Ma disobbedire a chi?
Pubblicato
4 anni fa
Leggi un estratto dal libro "Disobbedire alla Mente Errante" di Vincenzo Di Spazio
Chi o cosa genera il dolore dentro di noi? Crediamo che l’esposizione a un evento traumatico sia l’unica ed esclusiva sorgente di questo incontenibile dolore?
Questo interrogativo mi ha occupato intensamente per lunghi anni senza che avessi trovato una risposta soddisfacente. Non riuscivo a comprendere la nostra scarsa capacità di rispondere in modo positivo a un evento avverso e la fissazione tossica sul ricordo.
Ho immaginato che mancasse un tassello fondamentale al quadro dell’unità corpo-mente e questa guida ne illustra la graduale scoperta.
Stai leggendo un estratto da questo libro:
Come medico, e in particolare come studioso di psicosomatica, mi sono sempre approcciato al malato e non alla malattia. Istintivamente non ho assecondato la sostanziale divisione fra psiche e corpo che frammenta in singoli apparati e funzioni la complessità della vita umana. Questo retaggio filosofico cartesiano guida la medicina mondiale ancora oggi, nel xxi secolo. Possiamo analizzare con precisione ogni singolo coccio di ceramica, ma difficilmente saremo in grado di ricostruire la forma originale dell’anfora, come invece accade in archeologia:
la medicina specialistica si occupa nel dettaglio dei singoli cocci di ceramica, ma ne ignora molto spesso la complessa morfologia primitiva.
Nel mio percorso professionale ho compreso che la singolarità dell’esistenza risiede nella sua biografia, unica e irripetibile. La biografia è l’analisi di un percorso, in alcuni punti accidentato e difficoltoso, in altri libero da ostacoli e pianeggiante, I momenti di crisi, gli eventi avversi, i traumi irrisolti costituiscono i cardini della diagnosi e lo spunto per la cura.
Scrive a questo proposito David Berceli, ideatore del Metodo tre: «Il rifiuto di lasciarsi il passato alle spalle costringe a rimanere in un circolo vizioso neurologico che a sua volta genera un continuo rimuginio mentale dell’esperienza del trauma. Alla fine, questo processo neurologico trasformerà il caos mentale in pensieri di odio, vendetta, vergogna, suicidio o depressione. Una volta entrati in questo campo di battaglia potremmo rimanere per sempre intrappolati...»
La biografia di ogni individuo è costellata da uno o più eventi traumatici che ne condizionano lo schema comportamentale, la reattività emotiva, la risposta somatica, la postura e — più in generale - la visione della vita. Le esperienze stressanti si differenziano non soltanto per modalità, contesto e risposta dell’organismo, ma avvengono in precise finestre temporali. In medicina però la dimensione del tempo è a tutt’oggi un aspetto sconosciuto e misterioso!
Dove e come si studia la medicina del Quando? Questo aspetto della ricerca è stato per me una sfida eccitante fin dall'inizio, un filo di Arianna che mi ha guidato nel labirinto di una nuova dimensione, quella del Tempo. Nel 1996 ho scoperto - grazie a fortunate coincidenze - un primo circuito temporo-spaziale sui punti cutanei della colonna vertebrale (circuito cronospinale), una sequenza di ventiquattro recettori. Nel 2020 è venuto alla luce un secondo circuito cronotopico, quello collegato alle articolazioni interfalangee della mano (pollice escluso).
Queste piccole placche cutanee sono punti riflessi delle età e la loro stimolazione consente l’intervento terapeutico sulla finestra temporale in cui si è stati esposti a un evento avverso. In questo modo, per esempio, è possibile trattare il punto somatico del 14° anno di età, quando improvvisamente è deceduto il padre.
Questo evento inaspettato ha provocato una rimodulazione negativa del sistema nervoso autonomo, innescando il sistema di difesa e di sopravvivenza (una spiegazione più dettagliata dei meccanismi neurali autonomici si trova nell’appendice di questo libro). L’attivazione di circuiti arcaici di sopravvivenza è funzionale alla reattività dell’organismo dinanzi a eventi potenzialmente pericolosi, ma diventa dannosa se non viene resettata in tempi rapidi.
La piattaforma neurale - a sua volta - riverbera i segnali di allerta al circuito limbico (emozioni conflittuali) e alle aree prefrontali, in grado di contestualizzare l’evento sul piano cognitivo.
Molto spesso accade, però, che la mente non sia in grado (o non abbia intenzione) di metabolizzare il vissuto traumatico. Questa frattura cognitiva si esplicita con la genesi di una narrazione tossica dell’evento che si amplifica con l’insistente ripetitività di pensieri a contenuto negativo. La replicazione invasiva di questo loop mentale.
Se non adeguatamente trattata, può condizionare la comparsa di patologie psichiatriche o costituire l’innesco di malattie somatiche. Qui la mente si trasforma in Mente Errante, un potente antagonista che non combatte per preservare l’individuo ma opera in modo distruttivo soffocando la positiva reattività dell’organismo.
Possiamo reagire dinanzi a questo minaccioso attacco interno? Possiamo invertire la passiva rassegnazione in un coraggioso atto di ribellione prima che sia troppo tardi? Possiamo, in altre parole, rialzare la testa senza fare la fine di Spartaco? Reagire è fondamentale non soltanto per la sopravvivenza, ma per affermare la volontà di continuare con orgoglio e determinazione la propria esistenza. Ogni caduta è l’ostacolo da superare per non restare imprigionati nel Passato come vittime del Fato!
Ho intitolato i capitoli di questa guida con la parola Disobbedienza per sottolineare quale compito ci attende per rendere la nostra esistenza un viaggio meno faticoso e inutilmente penoso.
Ma disobbedire a chi o cosa? Questo è il tema centrale della ricerca presentata in queste pagine, il tentativo di condividere con chi legge una nuova visione della vita. Quanto viene illustrato è semplicemente il frutto maturo dell’ascolto, la capacità di sentire ciò che le Persone cercano di comunicare attraverso il linguaggio del corpo oppresso dal disagio senza essere ostacolate eccessivamente dal pregiudizio della conoscenza.
Nei capitoli successivi cercherò di spiegare cosa accade nei processi mentali assoggettati a credenze sabotanti e come contrastarne la tossicità, ricorrendo a una tecnica relativamente facile da applicare, la Defusione Cognitiva a Mediazione Sensoriale (DCMS). Il principale obiettivo di questa tecnica è quello di rinforzare la propria auto-stima e il ruolo proattivo nel percorso di guarigione. La tecnica presuppone innanzitutto il ricorso all’azione come elemento dirompente nel processo di recupero e di riabilitazione dagli effetti negativi del trauma sulla persona.
Per rendere la lettura più aderente all’universo proteiforme degli eventi avversi e dei relativi effetti, sono riportati nel testo cinquanta casi clinici reali (non simulati). Dietro ogni caso si cela la sofferta biografia di una persona con le sue emozioni, i conflitti e le convinzioni limitanti.
Il compito di questo manuale non è soltanto quello di riflettere su quanto accade nel mondo dei pensieri quando si viene esposti a eventi che fanno male, ma offre una potenziale arma per risollevarsi e combattere con onore.
Buona lettura!