La rotta del cuore
Pubblicato
3 anni fa
Leggi un estratto da "La Svolta è Adesso" di Anne Givaudan
Nuove scene si avvicendano davanti ai nostri occhi quando la giovane donna apre la mano. Vediamo rivolte in Europa, sparatorie negli Stati Uniti, folle spinte dalla rabbia e nel mezzo Julien che manifesta con tutta la sua aggressività contro l'ingiustizia sempre più visibile, che impone le sue leggi e la sua dittatura. Prima è in mezzo agli studenti, poi con i medici, gli avvocati, i negozianti, le persone che non hanno ricevuto cure adeguate e tutti quelli che si sono sentiti abbandonati.
Julien è tutti quelli che prendono le loro difese, ed è ognuna di queste persone calpestate e irrise. E anche tra quelli che sanno difendere le giuste cause. Ma fa anche parte di coloro che governano, opprimono, terrorizzano, depredano, affamano.
Julien si sente sopraffatto da tutto ciò che gli viene mostrato: «Sono quanto c'è di peggio e di meglio, colui che ama e colui che fa soffrire. È terribilmente colpevolizzante!».
La voce della giovane donna di un altro mondo gli sussurra: «La collera deve diventare un motore di trasformazione. Se tu e gli altri abitanti della Terra continuate a essere arrabbiati, vi impedite l'accesso a quanto vi rende potenti: la vostra anima, il vostro spirito. Senza di essi non farete altro che dare potere agli avversari. Essi si nutriranno delle vostre energie che hanno avuto l'intelligenza di provocare. Stabilirete al potere gli stessi esseri contro i quali lottate, e creerete precisamente il mondo che non vorreste più avere».
Le scene sono scomparse e Julien è qui, impotente.
«Quindi, se non faccio nulla sono responsabile di ciò che accade nel mondo; e se invece faccio qualcosa sono comunque responsabile. Mi stai prendendo in giro...».
Non si ode alcuna risposta; nel silenzio greve, un suono semplice, proveniente da chissà dove, riesce a placare Julien che scoppia a piangere improvvisamente, balbettando: «Mi dispiace tanto, non so più che fare o non fare, sono smarrito...».
«Disperarsi non serve a niente; vediamo, semmai, come procede la storia degli umani. Sono il portavoce di un gruppo dì creature di altri mondi che hanno l'obiettivo di aiutare l'umanità di cui sei parte».
L'essere femminile è proprio davanti a lui: una presenza rassicurante da cui emana speranza. Continua: «Molti dei vostri anni orsono, in accordo con i Signori del karma e con la Gerarchia, abbiamo deciso di ritardare certi eventi che vi avrebbero completamente destabilizzati. Questo tempo supplementare di un centinaio dei vostri anni doveva consentirvi di diventare più consapevoli delle vostre possibilità. Oggi non possiamo fare di più, però siete pronti; e malgrado le apparenze sembrino sfavorevoli, pensiamo che ce la farete».
«Ce la faremo a fare che cosa, esattamente?».
«A liberarvi della paura e dei condizionamenti che vi sono stati inculcati moltissimi anni terrestri or sono».
«Un condizionamento di che genere, e messo in atto da chi?» chiede Julien, sempre più attento e interessato ma anche sempre più inquieto.
«Da coloro che vi dirigono e di cui ignorate completamente l'esistenza. Vi hanno fatto credere di dover obbedire a leggi e regole create da loro, che sono i primi a non rispettarle. Insinuano che se non fate così verrete puniti in un qualche modo: sarete incompresi dai vostri cari e da coloro che obbediscono, o relegati ai margini della società, perdendo l'appartenenza a un gruppo. Vi ritroverete da soli, o almeno questo è quello che crederete. Per un po' opporrete resistenza; poi, però, se non avrete nel frattempo riconquistato il vostro vero potere, rientrerete nei ranghi, fiaccati e spaventati dalla solitudine. L'odio non vi serve, non è di questo che avete bisogno: l'odio vi induce a credere di avere il potere, mentre nutre soltanto il vostro ego e alimenta entità dei piani astrali più bassi da cui vi allontanereste subito se solo le conosceste. Il vostro mondo è ancora sotto le regole della terza dimensione. Sai cosa vuol dire?».
Julien scuote il capo, e la voce continua: «Significa che vivete a livello del terzo chakra, quello che governa le emozioni, che a loro volta governano voi perché non avete saputo domarle. È venuto il momento di imparare a metterle al vostro servizio, e non il contrario: siate padroni delle vostre pulsioni, delle vostre paure. Non riuscirete a soffocarle, e infatti questo non è l'obiettivo. Potete invece comprenderle e pilotarle nella direzione voluta».
Mentre ascolto mi torna in mente una risposta attribuita al Dalai Lama, al quale un giornalista avrebbe chiesto: «Come mai lei non prova odio per i cinesi, dopo tutto quello che hanno fatto a lei personalmente e al suo popolo?».
«Perché - fu la risposta - già ci hanno portato via le nostre cose e i nostri corpi: non vorrà mica che dia loro anche la mia anima!».