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Oriente e Occidente

Pubblicato 4 anni fa

Leggi un estratto da "I Segreti del Feng Shui con le Piante" di Alice Ki

I popoli occidentali hanno spesso difficoltà sia ad avvicinarsi alle civiltà orientali senza preconcetti o stereotipi, sia a comprendere punti di vista e mentalità completamente diversi dalle loro. Accostarsi a una civiltà così articolata come quella cinese richiede un certo sforzo di umiltà per riconoscere la ricchezza della sua cultura millenaria e gli innumerevoli retaggi che hanno contribuito a formarla.

Stai leggendo un estratto da questo libro:

I Cinesi da millenni fanno ciò che noi spesso dimentichiamo di fare: contemplare la Natura, studiarla, ammirarla, rispettarla. Nella loro tradizione manca la divisione, tipica dell’Occidente cristiano, tra il livello terrestre, mondano, e la sfera celeste, spirituale e sacra. Anche se la Cina ormai si è molto modernizzata e assomiglia alle metropoli occidentali, i singoli individui sono comunque molto legati ai valori tradizionali sia nelle relazioni, sia nelle abitudini e scelte quotidiane.

In estrema sintesi, e generalizzando, si può dire che l’Oriente sceglie la non-azione (wu wei), l’Occidente è portato alla lotta e alla competizione; l’Oriente diffonde la filosofia della Natura, l’Occidente la razionalità; in Oriente vi è un maggiore distacco dai beni materiali, una capacità di concentrazione e inclinazione alla spiritualità, l’Occidente invece è immerso nel desiderio di benessere materiale. I popoli asiatici accettano il dolore, la sofferenza e la morte come parte integrante dell’esistenza e sono più inclini verso la nonviolenza e la tolleranza.

L’Occidente è pervaso dal ruolo predominante del sapere scientifico e dall’eccessiva fiducia nella tecnologia come fonte di progresso. L’Occidente insegna l’impegno, la determinazione, la forza di volontà. L’Oriente consiglia, invece, di ispirarci alla bellezza.

Oriente e Occidente si differenziano anche nel modo in cui apprezzare e godere la vista dei fiori: secondo la visione antropocentrica occidentale, l’essere umano è l’elemento dominante e qualsiasi cosa in un certo senso esiste per servire ai suoi bisogni; quindi bori, uccelli, paesaggi sono considerati accessori di sottofondo. In Cina, invece, le piante sono considerate alla pari, sullo stesso livello dell’essere umano.

E chiaro come le visioni e gli stili di vita cinesi siano lontani anni luce dal concetto occidentale secondo cui tutto è quantificabile e misurabile, statico e distaccato da noi e dal mondo circostante. Nella cultura orientale, invece, tutto è in perfetto equilibrio e si percepisce una totale armonia tra macro e microcosmo, tra l’uomo e la natura che riescono a vivere in perfetta simbiosi.

Verso la fine della vita, quando avevano portato a termine gli obblighi di tipo strettamente materiale - obblighi come matrimonio, figli, guerra, affari -, sia gli uomini sia le donne cinesi si ritiravano nella foresta per seguire il cammino della contemplazione e della meditazione, traendo dagli alberi la tranquillità necessaria alla riflessione.

Non è un caso che i fondatori di due importanti religioni, il Buddhismo e il Jainismo, cioè Buddha e Mahavira, hanno raggiunto entrambi l'illuminazione mentre meditavano sotto un albero: le foreste sono state la culla, l’università, la biblioteca e la sorgente delle mitologie e della cultura di quasi tutte le civiltà orientali.

L’albero è venerato quanto la Madre Terra non soltanto perché fornisce cibo, aria, materiali da costruzione, foraggio e combustibile, ma perché senza l’albero non ci sarebbero né terra né acqua, in quanto non ci sarebbe niente a impedire che la terra venga spazzata via e che l’acqua evapori.

La civiltà indiana è caratterizzata dall’aver localizzato la sua sorgente di rigenerazione, materiale e intellettuale, nella foresta e non nella città.

I migliori concetti indiani si sono formati proprio quando gli esseri umani erano in intimità con gli alberi. I pensatori indiani erano attorniati dalla foresta e in costante relazione con la sua vita e questa relazione intima fra vita umana e vita naturale divenne la fonte della loro conoscenza.

Nella cultura occidentale l’orientamento al profitto ha reso gli uomini dominatori e consumatori della natura, per esempio attraverso la deforestazione dissennata, prima per l’agricoltura e poi per l’industria. Se gli occidentali imparassero a vivere seguendo, almeno in parte, le filosofie orientali, scoprirebbero in esse una modernità e una saggezza qui ancora sconosciute.

L’Oriente potrebbe trasformare il nostro stile di vita e il nostro modo di considerare il mondo, illuminandoci su una realtà nuova che non sappiamo ancora comprendere appieno, ma che aiuterebbe molto ad affrontare la vita con fiducia, pazienza e tranquillità.


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