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PFAS: cosa sono e perché fanno male

Pubblicato 10 mesi fa

Rebecca Bruni
Giornalista e copywriter

I PFAS, ahinoi, minacciano la nostra quotidianità. La buona notizia è che con qualche accorgimento pratico possiamo riuscire a mitigare i loro effetti nocivi per la salute

Dai cosmetici all’acqua del rubinetto, dagli alimenti alle padelle che usiamo per cucinarli: i PFAS sono tanto invisibili quanto invasivi.

Parliamo di un gruppo di composti chimici usati per la produzione di molti oggetti di consumo che entrano nelle nostre case e da lì anche nel nostro organismo.

L’esposizione continua e massiccia del corpo umano a queste sostanze tossiche ha delle ripercussioni sulla salute.

Per fortuna, è possibile limitare la nostra esposizione ai PFAS mettendo in atto alcune strategie difensive.

Indice dei contenuti:

Cosa sono i PFAS e per cosa si usano?

Partiamo dal significato di PFAS, acronimo che indica la classe dei composti chimici perfluoroalchilici.

In quanto macro-classe i PFAS comprendono delle sottocategorie di sostanze diverse, tra le quali si citano spesso PFOS e PFOA.

Motivo per cui quando parliamo di PFAS comprendiamo anche le classi sottostanti di composti chimici che, dalla metà del XX secolo, sono utilizzati nella produzione industriale di una vasta gamma di prodotti, come ad esempio:

  • tessuti tecnici e impermeabilizzanti;
  • tappeti e pelli; 
  • cera e prodotti per l’igiene della casa;
  • insetticidi;
  • vernici;
  • contenitori per il cibo;
  • cosmetici.

Vero è che l’utilizzo per il quale i PFAS sono più conosciuti è per il rivestimento Teflon delle pentole e delle padelle antiaderenti.

Avremo modo di riparlarne più sotto.

Perché i PFAS fanno male alla salute?

I PFAS fanno male alla salute delle persone perché si accumulano nell’organismo esposto nel corso del tempo e causano effetti collaterali soprattutto a livello di sistema endocrino.

In particolare, l’esposizione prolungata a tali sostanze può alterare i processi ormonali legati allo sviluppo, alla fertilità e al comportamento.

Studi verificati hanno riscontrato che PFOA e PFOS interferirebbero nella corretta comunicazione a livello cellulare, aumentando le probabilità di crescita di cellule anomale tumorali.

Le ipotesi di correlazione diretta tra PFAS e gravi patologie come quelle sopra citate non sono però ancora confermate e, soprattutto, non sono disponibili dati esatti su quale sia la misura sicura, ovvero le dosi massime di concentrazione oltre la quale si parla di effettivo pericolo per la salute.

Lente di ingrandimento che ingrandisce frutta e verdura su un tavolo

Dove si trovano i PFAS?

I PFAS sono dappertutto, anche nelle nostre case, laddove padelle antiaderenti, cosmetici, prodotti per la pulizia di casa, generi alimentari e perfino l’acqua del rubinetto possono essere potenziali veicoli di contaminazione.

Ma come si verifica questo passaggio? Durante il processo di fabbricazione industriale o manifatturiero, PFOS e PFOA vengono rilasciati nell’ambiente.

Vento e corsi d’acqua sotterranei o superficiali diventano comodi “mezzi di trasporto” delle micro-sostanze che, resistenti alla degradazione naturale, vanno ad accumularsi negli organismi animali e vegetali.

Una volta che tali sostanze raggiungono il suolo o le falde acquifere, tutto l’ambiente è contaminato: coltivazioni, alimenti, acqua da bere e animali.

Mediante il processo di bioaccumulo la concentrazione di PFAS si amplifica lungo la catena alimentare, in cima alla quale si trova l’essere umano.

Ecco perché è opportuno prestare attenzione a cosa si mangia, ma anche a come lo si fa.

