Per staccare la spina
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4 anni fa
Piante che aiutano a mantenere la calma in situazioni d’ansia e stress
Un antico proverbio cinese, constatando che la vita è spesso complicata da difficoltà e problemi, ammette che “non si può impedire che gli uccelli dell'ansia e della preoccupazione volino sulle nostre teste”. Tuttavia, per “evitare che vi costruiscano il nido”, la saggezza orientale ci esorta ad adottare opportune precauzioni.
È un consiglio poco seguito: recenti statistiche stimano, infatti, che in un anno oltre il 15% della popolazione dei paesi industriali soffre di disturbi d'ansia, un’esperienza che nel corso della vita interessa il 30% degli individui, soprattutto donne, in ragione di un rapporto 2:1 rispetto al sesso maschile.
Effetti dell’alta tensione
Inutile chiedersi se ansiosi si nasca o si diventi. L’inquietudine è intrinseca alla condizione umana, tutti la conosciamo: i biologi ci spiegano che, da un punto di vista evolutivo, l’ansia ha la funzione protettiva di metterci in guardia dai pericoli e insegnarci a superarli, aumentando così le nostre possibilità di sopravvivenza.
Ma se oltrepassa la misura e s’estende a ogni minimo evento, diventa un problema che ci minaccia e spesso ci soverchia. Chi ci vive immerso come in una prigione sa che la tensione assorbe un’infinità di energie psicofisiche, traducendosi spesso in notti bianche e in una gamma ampia e variabile di somatizzazioni: nausea e malesseri gastrici o intestinali, respiro difficoltoso o accelerato, palpitazioni cardiache, contratture muscolari e dolori articolari, ipersudorazione, mal di testa e vertigini sono solo alcuni esempi.
Nervi a fior di pelle
Per rimontare la china, ritrovare e mantenere la serenità, ci offrono un buon supporto alcuni rimedi naturali: sono piante che certo non ci preservano dai problemi dell’esistenza, ma di fronte ad essi possono aiutarci a mantenere padronanza di noi stessi, calma e lucidità mentale.
In proposito Fitomedical, ponendo attenzione alle indagini più attuali della ricerca, ha identificato alcune specie di particolare interesse: Albizzia, Withania, Giuggiolo e Polygala, apprezzate da un consolidato uso tradizionale e accreditate dalle moderne indagini scientifiche. Unite nella formulazione di Serenday omeostat®, queste piante costituiscono un’efficace sinergia per sostenere l’equilibrio psicologico in condizioni critiche: il loro insieme agisce infatti sulle aree cerebrali deputate all’elaborazione degli stimoli ansiogeni, intervenendo con meccanismi diversi e convergenti sugli equilibri neurochimici per armonizzare le risposte biologiche a queste sollecitazioni destabilizzanti.
Con calma, giorno per giorno
Oltre a favorire la distensione e la centratura, Serenday previene le ricadute somatiche della tensione nervosa: tutela i ritmi delle funzioni cardiache, respiratorie, gastrointestinali, vascolari, ecc., migliora la qualità del sonno fisiologico che rigenera le energie psico-fisiche, protegge il cervello dal danno ossidativo indotto dallo stress, aiutandolo a preservare la memoria e la lucidità intellettiva, tutte azioni che sostengono il generale benessere psicofisico.
È inoltre particolarmente apprezzabile come questo integratore, formulato in compresse prive di glutine e lattosio e adatte ai vegani, sia in grado di calmare la mente e contenere gli eccessi inutilmente dissipativi dell’agitazione senza rallentare le funzioni intellettive, né provocare sonnolenza, inconvenienti spesso indotti dagli ansiolitici “classici”.
Albizzia, la bella d’Oriente
Guardiamo ora da vicino le peculiarità dei singoli componenti di Serenday: il primo è un albero, Albizzia (Albizia julibrissin), la cui spettacolare fioritura a tarda primavera non passa inosservata nemmeno ai più distratti, per le delicatissime semisfere rosate formate dai lunghi stami che sporgono dalle corolle. Evocano la magia del Medioriente, da cui Filippo degli Albizzi, un nobiluomo fiorentino appassionato di botanica, importò nel ‘700 i semi della pianta che da lui prese nome.
Tanta bellezza ha reso Albizzia un diffuso albero ornamentale, ma l’apprezzamento di cui gode non è solo estetico: è un prezioso rimedio annoverato nella farmacopea della Medicina Tradizionale Cinese come He Huang Pi, “corteccia che ravviva lo spirito”. Per l’Oriente, la sua azione riequilibrante concentra la mente e rende felici le persone, le allevia dalla fatica che comportano ansia e irritabilità, dal peso di preoccupazioni e tendenze depressive, dal tormento dell’insonnia e dall’indebolimento della memoria. È indicata in particolare quando questi disagi sono in relazione a emozioni represse, che invadono la sfera somatica provocando dolore alla bocca dello stomaco o una sensazione oppressiva di costrizione al petto.
L’attuale letteratura scientifica conferma il portato tradizionale, riconoscendo l’utilità di Albizzia nel riequilibrare l’umore, conciliare il sonno, rilassare la tensione emotiva e fisica di soggetti agitati e a volte afflitti da sensazioni di paura subitanea o da note depressive. Aggiunge che attenua il danno ossidativo cerebrale, rallentando l’invecchiamento cellulare del cervello.
