OGM in Italia: il punto della situazione
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1 anno fa
Fra normative europee e direttive italiane, quali sono i rischi di trovarci alimenti geneticamente modificati nel piatto senza saperlo? Ecco una fotografia della situazione attuale
L’argomento OGM è complesso e, come spesso accade, oggi vediamo la punta di un iceberg che ha una base larga e profonda che si è formata nel corso degli anni. La stampa e l’opinione pubblica hanno la memoria corta e tendono a fare discussioni, dibattiti, a volte anche a scatenare polemiche terribili addossando colpe a chi, semplicemente, si trova a dover gestire l’eredità di Ministri o politici in carica negli anni precedenti. Gli OGM, così come la questione insetti (vedi mio articolo pubblicato su Vivi Consapevole https://www.macrolibrarsi.it/speciali/farina-di-insetti-e-carne-sintetica.php), nascono lontano e sono cresciuti nel quasi totale silenzio stampa. Procediamo con ordine.
Cosa sono gli OGM e come si diversificano dai GM
Si definisce OGM, organismo geneticamente modificato, un organismo, diverso da un essere umano, in cui il materiale genetico (DNA) è stato modificato in un modo differente da quanto avviene in natura, con l’accoppiamento e la ricombinazione genetica naturale. Utilizzando la biotecnologia è possibile trasferire una sequenza di geni da un organismo all’altro, anche non correlati per specie di appartenenza, per esempio tra batteri e vegetali, insetti e cereali. Per intenderci, il papà del grano moderno, il Creso, non è geneticamente modificato bensì geneticamente migliorato (GM); GM lo sono i frutti che portiamo in tavola, le farine che compongono pane e pasta (e delle quali non conosciamo il nome, altrimenti potremmo verificare chi ne detiene la proprietà e le loro caratteristiche, glutine incluso) e molti vegetali.
Tutto ciò che mangiamo, se ci approvvigioniamo in grande distribuzione, è geneticamente migliorato, anche i maiali e le mucche e i brevetti sono di proprietà di qualche grande sementiera o multinazionale. Se avete voglia e tempo, provate a googolare “frumento tenero Bologna” o “suini razze orientali incrociate” e divertitevi a scoprire un mondo che sembra nascosto ma è facilmente accessibile.
La situazione in Europa e in Italia
Partiamo da fatti concreti temporalmente vicini a noi. Nel 2015 entra in vigore la Direttiva UE 2015/412, che modifica la precedente 2001/18 e concede agli Stati membri la possibilità di limitare o vietare la coltivazione di OGM sul loro territorio. Uno Stato può decidere, comunicando alla Commissione UE le ragioni che devono essere motivate e ricadere in una casistica ben definita, di escludere o limitare la porzione di territorio a disposizione per tali coltivazioni. Quindi ogni volta che un OGM viene approvato o rinnovato da EFSA, Autorità Europea per la sicurezza alimentare, lo Stato può decidere se vietarlo o no.
Nella seconda fase, dopo l’autorizzazione all’immissione in commercio dell’OGM, nel caso di esplicito rifiuto di adeguamento dell’ambito geografico da parte di chi ha fatto richiesta di autorizzazione alla coltivazione, lo Stato membro può adottare comunque misure per limitare o vietare la coltivazione dell’OGM sul proprio territorio. L’Italia, con la Legge 115/2015, chiede l’esclusione del proprio territorio nazionale dalla coltivazione di 6 varietà di mais geneticamente modificati (MON810, 1507, 59122, Bt11, GA21 e 1507x59122). Spagna e Portogallo sono le due uniche nazioni europee a non aver limitato i propri territori e ad aver autorizzato la coltivazione di OGM. Un po’ più di attenzione alla provenienza mentre fate acquisti credo sia necessaria alla luce di questa informazione.
Nel 2019 l’allora Ministro delle Politiche agrarie e Forestali Teresa Bellanova inizia un percorso in totale dissonanza con la Legge vigente e apre ai CRISPR, ovvero all’editing genomico che consente di creare un OGM senza che ne rimanga traccia. Grave, molto grave. La stampa spagnola il 3 dicembre 2019 pubblica un articolo scrivendo che la Ministra apre al miglioramento genetico per rispondere alla crisi climatica [1]. Tutto avviene nel silenzio generale perché all’epoca eravamo nell’emergenza COVID.
Tecniche di Evoluzione Assistita e genoma editing
Il 13 gennaio 2021 il succitato Ministro si dimette e due giorni dopo la Camera dei Deputati prende posizione contro la richiesta del Senato, avanzata nei mesi precedenti, di promuovere in sede europea un’iniziativa legislativa per disciplinare (ovvero autorizzare) le nuove tecniche CRISPR. Anche questo non arriva alla stampa, le comunità pro OGM continuano la loro attività di lobbing sostenute da alcuni centri di ricerca e arriviamo al 2023 quando, a maggio, viene approvato il Decreto siccità che apre alla sperimentazione in campo dei TEA (Tecniche di Evoluzione Assistita). Qui l’argomento si fa tecnico: a differenza degli OGM che prevedono l’inserimento di uno spezzone di DNA di specie diversa (animale nel vegetale per esempio), qui si va per il sottile. Grazie al genoma editing della tecnica CRISPR è possibile correggere una sequenza di geni, implementare la modifica, monitorarla, replicare il vegetale in modo che non resti traccia della manipolazione. Di fatto non è possibile riconosce, a posteriori, una pianta editata da una naturale, non è possibile capire come e quando è stata indotta la mutazione. Il CREA, Consiglio per la ricerca in Agricoltura (lo stesso che detiene i diritti del Senatore Cappelli e che ha affidato il mantenimento in purezza della semente a una azienda italiana e che promuove il miglioramento genetico del grano) esulta. Alla faccia della sovranità alimentare.
Sovranità alimentare ha, in tutto il pianeta, lo stesso significato, ovvero «Il diritto dei popoli a gestire le proprie risorse alimentari avendo come fine primario esclusivamente la soddisfazione delle esigenze delle persone, sulla base di una produzione sostenibile, rispettosa del lavoro di chi produce il cibo, fondata sulle economie locali, in modo da ridurre lo spreco e la dipendenza dal circuito della grande produzione e distribuzione a carattere multinazionale» (definizione della Treccani). La Commissione Europea sembra determinata a far approvate gli NGT (New Genomic Techniques) ovvero i TEA e per questo ha chiesto, a settembre 2023, una revisione del regolamento che li equipara agli OGM.
E nei prodotti bio? Il Reg. UE 848/2018, entrato in vigore l’1 gennaio 2022 li esclude completamente includendo anche le varianti biotecnologiche. Gli OGM, i prodotti derivati da OGM e ottenuti da OGM non sono usati negli alimenti o nei mangimi o come alimenti, mangimi, coadiuvanti tecnologici, prodotti fitosanitari, concimi, ammendanti, materiale riproduttivo vegetale, microrganismi o animali in produzione biologica.
Ma noi mangiamo OGM?
In Europa sono attualmente autorizzate colture transgeniche quali: barbabietola da zucchero, cotone, colza, mais dolce (giallo), soia. Il mais è la coltura transgenica più coltivata in Spagna. Dai Paesi extra UE importiamo 58 OGM autorizzati per il consumo di alimenti e mangimi. La loro presenza va indicata in etichetta se si supera lo 0,9% del quantitativo dell’alimento. Ma, sinceramente, se i Paesi terzi abbondano in erbicidi e pesticidi quale interesse hanno a dichiarare la presenza di OGM?