Ecco come puoi evitare di ricorrere al medico
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2 anni fa
Prendersi cura in prima persona del proprio corpo fisico ed emotivo è indispensabile per non dover delegare la propria salute
Esistono alternative al medico? No. Il medico non è sostituibile, eppure è evitabile. Prima di programmare l’esclusione del medico dalla nostra quotidianità, è necessario chiederci: come siamo arrivati alla condizione di oggi? Come abbiamo raggiunto la totale dipendenza dagli ospedali, dai medici di base, dagli specialisti, dai servizi sanitari?
La perdita della consapevolezza della propria salute
Come esseri viventi ibridi, dotati sia di caratteristiche tipiche dei predatori che di caratteristiche più affini alle prede, non abbiamo raggiunto un vero punto di equilibrio come specie integrata tra le altre, non abbiamo trovato il nostro posto nella catena alimentare. Con la nostra cultura, l’allevamento e l’agricoltura, l’aggregazione in popoli e la produzione di utensili straordinari siamo finiti per perdere ogni connessione con la morte, con la naturale conseguenza dei nostri gesti e delle nostre mancanze. Snaturati al punto da non ricordarci come e perché si muore, la salute umana è divenuta pian piano una condizione funzionale alla produttività, inversamente proporzionale ai giorni da chiedere dal lavoro quando il corpo non ci risponde.
La salute si è lentamente trasformata in poco più di una spia luminosa, quella che quando emerge sul cruscotto della vita indica soltanto rogne, problemi e disagi da delegare al meccanico dotato dei giusti attrezzi. È per piccoli-enormi errori come questi che, un passo alla volta, abbiamo condannato la classe medica ad una responsabilità sociale velenosa e inaccettabile.
Oggi il potere sociale del medico sta nella fragilità umana, non nelle sue reali competenze, nella povertà intellettuale con cui riempiamo il concetto di salute, nella paura atavica della morte e della perdita di integrità corporea, non nella capacità medica di produrre un benessere per l’umanità, per la specie.
Tutte le volte che nella sanità pubblica sono stati sostituiti i medici con altri operatori non parimenti specializzati, al fine di contenere le spese e distribuire con maggior precisione gli incarichi più onerosi, sono nati punti di instabilità dell’intero sistema sanitario, distretti deboli e problematici del processo assistenziale: per la dipendenza sanitaria di cui siamo gli artefici e di cui ora raccogliamo i frutti, non possiamo più sostituire il medico, ma dobbiamo imparare ad evitarlo.
È da qui che possiamo partire per riflettere su nuove strade umane di salute, su alternative mature da affiancare ad un ruolo così problematico e perverso, senza arrivare a una sostituzione.
Il medico come figura contemporanea è ereditario di secoli di fuga dalla morte e dalla malattia: più la specie si imbruttisce e si allontana dalla sua natura impermanente, più il medico si specializza, si definisce tramite la tecnica e la statistica, ma abbandona l’intuizione, la maestria, la disciplina umana della cura.
È possibile restituire giustizia ad entrambe le parti: ai pazienti un vero cammino di salute senza delega, organico e ben accompagnato, ai medici un lavoro sano e definito, senza più tracce di potere sacerdotale, regale e profetico.
Le tappe necessarie sono almeno due:
- autodeterminarsi in termini di salute:
da dipendenti a compagni, - liberarsi dal potere dei ruoli dei titoli:
da punti a reti.
Autodeterminazione e Salute
In un sistema chiuso e circolare come un ecosistema e ogni relativa forma di vita, la regola d’oro che unisce trasversalmente ciascuna specie è: “il vero guadagno è non sprecare”.
Se questa legge è vera per l’acqua, per i suoli, per le piante, per le abitazioni, per gli inanimati processi industriali, perché non ci risulta altrettanto evidente per la salute?
Il primo modo per guadagnare salute è non sprecarla! Non sprecarla significa comprendere quali nutrimenti sono adeguati per me e in che dose, quali stravizi mi posso permettere e con che frequenza, quali ritmi posso sostenere e quali persone posso incontrare e amare senza ledere il mio patrimonio di elementi e di ormoni, il mio progresso psichico ed emotivo nel suo divenire.
Autodeterminarsi in termini di salute significa raggiungere quella condizione in cui prudenza e temperanza scandiscono il ritmo di ogni scelta.
