Nasce la Fabian Society
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3 anni fa
Leggi un estratto da "La Fabian Society e la Pandemia" di Davide Rossi
La Fabian nasce 137 anni fa, il 4 gennaio del 1884 in un ristorante di Londra. Ha lo status di semplice associazione, priva di personalità giuridica, ma i suoi membri sono ancora oggi molto influenti e dentro ai sistemi di comando di mezzo mondo, dove dettano le principali parole d'ordine dell'establishment.
Ad esempio, il termine Nuovo Ordine Mondiale (New World Order), che abbiamo sentito riecheggiare tante volte in questi ultimi vent'anni, è di loro conio. New World Order è il titolo del saggio di uno dei fabiani più illustri: Herbert George Wells. In questo libro del 1940, a pochi mesi dallo scoppio della Seconda Guerra Mondiale, lo scrittore, quattro volte candidato al premio Nobel, vagheggia un governo mondiale socialista fondato sul primato della scienza.
Ma procediamo con ordine, torniamo alla fondazione della Società Fabiana. Alcuni membri dell'elite vittoriana di fine '800, fra i quali lo scrittore e spiritista Frank Podmore e l'aristocratico Henry Hyde Campione, diedero vita alla Fabian.
Questo nome, Fabian, è ispirato a Quinto Fabio Massimo il Temporeggiatore, il console romano noto per aver combattuto Annibale e per la sua tattica militare. Era detto il Temporeggiatore perché logorava le forze nemiche, evitando scontri in campo aperto, cercando invece una guerra tattica, fatta di atti di guerriglia, di nascondimenti, di avanzamenti e arretramenti. Un prendere tempo per arrivare a colpire in maniera decisiva solo al momento opportuno. In questo modo il generale romano riuscì a sconfiggere Annibale nella battaglia di Naraggara (presso Zama) nel 202 a.C. che mise fine alla seconda guerra punica e segnò, in pratica, la irreparabile sconfitta dei Punici.
È esattamente questa la via attraverso la quale i fabiani intendono imporre una dittatura collettivistica, uno Stato socialista mondiale che stabilisca il nuovo ordine.
Vogliono instaurare un socialismo guidato da una ristretta aristocrazia del potere, ma non attraverso un atto rivoluzionario immediato quanto piuttosto attraverso il gradualismo, un prendere il potere un po' alla volta, con riforme da attuare inserendosi man mano nei gangli delle istituzioni esistenti, trasformandole, in modo quasi impercettibile, dall'interno.
Solo quando si saranno realizzate le condizioni ottimali, allora occorrerà dare la zampata finale, colpire duro e, se necessario, usare anche la violenza per completare l'opera.
Un piano che richiede pazienza e tecniche molto più raffinate rispetto a quelle "rozze" e immediate dei bolscevichi sovietici, anche se il fine è molto simile. Per questo i contatti e i rapporti fra i fabiani e i comunisti russi ci furono e furono importanti.
Il grande scrittore George Bernard Shaw, uno dei fabiani più famosi di sempre, teneva i ritratti di Stalin e di Lenin ai lati del camino della sua abitazione e i coniugi Sidney e Beatrice Webb, fabiani anch'essi, scrissero nel 1941 la seconda edizione del loro libro sull'URSS, Soviet Communism: A new civilisation?, togliendo il punto interrogativo, ossia la Russia sovietica era, per costoro, una nuova civiltà senza alcun dubbio. E lo fecero mentre in Unione Sovietica le purghe contro i dissidenti, i gulag, le deportazioni e gli stermini erano fatti già noti.
Bernard Shaw fece un viaggio in Russia nel 1931, probabilmente incontrò Stalin, e scrisse: «ammiro il realismo di Stalin», affermando che «la Russia non aveva alcun problema alimentare... e che disponeva di un sistema carcerario modello». Aggiungendo: «in Inghilterra un delinquente entra in prigione come un uomo normale e ne esce criminale, mentre in Russia egli entra che è un criminale e ne viene fuori rigenerato... A tal punto che molti carcerati, per migliorare se stessi, si prolungano spontaneamente la pena».
Shaw così concludeva: «Stalin ha mantenuto tutte le promesse; ha creato una società giusta e di conseguenza mi tolgo il cappello davanti a lui».
Si possono trovare altre dichiarazioni d'amore di questo genere anche da Wells e perfino il grande economista fabiano John Maynard Keynes, nei primi anni '30, studiando il sistema agricolo sovietico, si accorse delle paurose carestie provocate dai piani quinquennali e preferì tacerle per amore di ideale.
Questo per inquadrare che tipi fossero e quanti pochi scrupoli si facessero i maitre a penser fabiani. Insomma, ammiravano il modello sovietico ma erano convinti che fosse meglio arrivare al loro obiettivo con gradualismo e con altri metodi.
