Osho com'era?
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3 anni fa
Leggi un estratto di "Wild Wild Guru" libro di Subhuti Anand Waight
Ritornando rapidamente alla seconda decade del XXI secolo, le persone ancora mi domandano: «Com'era stare con Bhagwan? Che persona era? Che sensazione si provava nell'incontrarlo faccia a faccia?»
Mettiamola così: nelle occasioni in cui mi sedetti davanti a lui in darshan, in quei momenti mi sentivo la persona più importante del mondo, o anche l'unica nel mondo, o entrambe queste cose. Non era soltanto la mia esperienza, era quello che sperimentavano tutti. Era il risultato del sedersi davanti a un essere umano che ti sta dando attenzione totale, un uomo presente al cento per cento, qui e ora.
Quando ti guardava, sorrideva e domandava gentilmente «Tu che mi dici?», tutto il resto svaniva. Esistevate soltanto tu e lui. L'intera popolazione mondiale, e in effetti l'universo, era appena diventato completamente irrilevante e probabilmente inesistente. Non solo, avevo anche la sensazione, e di nuovo era qualcosa che emerse nei commenti di molte altre persone, che avesse la capacità, l'amore e la compassione di ignorare gli strati superficiali della mia personalità e vedere l'essenza della mia natura.
Bhagwan spesso ribadiva che noi esseri umani siamo, in essenza, fatti della sostanza detta "coscienza". Potremmo non esserne consapevoli, potremmo comportarci in ogni genere di modo stupido e incosciente, ma questo non altera la nostra realtà interiore. Quando sedevamo di fronte a Bhagwan in darshan, molti di noi avevano la sensazione che egli si stesse rivolgendo al nostro nucleo essenziale, cui a volte si riferiva chiamandolo la nostra "natura di buddha".
In quei giorni chiunque poteva andare da Bhagwan e chiedergli qualunque cosa. Non importava che cosa. Le persone andavano da lui lamentandosi di non riuscire a dormire, o in lacrime perché erano appena state abbandonate dal fidanzato, o perché stavano diventando dipendenti dall'eroina o stavano pensando di prostituirsi per guadagnare rapidamente del denaro... ah sì, e anche per fare domande riguardo alla spiritualità e alla meditazione. La porta di Bhagwan era aperta, spalancata, e i suoi darshan erano degli appuntamenti spontanei senza un programma fisso. Come ho detto, potevate chiedergli qualsiasi cosa. A volte questo era fonte di rimpianti, quando alcune persone guardandosi indietro ricordavano le trivialità che gli avevano sottoposto trovandosi davanti a lui.
«Se penso che di solito gli parlavo del mio cane potrei spararmi» si rammaricava una signora americana che era stata con lui sin dall'inizio.
Lui offriva l'iniziazione al sannyas a chiunque, anche ai bambini piccolissimi. Chiedendogli per quale motivo desse il sannyas ai neonati addormentati tenuti in braccio dalle madri, lui rispondeva: «Innanzitutto, non ho mai dato il sannyas a qualcuno che fosse sveglio».
Chiunque si sedeva davanti a lui riceveva lo stesso trattamento: il cento per cento dell'attenzione e il cento per cento di rispetto come buddha in divenire. Non sorprende, quindi, che uscendo da quegli incontri fluttuassimo in una vaporosa nuvola di beatitudine, percorrendo leggiadramente i sentieri dell'ashram con i piedi che a malapena toccavano terra. Di solito ci volevano un paio d'ore per ritornare con i piedi per terra.
Come potete immaginare, questo genere di esperienza causava dei problemi all'ufficio. Donne dagli occhi sognanti si aggiravano nella Krishna House, si sedevano davanti a Laxmi e annunciavano: «Bhagwan vuole che mi trasferisca nell'ashram». Laxmi allora doveva pazientemente spiegare che il programma di alloggi dell'ashram non veniva gestito attraverso messaggi ricevuti per comunicazione divina, sogni mistici o sul piano astrale. Qualsiasi cambiamento che Bhagwan intendesse fare le sarebbe stato comunicato durante la loro riunione giornaliera.
Non erano però soltanto le donne. Una volta, dopo un darshan, mi convinsi che se fossi riuscito a recapitare un messaggio a Bhagwan passando un biglietto alla sua governante personale, una giovane inglese di nome Vivek, invece di rivolgermi ai canali burocratici dell'ufficio, lui sicuramente mi avrebbe offerto una camera nell'ashram. A quel tempo vivevo fuori dalla struttura.
Ovviamente Vivek diede il biglietto a Laxmi e mi fu detto di crescere e comportarmi come si conviene alla mia età.
