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Le conseguenze immunologiche dello stress

Pubblicato 4 anni fa

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Il frutto di numerose ricerche, svolte in questi ultimi anni, ha posto l'attenzione sulle conseguenze patologiche dello stress su alcune malattie specifiche e sulle ripercussioni a livello immunologico a esso attribuibili.

Per stress si intende un'alterazione di uno stato di equilibrio fisiologico dovuto a modificazioni delle condizioni ambientali nelle quali l'individuo è inserito, a pressioni esterne alle quali è sottoposto e al suo personale modo di reagire o rispondere a questi stimoli.

Lo stress, inquadrato come risposta costante volta all'adattamento del soggetto, può generare una patologia, sia psicologica che fisica.

Se dunque a inizio secolo lo stress cronico era considerato soprattutto una condizione negativa da eliminare o limitare, oggi lo si inquadra come concausa di svariate patologie psichiatriche e psicosomatiche o alla base di deficit immunitari, dove ormai è indiscutibile e accertato che vi sia una sua diretta implicazione.

Sul piano fisicoSul piano psicologicoSul piano sociale
Disturbi gastrointestinaliDisturbi del sonnoAbuso di tabacco e alcol
PalpitazioniIrritabilitàTendenza all'isolamento
SudorazioniScarsa concentrazioneScarso rendimento lavorativo
FebbreCattiva memoriaPatologia da dipendenza
Mal di testaUmore variabileDisturbo antisociale di personalità
Dolori muscolariSindrome del burn-out 

Oggi siamo in possesso di una quantità di dati sperimentali tali da evidenziare in modo marcato quanto la genesi di molte malattie sia influenzata da una condizione di stress cronico, cioè di alterazione persistente di quel sistema complesso di interscambio con l'ambiente con cui l'individuo convive e interagisce.

È bene quindi differenziare lo stress acuto, caratterizzato da una momentanea reazione allo stressor, l'agente stressante, dallo stress cronico, dove tale reazione perdura oltre gli stimoli.

Lo stress acuto o stress costruttivo, adattivo, eustress (dal greco, stress buono) viene esplicitato come la condizione di reattività dell'organismo agli stimoli ambientali, utile per intervenire e agire con prontezza, concentrazione, rapidità ed efficacia in un lasso di tempo relativamente ristretto.

Lo stress acuto è quindi definibile come la condizione momentanea di reattività biologico-comportamentale allo stress indotta da uno stimolo, destinata a esaurirsi alla cessazione di tale stimolo, con ripristino della condizione di normalità.

Tale reazione, buona, è indispensabile quando si debba affrontare una situazione di allerta o difficoltà che preveda una condizione momentanea di pericolo, di difesa in caso di attacco, di adattamento a una nuova condizione di vita, di concentrazione per la risoluzione di un imminente problema ecc.

Proprio questo ultimo aspetto interessò il lavoro di Selye volto a spiegare i meccanismi di attivazione dei sistemi endocrini e neurovegetativi implicati nell'affrontare un evento: la consapevolezza reale del pericolo, i sistemi legati all'ideazione di possibili soluzioni, i sistemi motori per mettere in atto azioni rapide e concrete.

Guardando invece allo stato di stress cronico, lo si può definire piuttosto aspecifico rispetto ai vari soggetti e risulta ben distinto sia dalle cause che dalle conseguenze che lo caratterizzano: eventi e patologie sono molto differenti a seconda della situazione, dell'individuo, della sua evoluzione e soprattutto della sua costituzione.

Gli eventi stressanti producono un impatto su tutto l'organismo e il tipo di impatto dipende dalle condizioni psicofisiche e reattive dell'organismo stesso.

La parola "allarme" deriva dal latino "ad arma": per i nostri antenati era un grido di pericolo che richiedeva un intervento immediato.

Oggi l'allarme è soprattutto legato all'ansia anticipatoria, è un segnale di allerta costante senza pause e senza una immediata partecipazione fisica. Questa sensazione di immane pericolo, di tensione nervosa è quella che viene definita "angoscia esistenziale".

Lo stato emotivo è in grado di produrre modificazioni sul tono muscolare e sul sistema neurovegetativo, esteriorizzando a livello posturale un disagio ad alto valore simbolico.

L'attività motoria è guidata dalla sfera affettiva-emozionale, così a ogni tensione mentale si accompagna una tensione muscolare. Una terapia che curi solo il sintomo "dolore" è in questi casi destinata al fallimento.

È sicuramente interessante anche approfondire la correlazione specifica che intercorre tra lo stress e i condizionamenti socioeconomici.

Rudolph Virchow, neuroscienziato tedesco del XIX secolo, raggiunse l'età adulta attraversando un evento drammatico quale può essere una epidemia di tifo (1847) in era pre-antibiotica, con migliaia di morti: questa spaventosa esperienza lo portò a una felice intuizione, ovvero che la diffusione delle malattie è correlabile a "condizioni di vita tremende".