Anche perché le ambizioni e le visioni della Fabian erano ben più sofisticate e avanzate di quelle sovietiche, come si comprende anche da un esplicito discorso tenuto da George Bernard Shaw in quegli anni: «Il nostro tipo di propaganda è permeare. Abbiamo spinto i nostri aderenti a iscriversi alle associazioni liberali e radicali del loro distretto o, se preferivano, alle associazioni dei conservatori. Ci siamo infiltrati nelle organizzazioni di partito, e con la più grande abilità e con la massima energia, abbiamo tirato tutti i fili sui quali siamo riusciti a mettere le mani. Abbiamo avuto tanto successo che, nel 1888, abbiamo ottenuto il vantaggio di una solida maggioranza progressista piena di idee che a nessuno sarebbero venute in mente se non ce le avessero messe i fabiani».
Il Prof. Paolo Mazzarenghi ha realizzato un efficace affresco sulla storia del fabianesimo:
«Fin da subito la Fabian Society intraprende un'intensa attività propagandistica attraverso conferenze e opuscoli - i celebri Fabian Tracts -, mentre si precisano i connotati del socialismo che intende promuovere, massimalista negli intenti ma gradualista nella strategia. La pressoché definitiva fissazione delle idee avviene con la pubblicazione, nel 1889, dei Saggi fabiani - Fabian Essays in Socialism -, una raccolta di conferenze dei fabiani più eminenti, il cui significato è più tardi così descritto da Edward Reynolds Pease (1857-1955), fondatore, a lungo segretario e storico della Fabian Society; "I Fabian Essays presentavano il socialismo come fondato non sulle speculazioni di un filosofo tedesco, ma sulla naturale evoluzione della scienza economica così com'era insegnata dai professori inglesi accreditati; costruivano l'edificio del socialismo sulle fondamenta delle istituzioni politiche e sociali esistenti da noi; dimostravano che il socialismo era semplicemente la prossima fase dello sviluppo della società, resa inevitabile dai mutamenti comportati dalla rivoluzione industriale del XVIII secolo."
Nei Saggi i fabiani si accreditano come eredi del radicalismo britannico che, ricollegandosi all'esperienza dei levellers - i "livellatori" - al tempo della prima Rivoluzione inglese (1642-1646), doveva portare, attraverso l'utilitarismo di Jeremy Bentham (1748-1832) e di James Mill (1773-1836), a John Stuart Mill (1806-1873). Ravvisano il compimento dell'utilitarismo - che aveva criticato in nome dell'utile individuale e sociale i concetti di diritto naturale, di legame storico e di obbligazione politica - nella lotta contro la proprietà privata, giudicata un irrazionale residuo del passato, e nella rivalutazione del ruolo dello Stato come promotore della felicità pubblica, l fabiani non attendono dunque - secondo Sidney Webb - "improvvise palingenesi immaginate dagli utopisti e dai rivoluzionari", ma "[...] propugnano soltanto la crescente adozione di un principio di organizzazione sociale che il mondo ha già scoperto essere lo sbocco inevitabile della democrazia e della rivoluzione industriale"; infatti - come afferma Sydney Olivier (1859-1943) - "il socialismo è figlio dell'individualismo [...]. il socialismo non è che individualismo razionalizzato, organizzato, rivestito e con la testa a posto".
Individuano perciò promettenti segnali di slittamento verso il collettivismo nelle nazionalizzazioni e nelle municipalizzazioni dell'industria, nello spostamento dell'onere fiscale a carico della rendita e dell'interesse, nella crescente regolamentazione governativa dell'impresa privata, negli elementi di razionalizzazione economica insiti nei cartelli e nei trust, nell'eliminazione, attraverso le società per azioni, dell'elemento personale nell'amministrazione degli affari, a favore di un'anonima burocrazia industriale.
Particolare importanza attribuiscono alle municipalizzazioni, ritenute forme collettivistiche più flessibili rispetto alle nazionalizzazioni: fino alla conclusione della prima guerra mondiale i fabiani operano quasi esclusivamente nelle amministrazioni locali, guadagnandosi l'appellativo di socialisti water and gas, "dell'acqua e del gas", e realizzando significative riforme in senso socialista come l'Education Act del 1902-1903, che disegna la fisionomia della pubblica istruzione inglese».
Nello stesso periodo manifestano la propensione al lavoro dietro le quinte, la cosiddetta "permeazione", che consiste nell'inoculare -scrive Beatrice Webb - «a ogni classe, a ogni persona la giusta dose di collettivismo che erano in grado di assimilare», e che si rivolge ad ambienti e a personaggi politici locali e nazionali - in primo luogo del Partito Liberale - e del mondo sindacale e cooperativo per spingerli, senza formali conversioni o addirittura inavvertitamente, a scelte pratiche in senso socialista.
Il lavoro dietro le quinte ben si addice alla mentalità dei fabiani, che si sono sempre considerati una ristrettissima élite di "ingegneri sociali."
Nel 1895, per iniziativa di S. Webb, la Fabian Society si dota di un istituto parauniversitario, la London School of Economics and Social Sciences, destinato a un notevole ruolo nella formazione dei quadri della pubblica amministrazione anglo-americana e dei paesi dell'impero, prima, e del Commonwealth, poi; nel 1912, inizia la pubblicazione di un settimanale, il New Statesman.
«Ho introdotto lo studio del diritto amministrativo alla London School of Economics perché il diritto amministrativo è il germe del collettivismo», ebbe a dire S. Webb a conferma dell'importanza attribuita alla classe dei funzionari pubblici nell'edificio sociale concepito dai fabiani.
Durante il primo conflitto mondiale, come poi durante il secondo, S. Webb apprezza le potenzialità socialiste dell'economia di guerra, con la sua razionalizzazione dell'apparato produttivo e con la forzata mobilitazione di uomini e di risorse.
Lasciamo ancora la parola a Mazzarenghi, che inquadra i legami internazionali dei fabiani:
«Occupandosi di temi di politica internazionale, i leader fabiani manifestano l'aspirazione a uno Stato mondiale a guida tecnocratica - del quale l'impero britannico doveva essere il germe -, incaricato di amministrare pianificatamente le risorse materiali e umane del pianeta.
Meritano di essere segnalati - e di essere investigati - i rapporti di contiguità, quando non di filiazione, fra i fabiani e i circoli mondialisti anglosassoni, come il britannico Royal Institute of International Affairs e lo statunitense Council on Foreign Relations, costituitisi attorno al 1920 e tuttora operanti e imperanti.
Dagli anni 1890 i fabiani, pur non rinunciando mai completamente alla "permeazione", si dedicano alla consulenza politica dei raggruppamenti socialisti, radicali e sindacali, fino alla nascita, nel 1906, del Labour Party, di cui costituiscono non solo la componente intellettuale, ma anche l'anima realmente socialista.
"Per ispirazione fabiana" - scrive lo storico George Douglas Howard Cole (1889-1959), economista e presidente della Fabian Society dal 1939 al 1946 - il partito laburista si trasforma "da vaga federazione di socialisti e sindacalisti in un partito socialista appoggiato dai sindacati".
S. Webb ispira fra l'altro la Clausola Quarta - abolita con una risicata maggioranza solo nel 1995 - della British Labour Party Constitution, del 1918, che pone fra gli obbiettivi del partito di assicurare "ai lavoratori del braccio e della mente i pieni frutti della loro attività e la più equa distribuzione possibile di essi, sulla base della proprietà comune dei mezzi di produzione, e il miglior controllo di ogni attività e di ogni servizio"».
Durante gli anni 1930 i leader fabiani rivolgono la loro attenzione al grande esperimento sovietico. Nel 1931 Shaw visita l'Unione Sovietica ricevendo accoglienze trionfali; nel 1932 i Webb vi svolgono un lungo "pellegrinaggio" politico, ed esprimono il giudizio positivo, quando non entusiasta, che traggono dall'esame della produzione pianificata e del controllo burocratico sovietici nell'opera Soviet Communism: a New Civilisation?, del 1935; in essa i Webb trovano spiegazione, e spesso giustificazione, degli orrori di cui si cominciava ad avere notizia nelle ferree necessità della rivoluzione. L'ammirazione per il socialismo sovietico porta Shaw ad affermare, nel 1947, che i primi fabiani «[...] sono vissuti tanto da vedere il gigantesco esperimento russo convertito completamente al fabianesimo sotto Lenin e Stalin».
Conclude Mazzarenghi:
«Gli anni 1930 portano a un parziale rinnovamento dei quadri intellettuali della Fabian Society, la cui attività di ricerca e di propaganda è alla base del programma laburista Affrontiamo il futuro, per le elezioni del 1945, i cui punti cardine sono:
- politica di pieno impiego;
- nazionalizzazione di importanti rami dell'industria - combustibili, energia elettrica e trasporti interni -;
- pianificazione dei settori industriale e agricolo;
- controllo del settore creditizio;
- marcata imposizione fiscale sui patrimoni;
- controllo degli affitti e dei prezzi;
- ampi poteri di espropriazione per pubblica utilità;
- allargamento dei servizi sociali e riforma della pubblica istruzione.
La vittoria laburista del 1945 assegna ai fabiani rilevanti responsabilità politiche: oltre al primo ministro Clement Richard Attlee (1883-1967) e a nove ministri, erano fabiani altri trentacinque membri dello staff governativo. Nei sei anni di governo laburista molto di quanto previsto nel programma elettorale viene realizzato o almeno impostato.
Quando, nel 1951, cade il gabinetto Attlee, la fisionomia del Welfare State britannico è pressoché definitiva o in via di completamento, e destinata a permanere, sia con i governi laburisti che con quelli conservatori, fino all'era Thatcher, che ha segnato, seppure con aspetti discutibili, una decisa fuoriuscita della Gran Bretagna dal tunnel del socialismo.
La Fabian Society non ha mutato nel tempo né la sua influenza - l'ultimo gabinetto laburista, quello guidato da James Callaghan dal 1976 al 1979, era totalmente costituito da fabiani -, né la sua fisionomia: il suo statuto afferma ancora che essa "[...] mira all'instaurazione di una società in cui sia assicurata uguaglianza di opportunità e aboliti il potere economico e i privilegi di individui e di classi attraverso la proprietà collettiva e il controllo democratico delle risorse economiche della comunità"».
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