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Leggi una pagina del diario della giornalista Raffaella Regoli

Pubblicato 3 anni fa

LUNEDI, 3 GENNAIO

«Una libertà autorizzata non è più una libertà perché può essere in qualunque momento revocata da chi l'ha concessa. Una volta che si entra in questo modello, questo principio può essere steso all'infinito».
Giorgio Agamben

Anno 2022: I sopravvissuti. La terra è devastata dalla carestia. Manca il cibo. I poveri vivono dentro le automobili, dormono negli androni dei palazzi. Un prete si aggira nella città devastata, aiutando questa gente a sopravvivere. Solo nei quartieri alti, i ricchi possono mangiare, fare la spesa. E bere acqua limpida. La gente si nutre mangiando Soylent, gallette nutritive di vari colori. La pubblicità afferma che il plancton è la materia prima del Soylent Green. Ma il protagonista scoprirà che la verità è tutt'altra. Ed è terribile.

Correva l'anno 1973. E Soylent Green (titolo originale, pellicola citata più volte anche nei Simpson) era solo un film, l'ultima fatica del regista Richard Fleischer. Si immaginava un futuro apocalittico, allora molto lontano.

Anno 2022: I Sopravvissuti. Ci siamo finiti dentro all'improvviso. Ma è tutto maledettamente vero. E ci avviamo verso una crisi senza precedenti.

Sonnambulo nel salotto di casa, con un senso di disagio che mi dà la nausea. Sono quasi due anni che ci tengono in ostaggio con questa Pandemia, in una perenne emergenza Covid-19. Come una condanna. Un 416 bis, un "fine pena mai".

Sento lo sfinimento. Questo veleno della mente è un contagio che si diffonde giorno dopo giorno, peggio del Covid. Dovevamo uscirne migliori, ci eravamo detti. Ci avevano detto. Siamo nel 2022 e ci riscopriamo più poveri e sfiduciati. Pieni di rancore e paura.

Mi rendo conto che questo Natale se n'è andato come "una fucilata", alla Capossela. L'anno scorso non sono scesa giù a casa, dalla mia famiglia, a Isola del Liri, cuore della Ciociaria, perché eravamo in lockdown. Quest'anno, nonostante l'85% dei vaccinati, siamo stati travolti dalla quarta ondata.

David, il mio compagno, due dosi di vaccino, ha preso il Covid. Contagiato a un pranzo di tutti vaccinati. Lui e le sue sorelle e i suoi nipoti, il Covid. Insomma, Natale in famiglia saltato per tutti.

Eravamo scesi giù in macchina, a Roma, da qualche giorno. Prima di andare a casa dai miei, abbiamo deciso di fare un test molecolare. Alle 6:30 del mattino, sotto la pioggia, davanti al laboratorio, c'era già una coda lunga 300 metri e io ero la numero 588! A fine giornata, avevano processato quasi mille tamponi. A 60 euro ciascuno (a Milano costava fino a 120 euro), vuol dire che in un solo giorno hanno intascato qualcosa come 60 mila euro. Uno scandalo tutto italiano, con Dagospia che ha titolato "Tamponi d'oro". I risultati sono arrivati quando eravamo a 70 km da casa. Era il pomeriggio del 24 dicembre, la vigilia di Natale. Abbiamo fatto inversione di marcia. Siamo approdati a Milano che era nato pure il bambinello.

In città oggi l'aria si è fatta pesante. Ha l'odore della neve. Mi è sempre piaciuta Milano, fredda e austera. Come una donna elegante che ti guarda da lontano, in grigio e con un filo di perle, severa ma giusta. E invece la città che amo, e che mi ha accolto regalandomi sogni e possibilità, non la riconosco più. È diventata marmorea, superficiale, distratta. La neve la ingentilisce un po'. La fa meno estranea.

Oggi mi sento anch'io più sola, dentro una scelta che mi confina fuori da tutto il mio mondo, i miei colleghi, la mia famiglia, i miei amici più cari. È come se avessi corso a perdifiato giù per la collina, da sola. Davanti a me comincia un fitto bosco. E io sono lì, sull'orlo, sento il richiamo. E sento il mio fiato corto. La foresta mi chiama a sé. Non torno indietro.

Ho scelto di non vaccinarmi. Non ho scelto di uccide, di rubare, di tradire, di ingannare, di mentire. Ho scelto la libertà di scegliere. E per questo non sono meglio di quelli che mi amano. Anzi. Forse loro sono anche più coraggiosi di me a farsi iniettare un siero sperimentale.

In questa scelta mi ci sono ritrovata, passo dopo passo. Dopo aver visto e sentito cose che non mi piacevano. Obblighi imposti senza raziocinio. Principi democratici calpestati con violenza. Verità nascoste, che mi arrivavano appena abbassavo la telecamera. E poi ogni volta che lo Stato ha stretto di più il cappio, io sentivo il bisogno di allargare il nodo.

Le ribellioni non hanno spiegazioni. Lo si può fare in tanti modi. L'ho fatto nell'unico modo che so fare. Entrandoci dentro.

Vaccinati, non vaccinati. Sembriamo distanti, ma lo siamo davvero?

Ci hanno messo gli uni contro gli altri. È bastato premiare una parte, e punire l'altra. A chi ha obbedito al diktat, alla maggioranza, è stato dato un premio. Un passaporto sanitario. Ve lo ricordate? Il super green pass è nato il 6 dicembre per volontà dei governatori della Lega. «Il super pass serve a premiare chi si è vaccinato», ammise quel giorno con spudoratezza Renato Brunetta, Ministro della Pubblica Amministrazione. Per i non vaccinati, invece, è arrivata la punizione, a scaglioni, in recinti sempre più stretti.

A chi si è vaccinato, però, vorrei fare una domanda: pensate che questa tessera ve l'abbiano regalata? Hanno fatto come si fa con l'esca e il topo. La tiri sempre un po' più avanti, fino a quando il topo non cade nella trappola.

Penso che entrambi, vaccinati e non, facciamo parte di un grande esperimento sociale. Mio figlio è vaccinato. E così suo padre, e così il mio compagno. Anche nella mia famiglia sono tutti vaccinati: mia madre, i miei nipoti, i miei fratelli, i miei cognati. Ecco come siamo balzati dentro questo nuovo anno. Tutti separati, tutti impauriti.

Osservo la neve, ma non ce la fa. L'acqua le si avvinghia. Ha la meglio. La neve non riesce ad aggrapparsi al suolo e si disfa malamente sull'asfalto. Che rammarico.


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