Povera Laxmi! Erano queste le cose che doveva gestire.
Tra parentesi, è curioso che quasi tutto il personale privato di Bhagwan fosse inglese, compresi la governante, il dottore, il dentista e la lavandaia. Nel complesso mi sembrava una divertente ritratto di un ragià britannico in cui tutto era capovolto, una sorta di risarcimento karmico per ogni inglese che aveva governato l'India per più di duecento anni.
Ma era davvero sbalorditivo che l'ashram riuscisse a funzionare, perché ogni genere di esperienza esoterica capitava continuamente a molte persone, me compreso.
Una volta durante il darshan ero disteso sul pavimento di marmo sul retro del piccolo auditorium, non stavo davvero partecipando, mentre davanti Bhagwan stava facendo un qualche tipo di trattamento energetico con un altro sannyasin. All'improvviso, senza alcun avvertimento e nessuno sforzo o intenzione da parte mia, saltai fuori, uscendo dal mio corpo, e mi ritrovai a fluttuare a circa un metro sopra di esso. Fu come evadere da una prigione di massima sicurezza. Ebbi la sensazione di essere stato confinato non solo nel mio corpo fisico, ma anche dentro vari strati di corpi di energia sottile che ora si erano tutti dischiusi, lasciandomi libero di uscire.
Bhagwan, in uno dei suoi discorsi quotidiani, aveva descritto questi corpi sottili, elencandone sette in totale, compreso il corpo fisico grossolano. Il secondo, o corpo eterico, si estendeva appena oltre la pelle e aveva una natura emotiva, mentre il corpo astrale era ben più esteso e comprendeva energie mentali oltre ad avere la possibilità di compiere viaggi astrali. Ce n'erano altri quattro, ciascuno via via sempre più sottile ed esteso oltre alla forma del corpo fisico.
Anche io avevo sentito parlare di questi corpi durante il lavoro svolto con Arica a Londra, e a volte mi sembrava di percepire il campo di energia del mio secondo corpo sottile. Ma quella era la prima volta che passavo effettivamente attraverso tutti i sette corpi, percorrendo la via fuori dal centro, per così dire. Fu una breve escursione. Ebbi a malapena il tempo di rendermi conto di che cosa stesse succedendo quando wum!, ecco che ero ritornato dentro e tutte le porte si erano chiuse. Fu allora che realizzai quanto potentemente fossimo legati al corpo.
In un'altra occasione, più avanti, quando vivevo dentro l'ashram, saltai la Dynamic Meditation del mattino presto: me ne stavo disteso addormentato nel mio letto quando udii un imponente ruggito erompere in lontananza, dalla Buddha Hall, mentre la meditazione entrava nella fase catartica, il secondo stadio, in cui tutti cominciavano a strillare e gridare. In qualche modo l'energia di quel suono rotolò come un'onda attraverso l'ashram, nella mia camera, nei miei piedi, salendo lungo il mio corpo e spingendomi dolcemente fuori dalla sommità della mia testa.
«Oh, sono uscito fuori!» esclamai a me stesso, in una specie di terra di nessuno. Poi però entrai in panico. E se non fossi riuscito a ritornare nel mio corpo?
«Le mie gambe!» gridai, prendendole forte a calci. In un secondo ero ritornato dentro e subito rimpiansi la mia codardia.
«Stupido! Non potevi rimanere fuori un po' più a lungo e darti il tempo di guardarti attorno?» rimproverai a me stesso. Avrebbe potuto essere divertente passare attraverso i muri e ficcare il naso nelle camere degli altri. Ora era troppo tardi. L'occasione era passata. Era tempo di alzarsi, portare il mio corpo fisico a fare la doccia e poi a fare colazione. Era questa la vera sfida di trovarsi a Pune in quei giorni: accettare tutti quegli strani avvenimenti e nonostante tutto continuare a condurre una vita relativamente normale.
Ma adesso che cosa era "normale"? Be', c'erano delle corrispondenze con le mie precedenti esperienze con le droghe. In entrambi i casi venivo catapultato fuori dalle idee della mia mente sui limiti della percezione umana. C'erano anche delle differenze. Questi nuovi avvenimenti non erano indotti chimicamente. Sembravano un effetto secondario del vivere e meditare all'interno del campo energetico di un mistico illuminato e, come tale, potevano benissimo fare parte di una nuova "normalità".
Mi ricordavano una frase di Alice nel paese delle meraviglie, dopo che Alice è caduta nella tana del Bianconiglio: «"Curioso, sempre più curioso!" gridò Alice».
Tesoro, sono con te.
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