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Lo yoga di oggi e l'alchimia di ieri

Pubblicato 4 anni fa

Leggi un estratto da "Yoga e Alchimia" di Valentina Nizardo

Riuscire a trovare uno stato di benessere incondizionato, di bellezza e di pace interiore, non solo nei momenti felici ma anche in quelli cupi, ci renderebbe simili a un fiore di loto, armonioso nonostante il pantano su cui galleggia.

Questo il fine dello yoga. Questo il fine dell'alchimia.


Lo yoga e l'alchimia nascono dallo stesso bisogno: la ricerca della felicità.


Ed è possibile ritrovarla in se stessi, proprio grazie ai processi di trasformazione interiore che queste due discipline apparentemente così lontane tra loro tramandano.

Un cammino non certo facile ma che può condurre alle vette più alte.

"È impossibile solo se pensi che lo sia", diceva il cappellaio matto ad Alice nel paese delle meraviglie. Ed è proprio questo il punto: credere talmente ciecamente in ciò che ci è familiare da persuaderci che l'ignoto sia impossibile solo perché ci fa così tanta paura, che non ci avviciniamo nemmeno a sfiorar l'idea di poter andare oltre, oltre al noto per sfidare l'ignoto, per ricercare quella pietra filosofale che altro non è se non un modo diverso di chiamare il samadhi.

Questo eterno e immane percorso di lavoro su di sé in vista di una rinascita interiore ha vari step da un punto di vista filosofico-alchemico, ma anche alla luce delle nuove frontiere scientifiche; due concezioni di vita apparentemente opposte, quella scientifica occidentale e quella mistica orientale, ma che tali sono solo per le strade che intraprendono nell'arrivare al medesimo obiettivo: tutto è Uno, tutto è collegato e i vari modi che si danno e si davano un tempo per arrivare a trovare se stessi sono solo diverse facce della stessa medaglia.

D'altronde già Einstein lo sapeva: tutto è amore e "se vogliamo trovare un significato alla vita, se vogliamo salvare il mondo e ogni essere senziente che lo abita, l'amore è l'unica e l'ultima risposta".

Per arrivare a conoscerci davvero e a comprendere davvero cosa sia l'amore che tutti ci lega, occorre questo percorso di crescita personale che nonostante le difficoltà, sfocerà nella luce, come il piombo che nell'alchimia veniva trasformato si trasforma in oro.


Conosco quel Supremo Essere, rifulgente come il Sole, che splende sull'altra riva, oltre l'oscurità.
Shvetashvatara-upanishad, 3.8


Lo yoga in tutte le sue sfaccettature e in tutti i suoi diversi modi di essere insegnato e di insegnare è un modo di vivere e di percepire le cose, la realtà e se stessi.

Grazie alla meditazione, alle asana, agli allineamenti di corpo e mente, alle pratiche di yama e niyama con cui ci prendiamo cura di noi stessi e degli altri, le energie del nostro microcosmo si allineano con quelle dell'universo: ai più potrebbero sembrare discorsi esoterici o di spicciola new age, ma se presi seriamente e senza la superficialità con cui spesso si pratica yoga oggi, non lo sono affatto.

Anche se non viviamo in India o in Oriente dove questa visione della vita è radicata nella cultura quanto per noi lo sono le Nike, non è vero che non possiamo praticare yoga con lo stesso fine: abbiamo solo strumenti e contesti diversi per applicarlo a noi e a ciò che ci sta intorno.

Il dharma dell'uomo (il suo scopo) è l'espansione di sé ovunque egli viva: le impronte che il nostro background lascia su di noi sono le armi e al tempo stesso gli ostacoli che ci permettono di procedere e retrocedere in questo gioco eternamente a spirale che è la vita.

Lo yoga è un modo per arrivare a capire noi stessi e andare sempre un po' più in là, trasformando i nostri ostacoli interiori in energie positive che ci facciano vivere meglio.

E a cos'altro mirava l'alchimia? Proprio a questo: a ritrovare quell'Uno dentro di sé, quell'energia universale che scorre in ogni individuo, tramite pratiche che ai nostri occhi paiono solo esperimenti chimici ma che nel contesto in cui venivano fatti assumevano un significato trasmutativo vero e proprio, esattamente come la meditazione e lo yoga: l'alchimia era un modo per trasformare il piombo (la materia) in oro (spirito).


Ognuno può e deve fare del materiale vivente della sua personalità, non importa se marmo, argilla o oro, un oggetto di bellezza, in cui possa manifestarsi adeguatamente il suo Sé transpersonale.



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