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La Mente: da Nemica a Vera Amica

Pubblicato 3 anni fa

Leggi l'estratto del libro "Parkinson" di Alex Kerten e David Brinn

Finora abbiamo visto come la mente, con i suoi copioni che passano di continuo dal passato al futuro, abbia ignorato il corpo e fatto i suoi gravi danni. Ma la mente può anche essere la chiave per ripristinare la salute del corpo.

È la nostra vera amica quando è in una sincera relazione di comunicazione con il corpo.

Quando lavorano insieme, il corpo sente e fornisce informazioni e la mente analizza e trova soluzioni. Quando corpo e mente interagiscono come coppia in una relazione vera, la mente cercherà in modo naturale di aiutare il corpo.

Mentre prima la mente era nemica, ora è un'amica vera perché sta chiedendo al corpo come si sente e cosa vuole. Se il corpo ci dice: «Mi sento pesante», la mente potrà dire: «Più leggero, più leggero», e in men che non si dica cammineremo con meno pesantezza.

Oppure, se il corpo è bloccato in una determinata situazione, la mente può analizzare cosa sta succedendo, spiegare al corpo che si sta comportando secondo un copione superato e dire: «Non ne abbiamo più bisogno».

Una volta che mente e corpo sono in grado di interagire in questo modo, con reale consapevolezza e una comunicazione efficace, allora siamo sulla strada giusta per stabilire un forte potenziale verso la riabilitazione del corpo

Indice dei contenuti:

Comunicare con il corpo

Uno dei principali problemi in qualsiasi relazione tra le persone è la comunicazione ed e la stessa cosa anche tra mente e corpo. Usando l'analogia delle persone possiamo dire che se abbiamo una buona relazione fisica con il nostro partner, sarà divertente ma a un certo punto non funzionerà più se non abbiamo anche una relazione mentale.

Allo stesso modo, se siamo connessi con qualcuno a livello cerebrale ma non c'è relazione fisica, anche in questo caso non funzionerà.

Ma se c'è sia relazione fisica sia mentale con qualcuno, allora è meraviglioso. Con il corpo e la mente funziona allo stesso modo.

Se la mente domina e non ascolta il corpo, siamo nei guai. E se il corpo blocca i saggi consigli che la mente sta dando, ci ritroveremo di nuovo di fronte al fallimento della relazione.

Una persona con disabilità fisiche potrebbe fantasticare di alzarsi e camminare e, nella sua mente, in quel momento lo sta facendo. Ma, tornata alla realtà, è ancora sulla sedia a rotelle. Analogamente, il corpo si perde nei continui copioni e analisi della mente. Vede che chi parla e fornisce risposte è la mente e si adatta a una relazione unilaterale. Ma quando si realizza che la mente non può agire senza il corpo né il corpo senza la mente, allora si riescono a fare veri progressi.

La mente genererà il pensiero e il corpo le sensazioni.

Con il Parkinson, una volta che il corpo realizza che non può andare avanti senza la mente e che la mente realizza che non può andare avanti senza il corpo, i due elementi iniziano a comunicare. E quando comunicano, ottengono risposte l'uno dall'altra.

Lavorando insieme in sincronia, possono sostenersi a vicenda e ascoltarsi, e possono iniziare a modificare le forme del Parkinson.

La mente può porre domande e il corpo può dire cosa prova. È il paradigma "parola contro frase" di cui abbiamo parlato prima. Il corpo realizza che ha bisogno della mente per avere le risposte che gli permettono di capire come dovrebbe comportarsi. E la mente deve prestare attenzione e dire: «Devi comportarti diversamente. Smettila di agire nel passato, agisci nel presente, cambia le tue forme, i tuoi movimenti, ascolta il tuo ritmo, respira correttamente».

Quando mente e corpo lavorano insieme, e il copione non è quello del Parkinson, la mente può dire al corpo: «Percepisci come ti senti? Le tue emozioni? Guarda come ti è venuto bene ciò che hai fatto». Le sensazioni e gli ormoni che vengono secreti in quel momento sono tra i più potenti tra quelli che ci garantiscono il benessere, sono gli ormoni del «Riesco a farlo» e sono il vero segreto per poterlo fare.

Un passo indietro

È fantastico vedere l'eccitazione che sentirete per essere riusciti a compiere gli esercizi spiegati in questo libro e per essere riusciti a muovervi riducendo i sintomi del Parkinson. Ma anche a fronte di queste vittorie, la mente tende naturalmente a rivolgersi al passato. E allora il corpo inizia a comportarsi secondo le vecchie abitudini del Parkinson; le vecchie abitudini sono sempre più forti delle nuove che ci siamo creati. La mente regredisce per infilarsi in un copione dopo l'altro e non realizza che sta andando in una direzione opposta a quella del corpo. Il corpo torna alla malattia quando non c'è più unione con la mente.

Il corpo non ha passato o futuro, al contrario della mente. Quindi, se quest'ultima e ossessionata dal passato o dal futuro, il corpo si comporterà secondo quel passato o quel futuro.

Se il corpo agirà seguendo il passato, allora esso diverrà il presente. Il corpo non riesce ad analizzare e non è consapevole di agire secondo il Parkinson, che fa parte del passato. Il corpo può capirlo solo quando è unito alla mente e comunica con essa.

È da qui che arriva il potere della mente umana. Sì, come abbiamo appreso, può far danno con i suoi copioni e con l'ansia. Ma quando realizza cosa sta facendo e comunica con il corpo, riesce ad analizzare cosa sta accadendo e dice al corpo: «No! Stai tornando alle vecchie abitudini».

Il momento “Ahhh”

Il corpo parla mediante sensazioni e la più bella parola del vocabolario del corpo è "Ahhh". Accade quando la mente spiega che la situazione del momento non è la fine del mondo.

La mente può selezionare un copione che contiene panico, sopravvivenza, ma ha anche il potere di fermare tutto ciò e restituire al mittente il copione. «Non lo voglio, ne voglio uno diverso. Non devo per forza essere malato, posso essere sano. Posso sentirmi bene perché so come fare a star male e voglio che quell'abitudine cambi».

Tra le sensazioni del corpo e le analisi della mente, possiamo modificare il copione e cambiare le forme del Parkinson.


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