Withania mette le briglie allo stress
Withania (Withania somnifera) è una specie diffusa in India e Africa, con particolari frutti rossi a forma di lanterna. Per la Medicina Ayurvedica il nome è Ashwaganda, “odora come un cavallo”, che allude alla nota acre della radice appena colta, ma si riferisce anche al suo uso per rinvigorire i cavalli prima della monta.
Proprio la simbologia di quest’animale, che è emblema di energia vitale e sessualità istintuale, d’estrema sensibilità e suscettibilità nervosa, di corse senza briglie concitate e incontrollate, suggerisce gli ambiti in cui agisce la pianta. Come documenta la ricerca moderna, Withania tonifica le energie fisiche, riduce l’irritabilità e l’ansia e attenua le tensioni viscerali correlate, accresce la libido e la fertilità maschile; è inoltre segnalata la sua utilità come antinfiammatorio e immunomodulante nel trattamento dei disturbi reumatici.
È un aiuto ideale per chi reagisce allo stress in modo scoordinato, dissipando energie in eccessi nervosi e infiammatori, che eccitano la mente e possono indurre spasmi e blocchi articolari, con l’unico risultato di una maggiore spossatezza.
Dolce brodo di Giuggiole
La proverbiale espressione “andare in brodo di giuggiole”, che indica un grande godimento, compare nel vocabolario dell’Accademia della Crusca, pilastro della lingua italiana, già all’inizio del seicento. Si deve al successo tra i ceti alti di un elisir prodotto dai Gonzaga con questi dolci frutti che, fino ad allora considerati povero dessert per contadini, deliziarono la nobiltà nel Rinascimento. Ma pare che la ricetta del liquore risalga ai tempi di Egizi e Fenici, poi Greci e Romani.
Omero narra come questa bevanda fosse offerta a Ulisse e al suo equipaggio per ritemprarli da un naufragio seguito a sette giorni di tempesta e far loro superare la brutta esperienza. Il Giuggiolo (Ziziphus jujuba) ha infatti fama di rinsaldare gli animi e proteggere dalle intrusioni eccessive del mondo: per questo si piantava davanti alle case, con le sue lunghe spine rivolte contro nemici veri o presunti. Si dice che preservi dalle inquietudini destabilizzanti più profonde e viscerali, quelle che ci fanno sentire fragili come bambini, incapaci di controllare le emozioni, smarriti e spesso in preda a crisi abbandoniche.
La scienza riconosce ai semi proprietà ansiolitiche e sedative, adatte in particolare per i disturbi del sonno caratterizzati da sogni con impressioni vivide e risvegli agitati. Lo consiglia a soggetti inquieti con sudorazione abbondante, a volte afflitti da palpitazioni cardiache, dolori gastrointestinali e contrazioni articolari.
Polygala, la radice del buonumore
La tradizione orientale consiglia Polygala (Polygala tenuifolia) per “aprire i canali del Cuore”: quando la stasi causa disorientamento psicologico e spasmi, questa radice sblocca e favorisce il libero movimento dell’energia. È un’azione che per l’antica Medicina Cinese si traduce, tra gli altri effetti, nel sostegno al pensiero creativo e alla capacità di esprimere le proprie idee. Polygala interrompe la propensione all’eccessivo rimuginio di pensieri e alla repressione delle emozioni, allenta le somatizzazioni e l’insonnia, corregge la ridotta attenzione e la smemoratezza, contrasta le tendenze depressive.
La scienza moderna riconosce che questa radice, ansiolitica e sedativa, è capace di regolare la risposta allo stress; in particolare, la considera un potenziatore della memoria e una buona protezione dal declino cognitivo. Aumenta infatti i livelli del fattore neurotrofico (BDNF - Brain-derived neurotrophic factor), una molecola presente nel cervello dei mammiferi: agendo in aree vitali per l'apprendimento, la memoria e il pensiero, essa favorirebbe sia la produzione e la diffusione di diversi neurotrasmettitori, sia l’efficienza e la crescita dei neuroni. I ricercatori ipotizzano inoltre una stretta relazione tra carenza di BDNF e disturbi dell’umore e del comportamento alimentare, sindromi ossessivo-compulsive, malattie degenerative come Alzheimer e demenza.
La calma è la virtù dei forti
Avvalendosi delle proprietà delle quattro piante sopra presentate, valorizzando la specificità di ognuna e potenziandola grazie alla sinergia del loro insieme, Serenday aiuta a ritrovare e mantenere serenità nei periodi in cui le complicazioni quotidiane ci mettono oggettivamente a dura prova, ma anche quando l’inquietudine ci fa vedere i problemi più grandi di quanto siano realmente, come sfide insostenibili che suscitano la sensazione di inadeguatezza.
La dose consigliata è di 1 compressa una o due volte al giorno, preferibilmente dopo i pasti; la durata dell’assunzione è di 2-4 settimane, che possono eventualmente essere ripetute, avendo cura di fare brevi sospensioni di una decina di giorni ogni 2 mesi circa.