Per esempio, è importante lavare accuratamente la verdura per togliere residui di eventuali pesticidi che contengono PFAS.

Stesso discorso per la frutta che, per maggiore sicurezza, è preferibile sbucciare laddove possibile.

A maggior tutela si può optare per prodotti biologici.

Giova ricordare che - per quanto riguarda alcuni prodotti di origine animale come uova, pesce, crostacei, molluschi e carne - il Regolamento (UE) 2022/2388 ha modificato i livelli massimi consentiti di sostanze perfluoroalchiliche, abbassando le soglie in precedenza stabilite dal Regolamento (CE) n. 1881/2006.

Come limitare i PFAS in cucina?

Ridurre l’esposizione ai PFAS in casa significa mettere in pratica alcuni accorgimenti e modificare alcune abitudini quotidiane. A cominciare dalla cucina, dove le normali padelle e pentole antiaderenti sono tra i principali strumenti di contaminazione da PFAS.

La colpa è da ascrivere al politetrafluoroetilene (PTFE), meglio conosciuto come Teflon che fa parte del gruppo delle sostanze chimiche PFA (perfluoroalchiliche e polifluoroalchiliche).

Il Teflon è comunemente usato per il rivestimento liscio e resistente delle padelle e pentole antiaderenti ed è sicuro in normali circostanze di cottura. A conferma di ciò, ci sono studi che rilevano come nei processi produttivi più innovativi le molecole di PFA più piccole, che possono contaminare più facilmente il cibo, sono in gran parte eliminate.

Se però si notano segni di degrado sulla superficie o se il materiale si riscalda oltre la temperatura massima, per esempio quando bruciamo per disattenzione i tegami, il PTFE può iniziare a decomporsi passando rapidamente agli alimenti e diffondendosi nell’aria.

Per avere la sicurezza di cucinare in padelle senza PFAS occorre perciò guardare ad altre tipologie di materiali rispetto al Teflon.

In commercio ci sono padelle e pentole antiaderenti in materiali PFAS free quali l’acciaio inossidabile, la ghisa, la ceramica oppure con fondi di carburo di silicio e altri materiali ecologici, ovvero privi di PTFE (Teflon), ma anche di piombo, cadmio e nichel.

Non solo padelle e pentole: in cucina anche gli imballaggi alimentari sono potenziali veicoli di PFAS, motivo per cui sono da evitare le pellicole per alimenti, la carta oleata, ma anche i contenitori del take away.

Contenitori e barattoli in vetro o in acciaio inox sono valide alternative che hanno il vantaggio di essere riutilizzabili oltre che non nocivi.

Elimina i PFAS dalla tua cucina: scopri la nostra selezione di pentole e padelle in materiale sicuro ed ecologico: 

Come eliminare i PFAS dall’acqua di casa?

Rubinetto aperto con acqua che scorre dentro a un bicchiere di vetro

L’inquinamento delle falde acquifere è un problema che, come è il caso dei PFAS nelle acque del Veneto, ha assunto contorni da allarme ecologico.

La risoluzione di tali questioni afferisce agli organi preposti, ma tocca a ciascuno di noi vigilare sulla salute personale e dei nostri cari.

A cominciare, ovviamente, dall’elemento basilare: l’acqua di casa.

Per eliminare eventuali PFAS nell’acqua del rubinetto sono in commercio filtri in grado di rimuovere fino al 90% di sostanze nocive.

Le tipologie più comuni sono:

  • Filtro per acqua ad osmosi inversa: elimina dall'acqua potabile un ampio spettro di sostanze chimiche contaminanti e potenzialmente tossiche. I sistemi ad osmosi inversa utilizzano filtri a base di carbonio e membrane ad osmosi inversa, con un doppio filtraggio.
  • Filtri granulari a carbone attivo: sono più economici di quelli ad osmosi inversa e garantiscono un buon risultato sulla rimozione di agenti contaminanti, come il piombo, ma non sono altrettanto specifici ed efficaci per i PFAS.

