Le emozioni sono tutte giuste!
Pubblicato
2 anni fa
Daniela Marletta
Osteopata, chinesiologa pediatrica e educatrice
Perché è importante accompagnare le emozioni senza reprimerle
Durante la crescita il bambino impara a conoscere e riconoscere le emozioni proprio come fa quando conosce una persona nuova, una nuova abilità, un nuovo cibo.
Avete mai pensato cosa accadrebbe se nelle situazioni che vive per la prima volta, dove potrebbe sentirsi insicuro e bisognoso di sostegno, lo lasciaste da solo ad affrontare tutto con le sue capacità? O meglio, lo fareste?
Consapevolezza delle emozioni
E’ innanzitutto fondamentale ricordarsi sempre che il bambino assorbe tutto ciò che osserva, ascolta e percepisce dall’ambiente circostante, compresi gli stati emotivi delle persone che lo accudiscono. Che si tratti di un genitore o di un educatore, nel tempo trascorso con lui trasmetterà le emozioni (e le relative reazioni) al bambino che è appunto in continua evoluzione.
Stato di ansia e rancore, serenità o preoccupazione, gioia o tristezza, tutto verrà osservato e metabolizzato dal nostro piccolo.
Ecco perché è importante che i primi ad essere consapevoli delle proprie emozioni siamo noi adulti.
Relazione a specchio
Nella costruzione del sé i bimbi osservano loro stessi e sfidano la figura genitoriale per misurare le proprie capacità e i loro limiti, ed è proprio in questa fase dove nella relazione con i grandi, i piccoli si possono osservare come se fossero allo specchio.
Essere un genitore neutro, che non legga i comportamenti del proprio figlio secondo i suoi stati emotivi del momento, ma cerchi di rimanere disponibile alla lettura di quell’atteggiamento e di quella reazione, è uno dei compiti più difficili dell’educazione e dell’accompagnamento nella crescita dei piccoli.
Si dovrebbe fare in modo che, attraverso la spiegazione e l’elaborazione di ciò che gli accade emotivamente, il bambino fosse in grado di leggere attraverso l’adulto quel che accade dentro di lui, anche quando lo spaventa, è doloroso o lo fa arrabbiare, senza essere giudicato, etichettato o peggio ancora gli sia impedito di manifestare quell’emozione.
La classificazione di emozioni negative o positive è spesso utilizzata per "controllare" il bambino: "non piangere", "non essere arrabbiato, non è successo niente", "non essere triste, i bimbi grandi sono forti" oppure, "ce l’hai fatta, bravo, ti meriti un regalo". Queste alcune frasi che sento pronunciare spesso dai genitori o dagli educatori. Credo che con queste frasi la percezione del bambino sia come se lo specchio (attraverso il quale possono osservarsi e modulare le proprie emozioni) fosse rotto e proiettasse un immagine con mille angolazioni diverse, confondendolo e portandolo a faticare a riconoscere il suo stato emotivo.
E-mozione
L’emozione accompagna e colora ogni esperienza vissuta, risponde ad un bisogno primario e genera una motivazione e una risposta specifiche.
L’etimologia di questa parola è molto eloquente. Emozione deriva dal latino e (fuori) - moveo (muovere), un nesso tra un universo interiore e il mondo esterno. E’ la manifestazione diretta di ciò che da dentro viene messo in collegamento con l’esterno, di come ci relazioniamo con quello che ci accade e con quello che ci circonda, del dialogo tra la nostra parte interiore (più o meno nascosta) e quella che si vede.
Tutto questo nel bambino genera stati di tensione che possono essere elaborati e manifestati con il movimento, con l’espressione di aggressività o inibizione, con l’agitazione o l’eccitazione.
Se il bimbo reagisce ad un’emozione non modulando correttamente il suo comportamento bisogna ricordarsi che è perché è ancora immaturo e che sta imparando a muoversi in questo mondo come quando si approccia alla scrittura, alla lettura, ad un nuovo gioco… fondamentale perciò da parte dell’adulto l’approccio di sostegno e accettazione dello stato emotivo del momento, spiegando al bimbo che può permettersi di esprimere le proprie emozioni.
La legittimazione delle emozioni
Provate a dire al bambino quando è agitato o arrabbiato: "capisco come ti senti, sono qui con te, fai un bel respiro e quando e se vuoi mi puoi parlare e spiegare", offritegli disponibilità di contatto e dialogo, restando presente e in calma, ma senza invadere il suo spazio, piuttosto invece dategli la possibilità di osservare se stesso e ciò che gli sta accadendo dentro, senza etichettare nessun comportamento, senza sviare dalla situazione presente, senza fuggire da quell’emozione.
Aiutatelo a specchiarsi nei vostri occhi anche quando è pieno di gioia, anche quando è eccitato dalla felicità, quando sprizza allegria da tutti i pori.
Lo aiuterete ad essere consapevole di sé e dei propri stati emotivi, ad essere in grado di manifestare e verbalizzare le proprie sensazioni, permettendo così un dialogo con voi che vi aiuterà a essere più in sintonia con lui anche nei momenti più difficili.
Lo aiuterete ad essere in futuro un adulto in grado di riconoscere, ascoltare e modulare le sue emozioni, sentendosi perfetto così com’è senza giudicarsi o reagire in modo diverso in balia dell’emozione del momento, sentendosi comunque in equilibrio in questo meraviglioso e complesso mondo delle emozioni.
Se vuoi leggere qualcosa insieme al tuo bambino per approfondire queste tematiche puoi cercare nella sezione dei libri sulle emozioni oppure scegliere fra questi: