o di creare per sé la modalità più affine per un rito e, anche nel caso della placenta questo può essere fatto purché si rispettino determinate condizioni. Alla placenta si può dare un nome, se non si vuole portare a casa la si può semplicemente salutare con gratitudine, se si porta a casa, ma non si ha intenzione di produrre alcun tipo di rimedio si può mettere in un vaso con della terra per poi piantare qualcosa di speciale. Quella pianta, da tenere in balcone o nel proprio giardino, accompagnerà con la propria crescita lo sviluppo di nostro figlio o nostra figlia, sarà la manifestazione di quell’angelo custode che gli o le è stato accanto per tanto tempo e che forse lo o la proteggerà per sempre.
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