Affinché i filtri per l’acqua svolgano correttamente la loro funzione è necessaria una corretta manutenzione: i filtri devono essere regolarmente puliti o cambiati.

Infatti, a causa della proprietà di sedimentarsi dei PFAS si rischia che il loro livello nell'acqua filtrata possa essere addirittura superiore a quello dell'acqua del rubinetto.

Mediamente, i filtri al carbone vengono sostituiti ogni sei mesi, mentre il filtro a osmosi inversa viene sostituito ogni cinque anni circa.

Scopri la nostra selezione di purificatori d'acqua: 

Cosmetici PFAS free: quali scegliere?

Altra fonte di potenziale contaminazione sono i cosmetici, questo perché - soprattutto quelli waterproof - contengono fluoro, un indicatore della presenza di PFAS.

In commercio, comunque, si trovano prodotti di cosmetica naturali, come fondotinta, mascara, rossetti non soltanto nichel free ma anche PFAS free.

Per restare in argomento igiene personale e del corpo, anche la carta igienica può contenere PFAS, una ragione in più per cui i marchi ecologici sono da preferire.

Un discorso a parte meritano invece i prodotti solari senza PFAS. Anche in questo caso la contromisura è quella di fare una ricerca attenta dei prodotti per adulti e bambini.

Gli elementi da valutare sono la protezione a largo spettro da raggi UV, l'assenza di allergeni, di profumo e di nanoparticelle e il rispetto per l’ambiente con imballaggi biodegradabili e a basso impatto.

Tutto questo in attesa che il piano d’azione CSS (Chemicals Strategy for Sustainability Towards a Toxic-Free Environment) della Commissione europea abbia impatti diretti sull’industria cosmetica al fine di rendere più trasparenti le etichette dei prodotti in commercio.

Una mossa in tale direzione sembra già essere stata compiuta da Cosmetics Europe.

L’associazione dell'industria cosmetica, che rappresenta gli interessi di oltre 2000 imprese europee, ha inviato a tutte le aziende del settore una raccomandazione per eliminare gradualmente i PFAS aggiunti intenzionalmente ai prodotti cosmetici. La scadenza è fissata al 31 dicembre 2025.

Nel frattempo, mentre governanti e decisori prendono provvedimenti e studiano nuovi regolamenti restrittivi e norme di controllo chiare, la guerra ai PFAS passa inevitabilmente dalla consapevolezza negli acquisti e da decisioni informate.

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Se vuoi approfondire questo argomento e scoprire come limitare i PFAS nella quotidianità, ti suggeriamo questi libri: 

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Ultimi commenti su PFAS: cosa sono e perché fanno male

Recensioni dei clienti

Lia M.

Recensione del 12/02/2025

Valutazione: 5 / 5

Data di acquisto: 12/02/2025

Ancora in molti purtroppo non conoscono i PFAS, non sanno di cosa si tratta, dove si trovano... eppure è una problematica attuale, che ha una grande rilevanza per quanto concerne la nostra salute. Un articolo davvero ben fatto

Gilia M.

Recensione del 09/12/2024

Valutazione: 5 / 5

Data di acquisto: 09/12/2024

In effetti bisognerebbe adottare tutti i modi possibili per diminuirne l'uso prima di tutto e per quelli che purtroppo sono già nell'ambiente seguire quanti più consigli utili per evitare il più possibile gli effetti negativi che possono avere sulla nostra salute.

Baristo T.

Recensione del 03/11/2024

Valutazione: 5 / 5

Data di acquisto: 03/11/2024

Articolo inquietante ma purtroppo vero sui PFAS e sottoelementi che purtroppo invadono la nostra vita quotidiana ma che grazie agli accorgimenti spiegati si possono per lo meno diminuire. Grazie per tutte le spiegazioni e gli utili consigli.

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