Non dipende dal cibo che mangi, anche se tutti pensano il contrario
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2 anni fa
La pesantezza di stomaco e la difficoltà a digerire sono disturbi molto comuni: pensiamo che siano legate a quello che mangiamo, ma molto spesso non è così
Una calda sera estiva e un cocktail all’aperto con gli amici: cosa possiamo desiderare di meglio per rilassarci dopo una intensa giornata di lavoro? Una bibita fresca, un pinzimonio di verdura per stare sul salutare e qualche stuzzichino. Una buona compagnia e l’aria fresca della sera, le luci del tramonto e la voglia di stare insieme a raccontarsi qualche storia, come fossimo tutti radunati intorno al fuoco, memoria arcaica di antiche tradizioni tribali. Ma tornati a casa abbiamo un vago senso di pesantezza, come un qualcosa di non digerito bene: probabilmente la bibita era troppo fredda, magari ho esagerato con le pizzette, o forse c’era qualcosa di non freschissimo negli stuzzichini.
Tutte lecite considerazioni che ogni persona normale potrebbe fare dopo una serata passata fuori casa. Assolutamente plausibile ognuno dei sospetti che abbiamo introdotto e che possono giustificare il senso di pesantezza a livello dello stomaco: tuttavia, chi è abituato ad analisi più profonde, potrebbe farsi altre due domande più specifiche sull’ambiente sociale e sui rapporti umani vissuti nel corso della serata.
Tutto inizia con un commento tagliente e una discussione
Davvero è solo quello che ho mangiato o bevuto che può giustificare le difficoltà digestive?
Oppure qualcosa mi è andato di traverso: quel commento tagliente e inaspettato di Marco potrebbe avermi pesantemente infastidito, in fondo il suo è stato un intervento gratuito e davvero scortese e inatteso.
Non volevo intavolare una discussione, ero troppo stanco dalla giornata trascorsa e quindi ho mandato giù. Ma al mio organismo non è piaciuto nulla di quello che lui ha detto, poteva tenerselo per sé o comunicarmelo in separata sede.
Ho chiesto alla mia compagna cosa pensasse di quell’intervento per me fuori luogo e lei ha minimizzato dicendomi che a volte me la prendo troppo. È vero sono talvolta piuttosto suscettibile, ma quei commenti mi hanno appesantito la digestione e probabilmente dopo aver dovuto ingoiare quel “rospo” ho davvero esagerato un po’ con le pizzette, come a cercare di mandare giù ciò che non voleva scendere. E la bibita fresca mi è servita per spegnere il piccolo fuoco di disappunto che si è acceso dentro.
Quindi la commistione di cibo e informazioni “pesanti” ha fatto il botto: e poi non sono abituato a sentire commenti sarcastici, dài, lo facevamo alle scuole medie, sembra proprio che ogni tanto abbiamo bisogno di tornare bambini e interagire con gli altri in modo meno educato.
Ogni tanto però ci vuole: dobbiamo allenarci anche a tollerare persone non troppo cortesi, oppure imparare ad agire come fa il mio amico, per esempio, avendo sempre la battuta pronta.
In questo lui è davvero il numero uno: non si fa mai cogliere in castagna, è sempre pronto e vigile e senza essere scortese è in grado di rispondere per le rime. Non è nato così, credetemi, si è allenato fin da bambino e in questo una mamma bella tosta gli è stata di grande sprone.
Reagire o lasciare davvero andare
Dovremmo imparare ad essere un po’ più reattivi, mai maleducati ma pronti a difendere senza acredine le nostre posizioni. A volte, quando ce la prendiamo troppo sul personale, dovremmo imparare a lasciar correre: in entrambi i casi ci vuole un po’ di allenamento ma poi si ha successo.
Non capita certo tutti i giorni ma quando viviamo una situazione di stress cui non riusciamo validamente a reagire, l’esperienza a contenuto negativo che stiamo vivendo si somatizza e si trasferisce direttamente sull’organo o sul sistema cui appartiene. Se è stata un’esperienza di rabbia o rancore, ad esempio, si trasferirà sul fegato e sullo stomaco e darà difficoltà digestive, oppure un eccesso di risposta con magari un po’ di acidità di stomaco.
La prossima volta che vi capita un senso di pesantezza digestiva valutate bene se è legato esclusivamente al fatto che avete esagerato col bere o col mangiare: e anche in questo caso ci sarebbe sempre da chiedersi il perché avete esagerato.
Fate sempre una precisa analisi degli elementi emozionali che si sono scatenati nel corso della cena o dell’aperitivo e vedrete che con poco allenamento sarà molto facile trovare delle risposte sul piano emotivo: col tempo si impara a capire e correggere e si impara che quasi mai il cibo è il primo colpevole. Perché, che lo vogliate o no, prima si pensa, si reagisce e ci si emoziona e solo dopo si mangia o si beve.
Non colpevolizzate il cibo come elemento di stress, non è quasi mai (se non per accertate allergie) la vera causa delle sofferenze gastrointestinali e non affannatevi a capire quale cibo potrebbe avervi danneggiato.
Impiegate tempo ed energie nella comprensione dei delicati meccanismi che sostengono le vostre emozioni: imparate a comprenderle quelle emozioni e casomai impegnatevi ad essere meno sensibili, a lasciar correre quando le cose non meritano eccessiva attenzione e a non prendervi troppo sul serio. Siate leggeri e desomatizzate.