Un corpo che sa dosare lavoro, nutrimento, relazioni, sogni e progetti in modo da custodire ed espandere quotidianamente la propria salute è un corpo forte: non teme gli eccessi ma non li cerca, non teme il trauma ma lo sa integrare. È un corpo che dapprima conosce i propri dati sanitari, che trova e impara i rimedi naturali a lui compatibili e che pian piano inizia a produrseli, che arriva a dosare nutrienti e digiuni in base agli sforzi, alla stagione e agli aneliti. È un corpo che non ha più bisogno di maestri illuminati, ma di compagni di strada di uomini e donne che hanno già sciolto nel loro corpo le dinamiche e le rigidità patologiche.
In questo senso non ci sono figure specifiche che possono sostituire il medico: ciascun ricercatore dedito alla salute può raggiungere una maestria necessaria al “compagno ideale con cui camminare”. Una persona che si autodetermina in termini di salute non sostituirà il medico, ma sceglierà numerosi compagni di strada che lo renderanno utile solo in condizioni emergenziali o di grave trauma.
Compagni di salute: la comprensione è la chiave
Come si può camminare verso il traguardo dell’autodeterminazione di salute? La strategia più efficace rimane il salto effettivo dal capire al comprendere, dal capĕre (prendere, tirare a sè) al comprehendĕre (afferrare insieme, portare dentro).
L’ultimo secolo di storia della medicina ci ha insegnato la differenza tra capire e comprendere: io posso capire una teoria (e questo è sufficiente a garantirmi un titolo universitario e perciò un ruolo in ospedale), ma non riuscire a comprenderla. Il fatto che io capisca il pericolo del fumo di sigaretta significa che ho raggiunto una rappresentazione mentale dell’idea di malattia e morte correlata al fumo. Avere compreso il fumo di sigaretta e i suoi rischi significa aver contattato ogni cellula del corpo, aver fatto scendere dalla mente al polmone e a tutto il corpo il potere del fumo, aver depositato in ogni distretto del corpo l’ascolto profondo di sé durante il fumo. Se ho capito il rischio connesso al fumo, posso comunque fumare: per gestire la tensione, per staccare, per abitudine, per socializzare. Se ho compreso il rischio del fumo, ho raggiunto nuove strade per gestire la tensione, per staccare e per socializzare; nessuna cellula risponde più al piacere del fumo.
Avendo sostenuto una società del capire e non del comprendere, una società che misura il QI e non il Coefficiente di Scrupolo, che spende milioni per la diagnostica per immagini (capire visivamente cosa c’è che non va nel corpo) e che non sa più leggere un corpo con l’utilizzo delle mani dell’intuizione e dei sensi (comprendere chi ho davanti), abbiamo omesso la variabile “tempo”. Per capire cosa mi serva per stare bene mi bastano i 2 pomeriggi necessari a leggere un manuale di buone pratiche di salute, ma per comprendere come guarire non basta una vita.
L’autodeterminazione di salute è la condizione in cui non mi sfama più il capire, in cui dalle migliaia di teorie capite si raggiunge la sintesi che davvero funziona nel mio corpo, in un dato momento, all’interno di uno specifico popolo. Ho compreso una pratica quando non la chiamo più per nome perché ora è parte della mia quotidianità.
“Faccio yoga” tutti i giorni se ho capito il potere della sua pratica; respiro e abito il corpo tutto il giorno con la coscienza di ogni gesto se ho compreso l’insegnamento profondo dello yoga.
Dapprima dobbiamo capire e perciò esercitare in modo meccanico le raccomandazioni di una teoria o una pratica (il numero di gocce di un rimedio, i minuti necessari per un esercizio), poi lentamente le misure esatte incontrano la nostra singolarità e trovano il loro giusto spazio e ritmo, infine dopo un lungo tempo siamo noi stessi ad utilizzare rimedi e discipline in modo totalmente sciolto dalle raccomandazioni da cui siamo partiti proprio perché ora è il corpo, la percezione e l’intuizione ad aver raggiunto la maestria, il punto di comprensione.
Nel prossimo numero di Vivi Consapevole vedremo come liberarsi del potere dei ruoli e dei titoli e di che caratteristiche deve avere un buon compagno di salute ideale.