Anche se molti lo negheranno, la pandemia da COVID-19 compare all'apice di un periodo in cui uno stress globalizzato, tremendo per moltissimi, ha indebolito in maniera drammatica le difese immunitarie di un Homo sapiens che vive ormai un ambiente naturale e un entourage sociale del tutto innaturali.

È noto da tempo che gli individui con scarso reddito, ma anche più stressati e frustrati, sono soggetti ad ammalarsi maggiormente degli individui appartenenti a classi sociali più agiate e gratificati.

Lo stress cronico, derivato dal vivere in un quartiere violento e degradato o in un ambiente lavorativo frustrante, aumenta la predisposizione del soggetto a malattie cardiovascolari, diabete, depressione e altre manifestazioni psicopatologiche.

Recenti studi rivelano che a ogni fascia di reddito corrisponde un rischio diverso di ammalarsi. Sarà interessante valutare, alla fine della pandemia, quanti politici illustri, quanti vecchi abbandonati e quanti giovani demotivati sono morti.

Per l'essere umano la maggior parte degli stressor riguarda le interazioni nell'ambito della nostra stessa specie e pochi di essi sconvolgono l'omeostasi "fisicamente". Questi stressor psicosociali comportano piuttosto l'anticipazione di una sfida imminente (da cui attacchi di panico, crisi di ansia anticipatoria, insonnia ecc.).

Purtroppo, la caratteristica dello stress sociale (vissuto come lotta contro un mondo ostile da cui c'è solo da aspettarsi il peggio) è la sua cronicità e la capacità di estendersi a macchia d'olio soprattutto tra le fasce più deboli della popolazione.

Forse è questa la caratteristica che distingue maggiormente l'essere umano dagli altri primati: per la maggior parte dei mammiferi uno stressor dura pochi minuti e si conclude con la fuga o la vittoria rispetto alla situazione contingente.

Noi umani invece possiamo vivere in uno stato di preoccupazione cronica per aver stipulato un mutuo che non sappiamo come estinguere o sottostando a un lavoro che ci mortifica (mobbing) o ci assorbe fino a creare patologia e agiti anticonservativi (sindrome di burnout).

Da un punto di vista endocrino e immunologico è complessa la rete di ormoni, neurotrasmettitori e citochine che si attiva nella risposta allo stress.

Alcuni rimedi naturali aiutano a "sfiammare" la situazione di persistente allarme in particolare:

Omega 3. Proteggono le strutture nervose, prevenendo malattie degenerative neurologiche infiammatorie. In particolare l'integrazione con il garum, un estratto di interiora di pesce usato prima dai Celti e poi da Romani per la forza psicofisica, che fornisce specifici acidi grassi e antiossidanti, è efficace nello stress e negli stati pre-depressivi, a cui si associano problematiche come insonnia, affaticamento, difficoltà di memorizzazione, irritabilità, ansia da prestazione.

Teanina. Questo aminoacido induce un senso di profondo rilassamento e di consapevolezza mentale, simile a quello che si ottiene con la meditazione, in quanto stimola la formazione di onde alfa e anche la sintesi di GABA, aminoacido che aiuta la quiete mentale.

Reishi. Fungo medicinale adattogeno e quindi regolatore delle funzioni organiche. Sostiene il sistema immunitario e antagonizza proprio quelle situazioni patologiche indotte dal deficit immunologico conseguente allo stress. Era il fungo utilizzato dai monaci taoisti per prepararsi alla meditazione; un'interpretazione del suo nome cinese è "potenza spirituale" o "estasi dell'anima", per questo è considerato l'alimento dei saggi.

Importante infine è un gruppo di rimedi specifici per sostenere nei periodi o in previsione di stress.

In quanto attivante immunologica, la famiglia dei ginseng aumenta i parametri di rendimento psicofisico, ma anche la resistenza a infezioni e contrasta l'insorgenza di patologie degenerative.

Eleuterococco: protegge dai danni da stress in soggetti che lavorano molto, non dormono e non si alimentano a sufficienza. Non causa iperstimolazione e può quindi essere assunto per lunghi periodi. È da utilizzarsi in particolare se sono presenti sintomi anginosi e ipertensione da stress. La pianta è anche in grado di contrastare la formazione di ulcere gastriche indotte da stress.

Withania somnifera: ha proprietà calmanti ma anche attivanti del cervello. È utile nell'ansia, fatica, annebbiamento mentale, insonnia da stress, esaurimento nervoso. Possiede anche un'importante azione di regolazione sulle funzioni immunitarie.

Panax ginseng: è la pianta più utilizzata per combattere l'astenia e per aumentare la resistenza allo stress, anche dello sportivo. Il soggetto a cui è indicato presenta un deficit corticosurrenalico, con occhi cerchiati, fatica, intolleranze e allergie varie. Si utilizza anche per insonnia, deficit mnemonico e depressione, oltre che per ritardare la progressione dei sintomi della demenza senile.

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